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Autore: aki_penn    21/06/2013    5 recensioni
Maka Albarn ha come unico scopo quello di partecipare ai regionali di nuoto, per poi passare ai nazionali e magari alle Olimpiadi; Soul Eater, nel suo completo rosso di bagnino, è dell’idea che ci siano cose migliori che fissare tutto il giorno una linea di piastrelle blu infondo alla vasca della piscina olimpionica.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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03.  There’s something in the vapour

Soul si grattò la testa, ormai fuori era buio, le giornate si accorciavano e arrivava presto la notte. In montagna aveva già nevicato, probabilmente non ci sarebbe voluto ancora molto prima che nevicasse anche nella loro città.
Black*Star sbraitava da dentro la vasca. Solo mezz’ora prima Stein aveva beccato lui e Tsubaki a pomiciare nella doccia. Lei era scappata a casa rossa come un peperone, lui invece non sembrava per nulla turbato dalla cosa. Una volta era entrato in piscina senza costume perché se l’era dimenticato, scatenando il panico tra le ragazze di acqua gym. Tsubaki l’aveva picchiato con una tavoletta di plastica dei bambini. 
Crona, in quel momento, sguazzava apatico nella corsia dei bimbi, indossando il suo consueto salvagente. Aveva sentito dire in giro che la signorina Medusa volesse doparlo per fargli vincere i regionali, ma gli sembrava che a Crona proprio l’acqua non piacesse. Tanto che indossava la muta anche in piscina, sembrava proprio un caso perso.
Stein stava camminando a bordo piscina, si era tolto gli occhiali, si appannavano col vapore. Stava parlando con Marje, che si occupava dell’amministrazione. Appoggiò la testa alla mano a conca e si chiese dove fosse Maka. Due settimane prima il signor Albarn aveva accennato a un week end in baita, pareva che la signora Albarn sarebbe tornata in patria per qualche giorno, ma erano ormai passati quindici giorni. Non aveva mai passato così tanto tempo senza vederla, o intravederla.
Si chiese se fosse stato così strano chiederlo al suo allenatore, ma Stein si diresse in direzione degli uffici. Kid, poco distante, stava misurando l’altezza d’acqua della piscina dei bambini.
“A me sembra che non vada bene!” borbottò. “Smettila di rompere le scatole e vai a fare qualche cosa di più utile…tipo, guarda, c’è una piastrella di meno su quella parete!” esclamò Liz, esasperata, cercando di far nuotare a dorso Angela Leon.
“Dove? Dove? DOVE, CAVOLO!? Chiamate un piastrellista! Il signor B.J.!”
“Il signor B.J. è un idraulico” fece notare pacatamente qualcuno, che venne ignorato.  In realtà non c’era nessuna piastrella mancante, ma ciò bastò per tenere impegnato Kid per un bel po’ di tempo, dato che si mise a contarle una per una.
Soul si stiracchiò sulla sedia, strisciando le infradito sulle piastrelle del pavimento. Gli faceva un po’ male la schiena, aveva bisogno di fare un giro, era stanco, l’unica cosa che avrebbe voluto fare era una nuotata nella corsia del nuoto libero, dove Patty sbaragliava la concorrenza schizzando d’acqua i nonni venuti a fare un po’ di movimento.
Sbirciò l’orologio appeso al muro, era quasi l’ora del cambio con Kirikou, finalmente avrebbe potuto schiarirsi  un po’ le idee in acqua!
Alzò lo sguardo fino ai gradoni che sormontavano la piscina, dove di solito i genitori guardavano i figli sguazzare nella piscinetta insieme a Liz.
Aggrottò le sopracciglia, la figura che intravedeva in mezzo al vapore aveva un qualche cosa di familiare. Si allungò ancora un po’ in avanti, come se potesse cambiare qualche cosa, data la distanza, ma gli sembrò comunque di distinguere due codini biondi.
“Ehi” fece Kirikou, con i suoi bermuda rossi e il fischietto appeso al collo. Soul si scrollò, preso alla sprovvista “E’ finito il tuo turno, Soul, vai pure a farti una nuotata, ci penso io adesso” commentò, pulendosi gli occhiali appannati nella maglietta che si era scordato sul tavolino dei bagnini, la sera prima.
“Sì” disse solo, alzandosi e dirigendosi verso gli spogliatoi, li superò aprendo la porta nonostante Ox fosse completamente nudo e nel bel mezzo della stanza.
Kim urlò “Ox, copriti! Per cortesia!” e quello scappò subito in un angolo, mentre Soul procedeva verso l’ufficio amministrativo dove stava la scala che portava al piano di sopra.
“E tu assicurati che la gente copra le proprie nudità, prima di aprire le porte!” sbraitò anche in direzione di Soul, reggendo una confezione da sei cole, da portare al bar della piscina.
