Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: WhiteTiger    21/06/2013    0 recensioni
Il suo amico continua a fissare lo scrigno come se ne fosse ipnotizzato, e lui sta cominciando ad aver paura. Anche lui diventerà così, quando finalmente saprà a quale armatura è stato destinato?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Saint Quinn'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: la solita storia. Glee è proprietà di FOX, Ryan Murphy e un sacco di altra gente che non se lo merita. Saint Seiya è proprietà di Toei Animation, Shueisha e Masami Kurumada, che fa il fumettista da trent’anni e ancora non ha imparato a disegnare.

 

 

(P)ossessione

By WhiteTiger

 

"Puck, secondo me è una cattiva idea."

 

"E dai amico, vuoi mollarmi proprio adesso? Non è mica proibito, basta annunciarsi. E poi abbiamo fatto il bagno, che altro possono volere?"

 

Finn alza lo sguardo sull'edificio che si trova in cima alla grande scalinata, sorvegliato da due soldati dall'aria truce, e non risponde. È vero che non stanno per fare niente di male (e questo è un evento eccezionale, visto che Puck è coinvolto), ma si sente comunque a disagio. Il posto in cui si trovano è in un angolo isolato e tranquillo del Santuario e i suoni tipici della vita di tutti i giorni arrivano ovattati dal sentiero che li ha portati lì, facendosi strada tra due immense e scoscese pareti di roccia. Se succedesse loro qualcosa, dubita che qualcuno se ne accorgerebbe. E visto come la gente si comporta lì dentro, ha idea che nessuno piangerebbe la morte di due aspiranti cavalieri.

 

Finn non è al Santuario da molto (solo tre settimane) e sono molte le cose che ignora, ma ha già imparato che se alzi troppo la cresta ci mettono meno di un secondo a fartela riabbassare. Ha visto apprendisti scavare solchi nel terreno con la faccia, dopo essere stati scagliati via dai colpi dei loro maestri. Per fortuna lui non è ancora stato ammesso a quel genere di allenamento: prima deve imparare le basi del combattimento a mani nude e quindi padroneggiare le mosse elementari di svariate arti marziali e poi naturamente ci sono le normali lezioni di greco, storia, matematica, astronomia, anatomia…cose di cui farebbe volentieri a meno, perché quando è arrivato qui aveva sperato di aver chiuso con la scuola. Ma a quanto pare la dea Atena (dicono sia bellissima, ma lui non l'ha mai vista) vuole che i suoi Cavalieri sappiano tante altre cose, oltre a come combattere. Finn non capisce: al nemico cosa può importare se sai chi era Aristotele oppure no?

 

"Bè?" insiste Puck, strappandolo a quelle riflessioni. Finn si stringe nelle spalle e per prendere tempo controlla che i propri vestiti siano in ordine: come ha detto Puck poco prima, hanno fatto il bagno dopo l'allenamento ed hanno indossato le tuniche migliori, quelle di cotone bianco che hanno ricevuto apposta per le feste e le cerimonie importanti, e quei calzari di cuoio lucido che gli fanno sempre venire le vesciche sui talloni. Gli abiti eleganti lo fanno sentire a disagio (e ancora non si è abituato a quei vestiti così strani) ma non c'è nulla che sia fuori posto, a parte i capelli, che gli ricadono sul collo e sulla fronte in lunghe ciocche biondo scuro (ma sa che con il passare del tempo diventeranno castani, come quelli di sua madre). Cerca di pettinarsi alla meglio usando le dita, riuscendo solo a peggiorare la situazione.

 

"Dovresti legarli in una coda," commenta Puck, guardandolo con occhio critico.

 

"Ma non è, tipo, roba da femmine?"

 

Puck lo fissa come se avesse detto una scemenza e risponde sogghignando: "Non farti sentire dal nobile Kiki, o ti prenderà a calci in culo. Anche lui si lega i capelli. E poi è più comodo per combattere, come fai se ti finiscono negli occhi?"

