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Autore: _Coco    22/06/2013    6 recensioni
Quando torna dal mercato, Leonardo ha sempre avuto il brutto vizio di camminare con la testa sprofondata in fogli pasticciati di inchiostro e in appunti confusionari; tuttavia questo, checché ne dica il buon Lorenzo, alla bottega di Verrocchio è un avvenimento quanto mai quotidiano e normale. Meno normale è vederlo aprire la porta del suo studio e lasciarsi cadere ogni cianfrusaglia tenuta fra le mani.
Meno normale è notare all’interno un figura alta, scura, dagli occhi sporgenti e il sorriso tagliente, attendere il giovane artista con le spalle alla porta.
Per nulla normale, è scoprire Leonardo Da Vinci - quel Leonardo da Vinci – a chiudere la porta e ridacchiare, senza alcuna perplessità.
Girolamo\Leonardo || Ricordi con chi stai giocando?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze: Questa storia è una Giroleo, ergo uomo avvisato, mezzo salvato! E prima di inziare, ho bisogno di farvi un'introduzione. Piccola, piccola, ci metto un secondo! Allora. 
La frase "Io mente sempre" fa parte del 'Paradosso del mentitore' ed è una specie di omaggio a una certa Maia, che ha esami e che studia filosofia e fisica come se non ci fosse un domani.
Inoltre, questa storia è un po' la mia visione dei fatti. Girolamo Riario non si arrende facilmente.

 






Incontro di piacevole inganno
Ricordi con chi stai giocando?
 
 

 
 
 
 

A Jessika, che ama le Giroleo proprio tanto quanto le amo io

 
 
 
 








Quando torna dal mercato, Leonardo ha sempre avuto il brutto vizio di camminare con la testa sprofondata in fogli pasticciati di inchiostro e in appunti confusionari; tuttavia questo, checché ne dica il buon Lorenzo, alla bottega di Verrocchio è un avvenimento quanto mai quotidiano e normale.
Meno normale è vederlo aprire la porta del suo studio e lasciarsi cadere ogni cianfrusaglia tenuta fra le mani.
Meno normale è notare all’interno un figura alta, scura, dagli occhi sporgenti e il sorriso tagliente, attendere il giovane artista con le spalle alla porta.
Per nulla normale, è scoprire Leonardo Da Vinci – quel Leonardo da Vinci – a chiudere la porta e ridacchiare, senza alcuna perplessità.
« Alla fine, il momento è giunto. Vuole riprendersi ciò le appartiene, Conte?» e qui la voce dell’artista si fa baldanzosa, come se la sola vista del suo avversario – del suo avversario battuto – lo facesse sentire tremendamente bene.
« Scherza con me, Madonna?» ribatte Riario, non perdendo il consueto sogghigno.
« Come mi ha chiamato? Madonna?»
« Avrà sentito male.»
« Mi sta dando del sordo?»
« Mi sta dando del bugiardo?»
Leonardo lo ignora, cercando di non alzare nemmeno gli occhi al cielo, e, avvicinandosi al tavolo da lavoro, poggia sulla superficie in legno tutte le sue carte e tutti i suoi progetti.
« Mi sembra che lei » si decide a sussurrare « sia un ottimo bugiardo ».
« Non lo sa, artista? Io mento sempre
 I due si guardano, si scrutano e si analizzano, come a scoprirsi poco alla volta. Ma con puntigliosa analisi da una parte e ossessiva curiosità dall’altra.
Poi Leonardo sbuffa, se in una risata o in un verso esasperato, Girolamo non lo capisce.
« Cosa vuole da me, Riario?»
« Voglio quel che mi appartiene.»
« Lo sa, che non lo avrà.»
Girolamo ringhia, furioso, ed estrae la spada, in un gesto secco, di impazienza e rabbia repressa.
Con la punta della lama, dritta e fiera alla gola di Leonardo, ne accarezza il collo e fa pressione.
« Non sono qui per giocare, artista» e nella sua voce c’è solo disprezzo, stavolta. « Non più.»
« Dovrà passare sopra il mio cadavere, ma Vostra Signoria questo lo sa già.»
« Crede che non ne sia capace?» sputa Riario, digrignando i denti.
« Credo che non le converrebbe.»
 La spada di Girolamo si muove in fretta, orizzontale, punta al petto di Da Vinci, a volerlo uccidere una volta per tutte. Tuttavia, si blocca e si limita a tagliare solo la leggera cordicella al collo dell’artista.
Riario afferra la chiave e sorride.
 « E’ bastato poco e voi non siete legato.»
 Leonardo è silenzioso, cupo, e il suo sguardo è quanto mai nervoso. Girolamo gli si avvicina, di nuovo sorridente, di nuovo vittorioso, e di scatto, sorprendendo il giovane artista, gli morde la mascella.
« Prova, forse, tanto gusto nel vedermi vittorioso?» sussurra Riario, mentre la  lingua traccia il contorno della sua mandibola.
« E’ questo quello che pensa?» Girolamo gli sorride tagliente, a un centimetro dalla bocca, e il suo respiro, per quanto cerchi di nasconderlo, è fin troppo corto. Poi, di scatto, sogghignando ancora, elimina le distanza.
 « A presto, Leonardo.»
Silenzioso, apre la porta e scompare fra le vie affollate di Firenze.
Il giovane artista rimane lì, fermo, immobile. Per poi iniziare a ridere e scivolare sul pavimento.







 
 










« L’hai lasciato andare con la chiave?! Dopo tutto quello che abbiamo fatto per averla?»
« Tornerà.»
« E cosa ne sai, tu? Ha la chiave, è in vantaggio lui. Ha vinto.»
« Tornerà, Zoroastro.»
« Perché?»
« Perché quella non era la vera chiave.»
















  
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