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Autore: giraffetta    19/06/2013    2 recensioni
"E allora arrivò il bacio, intenso, forte, passionale, come loro due e il loro amore. E sembrò che
cancellasse tutto, dolore, rabbia, frustrazione, pericolo, tutto sparito in quel breve attimo di felicità
ritrovata, di paradiso riconquistato."
Primo esperimento sulla coppia Caroline/Tyler! Post 4x17!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Tyler Lockwood | Coppie: Caroline/Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ci tengo a dedicare questa cosina a Laura -Kary91-, che a forza di rimpinzarmi di Forwood mi ha fatto scrivere su questa coppia! È tutta tua, cara! <3


                                                  
Between Clouds and Sheets
 

 

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Parigi, 20 marzo 2022
 

Immobile,
tre lunghi giorni senza te
e credo che siamo ormai giunti al limite.
E' inutile, riguardo indietro e penso che
per noi non c'è un modo per amarci senza farsi male.

Caroline sospirò, appoggiandosi alla piccola ringhiera di ferro del balcone. Il brusio della moltitudine di persone sparse per la città si stava pian piano affievolendo, portato via dalle prime ombre della sera. Si strinse nel suo maglioncino azzurro e continuò a scrutare il panorama che le si apriva dinanzi, con la città che si preparava per la notte, un lieve sorriso appena accennato ad incresparle le labbra.
Erano passati dieci anni e sembrava solo ieri quando aveva ricevuto quella lettera. L’aveva letta talmente tante volte da scolpirla nella memoria, lettera dopo lettera, eppure, ogni volta che ne riportava a galla qualche frammento, il cuore le si stringeva in una morsa dolorosa e sentiva spezzarsi il respiro.
“So che non potrò tornare a casa finchè Klaus sarà in vita. Tenterà sempre di uccidermi, e tu non smetterai mai di proteggermi. Quindi l’unico modo per assicurarmi che tu stia bene è quello di partire e di non tornare mai più.”
Partire e non tornare mai più. Tyler aveva mantenuto la promessa, poiché da allora non lo aveva più visto né sentito. Era stato come cancellato, inghiottito dal nulla, eroso dal tempo e dalla distanza.
Per un periodo si era illusa di poter andare avanti, rifarsi una vita, dimenticare.
Ma come poteva dimenticare l’amore che aveva provato e che ancora provava per lui? Come poteva cambiare vita essendo bloccata per sempre nel tempo, giovane e bella e con un’eternità di ricordi davanti?
Quel “Ti amerò per sempre.”, amaro finale di quella maledetta missiva,continuava a vorticarle nella testa senza freni. Sperava -sapeva forse?- che fosse una promessa di un ritorno, una piccola illusione atta a mantenere viva una speranza, una fedele ancora cui aggrapparsi quando il suo mare tranquillo e calmo iniziava ad incresparsi in bianche onde spumose.
Un soffio di vento fresco la riportò di nuovo alla realtà. Scosse la testa, perdendosi a ricordare Mystic Falls, e le sembrò di averci vissuto in un’altra epoca. Era fuggita anche lei da quel posto, da quelle strade polverose che gli ricordavano lui e la sua vecchia vita.
Non era mai più tornata lì, non si era mai più voltata indietro.
Mystic Falls doveva rimanere sepolta nella sua memoria come una piccola macchia del suo passato, una flebile traccia che la riportava ai suoi giorni di normale adolescente. Sarebbe stata una cicatrice che le avrebbe sempre ricordato chi era e cosa era diventata, e chi aveva perso, lasciato indietro, abbandonato.
Così, libera, aveva girato il mondo. Aveva visto città stupende, imparato nuove lingue e tradizioni, provato qualche sport estremo e bizzarro, fatto shopping nelle più belle boutique del pianeta, vissuto notti intense in qualche discoteca di quartiere, incontrato una moltitudine di persone come lei e opposte a lei, vampiri e umani.
Aveva fatto di tutto pur di non pensare.
Ma, ogni 20 marzo, il primo giorno di primavera, amava tornare a Parigi, la città dell’amore.
Amava illudersi di essere una semplice studentessa diciassettenne in visita turistica, amava inoltrarsi tra i vicoli caratteristici del quartiere degli artisti, amava passeggiare sul lungo-Senna fingendo di provare ancora piacere nel gustare un gelato alla crema o un croissant al cioccolato.
E poi amava la Torre Eiffel di notte, illuminata dai fari artificiali, così immensa e solida, eterna. Un po’ come lei. E un po’ come quell’amore che avrebbe tanto voluto fosse durato per l’eternità, e che invece era durato lo sprazzo di un temporale estivo, improvviso e breve, ma che ti impregna la pelle, le ossa, l’anima. Che ti corrode dentro.
Una nuova folata di vento le spostò una ciocca di capelli sul viso e Caroline si accorse che il cielo era diventato scuro e le luci della città si erano accese, illuminandola come dei piccoli fari rassicuranti in un grande mare. Rientrò in stanza e si decise ad uscire per la sua solita passeggiata solitaria per gli Champ Elisee.
Aveva bisogno di non riflettere, di non pensare, di non ricordare.

