Mi siedo sulla mia vecchia poltrona grigia e inizio a strimpellare qualche accordo. 

Sono vent'anni che i Green Day non esistono più. Vent'anni senza i miei migliori amici, vent'anni passati a nascondermi dalla realtà. 

Avere fra le mani questa vecchia chitarra blu dopo tutti questi anni fa un certo effetto: 

è stata la mia compagna di vita, è stata con lei che ho registrato le tracce del primo album dei Green Day e con lei ci ho scritto le ultime. Mi fu regalata da mio padre, la chitarra. 

Mi piace ancora il suo suono grezzo e duro, mi fa trornare giovane, in un certo senso. 

Billie Joe Armstrong, l'enterno ragazzino punk menefreghista e sempre in forma ha toccato il fondo; insomma, sono qua, seduto su una poltrona polverosa, ingrassato di un sacco di kili e pieno di rimpianti. 

Sono stato uno stupido, non ho mai combinato nulla di giusto da quando Mike è morto. 

Con lui, se ne è andata via una parte di me. La migliore. 

Ricordo ancora l'ultima volta che lo ho guardato negli occhi: eravamo proprio qua, a casa mia. Era venuto a trovarmi, senza nessun motivo preciso. Avevamo parlato di nuova musica, di nuovi progetti. Eravamo così felici, ci eravamo ritrovati. Diamine, darei un braccio per tornare indierto nel tempo e evitare che uscisse dalla porta di casa mia! Se solo avessi avuto il tempo di aprire la porta ci sarei finito io sotto quella macchina, non lui. 

Da quel momento il vecchio Billie Joe è scomparso. Ho ricominciato a bere come un cammello. Ho perso la testa. 

Ho cercato di allontanare tutti. Trè, Joey, Jackob e persino l'amore della mia vita, Adrienne. 

Lei è l'unica cosa che mi è rimasta, l'unica certezza. 

Sono vent'anni che non vedo più i miei figli. Probabilmente hanno dei nipoti. Li capisco se non me li hanno mai presentati: mi vergognerei anche io ad avere un nonno del genere. Nonno, che parola orribile. Mi fa sentire ancora più vecchio di quello che sono. 

Ho perso completamente i contatti con Trè. Aveva cercato di farmi riprendere e io non ho fatto altro che mandarlo a quel paese tutte le volte che mi cercava. 

'Sai, Billie, sei proprio bravo a perdere le cose. Peccato che non riesci a ritrovarle.' 

Voci nella mia testa continuano a tormentarmi da anni. Mi si sta ritorcendo tutto contro e io ho paura di poter perdere il controllo, di nuovo. 

Vedo arrivare Adie dalla cucina con una tazza di caffè bollente in mano e uno dei suoi sorrisi migliori. E' come il primo giorno che l'ho conosciuta: bellissima. Le rughe e i capelli grigi non le hanno tolto la bellezza. 

Mi porge la tazza calda e io la afferro. Prima di portarmela alla bocca appoggio Blue sul pavimento e poi mi gusto il caffè preparatomi da mia moglie. 

-Era da tanto che non la prendevi in mano.- Mi dice sedendosi sul braccio della poltrona. 

Sposto lo sguardo sulla chitarra rovinata appoggiata sul pavimento e mi scappa un accenno di sorriso. 

-Ne è passato di tempo dall'ultima volta...- Sospiro. E' passato troppo tempo. 

Sorseggio un altro po' di caffè. Caldo e amaro, come piace a me. 

-Come stanno Joey e Jackob?- Chiedo quasi sussurrando, come se avessi paura che qualcuno possa sentire queste parole. 

Il viso di Adie si illumina. 

-Oh, stanno bene! Joey è fuori città con la sua famiglia per una vacanza e Jackob...- Si interrombe. 

-Ti mancano vero?- mi chiede mettendomi una mano fra i capelli, accarezzandoli dolcemente. 

Squoto la testa. Non mi devono mancare. Sono sembre stati dei bravi ragazzi, infatti io gli ho allontanati e loro hanno seguito il mio ordine. 

'accetta la realtà, stupido.' 

Le voci mi perseguitano e io non riesco a scacciarle. 

Abbasso la testa e me la tengo ferma fra le mani. Una lacrima scende dal mio occhio vecchio e stanco. 

Adie se ne accorge, scende dalla porltrona e si inginocchia davanti a me. 

Non voglio che mi veda così. In tutto questo tempoi che stiamo insieme non mi ha mai visto piangere. E non voglio che mi veda. 

-Ehi Billie, va tutto bene.- Mi dice con un tono dolce e amorevole. 

-No, non va tutto bene. Se andasse tutto bene ora saremmo tutti insieme intorno alla tavola da pranzo, con i miei nipoti, Mike e Trè!- Sbotto con la voce rotta, rivelando le lacrime a mia moglie. 

Mi si avvicina e mi da un liveve bacio sulle labbra. Dolce e bellissimo. 

Riesce a farmi sorridere, come sempre. 

-Ricordi? 'Non è finita finchè non sei sotto terra, non è finita finchè non è troppo tardi.' Lo hai detto tu, giusto?- Mi chiede sorridendo. Amo il suo essere ottimista.

-No, l'ha detto il Billie Joe che amava la vita. Che sapeva viverla.- E' incredibile come io riesca a vedere le cosa in modo negativo.

Adie sospira, quasi rassegnata. 

-Non è finita, chiaro? Finchè ci sarò io tu non sarai mai solo, okay?- Dice con lo sguardo determinato di chi sa quello che vuole. 

-Ti amo.- Tutto quello che esce dalla mia bocca sono due parole. Forse insignificanti se dette alla prima che capita, ma possono significare tutto se dette alla persona più importante. 

La bacio ancora, delicatamente per non rovinare quell'opera d'arte che sono le sue labbra. 

Mi alzo dalla poltrona e mi dirogo in camera da letto. 

Bacio un'ultima volta Adie per poi rinchiudermi in camera. 

Non so se mi risveglierò domani mattina. 

Non so se arriverò a compiere i novant'anni. 

Non so se rivedrò più i Trè o i miei figli. 

L'unica cosa che so è che l'unica regione per cui io sono qui, steso nel mio letto sotto le coperte calde è l'amore che provo per Adrienne.