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Autore: Morthien    22/06/2013    5 recensioni
Una storia dagli occhi del "cattivo", un mistero da risolvere tutto nuovo. Riario: un continuo scavare a fondo in una personalità, in un mistero, in un viaggio, in un amore. E Leonardo, intelligente e spavaldo, non può farsi sfuggire qualcosa di così interessante, qualcosa che i due vogliono allo stesso modo ma per scopi divergenti: il sapere.
Dal Capitolo 1-
...La leggenda narra che solo una piccola, minuscola parte sia rimasta del semi-dio: ciò che gli permetteva di conoscere il fato e che ancora oggi mantiene il sottile equilibrio dell'oscuro avvenire.
Si dice che quella scaglia sia stata ulteriormente imprigionata dal Dio d'Egitto nel punto dove tutto è stato sacro e limpido, un luogo che solo Ra stesso conosce...
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un principio: Firenze 

Gli occhi del nobiluomo erano pesanti e stanchi mentre scrutavano la notte attraverso i vetri altissimi della sua stanza. Con la mano che teneva il capo, ogni tanto, si massaggiava le tempie o tirava indietro i capelli corvini scivolati. La sua figura adagiata sul davanzale sembrava soltanto l'ombra del Figlio di Roma, nella sua camicia ampia color muschio scuro, elegante anche in abiti da notte. Il suo sguardo era immobile, perso, fermo su quei due giovani che, probabilmente ubriachi, si stavano prendendo a pugni per una questione d'amore qualsiasi. All'improvviso un alito gelido si insinuò tra le pieghe del tessuto e Riario venne scosso da un brivido.
Basta. Aveva bisogno di dormire. L'indomani all'alba sarebbe dovuto partire alla volta di Firenze sotto ordine di quel bastardo di Sisto per controllare la spia inaffidabile di Roma, Lucrezia. 
- Mi avete chiamata? - una voce timida e dolce ruppe il silenzio.
Il conte si voltò di scatto, non si era accorto del rumore dei passi di Nadirah. Le sue labbra si distesero lievemente. -Sì, non riesco a prendere sonno-
- Volete che vi porti una... -
- Raccontami qualcosa di te - era da molto che si domandava quali fossero le sue origini, ma si rese conto di essere stato brusco, e in qualche modo inquietante, solo quando scorse negli occhi della serva il disagio.
- Voglio dire, qualcosa riguardo - si schiarì la voce- il tuo Paese, l'Egitto, giusto?- l'imbarazzo era palpabile.
Una risata accennata riempì la stanza ma si spense in un lampo.
- Cosa volete che vi racconti, padrone -
- Qualsiasi cosa - rispose con stanchezza mentre si adagiava tra le suntuose coperte del baldacchino, la schiena sulla testiera porpora, attento ad ogni singola parola.
- Allora va bene, c'è una storia che mio padre mi raccontava sempre... -

 
*
 
 
In principio era il caos. Gli uomini, gli animali, gli oggetti, le terre e i mari vivevano mescolati senza tempo né spazio. Così Ra l'onnipotente creò gli dèi guardiani: Shu, i venti che soffiano, Tefnut, la pioggia che cade, Geb, la Terra, Nut, la dea del cielo. Ma il disordine delle anime era ancora presente. Il Dio Sole capì di avere bisogno di qualcuno che decidesse uno scopo per ognuna di esse, una ragione. Ma serviva chiaramente uno spirito che potesse provare emozioni, cosa che agli Dei non era concessa. Così plasmò Shai, protettore del destino di ogni cosa, dal cuore del primo uomo, il più giusto.
Il mondo era in armonia, sulla Terra vigeva la tranquillità e la ricchezza. Con il passare dei millenni però, Shai, coltivò dentro di sé un profondo rancore nei confronti di Ra, che lo aveva incaricato di un compito troppo impegnativo. Si sentiva, inoltre, più potente del creatore stesso, potendo decidere il fato di ogni essere. Fu così che, scioccamente, tentò di uccidere La Divinità suprema, scrivendo per essa un destino di morte e sofferenza eterna.
Ma Ra non poteva esserne scalfito, essendo un'entità superiore a tutto ciò. Fu così che i ruoli si ribaltarono. Il Dio fece diventare carne ciò che componeva Shai e lo diede in pasto ai coccodrilli più feroci di tutto l'Egitto. 
La leggenda narra che solo una piccola, minuscola parte sia rimasta del semi-dio: ciò che gli permetteva di conoscere il fato e che ancora oggi mantiene il sottile equilibrio dell'oscuro avvenire. Si dice che quella scaglia sia stata ulteriormente imprigionata dal Dio d'Egitto nel punto dove tutto è stato sacro e limpido, un luogo che solo Ra stesso conosce.

