Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Minority    22/06/2013    1 recensioni
come tornare a casa adesso, con i suoi scatoloni sparsi in salotto e la signora Hudson che si lamenta della confusione.
**
Non odiatemi perché è la mia prima Johnlock e sono troppo emozionata per cercare di scrivere qualcosa di umano anche qui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Cos'è successo, John?




“Cos’è successo, John?”
 
Chiudo gli occhi, li stringo bene per ricacciare indietro le lacrime.
Com’è successo, John?
Quando è successo?
Rivedo tutta la mia vita corrermi davanti lasciandosi un alto muro di polvere alle spalle, come un’armata della cavalleria che distrugge qualunque cosa trovi lungo il suo passaggio; ripenso alla mia vita da quando c’è entrato lui, Sherlock Holmes.
Lui, che ha cambiato tutto, che l’ha messo a soqquadro, come New Orleans dopo l’uragano, come un pittore che, dopo anni ed anni di battaglie, diventa cieco un minuto prima di posare il pennello sulla tela che  deve portarlo al successo, come un poeta a cui le muse non parlano più: come tornare a casa adesso, con i suoi scatoloni sparsi in salotto e la signora Hudson che si lamenta della confusione.
Oh, signora, non si lamenti del disordine in salotto: non è nulla rispetto a quello che ha lasciato nel mio cuore, nel mio stomaco, nei miei occhi che non leggono più i suoi messaggi, quelli che finivano con quel suo “SH”,  in tutte le parole che, per mancanza di tempo, per viltà, non ho trovato modo di pronunciare; non si lamenti del teschio sopra il camino che la guarda male ogni volta che spolvera: pensi al suo violino sulla poltrona, dove l’aveva lasciato lui l’ultima volta, che io posso sentir suonare solo nella mia testa.    
Sa, signora Hudson, alle volte mi ci siedo accanto e prendo l’archetto in mano: lo accarezzo e gli ripeto quanto mi manca tornare a casa con lui e rimanere in silenzio sotto le coperte mentre attendevo di sentire il tonfo sordo che fa il materasso ogni volta che lui ci si buttava sopra, quanto mi manca la luce nei suoi occhi quando trovava un nuovo caso di cui occuparsi ed io suo genio quando lo risolveva.
 
Mormoro qualcosa con un filo di voce.
 
“Deve riuscire a dirlo.”
 
Lei mi guarda seria e sento tutto il mondo cadere di colpo, rapido e doloroso, sulle mie spalle.
Che cose devo riuscire a dire?
Si riferisce al fatto che –mi mangio le labbra agitato, non riesco neanche a pensarlo chiamando col suo nome, quello che è successo- è saltato dal terrazzo, è caduto a terra e poi sono arrivati i dottori. Ma ormai non c’era più polso: l’ho constatato io stesso ed ho sentito qualcosa dentro il mio petto rallentare, qualcosa perdere calore.
Ma c’è altro che gli ho sempre tenuto nascosto: altro per cui era necessario avere troppo coraggio e forza di volontà.
Non siamo mai andati a mangiare fish and chips lungo il Tamigi, non gli ho mai fatto notare quanto bello potesse essere stringergli la mano, non ho trovato l’animo di gridargli che non avrei detto in giro che era un falso, che Moriarty, in realtà non esisteva.
Sono una brutta persona e non rispetterò le sue ultime volontà perché non ci credo, non posso.
Non ci riesco, proprio come ad ammettere che il suo cuore ha smesso di battere.
 
Sherlock, te li ricordi quei vicoli stretti di Londra?
Mi piacerebbe poterci tornare –tornarci insieme a te-, sentire di nuovo l’odore di gomma bruciata per strada e farci scompigliare i capelli dal gelido vento autunnale: vorrei che il tuo cuore facesse uno sforzo e seguisse l’esempio del mio, vorrei che potesse tornare a funzionare, provando a battere per me.
 
L’ho pensato.
Sento il sangue scorrere veloce dentro di me, martellandomi le tempie, e chiudo gli occhi.
L’ho pensato.
Quanto ho impiegato ad ammetterlo?
L’ho pensato.
Solo che è troppo tardi, ora.
L’ho pensato.
E, quando ti ho visto a terra, con il volto coperto di sangue, ho pensato anche che mi sarei strappato il cuore dal petto per dartelo ed essere al tuo posto.
 
“Il mio migliore amico, Sherlock Holmes…”
Tremo, una scarica elettrica mi attraversa la spina dorsale, la lingua è asciutta e non vuole fare il suo lavoro, mi gira la testa, le mani sudano, voglio alzarmi e scappare, tornare a controllare il mio corpo, ma c’è un solo modo per poterlo fare: dirlo.
Pronunciarle, quelle due parole.
Pronunciarle col giusto accento, con freddezza, senza esitazione, senza troppa emozione, quelle due parole, ma so che non posso riuscirci.
 
“E’ morto”. 







minority's corner

aw, sono emozionata.
E' la prima Johnlock che pubblico e, tutto sommato, è anche poco che seguo la serie, ma me ne sono innamorata (sia del telefilm sia del pairing *^*).
Quindi, boh, non so che scriverci qui.
Siate clementi e non odiatemi se fa schifo perché é la prima volta che mi cimento nella scrittura di una Johnlock e...basta.

pace, amore, arcobaleni e unicorni,
minority.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Minority