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Autore: allison742    22/06/2013    2 recensioni
Un giorno ne varrà la pena, forse. Di quelle volte in cui tutto è sempre andato storto, di quelle volte che accadeva l’opposto di ciò che ti aspettavi. Tutte quelle delusioni, quelle mancate attenzioni, quelle attese, quei pianti durati ore. Ne varrà la pena.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Davvero pensi che tutti quelli che si amano stanno insieme?

 
- Come va con Victor? – chiese Nathan all’improvviso, cogliendola di sorpresa.
Lei ingoiò anche l’ultimo sorso di acqua, prima di posare il bicchiere a terra e pensare ad una risposta.
Cosa avrebbe dovuto fare? Mentire dicendo che andava tutto bene, oppure versargli addosso tutti i suoi problemi?
Mentre aspettava una reazione da Stana, si perse a fissare lo specchio del camerino, soddisfatto. Sì, soddisfatto perché sapeva benissimo che le cose tra loro stavano andando male, ma voleva sentirselo dire da lei.
- Ho saputo che siete tornati insieme… - aggiunge, per incentivarla a dargli spiegazioni.
Era vero, dopo un brutto litigio e alcuni mesi senza vedersi avevano fatto pace; ed ora, almeno all’apparenza, sembrava andare tutto a gonfie vele.
Peccato non sia proprio così… pensò Stana.
- Mmm… è ok. – rispose vaga.
- Per favore Stana! Sono anni che ti conosco, stai mentendo. Siamo amici, a me puoi dire la verità.
No, non siamo amici. O, per lo meno, non solo questo. Pensò lei, sospirando. Ed era proprio per quello che sarebbe stato meglio tenerlo all’oscuro dalla realtà.
- Ieri sera, dopo cena, abbiamo litigato come non era mai successo. Se n’è andato da casa mia sbattendo la porta tanto forte da far tremare i vetri. Non risponde più al telefono, ai messaggi. E’ sparito e, ho paura a dirlo, forse per sempre.
- Come stai?
- Come vuoi che stia? Bene non di certo. Mi sento una stupida. Ho commesso un errore a perdonarlo, di nuovo. – ammise, rammaricata.
- No Stana, non puoi commettere lo stesso errore due volte. La seconda volta che lo fai, non è più un errore, è una scelta. – non voleva farla sentire peggio, ma doveva dirglielo.
Con quell’affermazione maledettamente vera, lei si prese la testa tra le mani. Perché le era così difficile dirgli che non era Victor quello che amava? Che l’aveva perdonato solo per paura di trovarsi da sola? Perché non poteva confessargli i suoi sentimenti, quando era quasi sicura che lui ricambiasse in pieno?
- Hai ragione… probabilmente però lo amavo troppo per lasciarlo andare. – mentì.
Nathan non credette neanche per un secondo alle sue parole, ma continuò ad assecondarla.
- E’ lui a non amare te, Stana. Altrimenti si sarebbe fatto sentire almeno una volta, anche solo per dirti addio. E, continuando a stare con chi non ti ama, è come soffiare sulle candeline senza la torta, senza la festa, senza gli applausi, senza gli auguri… e da sola.
- E cosa dovrei fare allora? Se la metti così, dammi almeno una soluzione.
- Prova a guardarti in giro, troverai altri uomini che ti ameranno per davvero. Per quella che sei, e senza scappare davanti alle difficoltà… - le sussurrò, avvicinandosi a lei sul divano.
E’ il momento… diglielo maledizione, diglielo! Urlò una vocina all’interno, mentre cercava di non farsi confondere dai sui occhi blu.
- Scusami, non sono pronta… - disse invece, sottraendosi a quella vicinanza e alzandosi in piedi.
- A cosa non sei pronta? Ti prego dimmelo, perché da solo non riesco a capirlo.
- Non sono pronta a… questo! – urlò, allargando le braccia – ad un possibile noi, a quello a cui entrambi stiamo pensando. Non negarlo Nathan, lo leggo nei tuoi occhi.
- Io lo sono invece. Io sono pronto a noi. Lo sono da tempo, solo che non l’avevi capito… Ho sempre scelto te. Ti ho scelta anche con la distanza di mezzo, con la paura di non vederti. Ho sempre scelto te perché nessuno è in grado di essere al tuo livello. Ti ho sempre scelta, perché il tuo sorriso non riesco a trovarlo sul volto di nessun’altra. – confessò, alzandosi anche lui.
- Ti prego, non dire così…