 
*

 
Conclusa la storia, Riario era tutt'altro che assopito. La leggenda lo aveva talmente colpito che, senza rendersene conto, si era avvicinato al viso di lei, pendendo dalle sue labbra.
- Dov'è adesso - sussurrò, gli occhi fissi in quelli di lei, la voce profonda e tenebrosa.
La serva titubò imbarazzata - Ehm.. Nessuno lo sa. Probabilmente non in Egitto, lo hanno cercato per secoli senza mai ottenere risultati... Ma questa è solo una favola, signore -
Il conte parve non sentirla, stirò un mezzo sorriso. Scaraventò a terra le lenzuola, mise le babbucce, indossò la sua immancabile cintola e in un momento fu fuori dalla stanza. 
Era davvero solo una favola o esisteva un manufatto del genere? Sciocchezze Girolamo, dovresti pensare al fatto che sei costretto ad avere in moglie una che, cazzo, potrebbe essere tua figlia. Oppure che tra poche ore dovrai affrontare un faticoso viaggio verso quella manica di meretrici e ubriaconi infedeli. Ma non gli importava davvero, in quell'istante voleva, doveva, saperne di più. 
Se non si trovava in Egitto, in quale altro posto del mondo poteva trovarsi?? Il "punto dove tutto è stato sacro e limpido". L'unica cosa a cui riusciva a pensare era il fiume Nilo, ma perchè allora quel "è stato"?? Non è forse ancora ciò che gli Egizi considerano più sacro e limpido? Forse il tempio di Ra, che è andato distrutto? No, non aveva senso. 
- Chi c'è!?! - esclamò una guardia, risvegliata dal passo svelto e deciso di Riario.
Il nobile, preso dal flusso dei suoi pensieri, non si era accorto di essere già arrivato e liquidò la sentinella che già si stava scusando per non averlo riconosciuto subito. Spalancò le porte e di fronte a lui si presentò la vasca, maestosa, splendente. Le mattonelle scarlatte davano la sensazione lugubre che non fosse riempita da acqua limpida ma da lacrimoso sangue. Si diresse verso il drappo che scostò in malo modo e scoprì quel muro semi movente. Ruotò il crocefisso e il blocco di pietra si fece da parte. 
Poi il buio singhiozzò. 
Sussultò, si riprese con un respiro profondo e, con passi lenti e misurati, si diresse verso la voce.
Nell'angolo, la penombra celava una figura esile, in posizione fetale, nuda e tremante. Avvicinandosi capì di avere dinanzi un ragazzo di 13, massimo 15 anni. 
Il nobiluomo si accovacciò alla sua altezza - E tu chi sei? - domandò con tono malizioso, ma senza attendere risposta proseguì - Aaah.. Sei il nuovo trastullo del Papa, non è vero? -.
Il giovane alzò lo sguardo in cerca di aiuto, ma perse ogni speranza quando vide la mano dell'uomo scivolare lentamente al pugnale posto sul fianco e scattare al proprio petto spoglio e malnutrito. I singhiozzi divennero singulti quando la lama era in procinto di trafiggere la violata carne. In quell'attimo Riario esitò, si perse in quegli occhi color del ghiaccio, emise un impercettibile gemito. Poi, strinse più forte l'arma e tagliò con un solo movimento deciso e netto la gola ansante. Il bambino cadde sul pavimento umido, morto.
Tornò sui suoi passi e attraversò il lungo corridoio poco illuminato, fin quando non arrivò agli Archivi Segreti Del Vaticano.


