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Autore: Elizabeth_Lovegood    19/06/2013    13 recensioni
Credevo di essere una normale ragazza di 16 anni, beh " normale " è un parolone considerando il fatto che ero e rimango un' anticonformista per eccellenza, ma di certo credevo di appartenere per lo meno al mondo degli umani e invece no.
Mi presento sono Ellie Stevenson, sono una semidea, amo la musica Metal e sì mio padre è veramente un dio greco; no, non sto scherzando.
Se credete che sia forte discendere da un potente dio immortale vi sbagliate... e va bene lo ammetto, all'inizio è una cosa fighissima ma i problemi arrivano dopo, quando ti ritrovi ad essere la chiave per la riuscita di un impresa a dir poco folle.
Ebbene sì, l'olimpo è un altra volta in pericolo ( tanto per cambiare) e questa volta tocca a me, ai miei amici e anche all'insopportabile Nico Di Angelo riuscire a placare la nuova minaccia che man mano sta facendo sparire dei e semidei come se niente fosse.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Talia Grace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi diverto un po' con la polvere pruriginosa


















Mi sveglio di soprassalto, mettendomi a sedere di scatto ed asciugandomi il sudore dalla fronte.  Maledetti incubi, è da quando ho memoria che le mie notti sono popolate da questi orribili sogni che alle volte, al mattino, neanche ricordo completamente. Scosto violentemente le coperte dal mio corpo e sbuffo pesantemente al pensiero di un altro giorno di scuola da affrontare. Almeno oggi non sarò costretta a fingere di stare attenta alle lezioni visto che c'è la gita, mi autoconvinco, dirigendomi verso l'armadio e prendendo un paio di jeans scuri e la mia adorata maglietta degli Avenged Sevenfold.
- Ellie è pronta la colazione. - urla mia madre dal piano di sotto, con il suo tono di voce così alto da penetrare nelle orecchie facendo diventare sordo chiunque l'ascolti ; oh che toni soavi da udire di prima mattina.
- Sì mamma, mi lavo e scendo. - dico correndo verso il bagno e chiudendo la porta alle mie spalle.

Scendo le scale dopo una decina di minuti, rischiando di inciampare a causa delle scarpe da ginnastica allacciate male e scocco un bacio sulla guancia di mia madre, che rimane piacevolmente stupita dal mio gesto.
Di solito mi limito ad un breve cenno con la testa come segno di saluto e poi mi butto sulla sedia con l'espressione di chi deve andare al patibolo.
Beh, diciamo che il mio entusiasmo per la scuola è pari a 0. Infatti non mi sento a mio agio all'interno della classe anche perché non sono il tipo persona amichevole ed espansiva che riesce a parlare con chiuque sfoderando sorrisi di cortesia.
Ma alla fine non mi interessa, l'unica cosa della quale ho bisogno sono le mie adorate cuffie e il lettore Mp3, la musica è tutto ciò che mi importa.

- Ehi vedo che sei di buon umore. -  dice alzando gli occhi dai fogli che sono sparsi sul tavolo in maniera disordinata.
- L'unica cosa buona è che almeno per oggi non dovrò stare a sentire i vaneggi della prof di storia. E' totalmente svitata. Alle volte si mette anche a parlare da sola e poi pronuncia frasi senza senso che farebbero concorrenza solo alle cretinate che dice la Cooman.* - dico sbadigliando, versandomi un bicchiere di succo d'arancia e addentando voracemente i pancakes che ho sul piatto.
Mia madre ridacchia divertita e continua imperterrita a leggere.
-  Stai ancora lavorando a quella pratica legale? - chiedo distrattamente osservandola mentre tenta di versarsi una tazzina di caffé senza far cadere la bevanda sulla pila di fogli.

Anche se ha solo 35 anni, mia madre è già uno dei migliori avvocati di tutta New York, infatti a causa di questo è sempre molto indaffarata e piena di lavoro da fare. Al contrario di me è una persona brillante, solare, dolce ed ha una bellezza strabiliante. Ha gli occhi  azzurri, grandi ed espressivi, i capelli castani ondulati e lunghi e un portamento da modella. Mi chiedo ancora come sia possibile che da una donna come lei sia uscita io, una ragazza dal carattere totalmente opposto e che di certo non possiede la sua grazia.  Spesso mi guarda negli occhi e sorride in maniera nostalgica; dice che ho gli stessi occhi blu scuro e lo stesso sguardo furbo e misterioso di mio padre.  Mi chiedo ancora come faccia a pensare costantemente ad un uomo che l'ha abbandonata, lasciandola da sola a crescere una bambina di appena un'anno e lei mi risponde sempre che un giorno capirò tutto.
Ma tutto cosa?

