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Autore: Yoan Seiyryu    20/06/2013    2 recensioni
[Ispirata all'episodio 1x07]
"Vanessa si morse le labbra rovinosamente, le avrebbe fatte sanguinare solo per il gusto di conoscere qualcosa di più forte, che andava oltre la passione stessa"
"Rinunciare a tutta la sua storia voleva dire rinnegare la fatica che continuava a portare avanti per dimostrare a Firenze che lui non era soltanto l’ombra del Magnifico, ma che valeva molto più di un dono offerto ad una famiglia nemica."
Breve storia ispirata alla puntata 1x07 in cui emerge la coppia Giuliano/Vanessa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Giuliano Medici, Vanessa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Arda di dolcezza il core! '
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Speranze






Le acque del fiume si adagiavano sulle vesti bianche di Vanessa, intrappolandola in un reticolo umido che si sospingeva sulle forme del corpo, appropriandosi anche del viso su cui scorreva un rivolo di sangue ormai asciutto.
Il sole del pomeriggio bruciava come se fosse scoppiato l’inferno della primavera, nonostante il giorno prima il cielo avesse portato con sé nient’altro che pioggia e temporale.

Tre cavalli volgevano poco lontano, accanto all’altra riva del fiume, facevano ritorno da Roma con un certo successo, nonostante tutti avessero deciso di rispettare un silenzio inconsueto.

Una delle voci risuonò alta non appena si accorse che il corpo della giovane donna giaceva sulla sponda contraria, come morta.

Alle orecchie di Vanessa, che poco a poco andava risvegliandosi, giunse soltanto lo scalpitio dei cavalli e il vociare contrastato di grida colme di preoccupazione che sfociarono in un cozzare di acqua rumoroso.
Una mano arrivò a sollevarle la nuca, scostandole i capelli rossi dal viso e controllando che non avesse ferite aperte, eccetto quella che riportava in alto sulla fronte.

-Vanessa!- gridava Leonardo con preoccupazione, mentre le sfiorava le guance, le controllava il battito del cuore, andava alla ricerca di ogni suo respiro.
-E’ ancora viva, aiutatemi a sollevarla- ordinò a Nico e Zoroastro, il primo che mostrava una visibile preoccupazione, il secondo che si domandava per quale motivo si trovasse lì.

-Se non avessi consigliato di prendere la strada di Poggibonsi non l’avremmo trovata- sussurrò Zoroastro, per rimarcare che per una volta la sua idea si era rivelata esatta.

Leonardo non badò alle sue parole, non era quello il momento di preoccuparsi di simile sciocchezze.
Una volta che trascinarono Vanessa sul manto erboso poco distante dal fiume, lei iniziò ad aprire gli occhi, battendo leggermente le palpebre.

-Cosa mi è accaduto?- sussurrò prima di incontrare lo sguardo di Leonardo, passare su quello di Nico e di Zoroastro, apprendendo lo sfondo paesaggistico che non le era affatto nuovo.

-Questo non possiamo dirtelo noi- disse Leonardo, mentre tirava fuori un coltello e tagliò un lembo della camicia, prima di strapparla completamente con le mani. Così facendo ripulì la ferita che aveva riportato e le bendò la testa in modo stretto, perché non rischiasse una qualche emorragia.

-Cosa ci facevi qui?- domandò Nico, una volta che tornò dall’aver inumidito le bende della ferita.

-Io, non ricordo, datemi un momento- la aiutarono a sollevarsi, per mettersi a sedere nei suoi panni inumiditi che le fecero provare un brivido di freddo.

Leonardo sciolse il soprabito dalle spalle per poterlo adagiare su quelle di lei e stringerla vigorosamente per toglierle la sensazione di umido.
Una volta che si accorse della presenza dei tre cavalli e si sfiorò la benda sulla testa, socchiuse gli occhi e tutto tornò alla mente.

-Ero con Giuliano, stavamo facendo ritorno da Siena, eravamo alla ricerca di notizie su Lucrezia Donati- sussurrò, lanciando uno sguardo significativo verso Leonardo.

Lui, come al suo solito, mostrò quell’espressione assorta e assente che era solito avere quando si rifugiava nelle sue riflessioni.
Lanciò lo sguardo altrove, verso il fiume, come per immaginare che cosa potesse essere accaduto.

Improvvisamente Vanessa scoppiò a piangere, portando le mani sugli occhi per asciugarli dalle lacrime che stavano sgorgando.
Con le labbra increspate per il dolore mugugnò qualcosa che si riuscì a comprendere soltanto a fatica.