 
*


La candela si stava quasi per spegnere: chissà quanto tempo aveva passato tra quei tomi e scartoffie.
Cercava un riferimento, un indizio che potesse in qualche modo riportare alla storia di Nadirah, anche solo un accenno.
Chi potrebbe aver trovato qualcosa di così prezioso e averlo portato via? Dove? In che modo? Sicuramente non un Egiziano, troppo fedeli alla loro religione, sarebbe risultato un tradimento nei confronti di Ra. E nemmeno un saccheggiatore di tombe, perchè avrebbe venduto il manufatto che quindi non sarebbe rimasto nel mistero. Oppure poteva trattarsi di uno straniero ignaro di ciò che aveva tra le mani...
Magari perchè, tra il bottino, non avrebbe suscitato inte... 
- AH-AH! - batté le mani in un gesto automatico.
Un bottino?!?! Un bottino di guerra! Una guerra!
Si diresse verso lo scaffale giusto, fece scorrere l'indice affusolato sugli antichi dorsi rilegati, quando scorse il suo libro: EGITTO - LOTTE E CONFLITTI.
Era eccitatissimo e, involontariamente uscì dalla sua bocca un'esclamazione di gioia. Subito dopo si ricompose, schiarendosi la gola: non si lasciava mai prendere da forti emozioni, neanche quando era solo, era fatto così. Ora che, però, i suoi nervi si erano rilassati, tutta la sua stanchezza si fece sentire e lo travolse. Decise quindi che avrebbe studiato quelle pagine l'indomani, durante il viaggio.
Qualche ora dopo, era già in procinto di partire, impaziente di sfogliare quelle pagine di storia. Salito a cavallo e date le istruzioni ai suoi scagnozzi, si immerse tra la polvere di quegli antichi documenti.
Inizialmente non voleva perdere neanche una parola di ogni singola battaglia, conquista o saccheggiamento. Non molto dopo, però, l'entusiasmo cominciò a scemare insieme con la pazienza, e un'emicrania lancinante accompagnata da nausea contribuì alla sua decisione di interrompere la lettura.
Mentre la notte calava su Firenze, la città era in visibilio, eccitata in occasione del Carnevale; uomini e donne bevevano spensierati, almeno per quelle poche ore. 
"Ubriaconi" pensò Riario.
Il chiasso scemò all'improvviso. Prima che potesse porsi qualsiasi domanda, le urla tornarono più forti e penetranti di prima. Si guardò intorno per cercare di comprendere chi o cosa stesse acclamando la folla quando vide nel cielo una freccia infuocata. Mise prontamente la mano alla spada, quando si accorse che non era affatto una freccia infuocata, bensì uno dei marchingegni infantili che ai fiorentini piacevano tanto: la colombina. Rimase tuttavia attratto da quel volatile di ferro, perchè sembra quasi avesse vita propria, i suoi movimenti erano realistici, perfetti. Pensò immediatamente che l'inventore avesse un grande talento e sicuramente un ottimo spirito di osservazione. I suoi occhi erano talmente concentrati su quel magnifico pezzo di metallo che non si accorse di un uomo che, con una spallata, lo fece cadere a terra. Solo in un secondo momento, notò che questi lo aveva appena salvato da una colombina in picchiata. L'aveva infatti presa al volo e, affannato, cercò di dire: -Ma è matto! Cosa voleva fare con la mia povera colombina?? Voleva forse un bacio? Ho notato come la guardava…- le risate attraversarono tutta la folla.
- Che cosa... Come si permette, lei sa chi... - boccheggiò un Riario visibilmente in imbarazzo.
- Ehi gentile amico, stavo celiando, è una festa e siamo tutti ubriachi, non può pretendere gli onori di casa - sorrise a cinquantadue denti. Quando vide che l'uomo vestito di nero continuava ad essere serio, continuò - Mi spiace, che maleducato a non essermi presentato. Leonardo Da Vinci, artista, ingegnere e inventore. - fece un inchino fin troppo profondo, a dir poco teatrale. - Piacere Uomo del Papa - e detto ciò, tornò tra i suoi amici a festeggiare, senza dare una benché minima spiegazione, lasciando il Conte amareggiato e incuriosito allo stesso tempo. Accennò un sorriso a mezza bocca, e si diresse verso i suoi alloggi.
Quando giunse nella sua stanza, si tolse in fretta gli abiti e sedette sul letto ripensando, finalmente a ciò che Nadirah gli aveva raccontato la notte precedente, sorseggiando una tazza fumante di Sidro di Mele. Essendo più rilassato di quanto non fosse nel pomeriggio, decise di tentare nuovamente con il libro. Allungò la mano libera e raggiunse l'immenso tomo sul comodino, ma, sfortunatamente, non aveva previsto il carico eccessivo. Infatti, il volume cadde rovinosamente a terra, aprendosi. Riario imprecò e si alzò controvoglia, ma venne interrotto da una folata di vento gelido. Si diresse, perciò, a chiudere la finestra e, voltatosi nuovamente, notò un foglio strappato adagiato tra le pagine. Incuriosito lo prese e cominciò a girarlo fra le dita: era di un materiale diverso, era papiro. Iniziò a leggere le sbiadite parole, stupendosi che fossero scritte in Latino Dotto, e non in geroglifici. Per lui, che da sempre era stato istruito con quella lingua, era molto facile tradurla, quindi cominciò immediatamente: finalmente qualcosa di interessante.
 