- Sì purtroppo la cosa sta andando per le lunghe. - risponde riponendo i fogli dentro la sua ventiquattrore, prendendo poi un cornetto e cominciando a mangiarlo velocemente. Finisce dopo qualche minuto, mentre io sono ancora intenta ad ingozzarmi di pancakes.
- Smettila di mangiare, è tardi ! Sbrigati o perderai il pulman per la gita. - dice togliendomi i pancakes dal piatto e spingendomi verso la porta.
Sbuffo sonoramente ed esco di casa di malavoglia, per dirigermi alla Shakespear Accademy ; la mia prigione.
Cammino piano, con le cuffie nelle orecchie osservando tutto ciò che ho intorno. Vedo una macchina rossa fuoco sfrecciare a tutta velocità  mentre il conducente parla indisturbato al telefono, sorridendo e sghignazzando. In un attimo vedo la stessa macchina capovolta, il tizio che vi era dentro disteso a terra ed il lieve sole mattutino sostituito da un forte sole pomeridiano. Scuoto forte la testa e noto che la macchina si allontana da me a tutta velocità; non è successo niente.

Fantastico ! Oltre all'essere iperattiva e dislessica, la mia mente si diverte a giocarmi brutti scherzi anche di prima mattina.
Questa giornata non poteva cominciare meglio, davvero.
Mi rimetto in cammino e dopo qualche minuto raggiungo la scuola. Aspetto nel cortile che arrivi il pulman e nel frattempo arrivano i componenti della mia classe che non mi calcolano minimamente e continuano a discutere fra loro, lanciandomi occhiatine di tanto in tanto.
Li guardo male, poi focalizzo la mia attenzione sull' mp3 e faccio partire la mia canzone preferita " Numb " dei Linkin Park. Chiudo gli occhi, incantata dalla musica e non mi accorgo delle tre ragazze che si avvicinano a me con il loro solito sorrisino palesemente falso sul viso. La prima ha gli occhi azzurri e le ciglia lunghe e folte palesemente finte, i capelli biondo platino e il naso all'insù. Le altre sono entrambe more con gli occhi verdi e sembrano totalmente alle dipendenze della prima, tanto che non muovono un passo se prima non lo fa la capo gruppo.  Le osservo scocciata e mi tolgo le cuffie di malavoglia, per sentire cosa diamine vogliono dirmi.
- Oh Stevenson quel ragazzo laggiù ti osserva da un bel po' . - dice l' oca platinata che ho davanti, ridendo come un'idiota ed indicandomi il ragazzo, che era appoggiato al muro e mi fissava senza battere ciglio. Si avvicina lentamente a me mentre le tre ochette si mettono a ciarlare fra di loro, saltellando eccitate. Io mi limito a guardarlo attentamente e rimango sorpresa nel vedere due occhi di uno strano colore blu tendente al nero, osservarmi, mentre le sue labbra si piegano in un sorriso che sembra più un ghigno.

- Mi chiamo James. - dice porgendomi la mano, continuando a ghignare.
- Io sono Ellie. - dico soltanto, senza stringergli la mano, sospettosa.

Non so quegli occhi mi ricordano qualcuno, ma non so bene chi. Mi sembra di conoscerli, di averli visti da qualche altra parte oltre che nel mio viso.
Sì, i miei occhi sono dello stesso colore di quelli che possiede il ragazzo che ho di fronte.

- Oh non c'è bisogno che ti presenti, so bene chi sei. - dice ancora scuotendo i capelli neri e lisci.
Assottiglio lo sguardo e lo fulmino con gli occhi.
- Non mi sembra di averti mai visto e adesso scusami ma non mi va proprio di starti a sentire. - dico scocciata, mentre le mie compagne di classe mi guardano allibbite.
Lui si limita a ridere di gusto e nel frattempo io mi dirigo verso l'autobus che è appena arrivato. Mentre cammino lo sento borbottare qualcosa che non riesco a comprendere, ma appena mi volto per rispondergli non vedo più nessuno. Sembra essere sparito nel nulla. Scuoto la testa ancora una volta; certo che oggi non è proprio giornata, prima la macchina e adesso compare dal nulla un misterioso tizio che sconvolge gli ormoni delle mie compagne idiote e che poi sparisce di colpo come se fosse un fantasma.
Salgo svogliatamente sul pulman e mi siedo da sola, lontano dai componenti  della mia classe. Sento le tre ochette parlare fittamente dal sedile dietro il mio e non posso fare a meno di mettermi le cuffie per evitare di ascoltarle. Una di loro mi chiama toccandomi una spalla, così tolgo ancora una volta le cuffie dalle mie orecchie e lancio un occhiata assassina nella loro direzione. Che scocciatrici, perchè non mi lasciano in pace come hanno sempre fatto da un anno a questa parte?
- Che volete? - dico brusca.
- Oh ma io non so capisco proprio perchè quel figo abbia deciso di parlare con te, insomma sei così scontrosa ed antipatica, uffa qual è il tuo segreto? Voglio un ragazzo bello come quello che ho visto oggi.  - mi chiede tentando di fare la gentile.

