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Autore: Hayley Black    21/06/2013    4 recensioni
Ricorda di avere qualcuno per cui continuare a sorridere nonostante le spaccature sulle labbra e il vento e la pioggia e la neve e il freddo e il sole che si nasconde dietro le nuvole grigie cariche di ricordi di una guerra che impregna i loro corpi e non va più via, così come il sangue dei fratelli strappati alla vita come fiori di campo – Agron vede fiori di campo al di là delle montagne con i petali che ondeggiano alla brezza primaverile, sono gialli o forse bianchi non sa dirlo con certezza, sente solo la voce di Nasir e le sue braccia che lo cingono e i sopravvissuti che esultano e i bambini che corrono al di là delle tenere e sorride.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agron, Nasir
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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LONG WALK HOME
E’ questa la chiave di tutto: rendersi conto di essere vivi. Ricordarsi che non è mai troppo tardi per voltarsi a guardare il sole. Ancora una volta.
 


Il vento freddo delle montagne li sta dilaniando passo dopo passo; oltre le cime innevate, bianche come le nuvole estive, troppo bianche per essere vere, c’è solo e soltanto buio. C’è solo e soltanto buio anche nei volti dei sopravvissuti, delle donne e dei bambini, dei vecchi, dei malati, nel volto di Agron vessato dalle fatiche e dalla guerra, così come sono vessate le sue membra stanche di percorrere miglia su miglia senza che i suoi occhi vedano mai la luce del sole.
Sono intrappolati nelle viscere del gelo più profondo, eppure sono vivi – sono liberi. Liberi dalla guerra e dalla morte e dal sangue e dal dolore per la perdita dei fratelli sulla sabbia del campo di battaglia. Talvolta un bambino ride, rompe gli spilli di ghiaccio che imprigionano gli animi di tutti in una coltre di silenzio, e volano i sussurri di una donna che prega perché quella lunga marcia abbia fine; quando la risata si interrompe, muoiono le parole che qualcuno osa rivolgere agli dei.
Agron li guarda perdere la speranza al tramonto del nuovo giorno, simili a scheletri consumati che vagano perché dannati a farlo in eterno. A volte pensa che una fine non arriverà mai, ma c’è sempre Nasir a infondergli nuova vita negli occhi con le sue parole cariche di aspettative e di sogni – sogni di un futuro insieme, lontano dal fragore delle spade che cozzano e feriscono e uccidono. C’è sempre Nasir, c’è sempre stato, anche quando lui era troppo stupido o accecato dalla rabbia e dalla gelosia per capirlo.
“E’ proprio una lunga camminata, questa,” mormora Agron, quando le stelle si spengono e deboli falò tremolano nel vento per rischiarare le tenebre. Nasir è accanto a lui, con la testa sulla sua spalla e il volto illuminato a malapena; gli ricorda di essere vivo, gli ricorda di avere qualcosa per cui lottare ancora, un ultimo barlume di forza e ce l’avranno fatta, saranno liberi, correranno sotto il sole verso le mura di una casa che li proteggerà dalla pioggia e dalle intemperie come hanno sempre sognato. Negli occhi di Nasir quel sogno sembra così vicino, così tanto da poterlo sfiorare con le dita, ma quando Agron alza i propri al cielo vede soltanto un mare grigio e impassibile e immobile –come la morte.
“Una lunga camminata verso casa,” risponde Nasir, intrecciando le dita alle sue e stringendole forte. “Manca poco, ne sono sicuro.”
Agron lo guarda e c’è la speranza riflessa sul suo volto, nascosta tra la fame e il dolore e i ricordi di una vita che è volata via assieme alla cenere e al vento. Gli sorride, un sorriso stanco che sembra più un macchinoso stirare le labbra e sentirle bruciare per le spaccature causate dal freddo; sanguinano, ferite aperte che guariscono al passaggio dei baci di Nasir.
Poi Agron guarda il cielo, ed è inghiottito dal buio infinito vuoto di stelle che lo circonda.
Ma si rialza, cammina e va avanti e lascia dietro di se una scia di orme subito cancellate dal tempo, stringe la mano di Nasir e ricorda di avere ancora qualcosa per cui lottare, per cui continuare a correre – respirare.
Ricorda di avere qualcuno per cui continuare a sorridere nonostante le spaccature sulle labbra e il vento e la pioggia e la neve e il freddo e il sole che si nasconde dietro le nuvole grigie cariche di ricordi di una guerra che impregna i loro corpi e non va più via, così come il sangue dei fratelli strappati alla vita come fiori di campo – Agron vede fiori di campo al di là delle montagne con i petali che ondeggiano alla brezza primaverile, sono gialli o forse bianchi non sa dirlo con certezza, sente solo la voce di Nasir e le sue braccia che lo cingono e i sopravvissuti che esultano e i bambini che corrono al di là delle tenere e sorride. Gli occhi gli si riempiono di lacrime, sono feriti dalla luce forte ma non ha importanza, niente ha più importanza adesso, corre nell’erba alta della vallata appena spruzzata di neve fresca e sì, i fiori sono bianchi, lui è vivo, sono tutti vivi e non c’è più buio infinito attorno a loro ma case e protezione e focolari accesi.
“Siamo arrivati,” dice Nasir, dandogli un bacio sulle labbra per curargli le ferite lasciate aperte dal lungo viaggio che hanno percorso. Agron sorride ancora, sporco di sangue e polvere, guarda davanti a se e vede fiori di campo sporcati di neve e Nasir che lo attende in un letto che non sia solo una coperta sulla nuda terra. Si volta e vede il sole - ma si accorge solo adesso che Nasir è stato, per tutto quel tempo, il suo sole nel profondo delle tenebre.



Disclaimer: il mio cervello è completamente andato, quindi non ho intenzione di spendere più di un paio di parole su questa... cosa. Provavo a scriverla da non so quanto tempo, cercando di dare un senso alle poche parole buttate alla rinfusa che scrivevo - in realtà mi limitavo a dare testate sulla tastiera - poi cinque minuti fa è arrivata l'illuminazione divina ed eccola qua. Ho la sindrome premestruale e se alcune parti non hanno senso, beh, abbiate pietà, è un momento delicato e sto SCLERAKFKDSLJSDADJAFKN aiuto. Penso di aver sentito il rumore di un insetto e ODDIO HO PAURA AIUTATEM_
Penso che morirò prima della pubblicazione di sta roba. Ma comunque, bah, nient'altro da dire. La citazione è di Sergio Bambarén, mentre il titolo è un piccolo omaggio a Bruce Springsteen e alla sua 'Long walk  home' m m. Spero tanto che vi sia piaciuta perchè l'ho scritta con tanto amore e tanto sclero, lalalala. Agron e Nasir sono belli e tromberanno come conigli in una bella casetta di montagna, perchè sì.
Alla prossima!
   
 
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