Azio, anno 713 1
La vittoria è a Roma.

Più in basso una scrittura diversa citava:

Ta-sened
Roma ha depredato l'Egitto.

Omnia ricchezza è stata rubata. 
Ho preso auros
et lancia
et falce  
et scettro 
et gemmas 
et...
 
Riario scorse con il dito il lunghissimo elenco, e la sua attenzione venne catturata dall'ultimo elemento di esso.
 
... Et sapientiae oculus.
 
-Occhio della conoscenza...- sussurrò. Era senza dubbio quello che cercava, e l'aveva trovato per puro caso. Voleva sapere di più, così studiò attentamente ogni angolo del foglio, e infatti in fondo alla pagina trovò un piccolo post scriptum. Era quasi illeggibile, perciò dovette concentrarsi al massimo, mentre ancora sorseggiava il Sidro di Mele.
 
P.S. Ho dato io questo nome al misterioso oggetto trovato nel tempio di Shai.
All'inizio pensavo di vederlo come reliquia più antica dell'Egitto e ricavare molto oro.
Ma quel manufatto aveva un potere. Da quando lo toc...

 
- Oh cazzo... Cazzo, cazzo, CAZZO!! NO!! Ti prego no!! - la bevanda era caduta sul foglio, eliminando i già confusi tratti. Imprecò di nuovo, con più veemenza. Prese un lembo della camicia e tamponò, peggiorando ulteriormente il disastro. Girò il foglio, per poter tamponare senza creare danno, tuttavia ciò che vide lo scioccò: tutto asciutto. Com'era possibile?
- Che stregoneria è mai questa?! - esclamò. Fissò attentamente quello stralcio di papiro, lo girò e rigirò osservandone entrambi i lati. Lentamente cominciarono a comparire nuove scritte, così il conte lo portò alla luce soffusa della luna che rivelò qualcosa di straordinario.
- Un doppio foglio... - sussurrò distendendo le labbra in un sorriso. 
Solo dopo aver constatato che il Sidro fosse a debita distanza, con tutta la calma che riuscì a prendere, cominciò a dividere i due lembi. Notò immediatamente che il cambiamento di lingua: era diventato un latino popolare, e quindi più difficile da comprendere per lui.
 
Firenze, 431
L'oculus ha luogo nei meandri dello specchio del Buon Senso di Firenze;
ricorda: anche se l'uomo è da poco scomparso, la pietra resta per l'eternità.

 
 
Si appuntò questa come traduzione definitiva dopo vari tentativi, si cambiò camicia e, vista l'ora tarda, decise di tornare tra le coperte. Sapeva, tuttavia, che addormentarsi sarebbe stata un'ardua impresa.
 

