20/06/2013
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Il silenzio, ormai, si stava divagando in quella stanza. Tutto quel non parlare aveva messo, a Rachel Berry, un certo nervosismo. L'unico rumore che si poteva udire dall'ufficio del preside Figgins era il masticare della sua gomma alla fragola.
Guardò i suoi papà ai suoi lati e cominciò a picchiettare forte con le unghie laccate di nero i braccioli di legno su cui aveva appoggiato le sue braccia sottili.
"Se non parlano entro due minuti, giuro che mi alzo e me ne vado.", pensò guardandosi attorno.
L'ufficio era piuttosto piccolo per essere uno di un preside ed era pieno di librerie con sugli scaffali enciclopedie impolverate che nessuno toccava da chissà quanti anni, ad un lato un divanetto ricoperto in pelle bianca scolorita e al centro una grandissima scrivania color cioccolato lucida e completamente pulita.
"Deve essere un tipo piuttosto maniaco del pulito.", accurò la ragazza mettendosi a sedere correttamente, per poi rinunciare quella posizione non da lei e mettersi in una più rude.
-"Scusate, qualcuno vuole parlare?"-domandò infastidita portandosi una mano a toccarsi i capelli castani lunghi fin sotto il suo seno.
Non si scompose per aggiustarsi la gonna, così corta da riuscir a far intravedere un filo delle sue mutandine bianche di pizzo, e non alzò la maglia con lo scollo vertiginoso.
-"Rachel, tesoro, ti rendi conto che hai fatto?"-cercò di iniziare una conversazione con uno dei suoi padri, Andrew Berry.
Sì, si rendeva conto di cosa aveva fatto. Una delle tante bravate che le avrebbe costato un'ennesima espulsione e finalmente sarebbe stata cacciata da quasi tutte le scuole private di Lima.
Non vedeva l'ora, già pregustava il sapore della libertà da quel mondo così diverso da lei.
Da quella realtà piena di ricconi snob che non facevano altro che guardarla dalla testa ai piedi con disappunto, con vergogna, come se lei avesse qualcosa di cui provar disagio e loro no.
Anzi, per Rachel erano proprio loro a dover abbassare la testa ogni volta che qualcuno come lei attraversava il corridoio delle loro scuole. Ma a quanto pare, le ragazze da deridere erano quelle come Rachel e lei non poteva accettarlo più.
Un'ora prima con le sue compagne occasionali era entrata a scuola e si erano dirette in bagno per fumare; due secondi dopo, una finta biondina piena di fondotinta e rossetto fucsia le aveva riprese con lo sguardo.
Ovviamente, una cosa del genere non poteva andare a genio nè a lei nè alle sue amiche fumatrici e avevano bloccato la ragazza ficcando la sua faccia truccata nel gabinetto e tirando lo scarico. Era stata una goduria vederla in panico, visibilmente irritata e scossa. Ed era stato altrettanto gratificante stringere fino a graffiare la cute dei suoi capelli tinti nella parte più profonda del cesso.
Una piccola soddisfazione che Rachel non si era per niente fatta scappare, era un'occasione più unica che rara e non poteva farla uscire con tanta tranquillità. Lei doveva pagare per gli anni in cui si sentiva dannatamente diversa in quel mondo di figli di papà.
Annuì, noncurante come se quel discorso non la toccasse minimante, come se lei avesse fatto solo una piccola marachella.
Andrew sospirò e guardò il preside indiano davanti a sè. -"La scusi, preside."-.
-"Capisco, signor Berry, ma come ben sa devo punire sua figlia."-disse rammaricato.
"Brutto pezzo di merda, come se non ti dispiaccia buttarmi fuori da questa scuola.",pensò Rachel, inarcando un sopracciglio in segno di disappunto per quel tono tanto sgradevole quanto falso.
-"Quindi, dovrò espellerla."-terminò la frase mettendosi le mani sotto il mento e chiudendo gli occhi. -"Mi dispiace."-.
La ragazza per poco non si alzò per ballare e urlare al mondo intero che aveva vinto lei, aveva finalmente allontanato il suo essere da quel mondo e non ci sarebbe più tornata. Mai più.
-"Ma preside, ci lasci spiegare...nostra figlia è una ragazzina molto problematica, è impulsiva ed è un po' strana ma non è cattiva. Sono sicuro che potrebbe cambiare con gli aiuti adatti."-ribattè Andrew.