 

"Chiederò a qualcuno di tagliarmeli."

 

"Allora non andare da Brittany. Dico sul serio, amico. Hai visto cos'ha combinato con i miei."

 

I capelli di Puck sono tagliati in modo irregolare, più corti ai lati e più lunghi al centro del cranio, dove formano una specie di rozza cresta. Finn cerca di trattenere un sorriso ma non ci riesce, quindi l'amico gli dà un pugno sul braccio, irritato. Per una settimana è stato la barzelletta del campo di addestramento sud.

 

"Ha detto che voleva farmi sembrare un unicorno. Io non picchio le donne," precisa Puck, gonfiando il petto magro sotto la tunica, "ma se Santana non fosse stata lì le avrei detto che aveva fatto un lavoro schifoso."

 

Finn annuisce, rabbrividendo. Ha imparato a proprie spese che è meglio non far arrabbiare Santana Lopez. E Puck, nonostante i vestiti eleganti, ha già un aspetto miserevole perché, come tutti gli apprendisti ammessi al livello di addestramento superiore, è pieno di lividi, cerotti e graffi. È meglio non aggiungere anche un paio di ossa rotte.

 

"Comunque, segui il mio consiglio: tagliali, o legali, perché se ti finiscono negli occhi ti distraggono, e ti giuro che distrarsi durante l'allenamento è una cattiva idea."

 

Puck comincia a salire le scale e Finn rimane a fissarlo per un attimo. Il suo amico non parla granchè delle sue giornate passate a studiare con un vero Cavaliere ma dev'essere dura, vista la quantità di ferite che ha su tutto il corpo. Lui però non si lamenta. Finn decide che dovrebbe seguire l'esempio di Puck…tranne per quanto riguarda i suoi tentativi di entrare nel gineceo. Così comincia a seguirlo su per le scale, quando un pensiero improvviso lo costringe a fermarsi di scatto.

 

"Puck?"

 

"Che c'è?"

 

"Il nobile Kiki mi prenderebbe veramente a calci in culo?"

 

"Nah. Lui è uno forte. Tu, piuttosto, vieni con me o no?"

 

"Uh, io…certo."

 

"E allora andiamo!"

 

E Puck lo prende per un braccio e lo trascina su per la scalinata con tutto l'entusiasmo dei suoi undici anni.

 

I soldati in cima incrociano immediatamente le loro lance per sbarrare il passaggio. Puck si fa avanti fiducioso mentre Finn lo segue più lentamente, intimidito dall'aria decisa dei due: a differenza dei militari che sorvegliano la città vestono armature d'acciaio laccato e sul pettorale della corazza è raffigurato il simbolo zodiacale dello Scorpione, in lucido smalto azzurro. Se ci fosse un Cavaliere d'Oro dello Scorpione quei due sarebbero ai suoi ordini, ma quella particolare corazza (come molte altre) non è ancora stata assegnata, quindi l'Elite di Scorpio è per il momento sotto il comando della Grande Sacerdotessa.

 

I due soldati rimangono immobili a osservarli mentre ascendono gli ultimi gradini, e i loro occhi scintillano dietro le fessure degli alti elmi crestati. Le loro braccia nude e muscolose sembrano fatte dello stesso marmo con cui è costruito l'edificio che sta alle loro spalle. Finn abbassa lo sguardo, deglutendo. Sa che le Elite sono formate da uomini e donne che non sono riusciti a diventare cavalieri e anche se il loro cosmo è stato sigillato, la loro forza è rimasta intatta. Potrebbero schiacciare lui e Puck con una mano sola.

 

"Cosa andate cercando?" chiede l'uomo alla loro sinistra, e la sua voce rimbomba, amplificata dall'acciaio dell'elmo. In realtà è una domanda retorica: i Cavalieri e coloro che si addestrano per diventare tali hanno tutto il diritto salire fin lì, ma Finn sussulta ugualmente, sentendosi vagamente in colpa. È un'apprendista come Puck, ma non è ancora stato messo alla prova, non l'hanno testato per scoprire quale costellazione lo protegga. Non ha ancora un cosmo di cui saggiare la forza, al contrario di Puck. Forse per questo il suo amico alza la testa senza alcun timore apparente, guardando il soldato negli occhi.

