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Autore: Astrid The Best    19/06/2013    0 recensioni
Destiny Scotland, sedici anni, sette anni al Campo Mezzosangue,ancora indeterminata. Odia il suo genitore divino perchè, per lei, non ha fatto niente, non l'ha mai aiutata e non l'ha nemmeno riconosciuta.
Destiny partirà per un'impresa per salvare alcuni suoi compagni.
Un'impresa che cambierà radicalmente Destiny che scoprirà nuove cose su di lei e sul suo passato.
Destiny dovrà capire di chi si può fidare. Tutto quello in cui credeva verrà spazzato via e lei dovrà rimanere a galla in tutto questo.
[Era la fanfiction "Destiny Scotland", l'ho riscritta e questa volta pubblicherò anche la fine]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 : BENVENUTO AL CAMPO MEZZOSANGUE

 

è l'alba. Sono su un portico e guardo il sole che sorge. Adoro vederlo,mi da serenità e tranquillità. Penso che guardare l'alba è molto meglio di guardare il tramonto:quando albeggia il sole tutto è più tranquillo,è più intimo.
Adoro vedere l'Oceano tingersi di arancio.

Sono qui, sul portico fatiscente della capanna di Ermes.Ho detto Ermes? Si! Forse dovrei raccontarvi la mia storia per capire.

Mi chiamo Destiny Scotland,ho compiuto sedici anni un mese fa,il 14 Maggio. Mia madre è da sette anni che non la vedo e sto bene così. Per quanto riguarda mio padre... lui non lo conosco,mai visto e penso che non lo vedrò mai.
Ora mi trovo al Campo Mezzosangue,dove (tenetevi forte) arrivano da tutto il modo semidei per allenarsi e trovare riparo,come nel mio caso.
Sono arrivata al Campo sette anni fa,all'età di nove anni.
Era notte,scappavo dai mostri da parecchie settimane,ero stremata,non sarei resistita a lungo. Ma ce l'ho fatta,come potete vedere.

Quando arrivi al Campo Mezzosangue,non sai ancora chi è il tuo genitore divino così vieni ospitato nella capanna di Ermes finché qualche divinità si decide a riconoscerti, se questo non succede sei un indeterminato.
Ecco, io sono un'indeterminata da sette anni. Mio padre si deve ancora degnare di me. Non lo farà mai,penso,a lui non importa di me.
A volte mi piacerebbe gridare e dirgli che sono qui,sono reale e ho bisogno di lui. Ma a che scopo? Se a lui importavo poteva riconoscermi prima. Lo odio.

Un saluto viene da dietro di me,mi volto, è Tyler.
Tyler White è il mio migliore amico, è qui da cinque anni e anche lui è indeterminato,ma a differenza mia,lui non ha ancora perso la speranza e vuole bene a suo padre,chiunque sia. Non gli dà nessuna colpa, lui aspetta pazientemente.
Tyler è alto,ha i capelli e gli occhi neri ed è sempre ottimista. Mi auguro per lui che suo padre lo riconosca.
Ricambio il saluto ma veniamo subito interrotti da delle grida.

-Che cosa succede?-chiedo.
-Non lo so,andiamo a vedere-risponde.
Così facciamo e ai margini del Campo troviamo un ragazzo,che si regge a malapena in piedi,pieno di ferite.
Malgrado le grida di alcuni,nessuno si era precipitato ad aiutarlo,solo io e Tyler.
Mi precipito verso di lui e lo aiuto a tenersi in piedi,ha i capelli neri i gli occhi blu.
Il ragazzo si regge a me e a Tyler,è pieno di tagli ed è stremato. Avrà all'incirca la nostra età, ne sono certa.
-Sei al sicuro,ora. Come ti chiami?-chiedo cercando di usare un tono gentile.
Lui mi guarda negli occhi e come se fosse la cosa più difficile e dolorosa del mondo mi risponde -Christopher,mi chiamo Christopher- e così dicendo sviene tra le mie braccia e quelle di Tyler.