-Giuliano, temo sia morto. E’ stato accoltellato- altri singhiozzi arrivarono accompagnati da parole che più nessuno comprese.

Nico le prese una mano per stringerla con forza, sapeva molto bene che Vanessa aveva un certo interesse verso Giuliano e che di rimando era ricambiata.
Le sussurrò qualcosa per farla calmare, di modo che potesse spiegare meglio il racconto.

-Vanessa, se non ti tranquillizzi non sapremo cosa è accaduto, per favore- aggiunse Leonardo con una certa veemenza, l’accoltellamento di Giuliano non era una notizia sciocca, era il fratello di Lorenzo.

-Sono stati i romani, vero?- sputò Zoroastro, inginocchiato sull’erba e appoggiato con il braccio sul ginocchio.
Poco più in la si intravedevano dei corpi distesi sull’erba verde e macchiata di sangue rappreso, li indicò a Leonardo e Nico che cercavano di farsi strada in un racconto che ancora non veniva fuori.

Vanessa scosse il capo, trattenendo il respiro per non singhiozzare ancora una volta ed asciugandosi le lacrime che scorrevano sulle guance umide.
Deglutì a fatica, finché non rivelò tutto.

-No, non sono stati loro- i suoi occhi indugiarono per un momento su quelli di Leonardo, perché fosse più eloquente lo sguardo che le parole –gli scagnozzi del Conte Riario stavano cercando Lucrezia Donati, volevano ucciderla. Lei ha dirottato le indagini sulla spia di Roma verso Gentile Becchi, è morto a causa sua. Non ha fatto altro che riportare tutte le informazioni di cui è entrata a conoscenza. Quando siamo arrivati, Giuliano ha tentato di salvarla per portarla a Firenze e farla giustiziare, quei corpi parlano da soli- indicò coloro che erano distesi a distanza da loro –ma quando ha tentato di non farla fuggire, lei lo ha accoltellato-.

Il silenzio che provocò quelle parole fu quasi assordante, Leonardo non osò guardare Vanessa negli occhi.
Lei lo stava rimproverando per esser stato così cieco, per non averla scelta come amante, per non essersi fidato di un’amica e aver preferito la bellezza ideale.

-Quella…puttana!- esordì  Zoroastro alzandosi in piedi, scuotendo il capo con vigore –Ci ha venduti tutti a Roma, come un branco di pecore-.

-Sei certa che Giuliano sia morto?- intervenne Leonardo, inumidendosi le labbra, tenendola ancora sollevata per la schiena.

-Io, non lo so…- sussurrò lei prima di stringere le spalle nel soprabito, ammorbidendo il brivido di freddo che le percorse la schiena.

-Dov’è?- domandò Nico, alzandosi in piedi alla ricerca del corpo.

-E’ stato trascinato via dal fiume- indicò Vanessa, trattenendo un singhiozzo.

Leonardo la aiutò ad alzarsi, tenendola per la vita perché si sorreggesse.
-Dobbiamo trovarlo, potrebbe ancora essere vivo. Qualcosa mi dice che non è ancora troppo tardi. Nico, Zo, portate Vanessa a Firenze, io andrò a cercare Giuliano. Non dite nulla a Lorenzo, finché non ne siamo certi, non è bene che girino queste voci-.

Lo stava facendo per Lucrezia? Cercava di proteggerla? Vanessa non poteva saperlo, ma per un momento avrebbe desiderato ribellarsi a lui, correre da Lorenzo e dire tutto ciò che aveva visto.
Non dovevano prendersi una meritata giustizia, in fondo?
Non vi fu il tempo di risolvere la questione che Nico aiutò Vanessa a salire a cavallo insieme a lui, per poter tornare a Firenze insieme a Zoroastro che cadde in un rinnovato silenzio.
Leonardo al contrario si riappropriava del suo cavallo per poter volgere l’attenzione sul corso del fiume in cui doveva vagare ancora il corpo di Giuliano, senza conoscere l’esito finale della pugnalata che era stata inflitta.
 