 

"Vorremmo il permesso di accedere alla Sala delle Armature," dice con voce chiara, ma Finn è certo di non immaginarsi il tremito nelle parole dell'amico. Nonostante faccia mostra di tutta quella sicurezza, anche Puck è un po' spaventato. 

 

I due soldati li fissano per un tempo che pare infinito, finchè Puck non deglutisce rumorosamente, esprimendo il proprio disagio, nello stesso momento in cui Finn abbassa di nuovo gli occhi sui propri piedi. I due uomini di guardia si scambiano uno sguardo, poi ridacchiano e scostano le lance per lasciarli passare. Finn arrossisce, senza sapere bene il perché. Ma è quasi certo di avere appena fatto una brutta figura.

 

"Passate pure, perdigiorno," li invita il soldato alla loro destra. "Ma comportatevi con decoro e, soprattutto, non toccate niente."

 

Il tono con cui vengono pronunciate le ultime parole è sufficiente a far venire i sudori freddi a entrambi i ragazzi, tanto che Puck si sente in dovere di balbettare:

 

"C-co-conosciamo le r-regole," perdendo in un solo istante tutta la sicurezza dimostrata fino a quel momento.

 

Finn si affretta ad oltrepassare i soldati e quasi si mette a correre nel timore che uno dei due o entrambi possano cambiare idea e rimproverarli, o punirli, o peggio. Naturalmente non accade niente del genere e lui e Puck concludono l'ascesa della scalinata raggiungendo la cima della collina, che è stata spianata per ricavare un piazzale lastricato di granito, su cui è stato costruito un edificio di marmo bianco, nello stesso stile di tutti gli altri palazzi presenti nel Santuario.

 

Puck lo afferra nuovamente per un braccio per costringerlo a rallentare e Finn adegua immediatamente il suo passo a quello dell'amico. Ormai sono davanti alle grandi porte che chiudono l'accesso alla Sala, e il sigillo di Atena, un simbolo circolare che rappresenta un uccello con le ali spiegate, scintilla dorato contro il legno scuro. Dopo aver dato una rapida occhiata alle proprie spalle (i soldati hanno ripreso a fare la guardia, e appaiono totalmente disinteressati a loro due), Puck appoggia le mani coperte di bende sul legno lucido del portale e spinge.

 

Le ante ruotano senza sforzo sui cardini perfettamente oliati e si aprono con un suono simile a un sospiro. La sala che si estende di fronte a loro è bassa e lunga come un tunnel, senza finestre, illuminata dalla luce delle torce perenni che ardono nei supporti d'acciaio fissati ai muri. Il bagliore rossastro dei fuochi strappa scintillii quasi accecanti alla moltitudine di scrigni e di simulacri che sono allineati in due lunghe file lungo le pareti della stanza. Finn si stropiccia gli occhi e si accorge che Puck sta facendo lo stesso: sa che il metallo delle armature è incredibilmente splendente (dieci giorni fa ha visto il cavaliere del Toro in tutta la sua imponenza ed era rimasto così accecato dal bagliore della sua corazza che era restato lì, stordito, a sfregarsi gli occhi, finchè lei non lo aveva notato e gli aveva chiesto se stava bene. Arrossisce ancora a ricordare quell'incontro), ma non aveva idea che anche gli scrigni fossero così lucenti. La doppia porta si chiude silenziosamente alle loro spalle e i due si guardano per un attimo, intimiditi dal silenzio, dalla quella luce arcana e dai secoli di storia che sono custoditi lì dentro. Senza consultarsi, si prendono per mano e comiciano ad avanzare verso il cuore dell'edificio. 

