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Autore: LullabyPotter    20/06/2013    3 recensioni
«Sto scappando.»
«Da chi?»
«Da me stessa.» lui mi guardò, aspettando che continuassi. Sospirai. «Mi sono innamorata di una persona che fa del male. Se rimanessi con lui perderei me stessa, i miei valori. E non lo voglio.»
«Quindi sei venuta qui per mantenerli.»
Annuii. «O almeno, ci provo. Mi sono accorta che per dimenticare non basta allontanarsi.»
«Lo vuoi dimenticare?»
«È l'unico modo per non perdermi.»

Eileanor era luce. Prima di incontrare il suo Re senza trono.
Ripercorre il film The Avengers con l'aggiunta di un nuovo personaggio: Eileanor Savannah Stark.
_Eagle ||
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lily's Stories'
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Prologo

«Tony, ho detto a Jarvis di riprodurre il messaggio non appena ti svegli. Io devo andare via. Ieri hai detto che ero strana da diverso tempo. Beh... è vero. Non posso spiegarti il motivo, non ora. Non saprei nemmeno da che parte cominciare. So che non posso più stare qui. Devo allontanarmi, per un po'. Ti prometto che farò ritorno. Ho solo bisogno di trovare me stessa. Credo. Ti voglio bene.»

Premetti il pulsante di stop e mi alzai dalla scrivania.
«È sicura, signorina Eileanor?» chiese Jarvis, con la sua voce monotona e piatta.
«Si. Mi raccomando: non appena si sveglia.»
«Lo faccio sentire anche alla signorina Potts?»
«Non è un problema.» sistemai sulle spalle lo zainetto nero che mi aveva regalato Tony, presi il borsone viola con la sinistra e sospirai, guardando per l'ultima volta la mia stanza.
Muffin comparve sulla mia spalla, facendo capolino tra i capelli e solleticandomi il mento con i baffi.
Controllai che la penna fosse al suo posto sopra l'orecchio destro e, dopo aver raccolto il mio quaderno, mi decisi a uscire.

*

Avevo già programmato tutto. Sarei partita con il primo volo per l'India. Avevo comprato il biglietto usando un altro nome. Non mi avrebbero chiamata Eileanor Savannah Stark per un pezzo. Avevo deciso di utilizzare Lily Potter, per due motivi: il primo era che, fin da quando ero piccola, Eileanor veniva abbreviato in Lily perché Tony diceva che ero piccola e delicata come un giglio; il secondo motivo era che Lily Potter era il nome da sposata della madre di Harry Potter, e quella di J.K. Rowling era una saga a cui ero particolarmente affezionata.
Entrai nell'aeroporto dopo aver pagato il taxi. Nessuno sapeva che stavo partendo, per cui tirai su il cappuccio della felpa e sperai che nessuno mi riconoscesse. I documenti col nome nuovo li avevo fatti fare da Jarvis.
Nella sala d'attesa, dove io e poche altre decine di persone attendevamo di essere imbarcati, infilai le cuffie e misi il volume al massimo. Take a bow mi risuonò nelle orecchie.
Era quasi l'una del mattino.

*

Stesa sul letto in un bagno di sudore e scossa da brividi di freddo. Una ruvida coperta mi pungeva il viso.
Una voce di donna che parlava in arabo... o forse era indù? Un uomo rispondeva nella stessa lingua. La porta si chiudeva, l'uomo si avvicinava. «Andrà tutto bene.» disse.
Il resto si perse nel buio.