 


 

~*~*~

 




Leonardo aveva attraversato gran parte della strada contraria rispetto a Firenze, gettando lo sguardo ovunque per poter ritrovare il corpo del Principe.
Il sangue gli ribolliva furente nelle vene, per ciò che Lucrezia Donati aveva compiuto.
Quale donna poteva arrivare a tanto? Quale passione così forte poteva condurla in un baratro senza ritorno?
Ciò che aveva scoperto a Castel Sant’Angelo, chi aveva incontrato dietro quelle celle, aveva dato una risposta.
Ma poteva davvero essere quello il motivo reale per cui Lucrezia si era spinta così oltre? Tutte quelle anime innocenti per un padre che non voleva uscire dalla sua prigione.
Stringeva i pugni che tenevano le  redini, studiando il corso d’acqua e le tracce di sangue che iniziarono ad affiorare poco a poco, mentre avanzava nel suo cammino.
Affrettò l’andatura del cavallo, non doveva trovarsi ormai molto lontano dal suo scopo.
Infatti, poco dopo, iniziò ad udire le urla di una donna che chiedeva aiuto, mentre emergevano i passi di qualche altro.
Leonardo incontrò la figura di pochi uomini, contadini delle campagne di Siena, che erano immersi nell’acqua del fiume fino alla cintola, intenti a trasportare un corpo appesantito e dall’aria dormiente.
Lo tirarono fuori e non passò molto da quando fu riconosciuto.

-E’ Giuliano De’ Medici!- esclamò la donna che lo aveva riconosciuto.

Leonardo accorse immediatamente, saltando giù da cavallo e correndo nella loro direzione.

-Presto, fatemi vedere se si può ancora fare qualcosa!- inveì contro di loro perché gli lasciassero spazio, una volta che vi giunse accanto si inginocchiò davanti al corpo di Giuliano che teneva gli occhi serrati e l’espressione del viso contratta.

Appoggiò le dita sotto la gola per cercare di sentire i battiti del cuore, un lungo sospiro ne seguì quando si rese conto che era ancora vivo, ma la ferita che riportava al fianco sembrava abbastanza profonda e continuava a perdere sangue.

-Portatemi delle bende pulite, riempitemi una bacinella d’acqua, forse posso salvarlo- ordinò immediatamente Leonardo dispensando agli osservatori ciò che avrebbero dovuto fare.
Ovviamente eseguirono tutto prontamente e in poco tempo  ebbe ciò che aveva richiesto.
Tirò fuori dalla tasca una boccetta di unguento che portava sempre con sé, serviva per cicatrizzare le ferite. L’aveva preparata poco prima di partire per Roma, aveva avuto timore di incorrere in grossi guai e di certo, prevenire era meglio che curare.
Pulire la ferita, fasciarla con le bende prima di passarvi sopra l’unguento, richiese più tempo del previsto ma alla fine sembrava esser riuscito nell’impresa.
Lo trasportarono nell’abitazione della donna che aveva riconosciuto il Principe, per lasciarlo riposare e dargli il tempo di riprendere conoscenza.
Non ebbe bisogno di molto per risvegliarsi, a causa del dolore lancinante che avvertiva al fianco.
Leonardo gli sedeva di fronte, su una sedia di legno, intento a studiare gli interni della casa e modificando nella sua mente tutto ciò che avrebbe avuto bisogno di un miglioramento.

-Dove diamine mi trovo?- uscì quel mugugno dalle labbra di Giuliano con un’enfasi che gli procurò una forte tosse, tanto da costringerlo a richiudere gli occhi e rimanere fermo il più possibile.

-Sembra che oggi tutti abbiano problemi di memoria- Leonardo cercò di lenire l’atmosfera, prima di incrociare le braccia.

Giuliano parve iniziare a ricordare ogni cosa e con furore cercò di alzarsi con la schiena per mettersi a sedere.
-Quella puttana di Lucrezia Donati! E’ una spia di Roma, ha tentato di uccidermi e…- guardò fisso Leonardo con un rinnovato stupore –dov’è Vanessa? Che ci fate voi qui, artista?- cercò di sporgersi verso di lui e afferrarlo per il collo della camicia ma il dolore lancinante lo fece tornare a letto, chiuso in un silenzio di spasmi.

Leonardo decise di sorvolare riguardo Lucrezia, preferendo rassicurarlo da un altro punto di vista.
-Vanessa sta bene, l’abbiamo trovata sulla strada di Poggibonsi. Zoroastro e Nico la stanno riportando a Firenze- si schiarì la voce –preferisco non indagare sulle motivazioni che vi hanno spinto a portarla con voi-.

