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Autore: violet123    18/06/2013    2 recensioni
Dopo la rottura, Kurt e Blaine non hanno saputo più nulla l'uno dell'altro. Sette anni dopo, Kurt, laureato in Cinema, accetta un lavoro come sceneggiatore a Los Angeles. Questa è la storia di un amore mai dimenticato, di casualità, di coincidenze: per sette anni si sfiorano,senza incontrarsi mai. Ma tutto li conduce ad una sera d'estate, a Los Angeles... Si videro. In quel momento, e solo per quell'istante, furono nudi, entrambi, l'uno di fronte all'altro. Senza difese, inermi. Solo un istante, di perfetta ed assoluta verità. Come se fosse franato tutto quello che in quegli anni avevano detto a loro stessi per farsi meno male, per far andar via il dolore. Tutte le parole, i discorsi, le giustificazioni, tutte scomparse in quello sguardo. E al loro posto, la meraviglia senza tempo di due persone che, semplicemente, si riconobbero. Tutta la loro storia,tutta la loro tenerezza, in quello sguardo. Erano loro. Loro due. Poi il tempo ricominciò a fluire, lasciandoli a ritrovare un contegno, a ricomporsi, dopo quell'istante di verità,nel quale i loro occhi li avevano traditi, lasciandosi scappare un: non ti ho dimenticato mai. Vorace, urlato. Dritto all'anima.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quesa è la mia prima fan fic. E' nata dall'idea che  alle volte la vita ci sfiora e neanche ce ne accorgiamo veramente, perché non vogliamo ascoltare noi stessi o perché non riusciamo ad interpretare i segni che in qualche modo ci troviamo davanti. Ho stravolto un po' le cose: dopo la rottura Kurt e Blaine non si sono più rivisti (o meglio non come il telefilm ci ha fatto vedere) e per sette anni hanno perso le notizie l'uno dell'altro. Ma in quei sette anni le loro vite sono state comunque incatenate, sfuggendo alla loro percezione ed alla loro volontà Nessuno dei due, nonostante due vite completmente diverse, è davvero andato oltre la loro storia. Questo è il primo capitolo, e siamo nel 2019 a Los Angeles. Quando tutto inizia. O finisce. Chissà.
Buona Lettura!!

 





LAX. Los Angeles Airport. Il 5 settembre 2019. Fa caldo. Piove, il cielo è plumbeo, l'aria è pesante, sudata. Kurt si sistema i capelli mentre raccoglie il borsone dal nastro trasportatore.Si guarda intorno chiedendosi cosa possano mai trovarci In California le migliaia di disperati che arrivano ogni anno rincorrendo sogni di gloria. Perché proprio qui, perché credono di farcela in questa città malconcia, costruita su una distesa di solitudini incastonate in piccoli appartamenti in cui l'odore dell'oceano è solo un'idea sbiadita. Ragazze bellissime, sempliciotte di provincia, candidamente ricoperte di tessuti color pastello e ragazzi muscolosi, abbronzati, ex giocatori di football popolari, riempiono i gate degli arrivi. Un esercito di aspiranti attori-modelli-cantanti, probabilmente le prossime cameriere in qualche squallido motel di San Diego ed i prossimi giardinieri delle ville delle star. La cosa strana è che quando arrivano sorridono tutti. Tutti. Come se davvero credessero di non finire per servire nachos e burritos ai turisti in qualche bancarella puzzolente a Santa Barbara. E' questo il potere attrattivo di questa città. Attira come una calamita ingenui e sognatori, li mastica e li spreme sino al midollo, e poi li risputa fuori disillusi e nichilisti.

In un certo senso,quei sorrisi gli ricordarono quello che aveva stampato lui sul viso, appena arrivato a New York. Ma fu diverso allora, fu diversa quella vita, quel viaggio.New York ti accoglie con un pugno in faccia, che ti lascia stordito e felice a raccogliere i pezzi e a rimetterli a posto. Kurt capì subito che era quello che cercava, che aveva sempre cercato. La amò subito. Perché è una città vera, dolorosa, senza finzioni. E' cruda. E' cinica. E' autentica. Vali, vai avanti, non vali, crepi agli angoli delle strade. E' giusta. Una giustizia spietata. Ma che ti fa sentire vivo, e che ti sprona ad essere te stesso, a cercare quello che sai fare ed a migliorarti. Per forza. Perché è l'unico modo per sopravvivere. Allora, quando scelse New York, Kurt lo fece perché sentì che avrebbe preferito finire a vendere hot-dog se era quello il massimo a cui poteva aspirare per com'era fatto, invece di nascondersi dietro una maschera, dietro qualcosa di falso e costruito, per una vita intera. E poi, allora, c'era lui. E lui era forza, fiducia, coraggio. Prima di tutto il dolore. Prima di quella sera, in quel parco. Prima di quel tradimento.

