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Autore: Rosette_Carillon    19/06/2013    1 recensioni
Seguito di "Hennè", si può leggere anche senza aver letto quella sorta di prologo.
In seguito ad una missione in India, Natasha dimenticherà la sua vita nello Shield.
Sarà estranea alla sua stessa vita. Anche Clint diventerà un estraneo, tornando nuovamente colui che deve ucciderla, ma lui è deciso ad aiutarla e a farle ricordare tutto.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                         Tutto da capo

                              

 

                                                            
Natasha aprì gli occhi, sbatté le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco l’ambiente intorno a lei. Si guardò attorno spaesata, dov’era? Sembrava una stanza d’ospedale: soffitto bianco, pareti bianche, un finestrone enorme da cui entravano gli ultimi raggi di sole, alcune sedie rasenti al muro ed il grande letto nel quale era adagiata attaccata alla flebo.
:<< Natasha? Ti sei svegliata. >> disse una voce maschile accanto al suo letto, sembrava rasserenata. Per un momento pensò di trovarsi davanti Bucky, ma le sue aspettative vennero deluse quando vide il viso sorridente dell’uomo in piedi al fianco del suo letto :<< Agente Barton? Che ci fai lei qui? >> chiese sulla difensiva, provando ad alzarsi.
:<< Nat, stai ferma, la flebo! >> L’espressione di Clint cambiò in preoccupazione notando come il filo tirasse dalla sua vena allo spostamento improvviso. Non sembrò fare molto caso al “lei” con cui l’aveva chiamato.
:<< Il mio nome è Natasha. >> disse lei freddamente, sedendosi più comodamente e poggiando la schiena sui grossi cuscini :<< Non mi ha risposto, che ci fa lei qui? >>
:<< Non ricordi cos’è successo? Eravamo in  missione in India, sei stata ferita durante un’esplosione nella fabbrica d’armi. >> Clint lanciò un’occhiata alla flebo, rilassandosi notando che era tutto apposto.
:<< Non è divertente, ricordo perfettamente che lo Shield l’ha inviata a uccidermi. >>
:<< Natasha… Tu lavori per lo Shield. >>
:<< No. >> rispose lei.
Ora Clint cominciava a preoccuparsi seriamente, non sembrava che Natasha stesse scherzando, non era da lei comportarsi in questo modo :<< Che anno è? >>
:<< 1998. >> rispose con sicurezza.
:<< Okay, se stai scherzando è ora di finirla ora, dimmi che scherzi. >> Clint la guardò speranzoso, poi capì che la donna era serissima, sospirò :<< Siamo nel 2013. >>
:<< No! Siam– >>
:<< Guarda il calendario. >> la interruppe lui, brusco. Non pensava più che lo stesse prendendo per il culo, ma voleva capire cosa le fosse successo.
La donna si voltò verso il comodino e fissò il calendario incredula: l’Agente Barton non aveva mentito.
:<< Non… >>
Clint prese il cellulare dalla tasca e glielo mostrò: sul display si leggeva la scritta “2 Settembre 2013”.
:<< Oh… Dio. >> si passò una mano fra i capelli.
:<< Natasha. >> Clint le si avvicinò ma lei si allontanò bruscamente. C’era da aspettarselo: nella sua mente lui voleva ucciderla. :<< Va bene. >> sollevò le mani in segno di resa :<< Non ti tocco. Solo, stai tranquilla. >>
:<< Sono perfettamente calma. >>
:<< Bene, ma nel caso tu non lo fossi, sappi che farò il possibile per aiutarti. >>
:<< Non dovresti uccidermi? >>
:<< Sono passati anni da quando ho ricevuto quell’ordine che non ho mai rispettato. >> disse Clint ridacchiando nervosamente per l’ostinazione della donna. Era tornato al punto di partenza, lei non si fidava più di lui e riguadagnare la sua fiducia sarebbe stato difficile quanto la prima volta, se non di più.
:<< Così… adesso siamo colleghi? >> chiese lei interrompendo quell’imbarazzante silenzio che si era andato a creare.
:<< Esatto. >> L’uomo prese una sedia e vi si sedette. :<< Quando ti ho incontrata, non pensavi sarebbe finita così. Sei rimasta di quest’idea per un bel po’. >>
Natasha si passò una mano tra i capelli ancora una volta, era una situazione snervante, fin troppo, e lei non aveva idea di che fare. Il suo ultimo ricordo era dell’Agente Barton che la cercava per ucciderla. Ora invece, lui era comodamente seduto davanti a lei, senza nessuna cattiva intenzione e sosteneva che fossero colleghi e anche, forse, amici, se aveva capito bene. Ma come poteva fidarsi? Non aveva nessuna prova che lui stesse dicendo la verità.
:<< Se avessi voluto ucciderti, l’avrei già fatto. E adesso non staremo qui a parlare tanto civilmente. Non ho alcun motivo per mentirti. >> lui le sorrideva tranquillamente, nascondendo la sua angoscia, seduto accanto al suo letto con i gomiti poggiati sulle ginocchia.
Era vero, ma…

Quella situazione era completamente fuori controllo, fuori dal suo controllo, e lei odiava quando si trovava in momenti simili.
L’unica cosa che poteva fare era cercare di recuperare la memoria il più in fretta possibile, nel frattempo non poteva fare altro che fidarsi delle parole dell’Agente Barton.

  
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