Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Yuki_o    21/06/2013    2 recensioni
Sesshomaru ha sempre voluto vedere solo quello che era stato negato a lui: l'eredità mancata, una spiegazione per quell'abbandono e ora che vede quale sia realmente il peso di queste mancanze non può che chiedersi se sia stata davvero una punizione o forse...un sollievo.
Ora che vede il peso dell'eredità di Inuyasha...
Flashfic ispirata dall'anime.
Spero che vi piaccia: buona lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell’autrice(?)
Hi Guys ;)
Piccola intro e poi sparisco: questa One-Shot (494 parole, compreso il titolo) è riferita a un momento preciso dell’anime: puntata 45 quando Inuyasha, separatosi da Tessaiga, fa strage di banditi nel villaggio dove era accorso a prestare il suo aiuto: Sesshomaru arriva e si scontrano. Alcune parole che pronuncia Sesshomaru sono prese proprio da quei dialoghi (interiori perché Sesshomaru-sama ancora non reputa nessuno degno di dialogare con lui a questo punto della serie :P).
Io ho provato ad approfondire gli spunti che davano quell’immagine e tutto questo brano è un monologo che ho immaginato il demone avrebbe potuto svolgere in quei pochi istante precedenti e successivi all’intervento di Kagome dopo che Inuyasha è stato sconfitto. O almeno…mi piacerebbe che avesse pensato qualcosa di simile *_*
Let me know what you think about it!
 
Kisses
 
Yuki_o
 
 
 
 
L’eredità del fratello
 


Perdere la sua anima…
Inuyasha avrebbe perso la sua anima…
Se ne rese conto con terrore, lui, Sesshomaru. Terrore.
Avrebbe potuto strappargli le braccia e avrebbe combattuto a calci. Strappargli le braccia e avrebbe combattuto coi denti. Come un animale.
Quell’essere che stava inghiottendo suo fratello aveva dimenticato il dolore.
Vedeva le ferite aumentare e la veste scarlatta, dono del padre, impregnarsi di un rosso meno vivo…sporco. Sangue di demone che si stava portando via quello scriteriato, impulsivo, petulante fratello che non aveva mai accettato.
Basta.
Era venuto a controllare, solo per sapere se davvero quel figlio così amato doveva sopportare un fardello tanto grande. Il figlio di quell’amore di cui tanto si era parlato, per cui erano state colte tante vite –non ultima la sua, di suo padre- ora stava prostrato ai suoi piedi: cosa rimaneva di Inuyasha?
Il suo povero, sfortunato, fratello…
Il corpo tremante dell’umana che lo accompagna in questo tempo, il suo sguardo accusatorio e lucido di lacrime gli ponevano quella domanda: cosa restava di Inuyasha? Doveva restare qualcosa, lei lo vedeva, doveva vederlo! Perché proteggerlo, perché rischiare la vita sfidando un demone come lui, se se ne fosse già andato tutto del suo spirito?
Se era davvero quella la magnifica eredità di suo Padre, ebbene lui dichiarava che era insufficiente. Quale spada, quale veste può giustificare questo continuo altalenare del proprio essere? Umano quando la luna si rinnova, demone ogni volta che la vita è in pericolo e ogni giorno un reietto senza patria o stirpe…nemmeno Tessaiga poteva valere tanto.
L’umana si stupì nel sentire le sue parole quando le consegnò l’unico modo per risvegliare l’animo del mezzodemone, tutti quegli sciocchi a chiedergli il perché avesse risparmiato Inuyasha, come se lui –lui!- dovesse giustificarsi davanti a quelle deboli creature.
Un giorno lo avrebbe ucciso…li lasciò con quella promessa. Un giorno.
E poi, Sesshomaru? Cosa sarebbe rimasto della sua stirpe? Tua madre chiusa in un palazzo che non era di questo mondo, né dell’altro. Qualche demone sparso per questa terra, solitario come lui.  Distaccato.
Lui era suo fratello e la sua eredità era così pesante. Poteva lui reclamare il diritto di dispensargli la morte? Aggiungere altro peso al fardello? Voleva davvero?
Suo padre gli aveva precluso Tessaiga, non quel ragazzo e la vita avrebbe saputo dargli punizioni peggiori di quanto lui avesse mai potuto immaginare per questo. Aveva già iniziato.
Avrebbe continuato a vagare per la terra e un giorno, forse, lo avrebbe anche ucciso, ma per quella volta gli aveva salvato la vita e l’unica testimone di questo era quell’umana, quella donna con lo stesso volto della sacerdotessa morta, eppure profondamente diversa in tutto il resto.
L’unica testimone.
Solo questo avevano in comune lui e Inuyasha: l’odio che loro padre aveva lasciato, una spada ancora senza padrone e quella ragazza che aveva sempre visto nell’anima di Inuyasha e che per la prima volta aveva scorto qualcosa della sua. E non aveva avuto paura…
Strani, piccoli umani…
 
 
 
 
 
 
  
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