Tutto
da capo
Natasha aprì gli occhi, sbatté le
palpebre un paio di volte per mettere a fuoco
l’ambiente intorno a lei. Si guardò attorno
spaesata, dov’era? Sembrava una
stanza d’ospedale: soffitto bianco, pareti bianche, un
finestrone enorme da cui
entravano gli ultimi raggi di sole, alcune sedie rasenti al muro ed il
grande
letto nel quale era adagiata attaccata alla flebo.
:<< Natasha? Ti sei svegliata. >> disse una
voce maschile accanto
al suo letto, sembrava rasserenata. Per un momento pensò di
trovarsi davanti
Bucky, ma le sue aspettative vennero deluse quando vide il viso
sorridente dell’uomo
in piedi al fianco del suo letto :<< Agente Barton? Che
ci fai lei qui?
>> chiese sulla difensiva, provando ad alzarsi.
:<< Nat, stai ferma, la flebo! >>
L’espressione di Clint cambiò in
preoccupazione notando come il filo tirasse dalla sua vena allo
spostamento
improvviso. Non sembrò fare molto caso al
“lei” con cui l’aveva chiamato.
:<< Il mio nome è Natasha. >>
disse lei freddamente, sedendosi più
comodamente e poggiando la schiena sui grossi cuscini :<<
Non mi ha
risposto, che ci fa lei qui? >>
:<< Non ricordi cos’è successo?
Eravamo in missione
in India, sei stata ferita durante
un’esplosione nella fabbrica d’armi.
>> Clint lanciò un’occhiata alla
flebo, rilassandosi notando che era tutto apposto.
:<< Non è divertente, ricordo perfettamente
che lo Shield l’ha inviata a
uccidermi. >>
:<< Natasha… Tu lavori per lo Shield.
>>
:<< No. >> rispose lei.
Ora Clint cominciava a preoccuparsi seriamente, non sembrava che
Natasha stesse
scherzando, non era da lei comportarsi in questo modo :<<
Che anno è?
>>
:<< 1998. >> rispose con sicurezza.
:<< Okay, se stai scherzando è ora di finirla
ora, dimmi che scherzi.
>> Clint la guardò speranzoso, poi
capì che la donna era serissima,
sospirò :<< Siamo nel 2013. >>
:<< No! Siam–
>>
:<< Guarda il calendario. >> la interruppe
lui, brusco. Non pensava
più che lo stesse prendendo per il culo, ma voleva capire
cosa le fosse
successo.
La donna si voltò verso il comodino e fissò il
calendario incredula: l’Agente Barton
non aveva mentito.
:<< Non… >>
Clint prese il cellulare dalla tasca e glielo mostrò: sul
display si leggeva la
scritta “2 Settembre 2013”.
:<< Oh… Dio. >> si
passò una mano fra i capelli.
:<< Natasha. >> Clint le si
avvicinò ma lei si allontanò
bruscamente. C’era da aspettarselo: nella sua mente lui
voleva ucciderla. :<<
Va bene. >> sollevò le mani in segno di resa
:<< Non ti
tocco. Solo, stai tranquilla. >>
:<< Sono perfettamente calma. >>
:<< Bene, ma nel caso tu non lo fossi, sappi che
farò il possibile per
aiutarti. >>
:<< Non dovresti uccidermi? >>
:<< Sono passati anni da quando ho ricevuto
quell’ordine che non ho mai
rispettato. >> disse Clint ridacchiando nervosamente per
l’ostinazione
della donna. Era tornato al punto di partenza, lei non si fidava
più di lui e
riguadagnare la sua fiducia sarebbe stato difficile quanto la prima
volta, se
non di più.
:<< Così… adesso siamo colleghi?
>> chiese lei interrompendo quell’imbarazzante
silenzio che si era andato a creare.
:<< Esatto. >> L’uomo prese una
sedia e vi si sedette. :<<
Quando ti ho incontrata, non pensavi sarebbe finita così.
Sei rimasta di quest’idea
per un bel po’. >>
Natasha si passò una mano tra i capelli ancora una volta,
era una situazione
snervante, fin troppo, e lei non aveva idea di che fare. Il suo ultimo
ricordo
era dell’Agente Barton che la cercava per ucciderla. Ora
invece, lui era
comodamente seduto davanti a lei, senza nessuna cattiva intenzione e
sosteneva
che fossero colleghi e anche, forse, amici, se aveva capito bene. Ma
come
poteva fidarsi? Non aveva nessuna prova che lui stesse dicendo la
verità.
:<< Se avessi voluto ucciderti, l’avrei
già fatto. E
adesso non staremo qui a parlare tanto civilmente. Non ho alcun motivo
per
mentirti. >> lui le sorrideva tranquillamente,
nascondendo la sua
angoscia, seduto accanto al suo letto con i gomiti poggiati sulle
ginocchia.
Era vero, ma…
Quella
situazione era
completamente fuori controllo, fuori dal
suo controllo, e lei odiava quando si trovava in momenti
simili.
L’unica cosa che poteva fare
era cercare di recuperare la memoria il più in fretta
possibile, nel frattempo
non poteva fare altro che fidarsi delle parole dell’Agente
Barton.