*

Ripresi conoscenza dopo una serie di incubi.
La luce del sole entrava dalla finestra aperta. Quanto tempo era passato? Non avrei saputo dirlo con certezza. Non ricordavo nemmeno come fossi finita in quel letto.
«Ti sei svegliata.»
Voltai lo sguardo verso la fonte della voce e sobbalzai. Riconobbi all'istante quel viso contornato da corti capelli che non sapevano se essere marroni o grigi e quegli occhi dallo sguardo triste dietro gli occhiali squadrati. «Bruce Banner?» esclamai, prima ancora di rendermene conto.
Lui fece una smorfia. «Nessuno mi chiama più così da un bel po'.» replicò. «Come fai a sapere il mio nome?»
«Sono pochi a non conoscerti, in America.» replicai. «Hai fatto un bel casino qualche tempo fa.»
Bruce fece un mezzo sorriso amaro. «Tu sei?»
«Non hai guardato i miei documenti?»
«Non ho l'abitudine di infilare le mani nelle borse dei miei pazienti.»
Già mi piaceva. Gli sorrisi. «Lily Potter.»
«Come la mamma del maghetto con gli occhiali?»
«Hai letto Harry Potter?» chiesi, incredula. Non pensavo che una storia come quella potesse interessare uno scienziato.
«Solo fino al quinto libro. Il mio personaggio preferito era Piton, per questo mi ricordo il nome della madre di Harry.» si avvicinò al letto e piegò le gambe.
Sorrisi. Il Bruce Banner che avevo davanti era ben diverso dal criminale che descrivevano in tv. Oltre al fatto che mi aveva curata senza nemmeno conoscermi, quindi già solo questo aumentava la stima che avevo di lui.
«E il tuo qual'era?»
«Cosa?» mi ero persa.
«Il tuo personaggio preferito.»
Ah, ecco. «Sirius Black.» risposi, a colpo sicuro.
Bruce fece una smorfia. «Mi è dispiaciuto quando è morto.»
«Non dirlo a me.» Tony si era preso un colpo, perché ero scoppiata in lacrime davanti a lui. Ma non era il caso di dirlo a Bruce. Quest'ultimo si tolse gli occhiali e mi osservò. «Allora, come ti senti?»
«Normale.» risposi, alzando una spalla. «Ho avuto giorni peggiori.»
«Come quelli appena trascorsi?»
«Sinceramente? Non lo so. Non ricordo molto. Non so nemmeno dove mi trovo.»
«In India.»
Lo guardai di sottecchi. «Questo lo sapevo anche io.»
Lui rise. «Una vecchia casa abbandonata. La signora che abita qui sotto ti ha trovata che vagavi delirante per strada. Ti ha portata qui e mi ha fatto chiamare.»
Fantastico. Appena arrivata in India e già mi ero beccata un'influenza colossale. Sperando fosse solo influenza. «Benvenuta in Asia, Lily.» dissi, sarcastica. «Il mio quaderno?»
Bruce indicò un vecchio tavolo traballante. Sul piano c'erano il mio quaderno viola, la mia paper mate nera e il mio zaino. La borsa viola era stata appoggiata per terra sotto al tavolo. «Sei una scrittrice?»
«Voglio diventarlo.»
Bruce prese il quaderno e me lo passò. «Smile & Freedom. Cos'è?» si riferiva alle parole scritte con inchiostro indelebile sulla copertina.
«Il mio motto. Dovrebbe significare qualcosa come sorridi e sii libero.»
L'arrivo della mia prodigiosa vicina interruppe la conversazione.

*

Finimmo per diventare amici. Anche se nessuno dei due lo voleva ammettere, sia io che Bruce avevamo bisogno l'uno dell'altra.
Bruce trovava simpatico il mio criceto, Muffin, che aveva cominciato ad arrampicarsi anche sulla sua spalla.
Lo seguivo quando andava a curare i malati; mi piaceva dargli una mano e prendere appunti sul mio quaderno. Il problema sorse quando lo chiamarono per guarire un uomo che si era rotto la gamba.
L'osso sporgeva poco sotto il ginocchio e squarciava la pelle, rossa di sangue.
Bruce era entrato nella casa e si era messo al lavoro con la sua usuale professionalità. Io ero rimasta sulla porta con gli occhi sgranati, il quaderno stretto al petto e il bisogno irrefrenabile di vomitare.
«Lily?» Bruce si era voltato verso di me con sguardo sorpreso. Dopo un secondo, però, aveva capito. «Ci vediamo a casa tua.» ero uscita di corsa senza farmelo ripetere.
Avevo scritto febbrilmente con la musica a palla nelle orecchie per scacciare l'immagine di quel poveretto. Non mi accorsi dell'arrivo di Bruce finché non mi tolse un auricolare. «Perché sei venuta in India?»
Spensi la musica e lo guardai confusa. «Perché questa domanda?»
«Si vede lontano chilometri che sei di famiglia ricca. È curioso che tu sia venuta in questo luogo pieno di miseria e disperazione.»
Distolsi lo sguardo, riportandolo sul mio quaderno senza realmente vederlo. «Sto scappando.»
«Da chi?»
«Da me stessa.» lui mi guardò, aspettando che continuassi. Sospirai. «Mi sono innamorata di una persona che fa del male. Se rimanessi con lui perderei me stessa, i miei valori. E non lo voglio.»
«Quindi sei venuta qui per mantenerli.»
Annuii. «O almeno, ci provo. Mi sono accorta che per dimenticare non basta allontanarsi.»
«Lo vuoi dimenticare?»
«È l'unico modo per non perdermi.»

