Prologo
- lasciate che l'orchestra suoni il requiem del suo direttore - 

Attese.
la pioggia cadeva lieve fuori dalla grande finestra, sul regno verdeggiante fuori della grande finestra, nel giardino delle rose addormentate, sul silenzioso castello..
Il Re attese, sul suo trono di ferro e di gomma, nella sua corona di capelli dorati, e aspettò che lo spetro della pioggia entrasse dalla finestra chiusa
Era quasi mezzogiorno, ma sembrava il crepuscolo.
Il cielo era così grigio e pesante... tetro... la terra così muta e umida, addormentata.. una sorta di coma
.. una sorta di coma...
non c'erano belle addormentate da svegliare nel suo castello, e non c'era alcun mondo fuori dalla finestra e dal pesante cancello di ferro per lui... 
Il re stava aspettando il nulla
Il re non stava neanche esattamente aspettando, non aveva nulla da aspettare, in fin dei conti....
Nessuno scrive al colonnello

Signore, c'è una lettera per lei - disse il maggiordomo

Il re prese il foglio di carta e cominciò a leggere della neve...
neve che cadeva, dolcemente, su tutto il mondo
.. sui vivi e sui morti....
neve, a coprire tutte le brutte cicatrici della nostra madre Terra...
neve, a coprire tutti i brutti sogni, le memorie dell'ultima guerra...
Il re sembrava talmente grigio nel suo trono, sembrava..
un uomo di marmo, pietrificato al di là del suo dolore...
come se il tempo si fosse fermato nel suo regno dei sogni...
Tutto era coperto dalla neve e da un velato sorriso
non del tutto suo


Il re fissò il cielo, grigio, bianco....
" deve esserci un posto nel mondo dove sta nevicando, adesso...
come lei mi ha detto..."
Aveva sempre saputo che c'è un cielo sopra di noi
un cielo capace di generare quel miracolo danzante....
la neve... bianca... leggera.....

Il re prese una penna e iniziò a scrivere.... fissando il cielo.

* * * *

L'imperatrice bambina fissava un punto al di là della finestra, per non essere costretta a comprendere, nel suo campo visivo, quel sorriso disarmato che faceva male a guardarlo. Il colonnello a cui nessuno scriveva lo capì da come muoveva nervosamente le labbra
"Perdonami Relena, conosco solo storie tristi...." si scusò, mormorando.

* * * *

- Non amo molto lo spazio...
- lo so
- .. preferisco la terra... nello spazio non c'è nessun... rumore.
Ann sorrise e appoggiò la testa sul torace di Treize, sospirando. Un brivido percorse la sua pelle, l'aria fredda dell'alba invernale. Si strinse istintivamente a lui, vergognandosi un po'subito dopo di quel gesto quasi infantile. Treize sorrise appena, accarezzandola con la coda dell'occhio. La mano della donna giocherellava con le ciocche bionde sparse sul cuscino, un sorriso materno piegava le sue labbra
- ..i miei capelli..?
- terribili, come sempre....

* * * *

Piove.
su questo cielo azzurro, infinito.. piove...
che cosa penso che cosa spero che cosa voglio..
parole.. come potrebbero bastare...
a spiegare...
quello che forse non abbiamo mai voluto capire
e Piove
piovono dal cielo scintille di...
cristalli, ma guarda..
forse.. forse se smettessimo per un attimo di cercarci un senso
anche le parole potrebbero bastare..
ma senti la musica...
della pioggia che cade
da questo cielo azzurro
inondami di tutto quello che abbiamo perso insieme
forse esiste sotto il cielo qualcosa da
ritrovare..
e Piove..
piove dai miei occhi adesso
piove tutto quello che....
che ho amato...
che amo..

chiamala neve, se vuoi........


epilogo

- ma l'ultima nota non venne mai suonata dal violinista generoso, che guardando il cielo in un attimo di distrazione capì che al posto suo stava suonando la vita, anche se nessuno poteva vedere il suo archetto -


.... non è successo nulla....
.... ho solo perso la guerra....
................
ma............

........