Guardai dall’alto in basso la villa che avevo di fronte, ero lì poiché Jason Harvey mi aveva invitato a una delle sue strambe festicciole che faceva ogni sabato sera; Jenny, una mia amica mi aveva costretto a partecipare per poi ammalarsi all’ultimo momento.

Fantastico, pensai, mi sembrava di essere rinchiusa in una gabbia di leoni.

Oltre a me c’erano altri diciannove ragazzi, tutti super emozionati per la serata che di lì a poco sarebbe iniziata, mentre io provavo solo un vago senso di repulsione nei loro confronti.

- accomodatevi- disse Jason invitandoci a entrare.

Entrammo tutti, per fortuna non ero l’unica fuori luogo, dietro di me si nascondeva perennemente Claire, sorella gemella di un'altra persona presente nel gruppo, ma lei a differenza di me non nutriva repulsione, più che altro quello che scorgevo nei suoi occhi era terrore, un terrore da cui non riuscivo a scorgere la fonte.

Dinanzi a noi si aprì un soggiorno, dove appese alle pareti vi erano innumerevoli armi da fuoco che dovevano essere appartenute a guerre che si erano svolte nel secolo precedente.

In molti si complimentarono con il proprietario della casa, che sorrideva compiaciuto, ma io non ci trovavo nulla di strabiliante; allo stesso tempo quei complimenti suscitavano in Jason sorrisi ironici e accendevano nel suo sguardo una scintilla che non riuscivo a cogliere.

Puntai il mio sguardo oltre il vetro della finestra, dove ormai il sole stava tramontando lasciando posto a una delle notti più scure che avessi mai visto.

- Vogliamo dare inizio alle danze?- chiese ancora Jason.

A cui il resto del gruppo ripose con un – si - sonoro, fummo condotti al primo piano, dove si apriva un’ampia stanza con divani lungo i muri, un grosso tavolo pieno di pietanze al centro della stanza e una portafinestra che dava su un grande terrazzo.

- ok ragazzi, vi chiedo per cortesia di spegnere i cellulari e metterli qui dentro, il segnale può creare un’interferenza con il mio delicato sistema audio- alle parole di Jason tutti scoppiarono a ridere, spegnendo i cellulari e mettendoli nella scatola, con mio disappunto anch’io dovetti staccarmi dal mio amato telefono.

Dalle casse poste agli angoli della stanza partì della musica ad alto volume, ben presto il tutto si trasformò in una festa.

Mezzo’ora dopo mi trovavo sul terrazzo, dove guardavo il resto della mischia divertirsi, ma ritenevo più affascinante lo spettacolo che dava il cielo; uno spicchio di luna rossa torreggiava nel cielo come una regina accompagnata dal luccichio di qualche stella.

A un certo punto all’interno della stanza Jason che era salito su un tavolo per farsi notare da tutti aveva ripreso la parola: - bene ragazzi, io adesso dovrò assentarmi per qualche momento. Mi raccomando di non lascare la festa prima che arrivi il meglio anche perché finirete per rimanere impigliati nella recinzione- anche al termine di queste parole i ragazzi esplosero in una risata rumorosa, si vedeva che erano abituati a questo tipo di battute da parte del proprietario di casa.