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Autore: Mixim    18/06/2013    0 recensioni
Mixim è la classica adolescente. Ha incontrato Charlie, il suo primo amore, ma le cose non vanno come dovrebbero e così Mix si trova coinvolta in un complesso intreccio amoroso.
Charlie, Maicol, Fred e David sono i ragazzi che ha attorno. Tutti diversi tra loro. Ogniuno con le sue caratteristiche e i suoi intenti.
Chi sarà il ragazzo giusto: Charlie l'ex di cui è ancora innamorata? Maicol lo stronzo affascinante? Fred il tenero e ingenuo? O David l'amico di sempre?
Mixim è una ragazza forte, ma che davanti all'amore si è trovata a strisciare e a farsi calpestare.
Sarà in grado di sollevarsi e andare avanti?
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 2

Il perdono

La seconda volta che mi lasciò, lo fece di persona, come la terza e la quarta volta.
Non mi ricordo neppure quando accaddero le altre volte e non ne ricordo i motivi.
Mi ricordo solamente un senso d’ansia che mi rincorreva nei giorni precedenti e la voglia di scappare da tutto quel marasma.
Anzi.. mi ricordo perché ci lasciammo la quarta volta.
Era già qualche tempo che lo sentivo distante. Il nostro rapporto stava crollando e ce ne rendevamo conto entrambi, ma lui non aveva il coraggio di tagliare i rapporti e io lo amavo al punto da sperare che fosse solo una mia impressione e che lui in realtà non si stesse distaccando da me.
Non ne capivo il motivo. Passavamo da giorni di felicità pura a giorni che il solo pensiero di stare insieme ci veniva da piangere come se fossimo obbligati a stare insieme. Ed è proprio in quei giorni che inizi a chiederti “Perché?”. Insomma, avevamo io sedici e lui diciassette anni, chi ce lo faceva fare di stare con una persona con la quale non si aveva voglia di stare? Ma ogni volta che ci rivedevamo trovavamo negli occhi e nei gesti dell’altro il motivo per cui ci amavamo e questo ci faceva restare uniti. Era come una morsa dalla quale più riuscivamo a liberarci e più volevamo tornarci dentro. Una dipendenza fatale. Un amore folle e troppo giovane.
Ci dicevamo spesso che eravamo stati sfortunati a trovare l’amore della nostra vita così giovani e ci ripetevamo che qualsiasi cosa sarebbe successa in un futuro ci saremmo rincontrati e avremmo costruito una famiglia insieme, ma anche nei momenti di crisi ci sembrava assurdo pensare che ci saremmo lasciati.
Quell’ amore, quelle giornate invernali dove sotto le coperte ci riempivamo di carezze e di attenzioni, le serate al telefono, le ricreazioni a scuola, gli incontri in bagno ci facevano credere che insieme avremmo superato tutti gli ostacoli.
Mi aveva illuso che i nemici sarebbero venuti solo dall’esterno ed invece il nostro peggior nemico era uno di noi due.
Ci stavamo per lasciare una quarta volta. Le litigate aumentavano e gli argomenti di discussione divenivano sempre più banali, smettemmo di raccontarci molte cose, smettemmo di comunicare.
La sera precedente mi disse che non meritava di stare con me perché non mi aveva sempre trattata come avrei meritato e da lì capii.
Ci vedemmo il giorno successivo a casa sua. La primavera era alle porte e nel suo giardino iniziavano a fiorire tutte le piante per cui sui madre aveva prestato tanta attenzione nei periodi freddi. Alex iniziava a provare ad andare in monociclo nel giardino prestando la massima attenzione a non calpestare i fiori cadendo.
Feci la discesa di casa sua in silenzio. Erano quasi due giorni che ripetevo nella mia mente cosa avrei dovuto fare. Quando arrivai davanti al cancello lo aprii e Alex mi comparì davanti in monociclo, ma per salutarmi mi cadde addosso facendoci rotolare a terra entrambi. Stavamo bene entrambi. Mi guardò preoccupato, ma quando vide che stavo bene e sorridevo scoppiò in una chiassosa risata e così non potei che seguirlo scoppiando a ridere anche io.
Charlie era sul terrazzo e ci sentì. Venne da noi non capendo il perché quel cretino di suo fratello e quella cretina della sua ragazza fossero “a quattro di spade” sul giardino ridendo.
“Alex! Mix! Ma vi siete ammattiti del tutto?”
