Ossessione, era questa la parola che gli girava nella mente da molto, troppo tempo. Occhi spenti, vacui e folli guardavano lei, una bella gardevoir shiny. Tutto in lei l'ossessionava, ma la cosa che più lo infastidiva erano i suoi capelli. Capelli azzurri, lunghi, innaturali secondo lui. Non riusciva a togliersela dalla testa e più la guardava più la rabbia e il furore crescevano, erano ciechi, sordi, alimentati da un ossessione che attingeva le sue risorse da un serbatoio di nera follia. Passarono le settimane e lui più la vedeva più la voleva morta, senza un motivo, senza una ragione, solo per un ossessione frutto della sua mente. Voleva bruciargli quei capelli azzurro brillante. Una notte dopo aver girato senza meta per ore, dopo aver rimuginato finalmente si decise, doveva toglierla dalla sua testa, dai suoi occhi e l'unico modo per la sua mente malata era ucciderla. Era una notte di luna piena, rossa come se avesse saputo cosa sarebbe successo quella notte. Camminò un po' e la trovò in uno spiazzo erboso: dormiva tranquilla, dolcemente adagiata nell'erba. La luce rossastra della luna le illuminava delicatamente i capelli che ora apparivano marroni. Lui la vide, guardò bevendola con gli occhi accecati di nero furore, la vedeva demoniaca, con i capelli che cambiavan colore a loro piacimento. Si convinse di star facendo la cosa giusta e una risata proruppe dal suo vile ventre. Indugiò ancora su quei capelli, scendendo lentamente sul viso ,il collo, la forma del amplificatore arancio e infine le gambe nude, non coperte dal vestito bianco. S'accorse solo allora che 's'era svegliata, aveva sentito quella risata. Sembrava disorientata, la luna aveva tinto gli alberi di rosso, facendoli sembrare minacciosi, come in un incubo. Lesto e letale le balzò addosso e prima che lei potesse anche solo urlare, alzò la lama che scintillò sinistra di un rosso sangue e le recise la gola. pelle, nervi, muscoli, ossa…tutto tranciò per poi dare fuoco a quei meravigliosi lunghi capelli azzurri, per lui così innaturali e le fiamme apparvero ancor più minacciose, nella luce rossa riflessa degli alberi illuminando il nero sangue che sgorgava ancora caldo dal collo e dalla testa. Soddisfatto si alzò, se ne andò, ma fatti pochi passi quell'ossessione ritornò, non era sazia, continuò a tormentarlo benchè quei capelli fossero ormai bruciati. L'ossessione intanto si trasformò in follia e iniziando a correre finì in mezzo con la faccia nel fango. Non riusciva a pensare ad altro. Quei capelli azzurri lo tormentavano ma un piccolo pensiero s’insinuò nella sua follia: Perché non riesco ad alzarmi? Infatti subito tentò di rialzarsi ma non ci riuscì e la follia e il bisogno di liberarsi non fecero che peggiorare la situazione. La follia in breve tempo lasciò il posto al terrore: sentiva il fango entrargli nelle orecchie, nel naso, nella bocca: Sentiva il suo respiro venir meno e la gola riempirsi di orrenda melma viola. L’ossessione continuava a martellarlo e infatti maledisse quella odiosa gardevoir con quei maledetti capelli azzurri. Pianse lacrime amare è pensò che avrebbe dovuto ucciderla molto tempo prima; sicuramente si sarebbe salvato. Non riusciva più a respirare, a muoversi, ormai nemmeno a pensare. Lentamente il suo corpo esanime venne inghiottito da un fango viola e puzzolente che dormiva placido sulle rive del fiume