*

La febbre gialla aveva colpito molte persone. Bruce diceva che era dello stesso ceppo di quella che avevo preso al mio arrivo, ma era molto più forte. Io lo seguivo, quaderno e penna alla mano, e prendevo appunti per lui. Se serviva, lo aiutavo. Finché non c'erano ferite o ossa scoperte ero tranquilla.
Bruce, invece, era preoccupato: mi domandava continuamente come mi sentissi. Lui era immune dal contagio grazie a Hulk, ma io ero una normalissima umana. Per il momento, comunque, ero un'umana sana come un pesce.
Muffin, quando andavano nelle case, rimaneva nascosto nella mia tasca. Era un regalo di Tony e Pepper; l'avevo chiamato in quel modo perché aveva il pelo marrone ricoperto di macchioline nere, e mi ricordava un muffin al cioccolato. Tony, invece, aveva detto che somigliava più a una coccinella troppo cresciuta.
Era sera, ci trovavamo in una casa sovraffollata in cui due componenti della famiglia erano malati. Sentii una delle donne urlare in indù. Bruce aveva cercato di insegnarmelo, ma non stava andando troppo bene.
Mi voltai. Una bambina era ferma sulle scale e parlava animatamente. Stringeva in mano alcune banconote.
Bruce le parlò in indù, indicando i due malati. La bambina annuì. «Per favore.» rispose in inglese.
Essere amica di Bruce Banner comporta che ti abitui ad evitare i soldati come la peste. O la febbre gialla. E nella zona periferica, dove ci stava portando la bambina, c'è n'erano molti, di soldati.
La bambina entrò in una vecchia baracca al limitare di un boschetto; attraversò l'unica stanza, si arrampicò sul letto e sparì oltre una finestra.
Bruce sembrò sgonfiarsi. «Dovevi farti pagare in anticipo, Banner.»
«Per essere uno che dovrebbe evitare lo stress ne accumula parecchio, dottore.»
Ci voltammo nello stesso istante. Riconobbi quella voce nello stesso momento in cui la sentii, nonostante fosse un pezzo che non la vedevo. «Natasha?»
Lei mi osservò sorridendo. «Vedo che Tony non ha mantenuto a lungo il segreto.» si era tagliata i capelli, che sembravano anche di un rosso più chiaro rispetto ai boccoli color mogano che aveva quando l'avevo conosciuta.
Bruce mi guardò di sottecchi. «La conosci?»
«È una lunga storia.» una frase che avevo ripetuto spesso, nelle ultime settimane.
«Allora, dottor Banner. Non dovrebbe evitare lo stress?»
Bruce era nervoso; cominciò a strofinarsi le mani. «Non è quello il segreto.»
«E allora qual è?» chiese Natasha. Anche io ero curiosa di saperlo: non avevo mai toccato l'argomento Hulk e le poche volte che Bruce lo aveva nominato diceva “l'altro” ed era per una qualche battuta sarcastica.
«È una spia?» Bruce aveva evitato accuratamente di rispondere alla domanda. In effetti, me l'aspettavo.
«Si può dire di si.»
«E la bambina? Anche lei è una spia? Si comincia così piccoli?» seguivo tutti i movimenti di Bruce, che camminava per la stanza guardando spesso fuori dalla finestra.
«Io si.» rispose Natasha. Portava un pareo azzurro e una canottiera scura, seminascosta da un altro pareo rosso che teneva appeso ai gomiti.
«E lei chi è?»
«Natasha Romanoff. Lavoro per lo S.H.I.E.L.D..»
«Immagino che adesso la casa sia circondata.» Bruce guardò di nuovo fuori dalla finestra, mentre Natasha faceva un mezzo sorriso. «Solo lei, io e Lily, dottor Banner.» si, certo. Come no.
Bruce annuì, poco convinto. «Come facevate a sapere dove mi trovavo?»
«Non l'abbiamo mai persa di vista. Eravamo a distanza. Abbiamo fatto perdere le vostre tracce ad altre parti interessate.» Damn.