Esce fuori, asciugandosi la fronte con un fazzoletto viola a pois bianchi. Il caldo diventa insopportabile. "Non avrei mai dovuto lasciare New York" pensa forte, tanto che quasi gli scoppia in testa.



Sei tu, Kurt, vero?” gli dice un uomo in giacca blu e converse bianche.

Si, sono io”.

Ahah, tutti uguali voi sceneggiatori. Annoiati e seccati. Com'è che si dice in francese? Blessè?”

No, si dice blasé.”

Ecco, lo sapevo! Andiamo! Sai siamo low budget, quindi starai in una casa condivisa con gli altri sceneggiatori. Così potete..ehm..fare quello che fate, pensare, scrivere, che ne so, 24h su 24.”.

Fantastico”.

Ah, comunque, io sono Kevin. Sono il tuttofare della troupe. ”

Già, piacere. Sono Kurt.”

Benvenuto a LA!!”.

Grazie”

Di poche parole eh?”.

Già. Andiamo, Kevin”.

 

La verità era che Kurt non voleva venirci, a LA. Per nulla al mondo. La sua vita newyorkese era perfetta, o almeno così diceva a se stesso. Senza soldi, senza troppe prospettive, ma viva. E sua, come non lo era stata per troppo tempo. Scriveva copioni. Prendeva 100$ a capitolo, e gli andava bene. Era precario, ma faceva una cosa che gli piaceva, e la faceva bene. Tutto avrebbe desiderato tranne lasciare la Grande Mela. Ma non aveva avuto altra scelta.

Kurt, hai firmato un contratto. O vai in California o sei fuori. Sai quanti altri aspiranti sceneggiatori fanno la fila dietro la mia porta di questi tempi? Ah? Allora, o vai o ciao-ciao tornatene pure in Nebraska o Wisconsin. Di dov'è che sei?”.

Ohio, sono dell'Ohio. E comunque, Dio, Brett, come se non lo sapessi che io rendo bene qui, a New York. Questa città mi ispira. Non vedo come potrei fare uscire qualcosa di buono in California".

Kurt non me ne frega. Nulla. O lo fai, e lo fai bene, o sei fuori. Mi serve qualcuno che conosca bene l'Europa, La Francia.. E che parli bene queste lingue, che sappia scrivere sceneggiature. Tu sei stato un anno lì. A Parigi o dove diavolo sei stato, e quindi sei adatto. Poi, Juliette è rimasta incinta e ha mollato per stare con quel coglione di produttore cinematografico, ed io non ho soldi per assumere altra gente. Soprattutto ora, che abbiamo deciso di girare un film indipendente. E non sappiamo come andrà, potrebbe anche andare di merda.Quindi alza il culo, prendi un aereo e va in quella cazzo di città di tossici. Ok?”

Brett, fanculo.”

 

Infondo gli voleva bene, a Brett. Era uno che da solo aveva messo in piedi una buona società di produzione, di roba alternativa. Non era nei circuiti e per questo non guadagnava molto. Ma aveva intuito. E anche se si metteva in scena in teatri di quarta categoria o produceva film con apparecchiature del 1800, era abbastanza conosciuto nell'ambiente. Usare il teatro ed il cinema per veicolare contenuti sociali, era questo il senso. Ora voleva filmare un lungometraggio indipendente. Tramite alcuni agganci che aveva a LA voleva girare un film che trattasse di un viaggio di scoperta di un tizio in giro per l'Europa. E per Europa leggi qualche capannone a Hollywood. L'idea era bella, ma Kurt non aveva mai scritto per un progetto così ambizioso e non conosceva l'ambiente di LA. Non avrebbe mai voluto finire in mezzo a finti alternativi e gente simile.

Ecco, questa è la macchina della produzione” Kevin indicava una vecchia Cadillac verde pisello del '70.