 

Chirone e il signor D hanno dato a me  l'incarico di fargli fare un tour per il campo e stargli vicino per un po'. Hanno affidato a me questo compito perché non si sa chi è il suo genitore divino,quindi dovrà soggiornare nella capanna di Ermes ed io sono il capo-cabina.  Mi dirigo alla Casa Grande,dove in una delle stanze c'è Christopher; quando entro nella stanza lui sta ancora dormendo quindi decido di sedermi ed aspettare.
Odio questo incarico,lo faccio sempre io. Non lo dovrei neanche fare perché non dovrei essere capo-cabina, io non sono figlia di Ermes e questa è la mia unica certezza. Lo stesso Ermes mi ha riferito che io non sono sua figlia ma è stato lui ad assegnarmi questo orribile incarico. E con un dio non si può protestare.

 A un certo punto Christopher si sveglia,
-Dove sono? Chi sei? Cosa mi è successo?- chiede.
Mi alzo dalla sedia e mi avvicino a lui -Allora, dove sei? Sei al sicuro. Chi sono? Un essere vivente. Cosa ti è successo? Stiamo cercando di capirlo.-
Lui si mette a sedere sul letto. Faccio un cenno con la mano di fermarsi.
-Io se fossi in te mi fermerei. I tuoi vestiti hanno riportato parecchi danni...  - Vado verso la porta -Quindi mettiti questi vestiti,ti aspetto fuori.-.
Prima che lui potesse protestare gli chiudo la porta in faccia.

Dopo un quarto d'ora arriva.
-Ora mi spieghi?-chiede
-Si,ma tu dovrai credermi. Ok?-
Lui annuisce. -Credimi, dopo quello che ho visto in questi ultimi giorni crederei a tutto.-
-Allora Christopher,hai anche un cognome?- chiedo.
-James,il mio cognome è James:Christopher James-
-Benissimo,raccontami della tua famiglia-
-Ma tu non mi dovevi spiegare? Cosa centra la mia famiglia?- chiede un po' sconcertato.
-Tu rispondi,intanto- inizio a perdere la pazienza.

 -Mia madre mi ha cresciuto da sola. Non ho fratelli,zii,nonni,cugini...E quanto riguarda mio padre,non l'ho mai conosciuto. E la tua?-
-Non sono affari tuoi!Tua madre cosa ti ha detto di tuo padre?-
 -Che è morto-
-Allora caro il mio Chris,posso darti una bella notizia. Tuo padre e vivo e vegeto.-
-Impossibile- sussurra.
-Senti,ti sei guardato intorno?Cosa vedi?-
Si mette a guardare il campo,esita ma poi -Non ci posso credere. Quello è un cavallo  volante?!-
 -Il suo nome è pegaso,ma si è un cavallo volante. E lì ci sono satiri,ninfe e...-
-Impossibile sono vecchi miti-
-E semidei. Non interrompermi mai più e non sono miti,si potrebbero offendere anzi ci possiamo offendere.-
-Hai detto semidei?Possiamo?Cosa sei tu?-
-La domanda giusta è chi siamo noi.- suggerisco.
-Cosa centro io?-
-Sei un semidio,un mezzosangue. Come vuoi tu. Tuo padre è un dio greco.-
Lui non risponde.
-Tutto bene?- chiedo con poca preoccupazione.
-Come potrei stare bene? Ho appena scoperto che mio padre è vivo,è un dio greco e io sono un semidio. Come potrei stare bene?!- -Ok,ti accompagno alla tua casa.- propongo.
-Ho una casa?- domanda curioso.
-Certo,tutti ne hanno una a seconda del proprio genitore. Ecco la tua,casa 11:Ermes.- indico la capanna fatiscente.
-Ermes è mio padre?-
-Non lo so,tuo padre ti deve ancora riconoscere,finchè non lo fa verrai ospitato nella casa di Ermes.-
-Quando lo farà?-
-Quando vuole lui. Ora ti faccio vedere la nostra casa.- dico salendo le scale.
-Nostra?Ermes è tuo padre?-
-No,mio padre deve ancora riconoscermi...-
-Oh,mi dispiace. Magari devi aspettare ancora un po'.- suggerisce preoccupato per me.
Odio quando le persone si preoccupano per me. -Sette anni,sono qui da sette anni. Ecco quel pezzo di pavimento è tuo. Ho una lezione di tiro con l'arco. Arrangiati!-
-Scusa,non volevo. Qual'è il tuo nome?
Lo ignoro e esco dalla casa.

 CONTINUA


ANGOLO AUTRICE.
Eccomi qua! Spero che vi piaccia. Domani pubblicherò il prossimo. Un saluto grande a tutti.

  
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