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Autore: RAFAERA99    19/06/2013    1 recensioni
Una promessa tra un demone ed il diavolo, i misteri di una famiglia apparentemente normale, un amore impuro. Il segreto oscuro e straziante che Damon, innamorato di una dolce e incantevole creatura, deve mantenere. La storia di un amore prescelto dal destino, che va oltre i confini della Terra.
''Il bacio è avvenuto. il veto tra un demone e un angelo è stato violato. E' per un bacio che inizierà la lotta tra LUCE ed OSCURITA' ''
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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CAPITOLO 1 - I FRATELLI SALVADOR
 

SALVE A TUTTI!!!!! Siamo state in due a scrivere questa storia. Per favore non abbiate troppe pretese... è la prima storia in assoluto che pubblichiamo -.-". Speriamo che il primo capitolo vi piaccia. Buona lettura!!! ;)
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Capitolo 1- I fratelli Salvador
Punto di vista _ Damon Salvador
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Era una mattina come tutte le altre, con l'unica differenza che quel giorno si respirava aria di festa, tipica del mese di Dicembre: tra poco sarebbe arrivato il Natale. Già il Natale. Quando penso a questa ricorrenza mi viene in mente una sola cosa: gli Angeli. Puntualmente un brivido ( quasi di disgusto ) mi percorre la schiena. Con le braccia incrociate sul petto aspettavo la mia sorellina, Dahlia, per incamminarci insieme verso scuola. Aspettai qualche minuto e finalmente in tutta la sua bellezza scese dalle scale proseguendo con passi lenti e leggeri: i capelli biondi erano raccolti in una treccia,indossava vestiti caldi. Era splendida.
La fissai a lungo però all'improvviso i suoi occhi color del cielo, incrociarono i miei e fui costretto a distogliere lo sguardo per non far notare il mio rossore. Arrivò di fianco a me, il suo respiro era caldo e il battito del suo cuore puro , era veloce, percepibile all'udito .
<< Come sono questa mattina? >> mi chiese facendo un piccolo giro su se stessa Limitai a girare la faccia fingendo di non aver sentito, quella mattina era stupenda come sempre , ma nonostante le volessi troppo bene mi comportavo in modo molto freddo con lei e quando notavo il suo sguardo deluso, quasi rassegnato, mille pugnali assalivano il mio cuore; ma sapevo che dovevo restarle lontano per proteggerla. Nel cammino verso scuola, passeggiavamo uno accanto all'altro, in silenzio come se non avessimo nulla di cui parlare. Invece io avevo tante, troppe cose da dirle. " Lei doveva sapere che io ... sì insomma che io..." I miei pensieri furono brutalmente interrotti da una voce che chiamava Dahila, la mia dolce Dahila... Mi girai prima di lei, e tirai un sospiro di sollievo nel notare che non era stato un ragazzo a chiamare mia sorella, bensì la sua amica Adele. Divenni tutto rosso sotto lo sguardo interrogativo di lei che probabilmente aveva notato il mio turbamento. Sbuffando, continuai ad incamminarmi verso scuola lasciando le due ragazze, alquanto interdette dal mio strano comportamento, dietro di me mentre Dahila urlava: << Aspettaci Damon! Non lasciarci indietro! >>. Io risposi in modo freddo ( come sempre tra l'altro ): <
>. Sentì Dahila dietro di me sbattere un piede per terra con i pugni chiusi, urlandomi di rimando: << Antipatico! >>.
Il mio cuore perse un battito, perchè dovevo farmi odiare così dalla persona alla quale tenevo più al mondo? Era possibile che una creatura potente come me potessee sentirsi così...così...stupido? Non frequentiamo la stessa classe, avendo un anno di differenza (io 17 e lei 16); ma durante le lezioni i miei pensieri, la mia mente, il mio cuore sono sempre con lei. Chi riuscisse a capire i miei sentimenti, probabilmente mi definirebbe un maniaco. Non sanno quanto si sbagliano... Quel giorno quando suonò la campanella che stabiliva l'inizio della ricreazione, uscii dalla mia classe per consumare la merenda sotto quello che ormai era diventato il mio "rifugio": nel cortile della scuola si stagliava alto tra gli altri un albero di ciliegio, davanti ad esso scorreva un piccolo fiume (i vantaggi di vivere in un bel paesino di campagna).
Mi stesi ai piedi del suo enorme tronco quando udii il rumore di passi leggeri, ma allo stesso tempo decisi: Dahila. Decisi di far finta di niente e rimasi con gli occhi chiusi, finchè lei non si buttò letteralmente addosso, facendomi sobbalzare (ogni volta riesce sempre a prendermi alla sprovvista, lei è l'unica che ne è capace). << Prendila come una piccola vendetta, per come mi hai trattata questa mattina >>, disse con una finta aria offesa. E come se non fossi stato più in grado di trattenere quella parola che mi premeva sulla bocca da tanto tempo, le dissi con voce flebile :<< Scusa... >. Lei sgranò gli occhi, io che mi scusavo con lei... no, non era proprio possibile! E con una dolcezza che solo lei sembra possedere, mi sorrise, il più bello ed innocente sorriso che qualcuno mi avesse mai rivolto; aggiunse poi:<< Non ti devi preoccupare, io scherzavo. Ormai io ci ho fatto l'abitudine >> Si tappò la bocca, pentita di aver pronunciato quella frase. Io infatti, nell'udirla mi ero girato di scatto nella sua direzione e adesso la stavo guardando con un'espressione sconsolata e preoccupata. Questa volta fu lei a scusarsi: << No, non intendevo dire che tu mi hai trattata con freddezza così tate volte, che io ho imparato a conviverci, no aspetta non intendevo dire neanche questo... Bhè ecco...io intendevo dire che... >>. Era esilarante osservarla diventare tutta rossa per l'imbarazzo, mentre tentava di giustificare quella frase che mi aveva tanto offeso.
Accennai un sorriso di sghembo e interruppi i suoi vani tentativi di scusarsi, afferrandola per una mano e attirandola a me. La strinsi in un dolce abbraccio atteso da sempre che dette sfogo a tutti i miei sentimenti, avevo voglia di sentirla mia soltanto. Lei in un primo momento rimase interdetta e poi partecipò a quell'abbraccio appassionato dicendo:<< Oh ma quanto è dolce oggi mio fratello" >>. "Fratello“... quella parola suscitò in me una strana sensazione di disgusto, quasi fastidio. Rafforzai la mia presa su di lei, mentre le sue guance si tingevano di rosso: quello non poteva certo definirsi un abbraccio fraterno, comunicava sentimenti che andavano ben oltre l'affetto familiare, ma a me non importava.
Quell'abbraccio era la cosa più bella e dolce che mi fosse mai capitata.
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Se avete qualche consiglio da darci,per favore fatecelo sapere con un commento XD.
AL PROSSIMO CAPITOLO!!!!

 

  
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