Oca che sa solo divertirsi
Sul
letto, a piangere.
Casa
vuota, vita vuota.
Perché
le danno tutti addosso? Lei che ha fatto di male?
Non
ha mai fatto niente a nessuno, perché è sempre il bersaglio preferito di tutti?
Non
è forte come gli altri, lei ci sta male.
Non
lo da a vedere dal davanti, ma dentro piange, scoppia.
Nella
sua scuola, se non sei una cheerleader o non sei appartenente a nessuno dei
gruppi, sei un emarginato.
Lei
ha imparato a conviverci, per tutto questo tempo, è rimasta da sola…
Ma
quel giorno, l’ hanno insultata.
Oca
che sa solo divertirsi.
‘Gran
bell’insulto, davvero!’ pensa tirandosi su a sedere. Si asciuga gli occhi verdi
e si guarda attorno.
Lei,
una di quelle.
Lei
che non ha mai baciato nessuno.
Lei
che non ha mai avuto un ragazzo.
Ma
le cose stanno per cambiare.
Suonano
al campanello e lei scende, senza preoccuparsi di avere gli occhi più rossi di
due semafori e due righe nere che le colano sulle guance.
Apre
la porta.
Silenzio.
Chiude
la porta. Chiude gli occhi.
Riapre
la porta.
-
Nielsen, tutto bene? – ‘No’, vorrebbe dirle, ‘no che non va bene!’ non risponde
e la lascia entrare. I tacchi risuonano sul pavimento bianco.
-
Come mai sei qui? – fredda. Troppo per fredda per essere Kelsi. La sua
interlocutrice rimane un attimo a guardarla. Poi sorride. ‘La piccola Beethoven
impara dalla migliore, allora.’
-
La Darbus mi ha mandata a vedere come stavi… è da due giorni che nessuno ti
vede sorridere a scuola. – risponde affabile la ragazza davanti a lei. Kelsi la
guarda. Perché? Perché sente che Sharpay Evans non stia dicendo la verità?
-
Forse perché non ho nulla di cui sorridere. – glaciale. Sharpay scatta in una
risatina, lasciando Kelsi completamente sbalordita. ‘Che ti ridi, befana?’
-
Ora non fare la melodrammatica… al Drama abbiamo bisogno di una pianista
sorridente, non di un burattino. Per quel ruolo abbiamo già mio fratello. – una
punta di malinconia nella voce. Kelsi la guarda negli occhi e sorride, dopo un
intero pomeriggio passato a piangere.
- A
parte gli scherzi, perché sei qui? – la bionda rimane spiazzata. Ma poi
sorride.
-
Anche se non ci crederesti, te lo dico. La Darbus non c’entra un accidente,
volevo sapere che avevi. – un sorriso luminoso, uno di quelli timidi che una
persona come Sharpay non fa.
-
Non… non ho nulla… perché?, dovrei avere qualcosa?? – le mani cominciano a
tremare, gli occhi inumidirsi. Sharpay se ne accorge. È un’attenta
osservatrice.
-
Ascoltami. – ma Kelsi non la guarda in faccia. Allora le prende il viso tra le
mani e la costringe a guardarla negli occhi. – Se è per quello che ti hanno
detto quelle due idiote, non devi prendertela. Lasciati scivolare addosso
tutto, come se avessi un impermeabile e gli insulti fossero la pioggia. – Kelsi
sbuffa.
-
La fai facile tu. – la bionda sorride.
-
Mica sono stata sempre così! Guarda che so piangere anche io… o meglio, sapevo.
Ormai ho imparato a essere un ghiacciolo. E ho imparato grazie agli insulti
gratuiti che ricevevo alle medie. Sai, dopo un po’ ci fai anche l’abitudine no?
– un altro timido sorriso da parte della Nielsen. Parlare con Sharpay la
rassicura in qualche modo. Non si sente imbarazzata, come capita spesso con
tutti. – E comunque… che ti hanno detto di così scandaloso? – gli occhi di
Kelsi si inumidiscono, pian piano, un processo lento ed inesorabile che porta
ad un pianto silenzioso. Non sposta gli occhi da quelli di Sharpay, ormai il
danno è fatto.
- Oca
che sa solo divertirsi… - un soffio strascicato, un sussurro appena
udibile. Nella testa di Sharpay cominciano a sovrapporsi tante immagini. Troppe
per essere sopportate da una sola persona. Stacca le mani dal viso di Kelsi e
distoglie lo sguardo, arrossendo lievemente. Mai, mai le è successo di
arrossire davanti a qualcuno. Soprattutto davanti a lei. Cosa le sta succedendo?
Il cuore, come risvegliato, ricomincia a battere, forte, forte, sembra che
voglia esploderle in petto.
-
Kelsi ascolta. Non badare a quello che dicono loro, perché è solo invidia.
Perché non dovrebbero invidiarti? Sei una bella ragazza, hai dei voti fantastici
e sei una bravissima pianista. Non ascoltarle, perché loro non dicono il vero.
– si volta verso di lei e la vede. Kelsi, che continua a lacrimare in silenzio.
Ma le sue labbra rosse sono tirate in un sorriso. Picchietta sulla spalla della
bionda che, mentre parlava, è rimasta girata da un’altra parte, e l’abbraccia.