E' un miracolo che cammini ancora” dice Kurt, sorridendo. Ma la sua mente pensa a un viaggio on the road su quella macchina all'inizio degli anni '80. Due 17enni del Texas che vogliono andare a New York a trovare la fidanzata di uno di loro, che poi si scopre essere, in realtà, una truffatrice che vive di stenti nelle strade del Bronx. Lei non può ospitarli, entra ed esce di galera, e loro hanno finito i soldi. Vendono la Cadillac, e trovano un capannone abbandonato nel Bronx, in cui vivono insieme ad un gruppo di ragazzi. Artisti, per la maggior parte. Ladri, per sopravvivere.

Ecco, era per questo faceva lo sceneggiatore, anche se ci mise un po' a capirlo. Perché qualsiasi cosa vedesse, sentisse, o vivesse, nella sua testa diventava una storia.

Era immerso in questi pensieri, quando il clacson di un vecchio furgone pick-up celeste con un'insegna gialla, lo riporta alla realtà. Il guidatore è un uomo grosso e sudato, con uno strano tatuaggio che quasi sembrava volesse scivolargli via dal braccio tanto era sudato.

Si, è vero è vecchiotta, ma riesce ancora a camminare se tocchi i tasti giusti. Te l' ho detto che siamo low budget” dice Kevin, riferendosi alla Cadillac. "Dai sali!" Continua, togliendogli il borsone dalle mani e mettendolo nel bagagliaio.

Kurt sale in macchina. Chiudendo la portiera, si rese conto che aveva lasciato qualcosa a New York. Qualcosa che già gli mancava. Qualcosa che lo aiutava a essere in pace con se stesso, a non rimpiangere il passato. Qualcosa che faceva andare via la paura, la notte, come una specie di idea di sé e del mondo che lo proteggeva e lo faceva andare avanti. E che , in quel momento, era certo, non avrebbe mai ritrovato a Los Angeles.

 

 

 

 

Blaine! Blaine! Dove diavolo sei amico?”

Blaine aprì di scatto gli occhi assonnati, si passò una mano in testa, guardandosi intorno e chiedendosi dove fosse. Della sera prima, restavano lattine di birra vuote, qualche mozzicone di sigaretta, due tizi ubriachi svenuti sul pavimento mai visti prima.

 

Blaine, muoviti E' Tardi!” urlò la voce.

 

Blaine si alza dal divano arancione sul quale era disteso. Per poco non inciampa in fili elettrici e strumenti lasciati sul pavimento. Si sposta i riccioli dalla fronte e si tira su i jeans, passando velocemente davanti lo specchio. La maglietta grigio scuro ha un alone di una sostanza misteriosa, forse birra o peggio vomito. La toglie via, restando a torso nudo. Entra nel piccolo bagno, apre la fontana. Si butta dell'acqua in faccia restando qualche secondo ad assaporare la freschezza sulla sua pelle.

 

Blaine!Dai fratello, ma che stai facendo?”

 

Senza asciugarsi il volto, esce dal bagno e prende un borsone appoggiato di striscio accanto al divano. Raccoglie la chitarra da terra mettendosela sulle spalle, e va verso la porta della stanza del motel in cui aveva passato quella notte alcolica, mentre l'acqua gli bagna i riccioli ribelli scivolandogli sui pettorali.

Il sole caldo del New Mexico gli brucia la pelle, facendo risplendere le gocce d'acqua sui suoi muscoli dorati. Si protegge gli occhi con una mano, ed il braccialetto di caucciù con un pendente di ferro che portava al polso si riflette in un raggio di sole accecandolo.

Il tizio che urlava era alla guida di un furgoncino. Blaine sale, butta il borsone e la chitarra sul retro, si sistema i capelli.

Tutto bene, amico?” gli dice il tizio.

Fa troppo caldo in questo posto. Quando finirà questa stupida estate?”

E' già finita. E' il 4 settembre, fratello. Dove vivi?”

Già, a saperlo dove vivo. Per il momento ho solo voglia di vomitare. Ho bevuto troppo ieri sera”.

Si, l'ho pensato che eri messo maluccio quando stavi per farti il batterista:non ne capisco molto, ma mi pareva parecchio brutto. Ma comunque: il vomito devi tenertelo. Almeno fino a quando non saremo arrivati”.

L'omone mette in moto. Blaine guarda fuori dal finestrino annoiato, poi si gira verso il guidatore. Il tatuaggio che aveva sul braccio sembrava quasi scivolargli via tanto era sudato.

Non te lo garantisco, Heat” gli dice, con un sorriso di sfida.

Se lo fai giuro che ti faccio andare a Los Angeles a piedi”.

Magari, così non ci vengo in quella città di idioti. Los Angeles, che vuoi mai che ci sia in un posto del genere?” .










 

  
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