Serie TV > Da Vinci's Demons
Ricorda la storia  |      
Autore: Lechatvert    20/06/2013    5 recensioni
Quando si incontrarono per la prima volta, Girolamo Riario aveva appena compiuto sedici anni. Bianca Maria Ordelaffi, così si chiamava, ne aveva quindici.
Lei gridò pietà, lui la gettò giù dalla collina, facendola rotolare su quella ripida scalinata che per giorni aveva progettato di mostrarle.

La chiamavano Papavero, e Girolamo Riario non l’aveva mai amata tanto come in quel momento.
| Una oneshot senza pretese su un giovane Riario |
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Girolamo Riario, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Per questo, più o meno, la chiamavano Papavero.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lechatvert
Salve! Sotto maturità si scrive di più, sarà per il caldo, sarà perché ogni volta che cerco di studiare trovo migliaia di cose più interessanti da fare. Una di queste è Da Vinci's Demons. Un'altra è Girolamo Riario. Mi sono chiesta come una persona simile ha "iniziato" a uccidere, visto che lo fa a sangue freddo in ogni singolo episodio. Ebbene,questo è quanto è scaturito dalle mie riflessioni.

Buona lettura, e buona fortuna a chi, come me, è sotto maturità! :D




La chiamavano Papavero, e Girolamo Riario ne ricordava perfettamente le fattezze, le risate, i capelli, tinti dello stesso rosso delle fiamme dell’Inferno.
Danzava come le spighe di grano al vento, cantava come un usignolo in vista dell’alba. Era la figlia di Madonna Manfredi e Francesco Ordelaffi, il signore di una Forlì ormai caduta ma che conservava un bell’aspetto.

Quando si incontrarono per
la prima volta, Girolamo Riario aveva appena compiuto dodici anni. Bianca Maria Ordelaffi, così si chiamava, ne aveva undici.
I loro genitori impegnati in un importante incontro diplomatico; lui scappato alla custodia del padre che lo voleva presente, lei dimenticata a cucire su una scalinata del suo stesso palazzo.

Riario ricordava la sua voce flebile fuoriuscire dalle labbra sottili quando ella si presentò, scusandosi per chissà quale scortesia. Aveva un suono frivolo ma piacevole.
« Dovete perdonarmi se le mie mani sono così martoriate », gli disse, quel pomeriggio, quando lui le prese tra le sue. « Non sono ancora molto brava a ricamare i fazzoletti ».
Lo disse con rammarico, anche se un piccolo sorriso brillava sul suo volto, quasi si facesse forza divertendosi con il suo stato.
Lui aveva scosso il capo, stringendo quelle dita sottili per omaggiare con un piccolo bacio. Subito lei si era ritratta, arrossendo, ma i suoi occhi verdi erano felici.
Dopo quel pomeriggio, Girolamo aveva pregato suo padre di organizzare un altro incontro. Aveva dovuto aspettare un mese, ma dopo quell’estenuante attesa vi erano state molte feste, molte cerimonie, molti eventi a cui gli Ordelaffi erano stati invitati. Le famiglie cominciavano a parlare di fidanzamento, qualcuno sospettava un’unione strategica con i signori di Forlì; per Girolamo, non erano altro che occasioni per baciare di nuovo quelle mani.
E fu proprio durante un battesimo, quando all’imbrunire gli invitati si erano ritirati all’interno per la cena, che la invitò a seguirlo verso la campagna.
« Venite con me », le disse, incamminandosi a passo spedito. « C’è un ruscello, dietro la collina ».
Bianca Maria rise, seguendolo senza indugi e prendendolo a braccetto con soddisfazione. Il mese prima aveva compiuto tredici anni, evidentemente ora si sentiva adulta, perfettamente scusata a saltare una cena di famiglia per passare del tempo con un esponente della famiglia del Papa.
Passeggiarono a lungo, attraversando la campagna e discorrendo su ciò che era accaduto dall’ultima volta in cui si erano visti.
« Mia cugina Beatrice ha preso marito », gli disse, scrutando con attenzione la sera scurire il panorama.
« Deve essere stato senz’altro un’unione felice », constatò Girolamo.
Si guardò un po’ attorno, fin quando non trovò la ripida scalinata di pietra che scavalcava la collina.
« Da questa parte! »
Si arrampicarono su quella scalinata abbandonata dai fattori che un tempo l’avevano costruita, rovinando i loro vestiti puliti e graffiandosi la pelle sui rami selvatici delle vigne.
In cima, la vista si apriva sulla vastità della campagna illuminata soltanto dalle lanterne di qualche contadino in procinto di fare ritorno a casa.
Sorridendo, Girolamo prese la mano di Bianca, avanzando verso quel paesaggio sconfinato.
Lei, però, non si mosse.
« Non dovremmo essere qui », mormorò, tentennante. « Ci staranno cercando ».
« Il torrente è qui sotto. Non ci vorrà molto! »
Ma ancora, la ragazza non si mosse.
Girolamo si voltò a guardarla, lasciandole la mano.
« Cosa c’è ora? », sbottò.
Lei sussultò.
« Io … non ci voglio venire », mormorò. « Girolamo, perdonatemi, ma vorrei tornare indietro! »
« Vi sentite male? »
Girolamo non capiva.
Bianca sospirò, mortificata.
« Non voglio restare da sola … con voi. Non si addice a una signora, capite. Vi prego, non prendetevela a male, cercate di capire … »
Non riuscì a finire la frase.
La delusione che Girolamo provò dopo la prima frase si fece tristezza, e da tristezza divenne rabbia prima che la ragazza riuscì a concludere il suo discorso. Era evidente che lei non lo amasse, che lo aveva soltanto preso in giro.
Troppo ferito per pensare, la colpì con il suo bastone da passeggio, guardandola cadere a terra sulla terra sporca della collina. Con lucida freddezza riprese il bastone e la percosse ancora, una volta, due volte, tre volte, fino a che il braccio non gli fece troppo male per continuare.
Mentre la picchiava lei urlava, tendeva le mani per proteggere il suo grazioso visino. Lui piangeva e gridava più forte, e ad ogni lacrima che egli versava, i colpi diventavano più forti.
Quando Girolamo posò il bastone, lei aveva ancora la forza di rialzarsi, di guardarlo, spaventata e dolorante, dal viso che era stata fin troppo brava a proteggere.
Non disse una parola, si voltò e cominciò a correre verso le scale.
Girolamo non la lasciò scappare e la raggiunse, afferrandola per le spalle.
Lei gridò pietà, lui la gettò giù dalla collina, facendola rotolare su quella ripida scalinata che per giorni aveva progettato di mostrarle.
Soltanto quando il corpo della ragazza si fermò tra le campagne, Girolamo fu in grado di realizzare quanto era appena successo. Gli cadde tutto addosso: la delusione, la tristezza, le grida, la violenza e la sua folle idea di punire la causa della sua rabbia.
« Bianca! »
Raggiunse velocemente il corpo della sua amata, scostando la chioma rossa dal suo viso. La guance erano bianche, sporche di sangue, e le labbra rosee, dischiuse, assieme alle sopracciglia aggrottate esprimevano terrore.
Attonito, Girolamo la prese tra le braccia, baciando quella fronte pallida, accarezzando le morbide goti della ragazza quasi incantato.
Il colore dei suoi capelli, ora dipingeva sinuose figure sulla sua pelle profumata di lavanda. Gli occhi suoi verdi, fissavano il cielo scuro della notte.
La chiamavano Papavero, e Girolamo Riario non l’aveva mai amata tanto come in quel momento.


   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Da Vinci's Demons / Vai alla pagina dell'autore: Lechatvert