La stringe, mentre le lacrime continuano a scendere, imperterrite. Però ha il
sorriso sulle labbra. Deve tutto a Sharpay. Dal canto suo, la presidentessa del
Drama Club, non muove un muscolo. Arrossisce di botto, ma poi, sentendo tutto
il calore che quella piccola ragazza le infonde, ricambia l’abbraccio con
trasporto. Ed eccola la scena che si presenta ad un estraneo che entra in quel
momento. Due ragazze abbracciate, una che piange e l’altra rossa come un
pomodoro. Ma non c’è un estraneo che entra in casa Nielsen. Nessuna delle due
aveva mai provato una cosa del genere. Che sia questa… l’amicizia? Nessuna
delle due lo sa. All’improvviso, la scena di quello stesso giorno si prende
prepotentemente possesso della mente di Sharpay.
Kelsi
è seduta a mensa, come sempre. Le si avvicina il gruppo di cheerleaders.
Cominciano a parlottare a bassa voce, poi, con uno scatto, qualcuna di quelle
alza la voce e si sente tutto. Tutti sentono. Kelsi sente. Alza lo sguardo
glaciale sulle ragazze, che non sembrano per niente intimorite.
- Stupide… non avete altro da fare che sparlare della gente in questo modo? – risponde la ragazza. Pensa di averle zittite.
- Ma sentitela! Non sei altro che un’oca che sa solo
divertirsi… che stracci usi per lavorare? – le ragazze scoppiano a ridere e si
allontanano, ma Kelsi rimane in lacrime. lacrime dolorose, silenziose. Lacrime
che non resistono che pochi secondi sulle sue guance pallide.
Sharpay alza lo sguardo di
scatto. Si stacca da Kelsi e si mette il suo giubbotto.
- Che succede? – chiede la
castana confusa. Sharpay la guarda e le strizza l’occhio. Kelsi si mette anche
lei il giubbotto e segue la ragazza fuori di casa. Conosce quella strada. Fin
troppo bene. La scuola. Perché stanno
andando a scuola? Cosa ci vanno a fare se è chiusa a chi non fa parte della
squadra di basket? – Sharpay, perché stiamo andando a scuola? – chiede infine,
raggiungendola. La bionda non risponde e continua a camminare spedita. Ha un
fuoco negli occhi. Come una furia spalanca la porta della scuola e percorre
tutti i corridoio che portano alla palestra. Spalanca anche quella porta e
tutti si fermano. La guardano che cammina arrabbiata verso il gruppo di
cheerleader.
- Nielsen, che ha? – lui,
Troy Bolton, pone la domanda che assilla tutta la squadra. Kelsi lo guarda
negli occhi, confusa più di lui.
- E che ne so io! –
risponde concisa, raggiungendo Sharpay. Improvvisamente la bionda si ferma.
Tutta la palestra è in silenzio.
- Mi stai simpatica, hai
vinto un premio! – squittisce zuccherosa come il miele Sharpay, riferita a
quella che ha insultato Kelsi.
- Che premio? – la bionda
sorride affabile, per poi alzare velocemente un pugno chiuso e colpire in pieno
viso la ragazza, che si accascia a terra, tremante. Kelsi sgrana gli occhi.
Sharpay… pugno… sangue… la testa le gira.
- Goditelo tesoro. –
sorride Sharpay, per poi andarsene dalla palestra, lasciando tutti a bocca
aperta. La squadra guarda sbalordita la cheerleader. Kelsi segue con lo sguardo
la ragazza… ma poi si mette a correre e la raggiunge, con il fiatone. La gira
verso di sé e la guarda negli occhi.
- Che… che ti è saltato in
mente? – chiede, prendendo profonde boccate d’aria. La bionda alza le spalle.
- Hai avuto la tua
vendetta. Ora non ti darà più fastidio. -
- Ma perché?? -
- Perché? Che c’è da
capire? Io ti voglio bene Kelsi, l’ ho capito in questi giorni che sei stata
male. Non sopporto di vederti piangere! Quindi ho compiuto la mia vendetta,
perché stavo male anche io, indirettamente, certo, ma stavo male anche io. E
poi, andiamo, chi la sopporta quella? È lei l’oca che sa solo… - ma viene
bloccata da un abbraccio. Di nuovo, Kelsi la stringe a sé. Appoggia la sua
testa sul petto della bionda. Il suo cuore batte, batte forte. Alza il viso in
cerca di spiegazioni e riceve una risatina da parte di Sharpay. – Non sono
abituata a queste scene d’affetto. Ricorda che sono la Regina di Ghiaccio. –
riflettendoci, Kelsi si allontana.
- Giusto, è vero. –
rimangono un secondo a guardarsi in silenzio. Ma Kelsi non ce la fa. – Oh, al
diavolo. Grazie Sharpay! – e le salta di nuovo al collo. Sharpay ride. Una
risata cristallina, una risata che nessuno ha mai sentito. E di questo, la
pianista si sente onorata. La regina di ghiaccio ha fatto sentire la sua risata
solo a lei. Per questo la stringe di più. Dopo un paio di secondi di
tentennamento, anche la bionda ricambia. In fondo, il male alla mano valeva
quella dimostrazione d’affetto così naturale e spontanea.