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Autore: Ardespuffy    04/01/2008    4 recensioni
Ti disarmo con un sorriso. E ti lascio come hanno lasciato me, ad appassire nel diniego. L'amarezza di chi è rimasto solo...
Perchè gli anni bruciano.
L'assassino che c'è in me è lo stesso che c'è in te.
Aphrodite e Deathmask. Dal primo all'ultimo atto.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disarm you with a smile

Disarm you with a smile

And leave you like

they left me here

To wither in denial…

 

(Ti disarmo con un sorriso

E ti lascio qui

come hanno lasciato me

Ad appassire nel diniego…)

 

 

 

 

Disarm

 

L’estate era arrivata.

E il tempo era scaduto. 

Scivolò su un gradino dopo l’altro, il passo felpato d’un predatore e leggiadro di una preda.

Si arrestò alle porte del quarto tempio ed espanse il suo cosmo.

Lui c’era.

Oltrepassò la soglia ed istintivamente storse il naso. La vista di quelle maschere di morte poste come cruenti suppellettili feriva puntualmente il suo spiccato senso estetico.

Sorrise tra sé. C’era una sola maschera di morte su cui potesse posare lo sguardo senza ribrezzo.

Ed era lì, davanti a lui.

Fermò i propri passi e attese.

Un piede bardato d’oro calciò con foga un piccolo sasso.

Che sei venuto a fare?”

Aphrodite ghignò.

Dentro stava urlando.

“E’ forse questa l’accoglienza da riservare ad un amico in partenza?”

Deathmask badò a rimarcare le distanze, voltandogli le spalle per osservare il Santuario tra le colonne.

“Allora avevo visto giusto. Te ne vai.”

Il principe delle rose annuì, per quanto l’interlocutore non potesse vederlo: “Il mio addestramento non è ancora del tutto concluso. Era già stabilito che ritornassi in Svezia dopo l’investitura ufficiale.

Silenzio.

Vi sono tanti tipi di silenzio. V’è quello imbarazzato, dettato dal disagio. V’è quello grave, come dopo un litigio. V’è quello confortevole, per chi si conosce tanto da non necessitare di parole.

E poi v’è il silenzio di Deathmask.

Silenzio di fumo.

Aphrodite restò a contemplare, per metà sedotto, per l’altra contrariato, la miccia della sigaretta bianca che tutto il tempio pareva illuminare.

Chi con noncuranza la stringeva tra le dita guardava lontano, oltre le bianche vette delle altre Case, come a cercare la stessa presenza di Atena sulla Meridiana infuocata.

O forse fissava nel vuoto.

Uno sbuffo avido e fumoso riempì l’aria d’esasperazione.

E allora passa.”

Un sottile sopracciglio turchino s’inarcò, discrepando per un attimo la fronte immacolata:

“Passa?”

Occhiata obliqua.

A chi è ancora indegno di veder altro se non il suo profilo.

E’ per questo che sei qui, no? Devi attraversare.” Ennesima boccata.

Ebbene, Deathmask di Cancer ti concede il permesso di superare la Quarta Casa. Ora sparisci.”

Aphrodite esitò.

Per un lungo istante.

Poi scosse la testa, un sorriso condiscendente sulle labbra carnose:

“Non funziona così, amico mio. Non ho bisogno del tuo permesso per uscire da questo posto.

Deathmask scagliò con rabbia il mozzicone oltre il colonnato. La scintilla fiammeggiante descrisse una parabola nel cielo, prima di precipitare come inghiottita dalla luce.

“Se sei così superbo da pensarla in questo modo, a maggior ragione puoi toglierti di torno.

Ancora non lo guardava.

Troppo orgoglioso per ammettere una sconfitta che stava per schiacciarlo.

Aphrodite sorrideva.

Non poteva farci nulla. Lo trovava irresistibilmente ironico.

“E’ dunque questo ciò che mi è lecito attendermi da te, nobile Cavaliere?”

La violenza con cui Deathmask si volse fu tale da farlo quasi trasalire. Quasi, si badi bene.

“Cosa cazzo ti aspettavi, eh??! Come diamine…??

Tacque, colto alla sprovvista dalla temuta realizzazione.

Aveva perso.

Ed era stato il sorriso di ghiaccio su quel volto femmineo a decretare la sconfitta.