 

Finn sa che la Sala delle Armature è uno dei luoghi più sacri del Santuario, assieme al Tempio di Atena e alla Collina delle Stelle, ed è stata costruita non solo per conservarvi le armature che non hanno ancora un padrone, ma anche anche per custodire le vestigia dei Cavalieri che si trovano al Santuario, se essi lo desiderano. Tutte le corazze di Argento e di Bronzo che sono state forgiate hanno un altare dedicato su cui viene posato lo scrigno. Ci sono anche altari che non sono occupati da scrigni: molte corazze non si trovano in Grecia, ma in altre parti del mondo, dove il Santuario ha istituito diversi campi di addestramento. Su ciascuno di questi altari è posata una statua a grandezza naturale che raffigura la costellazione dell'armatura, in argento o in bronzo a seconda del lignaggio della corazza.

 

I due passano lentamente tra le due file di altari su cui sono posate le armature, e Finn non sa dove rivolgere lo sguardo, tanta è la meraviglia che quel luogo contiene. I suoi occhi ormai si sono abituati a tutto quello splendore ed ora è circondato da una fantasmagoria di creature fantastiche e di scrigni che scintillano arcani alla luce delle torce. Alcuni appartengono ai cavalieri presenti al Santuario, molti altri contengono corazze che non sono ancora state reclamate. Questi ultimi sono cinti da una candida benda di lino ricamata d'oro, a simboleggiare il fatto che rimarranno sigillati finchè i legittiml proprietari non verranno ad aprirli.

 

A destra le sacre vestigia d'argento: Finn non conosce ancora il greco quindi non può leggere i nomi scolpiti su ogni altare, ma ricorda un po' le lezioni di astronomia e riesce a identificare alcune corazze dai simboli cesellati sugli scrigni: Lira, Scultore, Aquila, tutte senza padrone, Ofiuco (sa che questa appartiene ad una severa guerriera chiamata Shaina), Centauro, Freccia. Ce ne sono altre, ma non sa dire a quali costellazioni appartengano, e per questo si sente un po' in colpa. Così continua a seguire Puck, ripromettendosi di fare più attenzione alle lezioni di Storia del Santuario.

 

Alla loro sinistra si trovano invece le armature di bronzo. Oltrepassano l'altare dell'Unicorno (ha sentito che Brittany prima o poi dovrà partire per l'Algeria, per iniziare l'addestramento per quella corazza), Pegaso il cui scrigno splende più degli altri e a cui molti riservano la stessa reverenza che si porta a un'armatura d'oro, e poi altre tre che non si trovano lì in terra di Grecia: Cigno, Orsa Maggiore, Fenice.

 

È davanti a quest'ultimo altare che Finn si ferma, lasciando che Puck prosegua da solo. La Fenice lo incuriosisce molto, perché è l'unica armatura che riesce a rigenerarsi, a risorgere letteralmente dalle proprie ceneri, non importa quanto sia rovinata. Se lo ricorda perché uno dei suoi maestri ha tenuto una lezione sui danni alle armature ed ha insistito molto sul fatto che le lesioni più gravi possono essere riparate solo con una grande quantità di sangue di cavaliere, precisando che l'unica armatura che non ha bisogno di questo trattamento è la corazza della Fenice. Finn studia il simulacro di bronzo, la fenice con le ali spiegate che si trova al posto dello scrigno e all'improvviso viene percorso da un brivido: quell'armatura si trova proprio in un brutto posto, e spera davvero di non essere destinato ad addestrarsi per lei. Ha solo undici anni, ma già comprende che per una simile corazza c'è bisogno di uno spirito più ardente del suo.

 

"Finn!" lo chiama Puck all'improvviso, e il suono della sua voce viene amplificato fino a riempire tutta la sala. Puck sussulta e Finn si fa piccolo, incassando la testa nelle spalle, pensando che sia una vera fortuna che loro due siano soli lì dentro. Se ci fosse stato qualcun altro, ad esempio un cavaliere venuto a ritirare la propria armatura, sarebbero stati rimproverati senz'altro.