Dimmi che siamo ancora io e te,
che il tempo e la distanza non ci divideranno mai.
Dimmi che fuoco vive dentro te,
feriscimi, stupiscimi.
Dimmi che mi vuoi.


Caroline percorse due volte il grande viale illuminato a giorno, sorridendo a qualche coppietta solitaria che incrociava. Quanto avrebbe voluto che anche Tyler fosse lì con lei, piuttosto che in qualche antro sperduto, costretto ancora a nascondersi per sopravvivere.
Non era giusto.
Anche dopo tutto il tempo trascorso, Caroline non accettava quella situazione, la capiva certo, ma non la condivideva. Che vita era quella di Tyler? Sempre a fuggire, a nascondersi, a voltarsi indietro con la paura del nemico che ti attanaglia le viscere. Quello è sopravvivere, ma non è vita.
La vampira vagò ancora per qualche metro lungo il viale e poi si sedette su una panchina, incrociando le braccia e chiudendo gli occhi. Era bello crogiolarsi nei ricordi, anche se una volta tornati al presente faceva sempre male capire che erano solo sogni, illusioni.
D’un tratto sentì una presenza dietro di sé, ma non avvertì pericolo, così rimase immobile, le palpebre serrate, la memoria persa di nuovo in qualche vecchio ricordo.
“Care…”
La vampira sussultò, spalancando gli occhi di scatto. Quella voce… quella voce che ancora le riecheggiava nella mente.
Non poteva essere.
Per un attimo ebbe paura di voltarsi e scorgere il vuoto, paura di stare sognando, di essersi ancora immaginata tutto. Quante volte, di notte, si era svegliata convinta di aver sentito quella voce? E quante volte era rimasta delusa non scorgendo nessun volto familiare, nessun volto desiderato e atteso? Tante, troppe volte.
La sua mente la traeva in inganno, il suo cuore però le diceva di voltarsi. Così si fece forza e si voltò. E i suoi occhi di cristallo incontrarono una figura scura, in penombra, con due occhi neri come il buio che la scrutavano insistentemente, scintillando famelici nell’oscurità.
Non ci fu bisogno di altro.
Caroline si alzò fulminea e si scaraventò addosso alla figura nera, stringendogli le braccia al collo con tutta la forza di cui era capace. Sentiva che se avesse lasciato la presa, tutto sarebbe svanito e lei si sarebbe ritrovata di nuovo sola con le sue fantasie.
“Ty-Tyler…” sussurrò sul suo collo, venendo circondata da due braccia forti.
Si aggrappò a lui con disperazione, sentendo una mano tra i capelli che l’accarezzava gentile e alcune parole indistinte mormorate al suo orecchio.
Ma Care era troppo felice e stordita per ascoltare. Continuava a stringere spasmodicamente le braccia intorno al collo di Tyler e a nascondere la faccia sulla sua spalla. Ispirava il suo profumo, quel profumo che non aveva mai dimenticato, e si beava del calore emanato da quel corpo, sentendo anche il suo cuore scaldarsi e accendersi come fiamma viva.
Finalmente, si sciolse dall’abbraccio e lo guardò in viso. Non era cambiato, era sempre il Tyler che ricordava, come se fossero passati pochi giorni e non anni dal loro ultimo incontro. Capì che si era costantemente trasformato, per rallentare la sua crescita e restare un ragazzo. Per rimanere uguale all’immagine che lei aveva impresso nella memoria.
“Mi sei mancata.” le soffiò sul viso, stringendoglielo tra le mani e scrutandola con attenzione.
Caroline sorrise, incapace di dire qualcosa. Era stupita di vederlo lì, credeva ancora di trovarsi in un sogno, eppure lui era reale. Gli sfiorò il viso con i polpastrelli, seguendo il profilo della mascella, sorrise e poggiò le mani sulle sue spalle, osservandolo dritto negli occhi. Si guardarono a lungo, studiandosi con minuzia, ricalcando con gli occhi lineamenti disegnati tante volte nella mente, di notte, al buio, da soli e lontani chilometri.
E allora arrivò il bacio, intenso, forte, passionale, come loro due e il loro amore. E sembrò che cancellasse tutto, dolore, rabbia, frustrazione, pericolo, tutto sparito in quel breve attimo di felicità ritrovata, di paradiso riconquistato. 