Gentile?! Gentile un corno, quella è totalmente andata. Mi chiedo ancora se quelle tre insieme riescano a racimolare almeno un cervello intero ma credo proprio che non sia così visto che le altre due ragazze more non fanno altro che tacere, ridendo ad ogni minima battutina della capo gruppo.

- Segreto? Allora per essere cercate dai ragazzi fighi vi consiglio di mettervi addosso una maglietta con delle scritte in inglese simile alla mia. Ecco ne ho giusto tre che fanno al caso vostro. Attirano un mucchio di bei ragazzi. - dico ghignando.
- Oh grazie. - mi dicono in coro.

Oh poverine, non sanno che avevo preparato delle magliette piene di polvere pruriginosa giusto per farmi qualche risata durante questa noiosissima gita. Sorrido sadicamente al pensiero di quelle tre galline che si dimenano come forsennate in preda al terribile prurito e mi rimetto le cuffie, soddisfatta. Mai sfidare la mia pazienza, mai.

L'autobus viene messo in moto dal conducente, ma prima che questo riesca a partire, un ragazzo alto, con i capelli castani  e ribelli, gli occhi neri che sembrano leggere dentro e l'aria misteriosa, sale sul pulman con l'espressione corrucciata di chi sembra cercare qualcuno in particolare. Le mie compagne si sporgono dal sedile per cercare di vederlo meglio e alcune gli fanno anche cenno di sedersi vicino a loro. Il ragazzo le ignora bellamente e si siede nel sedile di fronte al mio. Mi guarda un attimo e poi si gira, puntando gli occhi fuori dal finestrino, incurante di tutti gli sguardi che gli lanciano le altre ragazze.
Dal sedile dietro al mio le tre oche non possono fare a meno di mormorare eccitate, infilando alla svelta la maglietta che prima le avevo dato e ammiccando verso il ragazzo, che si era appena girato nella nostra direzione.

Un ghigno si apre sul mio viso. Oh sì finalmente arriva l'ora del divertimento.


Mi giro verso di loro per godermi meglio la scena e solo in quel momento noto il ragazzo moro che di alza e si siede vicino a me. Lo guardo scocciata, mentre lui mi rivolge un sorrisetto sardonico. Sa di avermi infastidita e si diverte pure il maledetto. Lo trafiggo con lo sguardo ma lui si limita a ridacchiare accomodandosi meglio sul sedile accanto al mio, mentre le tre galline cercano in tutti i modi di attirare la sua attenzione. Afferra l'mp3 che avevo lasciato sul sedile e se lo rigira fra le mani, fregandosene altamente del fatto che quell'oggetto non gli appartiene. Glielo tolgo dalle mani con rabbia. Nessuno può prendere le mie cose senza il giusto permesso.

- Come diamine ti permetti di prendere le mie cose?- chiedo scocciata, incrociando le braccia al petto.
- Non capisco proprio come fai ad ascoltare questo genere di musica, è così rumoroso e fastidioso. -  dice ignorando la mia domanda e studiandomi con lo sguardo.
- Stai zitto e sopratutto non giudicare i gusti altrui. Queste canzoni non solo hanno un significato stupendo, ma danno anche la forza che serve ad ognuno di noi per andare avanti ogni giorno. - rispondo convinta.
- Ah ho capito, sei una di quelle depresse che odiano il mondo e che si rifugiano nella musica assordante. In questo caso ti capisco. - dice con noncuranza.
- Oh sì caro, lei è solo una depressa, quindi ti consiglio di lasciarla perdere e di stare un po' con noi. - interviene l'oca bionda ammiccando.
Il ragazzo non la degna di uno sguardo e continua ad osservare me.
- Non sono depressa  e poi tu che ne sai? Mi conosci solo da pochi minuti. Ah un altra cosa, smettila di fissarmi. - dico acida.
Lui si limita a scuotere la testa divertito e poi si gira verso le tre oche, che avevano appena cominciato a grattarsi.
Ghigno soddisfatta della mia opera e rimango ad osservarle mentre si dimenano, lanciando urletti e grattandosi a vicenda.
- La vendetta è la migliore arma. - sussurrò.
- Lo sapevo che tutto questo era opera tua. Ora non ho più dubbi. - dice il ragazzo.
- Dubbi su cosa? - chiedo perplessa.
- Come ti chiami? - mi chiede tentando di cambiare discorso.

Certo che questo tizio è davvero strano, non ho mai conosciuto una persona così irritante ed enigmatica allo stesso tempo.

- Mi chiamo Ellie Stevenson. - dico scocciata dal suo comportamente.
Il ragazzo mi osserva sorridendo trionfante.
- Io sono Nico Di Angelo.- si presenta infine.








* Chiaro riferimento alla famosa saga di Harry Potter.
 

















* Angolo Autrice *

Ciao a tutti ! Questa è la prima long che pubblico su questo fandom, spero che vi sia piaciuto questo capitolo.
Lasciatemi quelche recensione; sono curiosa di sapere il vostro parere.
Un grande abbraccio,


Elizabeth_Lovegood

  
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