Laviche ondate d’ira parvero erompere dal nulla dentro di lui, invadendo l’intero corpo come un cancro distruttivo.

Aphrodite vide e seppe. Che se in quell’istante avesse tirato troppo la corda si sarebbe ritrovato sulla bocca dell’Ade prima ancora di distinguere l’attacco.

Cancer distolse lo sguardo, pronto al bieco castigo dell’umiliazione in solitudine:

“Vattene.”

Il Cavaliere delle rose si concesse un’ultima occhiata.

Deathmask. L’amico. Il compagno. L’antagonista. L’incubo nel sogno.

Croce e delizia.

Filo rosso del destino.

Rosso sangue per un fato di morte.

Ruotò sui tacchi, fiero ed eretto nonostante il peso dell’armatura che recava sulle spalle.

E quello, ben più considerevole, che gli albergava in petto.

Deathmask osservò la figura aggraziata oltrepassarlo.

E tremò.

Oramai hai già perso, amico.

Uno scatto.

Aphrodite si sentì afferrare il braccio con inusitata forza.

Fu costretto ad una grottesca giravolta che sbilanciò il carico del Cloth. Aprì la bocca per protestare, ma tutto ciò che riuscì a emettere fu un gemito strozzato.

Soffocato dalle labbra di Cancer sulle sue.

Lo scrigno dell’armatura si sganciò definitivamente dal suo alloggio, schiantandosi al suolo polveroso. Potè quasi sentire un lamento di dolore dal volto di cadavere che era stato colpito nell’impatto.  

Deathmask lo attirò a sé con foga, un braccio intorno alla vita, l’altro fra i capelli, senza mai smettere di saggiare quelle labbra truccate con le proprie. Avidamente, con ansia febbrile. Eppure, in qualche assurdo modo, con dolcezza.

Fu Aphrodite a schiudere la bocca per primo, lasciando la lingua libera di esplorare e giocare con l’altra.

Che le porte dell’Ade si spalancassero pure, per loro.

Quell’unico istante di lussuria valeva bene l’eterno tormento.

Avvinti l’uno all’altro, più vicini che mai. Calore nella fusione della pelle accaldata.

Sapeva di fumo, Deathmask.

Agrodolce, come il suo sorriso.

Sentire le sue mani forti massaggiargli la nuca, inclinandogli il capo per approfondire il bacio, per affondare senza freni in quell’oceano di voluttà che era la sua bocca…

Maledettamente delizioso.

Una vita intera non sarebbe valsa a cancellare quell’impronta.

Si ritrassero così come s’erano congiunti, le labbra dischiuse dal respiro affannato. Ancora vicini, per un ultimo brandello d’intimità prima del finale distacco.

E poi Cancer si allontanò, definitivamente. Rosso in viso, il suo imbarazzo tanto palese da intenerire: “Io… uh…”

Aphrodite riacquistò in fretta il controllo. Esibì un sorriso caustico nel chinarsi a raccogliere il forziere del Cloth, avendo cura di nascondere al compagno il colorito acceso sulle sue stesse gote. Tornò in piedi e si sistemò alla meglio lo scrigno sulle spalle, scuotendo nel contempo la chioma che ancora ardeva di quel tocco estraneo.

Si diresse all’uscita.

Aphro…”

Volse appena il capo.

Deathmask non lo guardava in viso: “Fa buon viaggio” bofonchiò torvo.

Il Cavaliere delle rose si assicurò di memorizzare ogni particolare della scena; dal modo in cui i raggi del sole picchiavano sulle colonne, all’espressione di docile disagio sul ben noto viso di un amico. Certo che tale visione lo avrebbe confortato nei duri mesi a venire.

Il suo dono di commiato fu un sorriso, più civettuolo del solito.

Infine se ne andò sul serio, conscio degli occhi in tempesta che lo accompagnarono lungo la discesa. E di una subdola scintilla che si era accesa nel suo cuore, per bruciare indomita, era sicuro, nel corso del lungo anno che gli stava innanzi.    

Nostalgia.

Mi mancherai anche tu, Granchietto.

 

 

 

… The bitterness of one who’s left alone…

 

(L’amarezza di chi è rimasto solo…)

 

 

 

 

 

  
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