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Autore: Princess Kurenai    22/06/2013    2 recensioni
Quando Dės entrō nella sala con passo spedito non si stupė nello scoprire la presenza di Balin.
Sapeva che l’anziano Nano la stava aspettando per offrirle il suo aiuto, ma per quanto apprezzasse la sua saggia e rassicurante presenza, lei voleva semplicemente rimanere sola.
" Principessa...", esordė Balin, ma la mano alzata della Nana gli impedė di continuare a parlare.
" Desidero rimanere sola.", tagliō corto Dės con voce ferma e quasi impersonale, superando con decisione l’altro Nano per soffermarsi dinnanzi alle tombe dei suoi cari.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dės, Dwalin
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Mourning
Fandom: The Hobbit
Personaggi: Dwalin, Dės
Genere: Introspettivo, Malinconico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Oneshot, Het, Missing Moments, Spoiler!
Conteggio Parole: 1240
Note: 1. Volevo scrivere una Dwalin/Dės e... e mi č uscita questa cosaXD TAGLIATEMI LE VENEEEEE XD
2. Come sempre la dedico al mio amore<3
3. Se ve lo chiedete... no: non č betata XD

Quando Dės entrō nella sala con passo spedito non si stupė nello scoprire la presenza di Balin.
Sapeva che l’anziano Nano la stava aspettando per offrirle il suo aiuto, ma per quanto apprezzasse la sua saggia e rassicurante presenza, lei voleva semplicemente rimanere sola.
" Principessa...", esordė Balin, ma la mano alzata della Nana gli impedė di continuare a parlare.
" Desidero rimanere sola.", tagliō corto Dės con voce ferma e quasi impersonale, superando con decisione l’altro Nano per soffermarsi dinnanzi alle tombe dei suoi cari.
Il suo sguardo era cupo e spento, e per quanto Balin desiderasse restarle accanto come aveva sempre fatto in passato, comprese che non avrebbe potuto far altro che ubbidire ai suoi ordini.
Si concesse infatti solo un inchino poi, senza aggiungere altro, si allontanō lasciando che fossero i suoi passi, lenti e sempre pių lontani, a far comprendere alla donna di essere finalmente sola.
Dės si rilassō non poco quando nella sala calō il silenzio, chiudendo gli occhi quando sentė le lacrime pizzicarle gli occhi.
Detestava piangere e mostrarsi debole, perché per lei erano sempre stati un vanto la sua forza ed il suo orgoglio. Era fiera e testarda, come tutti i membri della sua stirpe: gli eredi di Durin il Senza Morte.
Dopo la morte di suo nonno e suo padre, e quella di Frerin erano rimasti solo lei, suo fratello Thorin e i suoi figli, Fėli e Kėli... che in quel momento giacevano davanti a lei sotto quelle lastre in marmo, decorate d'oro e mithril. Ricche come tutte le tombe dei Re ma tremendamente gelide.
Tutti avrebbero ricordato Thorin per aver liberato Erebor, per aver riportato la sua gente a casa. Lo avrebbero ricordato come il figlio di Thrāin, nipote di Thrōr.
Quella tomba perō non diceva niente sulla sua persona, non mostrava i sacrifici compiuti ed il dolore che aveva provato in tutti quegli anni lontano dalla sua patria.
Era solo una fredda e muta pietra, l’ultima dimora anche dei suoi amati figli.
I suoi Fėli e Kėli, colpevoli solo di aver adorato come un padre il loro Re e di aver desiderato seguirlo in quella missione.
Sarebbero sempre stati ricordati come membri della Compagnia che aveva liberato Erebor dal Drago Smaug.
Il loro nome sarebbe sempre stato collegato a quello di Thorin. I nipoti del Re Sotto la Montagna, i 'Figli di Dės' che avevano inutilmente protetto il loro Sovrano fino alla morte.
Ma quello non rendeva loro alcuna giustizia perché non parlava del loro legame, dei loro caratteri né dei loro sogni.
Erano e rimanevano solo due nomi, accompagnati da delle impersonali scritte che non rappresentavano neanche lontanamente i suoi ‘bambini’.
Ricordava ancora quando erano nati. L’inverno per Fėli, con i suoi capelli d’oro ereditati dal padre, e l’estate per Kėli, che somigliava in tutto e per tutto ad un membro della stirpe di Durin. Cosė diversi l’uno dall’altro eppure cosė uniti da sembrare quasi una cosa sola.
Avevano pochissimi anni di differenza, e il loro arrivo era stato accolto come un miracolo dopo le disgrazie che erano accadute al popolo della Montagna Solitaria. E Dės, cosė come Thorin, si era sempre impegnata per non far mancare loro niente, tant'č che quando espressero il loro desiderio di partire con il loro Re, lei non era riuscita ad impedirlo.