 

Finn raggiunge l'amico all'altare davanti a cui si è fermato. Gli eleganti caratteri greci scolpiti sul cartiglio di marmo alla base del monumento delineano due parole:  Leon Mikros. Finn sa che significano 'Leone Minore'. Gliel'ha detto Puck.

 

"Eccola…guardala. Non è una figata?"

 

Finn annuisce, anche se pensa che la testa di leone cesellata sullo scrigno non sia nulla di speciale. Però riesce a capire in parte l'entusiasmo di Puck: dev'essere bello sapere quale costellazione ti sta proteggendo e sapere che c'è un'armatura che ti aspetta. Non vede l'ora di provare la stessa sensazione. Ed è in quel momento che si accorge di una cosa.

 

Lo scrigno del Leone Minore sta sta emettendo un suono lieve e musicale, come la vibrazione di un calice di cristallo. È come se l'armatura stesse salutando l'aspirante cavaliere che si sta allenando per lei. Prima che Finn possa far notare all'amico quello strano fenomeno, Puck alza lentamente la mano destra. Finn sta per emettere un grido per chiedergli di fermarsi, perché è un sacrilegio toccare un'armatura altrui senza permesso, e ancor peggio se si tratta di un'armatura non assegnata, perché queste corazze appartengono completamente ad Atena.

 

Ma Puck non tocca lo scrigno e Finn ne rimane sinceramente sorpreso: non conosce quel ragazzino da molto, ma sa che per lui sembra non esserci nulla di sacro…tranne in questo momento, in cui si limita a tenere la mano a pochi millimetri dalla custodia, senza toccarla, come se stesse tentando di assorbirne il calore.

 

"Lo sai… che una volta questa armatura stava in Africa?"

 

Finn non lo sa, ma non ne è stupito. Un'armatura che rappresenta un leone dovrebbe stare in Africa per forza, no?

 

"In Tanzania, vicino al monte Kilimanjaro," continua solennemente Puck.

 

"Se il suo ultimo proprietario non fosse morto qui, a quest'ora sarei in Africa. Ci pensi?"

 

E lui ci pensa. Ha sentito cose poco belle sull'Africa. Probabilmente la Grecia è meglio. Anche se ti picchiano dalla mattina alla sera.

 

"Un giorno…un giorno questo scatolone di metallo si aprirà per me, Finn," sussurra Puck, gli occhi accesi. E guardando la sua espressione determinata, Finn gli crede senza riserve. Lo scrigno del Leone Minore scintilla misteriosamente alla luce dei fuochi, quasi fosse d'accordo con lui.

 

Puck si stringe nelle spalle e lascia ricadere la mano, sospirando come se fosse esausto oltre misura.

 

"Manca ancora qualche anno, però. Aspettami," sussurra alla corazza, come se questa fosse in grado di capirlo. E, da quanto Finn ha sentito, probabilmente è così. Il suo amico continua a fissare lo scrigno come se ne fosse ipnotizzato, e lui sta cominciando ad aver paura. Anche lui diventerà così, quando finalmente saprà a quale armatura è stato destinato? Spera di no. All'improvviso il pensiero di sapere quale sia la sua costellazione non gli sembra più così allettante. Puck non riesce a staccare gli occhi da quella scatola di metallo e Finn teme che, se fosse solo, il suo amico non riuscirebbe più a uscire da lì. Forse è una paura stupida, ma in quel momento, in quella sala illuminata dalle torce, sembra tremendamente reale.

 

"Puck…forse è meglio se andiamo? Credo che i soldati non saranno contenti se stiamo qui troppo a lungo."

 

Puck annuisce e permette a Finn di prenderlo per un braccio e trascinarlo via, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo pieno di desiderio allo scrigno dell'armatura. La sua espressione ossessionata comincia a dissolversi man mano che si avvicinano all'uscita e quando finalmente sono fuori, al sole, è del tutto scomparsa. L'umore di Puck sembra essere migliorato parecchio, tanto che saluta i soldati di guardia agitando la mano, mentre lui e Finn scendono i gradini per tornare a casa.