“Quante storie, come se non l’avessi mai visto nudo” commentò pacato, senza nemmeno girarsi.
“STAI ZITTO!” strillò lei, di rimando, diventando fucsia. Medusa, che stava leggendo il quotidiano nella sala d’aspetto, in attesa che suo figlio finisse la lezione, ridacchiò.
“Ehi, con quelle infradito mi bagni tutto l’ufficio, Soul!” esclamò Azusa, distogliendo la propria attenzione dal computer solo per un attimo.
“Scusa, dopo asciugo” ribatté lui, con l’aria di uno che non l’avrebbe fatto. Aprì la porta e si trovò sui gradoni che sovrastavano la piscina. C’era solo una persona, una persona coi codini biondi che non l’aveva sentito arrivare.
“Maka?” chiamò. Lei si girò di scatto, colta alla sprovvista “Soul” biascicò. Lui la guardò per qualche secondo, il motivo per cui era sparita per due settimane era chiaro.
“Come te lo sei fatto?” chiese, indicando il gesso.
“Lo stupido week end in montagna di mio padre” ringhiò. Teneva la gamba appoggiata su una sedia di plastica presa dal bar e le stampelle lasciate cadere sui gradoni in cemento.
“Sciando?”
Maka annuì “Mi ha convinta lui. Pensava che stando tutti insieme davanti al camino avrebbe potuto riconquistare la mamma, ma certo! Che idea meravigliosa…ed ecco cosa mi è successo”
Grugnì, fissando la piscina, quasi odiandola, perché non poteva averla.
S’imbronciò, mentre Soul si sedeva accanto a lei, schizzandola con le infradito bagnate. Lei si irrigidì un poco.
 “Dovrei tagliare le gambe a tutti i miei pantaloni, per mettermeli” lamentò, cambiando discorso. “Poco male, tu ti metti sempre la gonna, praticamente…no?” fece lui, con un sorrisetto. Si domandò come facesse a non avere caldo, con quel maglioncino. Maka sbuffò.
“Mancherò ai regionali e ai nazionali…” disse lei, senza guardarlo, ma con decisione.
“Sì, credo che finirà così” fece lui, tranquillo, dondolandosi un poco. Maka tirò un pugno non troppo forte sui gradoni “Cacchio”
“Maka…è solo un anno…no?” fece, poi prese, tra l’indice e il pollice, il polpaccio ingessato della ragazza “frattura scomposta? Ti è uscito l’osso?”
Maka scosse la testa, i codini svolazzarono e Soul alzò le spalle “Allora la tua carriera da nuotatrice non è mica compromessa”
Maka boccheggiò, voleva dire qualche cosa, ma sembrava quasi che facesse fatica a tirarselo fuori dalla bocca “Ci metterò un anno” fece, con un tremito.
“Maka…è solo un anno…non tutta la vita”
Si morsicò il labbro e forse non avrebbe davvero voluto sputare veleno, come poi fece “Solo perché tu non puoi nuotare e qualsiasi cosa ti potrebbe andare bene non significa che vada bene anche per gli altri” disse, a voce bassa e sibilante, alzando il dito per indicarlo. Soul tese la mascella e le afferrò il polso. “Non ho detto questo. Mi pare che tu non abbia altra scelta…o mi sbaglio? Se vuoi stare a roderti il fegato fissando la piscina nella quale non puoi entrare fai pure, ma magari puoi decidere che passerai questo mese facendo altre cose che ti divertono, perché se non hai nessun altro interesse allora sei tu quella che si arrende”
Maka strappò il proprio polso dalla presa di lui e si imbronciò, incrociando le braccia.
Rimasero in silenzio per un po’.
“Senti…anche io mi sono sentito un po’ perso all’inizio…ma poi ho scoperto che amo di più sguazzare senza competere con nessuno, che senso ha nuotare se non ti godi l’acqua? Non dico che devi smettere, ma dovresti smetterla di viverla in questo modo”
Maka mosse il piede sano e mise il broncio, cercando di non guardarlo “Non mi dire quello che devo fare!”
Soul le afferrò i codini, tirandola un po’ verso di sé, mentre lei si dimenava “Su, su! Sei così seria che un Dissennatore morirebbe di fame, se ti incontrasse!” esclamò lui.
“Smettila di dire cretinate! E non tirarmi i capelli!”
“E’ l’assoluta verità” commentò lui pacato, prima di venir colpito da un Maka-chop che lo lasciò esanime, sdraiato sui gradoni.
La ragazza cercò di accavallare le gambe, rendendosi poi conto che non poteva. Si morse il labbro e ricominciò a guardare la piscina.
“Dico sul serio quando dico che dovresti distrarti. Tanto in piscina non ci puoi entrare lo stesso, finché hai il gesso. ‘Sta sera al cinema fanno una maratona di film horror …” disse, incrociando le braccia, da sdraiato, ma guardandola sottecchi.
Maka si rigirò a guardarlo, dondolandosi un po’, per quel che poteva “O magari tu preferisci i film polpettone…”
Maka ridacchiò.
 
   
 
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