 
*
 
 
Era già mattina inoltrata quando il Figlio di Roma si avviava agli studi di Lorenzo De' Medici, per dare il buongiorno al signore di Firenze e alla sua donna. 
Li incontrò, invece, ai piedi delle scale. 
- Buongiorno Lorenzo... Clarice... - e in quella si chinò per compiere il baciamano alla Madonna.
- Girolamo - sputò Lorenzo, senza celare minimamente il suo astio.
- E gli affari? - domandò poi il conte con malizia.
Esitò - ... Ha mai visto i nostri magnifici giardini? Sono certo che ne rimarrebbe affascinato - rispose De' Medici, mascherando con gentilezza forzata un maleducato invito di levarsi dalle palle, e così si ritirò.
- Ah, Clarice! - chiamò Riario - Suo fratello, cardinal Orsini, le porta i suoi saluti - 
- Gli rimandi i miei, conte -
Girovagando per il sontuoso palazzo imboccò un piccolo corridoio che portava ad una stanza con la porta socchiusa. Si affacciò e vide di fronte a sè una figura più che familiare: Lucrezia Donati. 
- Ma che bella sorpresa, cugina! Ti vedo in forma. Merito... delle attività notturne? - disse con un sorriso sadico.
- Fottiti, Girolamo -
Percorse la distanza che li separava, e con uno strattone, l'afferrò per i lunghi capelli boccolosi.
- Sporca puttana - sibilò con il medesimo sorriso - tu sei solo un piccolo insignificante scarafaggio in un progetto molto più grande di te -
Prima che potesse continuare con il suo sproloquio di insulti, sentì dei passi dietro di sè e in un momento qualcuno gli fu addosso. Riario si liberò dalla presa e riuscì a vedere in faccia l'avversario e a riconoscerlo.
- Voi siete... L'artista! - 
- Cosa volevate da lei? - domandò Leonardo ignorandolo.
Il nobiluomo squadrò i due e sentenziò, con la solita pungente ironia - E voi... Cosa vuoi da lei? -
- Come ha detto prima... Sono un artista! - e accennò saccente con la testa alla tela in fondo alla stanza.
- Bene. Allora vi lascio, in qualunque caso... Sarei di troppo - scoppiò in una soddisfatta risata di scherno e uscì.
Non si era accorto, però, del foglietto scivolato a terra dalla tasca del suo mantello, dettaglio che invece non sfuggì all'occhio attento di Leonardo Da Vinci.
 
 
 
 
 





L'angolo di Morthien...

Holaaaa!! mie care lettrici, intanto vorrei ringraziarvi
per il sostegno e i complimenti che mi fate... Bando le ciance..
FINALMENTE IL PRIMO CAPITOLO!!
Premetto che l'ho scritto tutto oggi, in 14 cazzutissime ore,
e devo ammettere che un pochino la stanchezza si sente, giusto un po'.
Come detto nel prologo NUOVO MISTERI!!
Cosa sarà mai questo Sapientiae oculus??
SCRIVETE NELLE RECENSIONI LE VOSTRE IPOTESI
e chissà qualcuno di voi potrebbe anche indovinare!!

Mi spiace per lo spazietto minuscolo ma Morfeo
mi sta chiamando con voce suadende e io.. non posso rifiutare..
Notte 

p.s. Tutti i cenni storici sono realmente accaduti, ho voluto
seguire la storia perchè mi piace pensare che in quei fatti possano
esser successi gli eventi da me inventati.. adoro questa cosa.
La leggende di Ra e Shai, invece, è parzialmente vera: Ra creò
(secondo la reale leggenda) i diversi Dei e Shai è realmente il Dio
del Fato; ho solo unito le due storie!!

p.p.s. Chiedo venia per il deplorevole italiano utilizzato nell'angolo.Buenass Nochess!!

NOTE:
1: 713 è una data del calendario Giuliano
    (Giulio Cesare) che corrisponde al 31 a.C.

 

 

  
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