-Allora perché fate questa allusione?- gli sputò contro agganciando lo sguardo al soffitto, nel tentativo di provare a calmarsi e concentrarsi su qualcosa di diverso dal dolore.
-Devo ritornare a casa, Lorenzo deve sapere cosa è accaduto- sussurrò, nella speranza che Leonardo non gli avesse impedito di fare ciò che voleva.
-Immaginavo che me lo avreste detto, per questo ho preparato qualcosa da farvi prendere per affrontare il viaggio- gli passò un bicchiere colmo di una sostanza verde chiaro –non provoca sonnolenza, ma vi inibirà i sensi, in questo modo non avvertirete il dolore della ferita-.

-State cercando di drogarmi…- rispose in modo disgustato Giuliano, ma in fondo non vi era una soluzione diversa, doveva raggiungere Firenze il prima possibile e a qualunque costo –va bene, fatemi bere quella robaccia- disse tendendo la mano verso il bicchiere, non appena lo afferrò, lo ingurgitò tutto d’un fiato mandandolo giù con un leggero senso di nausea.

Dopo che Giuliano riuscì ad alzarsi dal letto, seppure con grande fatica, si fece aiutare da Leonardo per uscire dalla casa in cui era stato ospitato per poco tempo e salire a cavallo.
Si procurarono un altro destriero, per essere più veloci.
Nessuna parola fu scambiata tra di loro durante tutto il tragitto, Giuliano a volte aveva la sensazione che la testa vorticasse e non riusciva a concentrare l’attenzione su qualcosa di particolare.
Leonardo al contrario gli faceva strada, diventando la sua guida, come qualcuno che è in grado di guidare un cieco soltanto rimanendogli accanto.
L’artista rifletteva su tutto ciò che era accaduto, Lucrezia Donati aveva messo a rischio non solo i suoi amici, ma anche i potenti di Firenze, arrivando a tentare di uccidere Giuliano.
Lo sguardo che Vanessa gli aveva rivolto era stato sin troppo eloquente, sembrava averlo ridestato di una realtà difficile da poter apprendere, ma come poteva discostarsene?
Ormai era entrato in un mondo da cui non gli era possibile sfuggire.






~*~*~





 
 
Vanessa sedeva sullo scalino di fronte alla bottega del Verrocchio, con la fronte fasciata e le mani appoggiate alle orecchie, come per evitare di ascoltare il resto del mondo ed immergersi completamente nel suo.
Il giorno dopo avrebbe incontrato una cerusica, quella nausea e quel tipo di sudorazione le sembravano eccessivamente strani e le rivoltavano lo stomaco.
Inoltre il pensiero che Giuliano non ce l’avesse fatta le martellava continuamente in testa.
Ormai era sera, non aveva cenato, Nico le aveva portato una mela da mangiare intanto che attendeva il ritorno di Leonardo, ma lei non voleva accontentare il suo stomaco.
Lo ringraziò, dicendogli che preferiva rimanere da sola.
Non mancò molto dal momento in cui Leonardo fece ritorno, sembrava stanco e stremato, ma lo sguardo era sempre luminoso.
Appena lo vide si alzò in piedi, correndogli incontro ed abbracciandolo.

-Dimmi che è ancora vivo- gli sussurrò in un filo di voce.

Leonardo annuì e questo a Vanessa bastò per trarre un sospiro di sollievo.
-L’ho condotto a Palazzo Medici, Lorenzo oggi era alla Villa di Fiesole per i festeggiamenti del prossimo matrimonio con Camilla Pazzi, non sa ancora che Giuliano si trova qui. Voleva raggiungere Fiesole per avvertire il fratello, ma gliel’ho impedito, era troppo debilitato e non potevo lasciarlo andare, avrebbe rischiato di far aprire di nuovo la ferita-.

Vanessa lo guardava dal basso in alto, ascoltandolo con una certa trepidazione. Avvertiva il cuore battere più lentamente fino ad accelerare all’improvviso, ormai sicura che Giuliano stesse bene.
Leonardo le avvolse la vita con il braccio, lasciandole un bacio sulla fronte.

-Lo vedrai domani, ora vai a riposare, hai affrontato una giornata lunga e pericolosa- le disse prima di accarezzarle i capelli ed accompagnarla all’interno della bottega, perché trovasse un posto dove addormentarsi e riposare.
La speranza alla fine è  l’ultima a morire.
  





//Nda: 

Tadaaan! Ed eccoci qui al penultimo capitolo. 
Allora, premetto che in questo periodo con gli esami sono molto stanca e ho poco tempo sia per scrivere che per rileggere i capitoli. 
Se ci sono degli errori chiedo scusa, li correggerò. 
Un grazie a coloro che mi seguono e che arriveranno fino alla fine! 

Yoan 
   
 
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