 

"Ho dimenticato di chiederti…" comincia Puck standogli al fianco, "quando avrai la prova del cosmo."

 

"Oh. Uhm," balbetta Finn, rendendosi conto all'improvviso di non aver molta voglia di pensare a questo particolare problema. E se lui non l'avesse, un cosmo? O se fosse destinato ad un'armatura custodita in qualche parte remota del mondo? O se, ancor peggio, fosse protetto da una costellazione sfigata? Suo padre in gioventù si era addestrato per la corazza dell'Orsa Maggiore, che è di bronzo ma è una costellazione figa. Non era riuscito a diventare cavaliere, ma Finn è comunque orgoglioso di lui. Sente che se fosse protetto dall'Orologio o dal Compasso non avrebbe più il coraggio di guardare in faccia nessuno. O di portare fiori sulla tomba di papà.

 

"Fra tre mesi, quando avrò finito le lezioni di base," risponde alla fine, seguendo Puck lungo il sentiero che li riporterà in città.

 

Puck annuisce. Finn lo invidia un po', lui è fortunato. Ha sviluppato il proprio cosmo ancor prima di arrivare al Santuario. Quindi è stato prelevato dalla famiglia affidataria  con cui viveva e portato lì, prima che potesse fare danni. Ha sentito storie su un altro paio di ragazzini nelle stesse condizioni di Puck e sa che questo genere di eventualità è molto, molto raro. Per un attimo si chiede che effetto faccia poter toccare le stelle senza nemmeno saperlo.

 

"Qui c'è un'armatura anche per te, Finn. O da qualche altra parte," risponde Puck, allargando le mani in un gesto che vuole comprendere anche il resto del mondo.

"E quando diventerai cavaliere anche tu, proteggeremo la giustizia insieme."

 

Finn vorrebbe avere metà della convinzione di Puck.

 

I due arrivano alla piazza principale, gremita di abitanti, soldati e apprendisti che si affrettano a tornare alle loro case in previsione del pasto serale. Le statue degli eroi del Santuario scintillano alla luce del tramonto e Puck si ferma per un attimo davanti al gruppo bronzeo che ritrae Noesis del Triangolo e il suo allievo, Retsu della Lince. Finn conosce la storia del giovane cavaliere di Bronzo che era riuscito a sconfiggere una Gorgone grazie all'aiuto del proprio maestro. Noesis è raffigurato nell'atto di sollevare un braccio per proteggere il proprio discepolo, mentre Retsu sembra pronto a scagliare il proprio colpo contro il suo terribile nemico. Quei due sono diventati il simbolo della devozione che dovrebbe legare un istruttore e il suo apprendista e Finn si chiede se fra Puck e il suo maestro ci sia lo stesso tipo di rapporto.

 

"Devo tornare dal mio maestro," annuncia Puck, come se leggesse i suoi pensieri. "Ci vediamo domani?"

 

Finn annuisce e Puck sorride e si allontana con un cenno di saluto, lasciandolo solo. Finn si dirige lentamente verso l'androceo, passando davanti a decine di statue e rammaricandosi del fatto che suo padre non sia fra loro. Mentre cammina, si chiede se un giorno ci sarà una statua anche per lui, in mezzo al cerchio degli eroi.

 

 

Note:

- chi aveva dimenticato che Finn da piccolo era un biondino coi capelli lunghi alzi la mano :-)

- quando dico 'soldati in armatura d'acciaio' naturalmente non intendo 'cavalieri d'acciaio'. Ew.

 

Comunque…Brittany dell'Unicorno, questa non è una sorpresa, suppongo. E ringraziate che non darò a Sam l'armatura dei Pesci. Grazie per aver letto fin qui, sono in debito con voi.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: WhiteTiger