E stringimi, fammi respirare te.
Ascoltami, cerca di capire anche me.
E dimmi che, senti ancora come me,
la fiamma che forte brucia dentro te.

Caroline non riuscì a ricordare come erano finiti nella sua stanza d’albergo. Non ricordava di essersi mossa dagli Champ Elisee, non ricordava se fossero saliti con l’ascensore, per le scale o volando, non ricordava quando i vestiti di entrambi erano spariti. Sapeva solo che Tyler era lì, adesso, e questo le bastava.
Lo strinse forte, rotolando tra le lenzuola fresche di bucato, incapace di smettere di sorridere e di baciargli le labbra, gli occhi, le gote, le mani, le spalle.
Si sussurravano parole sciocche e melense, e ridevano come due bambini, continuando a volteggiare tra quelle lenzuola bianche come nuvole, su quel letto troppo grande per una persona sola.
E poi non ci fu più bisogno di parlare. Ci furono solo le mani di Tyler ad accarezzarla piano, gentile, delicato e le sue labbra a sfiorargli il collo e le spalle e ogni centimetro della sua pelle di alabastro. E a Caroline non restò che annegare in quel mare dolce come il miele, perdendosi tra sospiri e gemiti, fingendo che tutto sarebbe andato bene e che sarebbero rimasti insieme, questa volta per sempre.
La stanza sparì, Parigi e le sue luci sparirono, e ci furono solo loro due, due corpi che si cercavano bramosamente, che si volevano con forza e che si completavano perfettamente su quel mare bianco di nuvole, lontani dalla terra, dai problemi, dalla vita.
Come pezzi di un vecchio puzzle mai finito, adesso si erano ritrovati, pronti a completare l’opera. Pronti a tornare a vivere.

Come una tempesta che si dirige qui lenta e stabile,
io però ti aspetterò e resterò qui
qui per te
qui per te.
 

Caroline si accoccolò stretta tra le braccia di Tyler, il capo appoggiato sul suo petto, cullata dal battito regolare del suo cuore. Le sembrava di essere una sopravvissuta, superstite di una lunga battaglia finalmente vinta.
Non si erano parlati, spiegati o chiariti, ma ci sarebbe stato tempo per le parole, i pianti, gli insulti, le grida, le scuse. Il tempo, a loro, non sarebbe mai mancato.
Adesso voleva solo credere che fosse tutto reale e vero, non una semplice parentesi di normalità, ritagliata su un piccolo foglio sgualcito. Ma Caroline sapeva già che questa volta non sarebbe finito tutto con un nuovo addio, perché lei non avrebbe più lasciato Tyler da solo. Sarebbe fuggita con lui, si sarebbe nascosta con lui, gli avrebbe guardato le spalle e lo avrebbe protetto da ogni pericolo. Era quella la vita che voleva. Era quella la vita che aveva sempre voluto, essere al suo fianco in ogni momento. Combattere con lui, combattere per lui, combattere per loro.
Alzò il viso, osservando il volto sereno di Tyler, già immerso nel mondo dei sogni, e gli accarezzò dolcemente la fronte. Tra quelle braccia si sentiva sicura, protetta, amata e neppure la morte e il dolore adesso le sembravano spaventosi e sinistri, ma le apparivano come pallidi riflessi di una vita non ancor vissuta o forse di una vita già finita e pronta per ricominciare. Si sentiva come dinanzi ad un foglio bianco con in mano una moltitudine di pastelli colorati. Spettava a lei disegnare la sua storia, la sua vita, i suoi sogni. A lei, solo e soltanto a lei.
Caroline tirò su un lenzuolo per coprire entrambi e sbirciò dal balcone Parigi e il cielo quasi rosato, nunzio di un nuovo giorno, e si decise a chiudere gli occhi per riposare.
Si accoccolò nuovamente su Tyler, e non trovò nessun posto più bello delle sue braccia forti e del suo petto caldo.
Era quella la sua casa.
 
Dimmi che siamo ancora io e te,
che il tempo e la distanza non ci divideranno mai.
Dimmi che fuoco vive dentro te,
feriscimi, stupiscimi.
Dimmi che mi vuoi.
[BHC – Dimmi]

 

 

Note: 
Mia primissima, e credo anche ultima, Forwood! Ho rivisto la scena in cui Caroline riceve la lettera di addio di Tyler (4x17) ed è uscita questa cosina qui! Ci tengo a precisare che io non amo questa coppia (sono una fan del Maroline!) e ancora adesso mi chiedo come mi sia uscita una cosa del genere!xD Spero comunque che vi possa piacere!
Un bacio! :)

Giraffetta

  
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