Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: dreamrauhl    19/06/2013    1 recensioni
breakthrough (inglese): svolta, passo avanti, scoperta fondamentale, conquista.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.


Presi le chiavi ed uscii di casa, la situazione si stava facendo insopportabile.
Grida e urla che interruppero il silenzio, piatti che volavano di qua e di là, insulti, parole pesanti... non avevo mai visto i miei genitori litigare così tanto.
Era già un po' di tempo che le cose erano cambiate, che si parlavano il minimo indispensabile, che mamma gli chiedeva solo “cosa vuoi per cena?” o “c'è da comprare quello” ma non avrei mai pensato che sarebbe bastato così poco, una parola sbagliata detta al momento sbagliato, a far traboccare il vaso che ormai era già in bilico.
Percorsi l'autostrada per non so quanto tempo, mi sembrava che quel rettilineo fosse l'unica sorta di calma che mi si potesse presentare agli occhi quel giorno.
Non era stata la migliore delle giornate nemmeno per me, quella sera fu la ciliegina sulla torta.
Svoltai a destra alla prima uscita che trovai, mi diressi verso l'unico posto che mi avrebbe regalato un po' di tranquillità: la spiaggia, il mare.
Arrivai qualche minuto dopo, parcheggiai la macchina e mi diressi verso la spiaggia.
Andai fino a riva, sentire il rumore delle onde che si infrangevano mi ricordava quanto il mare fosse più forte di me, le onde compivano un lungo viaggio per sapere che poi sarebbe finita così, proprio su quella spiaggia. Un po' come noi uomini, che viviamo per morire come dice Lana Del Rey, che sappiamo che prima o poi la nostra esistenza avrà una fine ma che non importa perché è proprio quello che ci spinge a viverla nel migliore dei modi, anche se fra alti e bassi com'è normale che sia.
Presi una sdraio e l'avvicinai alla riva, mi lasciai letteralmente cadere e rimasi lì, in silenzio, ad ascoltare il mare e ciò che soltanto lui mi poteva offrire.

Quando controllai l'ora sul cellulare vidi che erano già passate più o meno due ore da quando ero arrivata lì. Mi ero lasciata cullare dal suono delle onde, con gli occhi rivolti verso il cielo a guardare le stelle, immersa nei miei pensieri.
Ero arrivata al punto di chiedermi “che senso ho?”. Mi sono per un attimo sentita un puntino nero in mezzo a tanti altri puntini bianchi, uno scarabocchio su un foglio pulito, un errore di battitura, uno sbaglio, un congiuntivo dove non serve, un errore grammaticale che la professoressa segna con un tratto di penna rossa.
Il nulla, il niente.
Forse è così, forse non sono quello che ho sempre creduto di essere.
Forse sono davvero inutile come mi è sembrato, forse è quello che sono sempre stata e che hanno cercato di farmi capire.

Non sono una buona amica, non so dare consigli.
Non sono nemmeno una buona fidanzata, la mia storia più lunga con un ragazzo non è durata nemmeno un mese.
Una buona figlia? No, neanche quello.

Una lacrima mi rigò il viso ma non ebbe neanche il tempo di scendere che una mano la portò via, lontano da quel viso bianco pallido, lontano da me e da ciò che quella giornata mi aveva portato a pensare; una mano che non era la mia, calda, la pelle abbronzata e le vene in rilievo... fu istintivo alzare gli occhi, avrei voluto tirare uno schiaffo a chiunque fosse stato ma non ne avevo la forza.

Davanti a me c'era un ragazzo biondo, alto almeno una ventina di centimetri più di me, indossava una maglietta bianca ed un paio di jeans che gli arrivavano al ginocchio.

“Come mai una ragazza così bella sta piangendo?”

  
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