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Autore: whiteangeljack    21/06/2013    0 recensioni
La fine dell'universo, la fine di un uomo, l'inizio di tutto...
Shot scritta per il One Hundred prompt challenge di BlackIceCrystal per il prompt Vita.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - Altro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Vita
Autore: whiteangeljack
Fandom: Doctor Who
Personaggi: Dottore
Rating: Verde
Word: 863
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della BBC che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.”
Prompt: Vita



Tempeste fotoniche, stelle che implodono con uno schiocco sordo in seno alle loro nebulose, galassie cannibalizzate che si fagocitano l’un l’altra, mondi che si sgretolano in una linea spazio-temporale deformata e che esalano il loro ultimo afflato prima ancora che abbiano il tempo di imparare a respirare.

L’universo sta finendo: puoi sentire la luce piegarsi alla forza di leggi fisiche ormai corrotte, e vedere la vita dissolversi e strisciare come un verme tra le code ghiacciate delle comete in cerca di una via di fuga che -già sai-  stavolta non riuscirà mai trovare.

Hai le mani ferite, il petto squassato dai sussulti, i capelli incollati alla fronte sudata.
Il tempo si agita come una fiera nel tuo corpo stanco, e come una fiera azzanna, lacera e dilania tutto ciò che trova lungo il suo cammino. Hai l’anima in subbuglio, i pensieri ricacciati incoerentemente in fondo alla gola riarsa, brandelli di coscienza insulsi che si agitano pigramente nella tua testa. Il tempo sta cessando la sua esistenza ma non vuole rassegnarsi alla sua morte e allora ti trascina con sé, si ancora alla tua mente come all’ultimo degli scogli prima del mare aperto e tu digrigni i denti, ti dibatti, cerchi disperatamente di riottenere quel briciolo di lucidità per riavvolgere i tuoi passi e ritornare al Tardis e fuggire lontano da quell’inferno ma non ci riesci.

Il richiamo è troppo forte, gli ultimi istanti dell’universo scorrono nelle tue vene come veleno e il grido delle galassie ti trafora i timpani.

Ti accasci a terra frastornato, gli occhi lucidi di disperazione che contemplano la fine di ogni cosa compiersi e il buio ricongiungersi alla luce. Hai lo sguardo saturo di non-colori, la bocca piena di non-suoni che solo un Signore del Tempo, l’ultimo Signore del Tempo, potrebbe conoscere e i fotoni ti spazzano la schiena come sabbia bollente, snocciolando la pelle arrossata come petali rinsecchiti di una rosa.

Lo spazio si sta annullando, puoi sentirlo nei tuoi polmoni compressi all’inverosimile da cui l’ossigeno fugge irrimediabilmente. Persino i suoni si stanno riavvolgendo su se stessi ed è così che d’un tratto la fine di ogni cosa non ha più neanche un rumore, un lamento con cui palesarsi. È un grido senza voce, il suo, che ti scava le viscere e ti insidia le ossa,  è il salmodiare arcano di Crono che lentamente riavvolge le lancette dell’orologio. E tutto ciò è contro ogni assioma, legge, contro ogni principio che ti sia stato insegnato. È semplicemente la fine di un Dio che contempla solingo il compiersi dell’opera che lui stesso ha creato.

Dal Caos al Caos. Dalla polvere alla polvere.

Socchiudi gli occhi in un lamento cieco, lasciando che il tempo scivoli inesorabilmente al di là del vortice e che lo spazio lo segua in un abbraccio mortale. Li osservi precipitare a lungo, prima che i loro corpi si dissolvano contro l’oscurità del fondo, prima che l’abisso l’inghiotta e la solitudine sola resti a vegliarti.

Per tutta la tua esistenza la morte non ti ha mai riguardato. La morte ti ha sempre sfiorato con la grazia di una fanciulla troppo timida, ti ha sempre evitato come l’amante che teme le ire del marito. Ma ora la morte sta giungendo, i suoi occhi di corvo hanno perso ogni pudore, e le sue mani bramano di stringere a sé la tua carne. Puoi sentire già il suo respiro, gelido, le sue unghie di vetro bucarti la pelle, la sua bocca d’oblio suggerti l’anima.

 E stranamente sei sereno, non c’è niente che non vada in tutto questo, niente che ti faccia rimpiangere questo momento. Il momento in cui anche l’ultimo cessa d’esistere.

È allora che la senti, la voce, la voce stessa dell’Universo che dopo tanto dolore torna nuovamente a cullarti. Ha parole di cristallo il mondo, mani calde che sfiorano le tue ferite ad una ad una, che stringono il tuo corpo al Caos come la madre stringe un figlio al seno. Ha labbra che accarezzano la mente Crono, labbra che ridestano i tuoi pensieri come dopo un eterno letargo, labbra che ti sussurrano fiabe, che raccontano alle tue orecchie storie mai accadute, storie che vanno oltre il bivio del se, storie che parlano di strade mai battute, strade che se prese ti avrebbero reso diverso o forse uguale a ciò che sei.

Ed è così che improvvisamente il Caos si fa Pace, il buio cala sul tuo corpo martoriato come un sudario, ma nell’oscurità non ci sono mostri, solo un mare piatto e infinito che risplende di memorie felici, di affetti e di gioie perdute ed ora ritrovate.

L’Universo tace, le luci si spengono nel grande teatro e il pesante sipario dell’oblio cala sulla scena ora che anche le stelle ghiacciano e che la quiete astrale avvolge ogni cosa.

Il Mondo è finito ma nella morte riposa già il seme di un nuovo inizio.

L’Universo di nuda pietra ti stringe a sé, ti abbraccia, contempla le tue palpebre chiuse in attesa che nuova energia le desti, che nuova luce nasca dalle tue pupille, che nuova vita sgorghi dalle tue ferite mentre tutto attende la misteriosa nascita di un nuovo ordine.

Un nuovo inizio che freme già nella polvere e che porta il tuo nome.

Vita
  
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