-"Papà, la parola del preside è legge."-gli fece notare Rachel accavallando le gambe e alzando le spalle, sembrando ancora più strafottente di quanto fosse in realtà.
-"No, signorina Berry...forse suo padre ha ragione."-.
Rachel guardò il preside e si sporse in avanti cominciando a sudare freddo. -"No, io non cambio facilmente. Sono una ragazza che rimane sempre sulle sue, non cambio perchè quattro professori falliti me lo dicono, sia chiaro."-.
L'idiano sembrò pensarci un attimo e poi sorrise come se avesse avuto un'idea geniale. I suoi occhi diventarono lucidi dall'eccitazione e forse mentalmente non faceva altro che ripetersi quanto fosse intelligente. -"Dai professori no, ma forse da qualche suo coetaneo sì."-.
-"Cosa? No, non cambio amicizie!"-urlò Rachel scattando in piedi. -"E' pazzo."-.
-"Rachel, siediti."-intervenne l'altro suo papà, William, che fino a quel momento era stato in silenzio, scrutando ogni movimento e ascoltando attentamente ogni parola. -"Continui, preside Figgins."-.
-"Dovrai passare tutte le lezioni con un gruppo di studio e poi, all'uscita, loro ti seguiranno per aiutarti a svolgere i compiti a casa."-concluse ufficialmente il preside con la sua espressione compiaciuta in volto.
-"Avrò dei mini-stalker? Oh, beh, meraviglioso!"-esclamò di scherno la ragazza alzando le mani al cielo. -"Sarò una ragazza modello."-.
-"Rachel, basta!"-urlò William afferrandole i polsi e costringendola a guardarlo negli occhi. -"Devi fare quel che dice il preside, capito? Ora basta fare la ragazza difficile, quella non compresa, quella cattiva, basta con questo abbigliamento da prostituta, basta con questo atteggiamento. Tutto questo termina ora, ok?"-.
La ragazza si zittì e guardò in basso, trovando per la prima volta in vita sua l'esigenza di aggiustarsi la maglietta e la gonna. Non proferì parola e annuì arrendevole. -"Ok."-.
Figgins scrisse cinque nomi su un pezzo di carta e glielo porse. -"Ecco i ragazzi che Rachel dovrà frequentare e che tra qualche minuto chiamerò qui nel mio ufficio per spiegare loro la situazione."-.
I tre si alzarono e salutarono.
Si immisero nel corridoio e Rachel non potè fare a meno di sbirciare i nomi scritti con una calligrafia disordinata ma pur sempre elegante: Liam Payne, Brittany S. Pierce, Niall Horan, Quinn Fabray e infine il ragazzo che più odiava al mondo Finn Hudson.
Ok, sono tornata! Vi sono mancata? Dai ditemi di sì così mi sento meglio çç no comunque questa storia è completamente diversa dalla precedente che avrà sempre un posto nel mio piccolo cuoricino ♥ <----il mio cuore.
No, allora, siamo seri. Questa è una cosa che avevo già in mente da un po', ho sempre sognato di vedere Rachel nei panni di una ragazzaccia come Quinn all'inizio della terza stagione e spero di aver dato l'idea di che tipo sia Rachel. Comunque, volevo anche mettere Brittany cervellona perchè se lo merita e sono stanca di leggere di lei come una ragazza idiota, infine sono tornata all'"ideale" che Liam sia un secchione e così è stato çç
Chiarimenti? Allora, pubblicherò un capitolo ogni settimana per questiioni di ordine. Pubblicarne due al giorno non mi sembra l'ideale anche se ho così tante idee in mente.
ATTENZIONE: Volevo avvertirvi sul fatto che potrei NON continuare questa storia se la trama comincia ad andare sul banale e scontato e potrebbe essere eliminata.
Che posso scrivere di più? Il prossimo capitolo lo pubblico la settimana a venire anche perchè non sono sicura di quel che voglio scrivere e che piega far prendere a tutto questo. Avrò più storie e più coppie di cui parlare e mi sento terrorizzata da questo! çç
Infine, vorrei chiedervi un parere o una piccola recensione per capire cosa ne pensate di questa storia. Ve ne sarei infinitamente grata!
Alla prossima settimana♥