Bruce la fermò con un cenno della mano, guardandomi per un momento. «Vostre?» speravo che non se ne accorgesse, troppo preso dal fatto che un'organizzazione militare segreta lo seguiva da quando era scappato, ovvero da più di un anno. Lanciai a Natasha un'occhiata in cagnesco. «Te l'avevo detto che stavo scappando.»
«Dopo ne parliamo.» replicò lui, prima di tornare su Natasha. «Se eravate a distanza, perché ora siete usciti allo scoperto?»
Tasha si tolse il pareo e lo appoggiò su una culla lì accanto. «Il direttore Fury ha bisogno di lei.» estrasse un cellulare e cominciò a smanettarci. «Questo è il Tesseract.» si avvicinò a un tavolo traballante e vi appoggiò il telefono, per poi sedersi su una sedia anche più pericolante del tavolo.
Bruce estrasse gli occhiali dal taschino e li inforcò, per poi prendere in mano il telefonino. Mi avvicinai anche io. Sullo schermo c'era la foto di un cubo che emanava una luce azzurrina a metà tra l'inquietante e l'attraente.
«E secondo Fury cosa dovrei farci? Ingoiarlo?»
«È stato rubato da qualcuno che si fa chiamare Loki.»
Sobbalzai. Loki. No, ti prego Tasha, dimmi che non si tratta di quel Loki.
«Il direttore Fury vuole che lo trovi. Emette radiazioni della firma Gamma troppo deboli per noi, e lei è il massimo esperto in materia.»
Bruce la guardò da dietro le lenti squadrate. «E se dicessi di no?»
Tasha fece un sorriso malizioso. «La convincerei.»
Lui si tolse gli occhiali. «E se... fosse l'altro, a dire di no?»
Natasha si appoggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia. «È un anno che non si trasforma, non credo che voglia interrompere la striscia positiva.»
Si stava mettendo male. Quando Bruce faceva così voleva dire che aveva qualcosa in mente.
«E voi come la manterrete? Mettendomi in gabbia?»
«Nessuno vuole metterla in gabbia.»
«Basta mentire!» Bruce urlò, sbattendo entrambe le mani sul tavolo.
Saltai indietro, mentre Tasha si alzava spingendo via la sedia; un secondo dopo puntava una pistola contro il mio amico.
«Bruce!» esclamai. Avevo imparato a riconoscere quando lo faceva apposta. Una delle cose che impari in fretta quando sei sua amica.
«Calma.» disse lui, rimettendosi lentamente diritto. Certo, da che pulpito. «Va tutto bene. Ora lei mette via quella pistola e l'altro non farà un casino. Che ne dice, Natasha?»
Dopo qualche secondo di esitazione, lei abbassò l'arma. Poi piegò la testa di lato e portò una mano all'orecchio. «Pericolo cessato. Riprendete il perimetro.»
La guardai di sottecchi. «Solo noi tre, eh?» dicemmo in coro io e Bruce.
Natasha si limitò a un mezzo sorriso.


 


Note dell'autrice«

Questo è il famoso esperimento. Praticamente un giorno Flea pubblicherà la ff del cast. Io seguo il film infilandomici in mezzo, lei segue il cast infilandocisi in mezzo.
Non so cosa ne verrà fuori (o meglio, lo so, ma solo perchè è praticamente già pronto). Tutto quello che so è che aggiornerò in maniera irregolare come al solito, tendenzialmente quando il capitolo ha una recensione (giusto perchè così sono sicura che c'è qualcuno che lo legge, non per altro!). Insomma, spero che questo esperimento vi piaccia e che non mi prendiate per pazza totale. Non sarò fedelissima al film, può essere che alcuni dialoghi siano un pochetto diversi; insomma, non citerò pari pari le battute dei personaggi, ma il senso di ciò che dicono rimarràcomunque.
Ho alcune persone da ringraziare: 
JessHevGiulia, AgnèGenFlea. Non so se leggeranno mai questa ff (Gen si, ma lei l'ha già letta in realtà) ma comunque non posso non citarle.

_Eagle ||

  
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