mi tese la mano per tirarmi su, ma Alex gliel’afferrò prima di me e lo tirò giù. Mi cadde sopra. Aveva appena fumato, sentivo il suo respiro sulla mia bocca e questo portò via tutta la rabbia che c’era in me. Sentire il suo petto sul mio, il suo respiro lento, il battito calmo del suo cuore mentre la sue labbra si aprivano in un sorriso. Era mio e non mi importava cosa avesse fatto, volevo averlo affianco a me per sempre.
Andammo in camera sua. Sapevamo entrambi perché quel giorno fossi andata da lui, ma eravamo entrambi spaventati ad entrare nel discorso.
Bighellonammo un po’ al computer. Giocammo alla nostra partita di Minecraft e ci preparammo due drum.
Ero felice di essere con lui, ma dall’altra parte volevo sapere cosa avesse fatto, anche se, nella mia mente, già sapevo.
Aprì la finestra per andare in terrazzo. Presi la mia sigaretta e mentre camminavo lenta verso il terrazzo chiesi “Quante?”
Appoggiò le braccia sul balcone e io mi sedetti sulla bellissima sedia blu acqua sfasciata che, non so perché, era quella più comoda.
Lo sentii ridacchiare “Non ha senso questa conversazione, lo sai” rispose alzando gli occhi al cielo e voltandosi verso di me, senza guardarmi.
“Quante?” ribadii guardandolo con tranquillità. Non aveva senso che fossi così calma, perché lo ero? Come potevo non essere arrabbiata neanche un po’? Ah già .. perché lo avevo sempre saputo.
“è più complicato di così” smise di sorridere e fece un lungo tiro, come se volesse perdere tempo.
“Allora spiegami, sono qui per questo” gli sorrisi per rincuorarlo.
“Sei” disse buttando fuori il fumo denso, come se avesse fatto un lungo sospiro dopo essersi liberato da quel peso enorme.
“Bacio o scopata?” Fissai le case in lontananza per non far vedere che i miei occhi stavano diventando lucidi. Lo aveva fatto. Lo aveva fatto veramente.
“Bacio” lo guardai con la coda dell’occhio per assicurarmi che non stesse mentendo. Mi guardò implorante e quando tornai a fissare il vuoto, abbassò lo sguardo.
“Più di una volta con la stessa?” sembrerà stupido, ma era la domanda più importante.
“No, mai” la risposta mi tolse un peso dal cuore. Sarò stupida, ma la mia più grande preoccupazione era quella che avesse avuto una relazione con un'altra e le sue parole mi tranquillizzarono.
Lui era lì ad aspettarsi non so quale folle sclerata, ma io non riuscivo a dire niente.
Avevo smesso di fissare le case lontane. Guardavo il vuoto e da esso venni divorata. Sentivo i miei pensieri sovrapporsi. Il mio odio, il dolore, la frustrazione, la vergogna, ma uno vinse su tutti: l’amore.
Lo guardavo cercando di dare al mio volto una nota di dissenso, ma non ci riuscivo.
Più lo guardavo e più avevo voglia di abbracciarlo dirgli che non era successo niente.
Mi alzai buttando la sigaretta tra la siepe.
Entrai in camera sua e mi gettai sul suo letto disfatto, appoggiai le spalle al muro e mi misi a sventolare pensierosa la bandiera dell’Inter gigantesca appesa sulla parete del letto.
Era caldo e quello sventolare mi portava un po’ di aria fresca sul viso.
Mi guardai intorno cercando di trovare qualcosa che mi avrebbe potuto distrarre da quei pensieri. Da quelle immagini che la mia testa riusciva a produrre fedelmente non ostante non le avesse mai viste. Lui che bacia altre ragazze.
I miei occhi si posarono sul calendario che gli avevo regalato per l’anniversario.
La foto di noi due che ci baciavamo ad un tratto sovrastò tutte le altre. Lui mi amava e io amavo lui. Non mi serviva sapere altro.
“Non ti merito”
Charlie silenziosamente era rientrato nella sua stanza e stava appoggiato alla finestra poco distante dal letto. La sua voce mi fece trasalire dai mille pensieri e mi sentii sollevata da questo.
Mi voltai di scatto verso di lui e subito abbassò lo sguardo sapendo che era il momento degli strilli.
Mi misi in ginocchio sul letto con la mano alzata.
Non alzò lo sguardo e non provò a fermarmi ed io mi gettai tra le sue braccia.
Lo abbracciai.
Lo strinsi a me coraggiosamente e respirai forte il suo profumo.
“ Non ti m…”
“Sssh” lo zittii. Non era il momento. Volevo solo abbracciarlo e sentire che era mio.
Allentai l’abbraccio e lui poggiò il suo sguardo sui miei occhi. Gli sorrisi dolcemente.
“Ti amo” le sue parole fecero breccia nel mio cuore e le lacrime attraversarono silenziose il mio viso.
“Ti amo anche io” risposi tra i singhiozzi.
Che stupida che ero…

  
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