- Ma è la verità! – urlò, ancora incredulo che quel discorso tanto sognato stava avvenendo per davvero.
Stava per determinare la sorte della sua vita, per sempre. E non c’erano vie di mezzo: tutto o niente, bianco o nero, sì o no.
- Lo so, ma io non ci resco… vorrei provare le stesse cose, lo vorrei con tutta me stessa, ma non posso… - una piccola lacrima scese inosservata.
- Perché non puoi? Spiegamelo, e sparirò per sempre dalla tua vita. Al diavolo Castle, al diavolo il lavoro, al diavolo tutto. Se perché tu sia felice non mi vuoi vicino, io scomparirò. Te lo prometto.
Stana si sentì morire al solo udire quelle parole.
- No, non farlo… Se potessi essere la persona che vorrei, ti amerei da morire. Ti direi che mi manchi, e che ti amo, e che sei bello, e che ti voglio. Se potessi essere come vorrei, ogni volta che ho l’istinto abbracciarti perché è troppa la gioia di averti accanto, non mi volterei dall’altra parte come faccio di solito; me ne fregherei delle conseguenze, del mio passato, delle mie ferite; e ti amerei come se senza il nostro amore non riuscissi a vivere. Se potessi, ma non posso.
Non posso perché ho già amato così, e ne sono rimasta scottata. Quindi ora vado avanti in questo modo: amo senza dirlo, senza dimostrarlo, a costo di risultare fredda, insensibile, stronza.
Amo come mi hanno insegnato ad amare: sto attenta. – si passò una mano sul viso, spostando le lacrime – Tu adesso mi dirai che è impossibile, che chi ama lo fa e basta. E probabilmente avresti ragione. Ma non io, non più ormai. Io non amo e basta, io amo cercando di non farmi distruggere di nuovo; consapevole che se potessi essere come vorrei, la nostra sarebbe tutta un’altra storia. Una troppo bella per durare, probabilmente.
Nathan, per la prima volta quel giorno, non riuscì a trovare nulla da rispondere.
- Ti prego dì qualcosa… - lo implorò.
- Capisco. Capisco cosa provi, come ti senti… capisco la tua paura e prudenza. Ma io non posso vivere una storia in questo modo. – disse– io ho bisogno di fiducia, di sicurezza. Non ti voglio con un piede fuori dalla porta.
Le scappò un singhiozzo. Non voleva dimostrarsi debole, ma quando si rese conto che lo stava perdendo, non riuscì a trattenere il pianto.
- Sappi solo che quando riuscirai ad essere la donna che vorresti, io potrei non essere più qui per te. Ti prometto che ti aspetterò, ma non so per quanto riuscirò a sopportare il dolore di vederti e non poterti avere. A quel punto potrei non riuscire più ad attendere, e me ne andrò altrove. Questo non lo posso sapere, ma per il momento aspetterò; perché ti amo.
Lei annuì, consapevole della verità di quelle parole. Non poteva condannarlo ad una vita in attesa di lei.
Ma anche solo sapere che ci avrebbe provato, la fece sentire meglio.
- Un giorno ne varrà la pena, forse. – rispose Stana – Di quelle volte in cui tutto è sempre andato storto, di quelle volte che accadeva l’opposto di ciò che ti aspettavi. Tutte quelle delusioni, quelle mancate attenzioni, quelle attese, quei pianti durati ore. Ne varrà la pena. E’ sempre stato così: come i terni che non arrivano mai in orario, ma arrivano quando smetti di aspettare. E’ così che arriveranno i momenti giusti, quelli del “ne è valsa la pena”.
Scesero altre lacrime durante queste ultime parole.
Nathan alzò la mano. Le accarezzò la guancia umida. Si avvicinò lentamente con il viso, fino ad arrivare al suo.
Stana chiuse gli occhi, cercando di soffrire il meno possibile. Sentì le labbra morbide sulla sua guancia.
Lui sostò più del previsto, gustando quel raro contatto con la donna di cui era innamorato.
Si staccò e la guardò negli occhi.
- Ciao Stana…  - mormorò, prima di lasciare la stanza.
Lei rimase immobile per alcuni secondi, respirando il suo profumo rimasto nell’aria.
E’ come se avessi rovinato la sua vita, per non parlare della mia. Pensò, appoggiandosi alla parete e scivolando per terra.
E così si ritrovò in un angolo, da sola, e con il carattere peggiore che ci sia.





   
 
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