Si lasciō sfuggire un singhiozzo, incolpandosi per non aver avuto il polso pių fermo, per non essere riuscita a proteggerli... per aver dato loro il permesso di andare a morire per una casa che non avevano neanche conosciuto, se non attraverso dei racconti.
La loro vita era appena iniziata e si erano a malapena affacciati nel mondo che tanto desideravano scoprire... ma alla fine si erano spenti, e sarebbero stati dimenticati dentro quelle maledette lastre di marmo che Dės sentiva di odiare con tutta se stessa.
Continuō a piangere silenziosa, lasciandosi sfuggire solo dei piccoli singhiozzi ed arrivando a stringere i pugni cosė forte da riuscire addirittura a ferirsi.
Quel dolore perō non era niente in confronto al lutto che portava con sé.
Persa nel suo rimpianto, neanche si rese conto dei passi irregolari e pesanti che la raggiunsero. Riuscė solo a sussultare quando una voce - dura ma carica di dispiacere - le carezzō improvvisamente le orecchie.
" Dės..."
Chiuse gli occhi nel riconoscere quella voce e quella confidenza nascosta nella pronuncia nel suo nome, e per quanto desiderasse restare sola, non riuscė a fare niente per allontanarlo.
" Dwalin...", mormorō piano. Il Nano un punto fermo nella vita di Dės, una sicurezza che non era mai svanita nel corso degli anni.
L'aveva protetta pių di una volta, si era preso cura di Fėli e Kėli quando Thorin era costretto ed allontanarsi per lavorare, ed anche se l'epilogo era stata la morte della famiglia di Dės, lei era certa che Dwalin avrebbe preferito dare la propria vita ed ogni sua reincarnazione per impedire a Mahal di reclamare le anime di Thorin e dei ragazzi.
" Mi dispiace...", mormorō qualche attimo dopo il Nano.
" Lo so.", rispose Dės senza perō voltarsi, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
" Perdonami se ho infranto la nostra promessa e non sono stato in grado di proteggerli... dovevo morire io, non loro...", aggiunse Dwalin con tono grave, carico di vergogna e dolore.
Ricordavano entrambi la promessa che la Nana aveva strappato all'altro prima di partire.
" Falli tornare sani e salvi da me...", gli aveva detto, stringendo le dita attorno al colletto del guerriero come per imporsi su di lui con pių sicurezza, nascondendo i suoi timori. E Dwalin, fiero e sincero, aveva risposto con un: " Lo farō a costo della mia stessa vita. Te lo prometto."
Chiuse gli occhi per qualche istante poi, voltandosi, guardō il Nano.
Nuove cicatrici si erano aggiunte sul viso e sul suo possente corpo, ma l'unica cosa che Dės notō fu l'unico piede sul quale si reggeva e due stampelle. Non aveva bisogno di alcun racconto per sapere che Dwalin, pur di mantenere quella promessa, si era lanciato come una furia tra gli orchi.
Lo conosceva fin troppo bene, e quell'amputazione era solo una conferma.
" Non addossarti alcuna colpa.", rispose piano, con la voce roca ed ancora incerta per il pianto. " Io stessa non te ne sto dando per quanto č accaduto..."
Sarebbe stato semplice accusarlo e sfogarsi con lui, ma la Nana non lo avrebbe mai fatto.
Dwalin abbassō il capo nel sentire quelle parole, ma per quanto le parole di Dės fossero rassicuranti, il suo dolore - cosė come quello dell’altra - non si sarebbe estinto cosė semplicemente.
Solo qualche momento dopo si azzardō a fare un passo in avanti, affiancando la Nana dinnanzi alle tombe.
" Mi chiedo spesso perché io debba sopravvivere ad ogni battaglia...", mormorō, facendo scorrere lentamente lo sguardo sulle iscrizioni incise nel marmo e sulle decorazioni in oro e mithril. " Porto con me innumerevoli ferite, ma non sono ancora caduto come invece meriterei..."
Dės non riuscė a rispondere, riuscendo solo a stringergli il braccio con una mano e ad appoggiarsi delicatamente a lui con il capo. Dwalin si mosse di poco, lasciando una stampella per cingerle le spalle con un braccio.
Quel leggero abbraccio le rubō un sospiro e, senza alcuna vergogna, lasciō che le lacrime riprendessero a scorrere sul suo volto.
Il Nano la strinse con pių sicurezza. Non aveva alcuna parola di conforto per lei, cosė come Dės non ne aveva per il guerriero. Non erano mai stati bravi con le parole ed infatti preferirono continuare a rimanere in silenzio, osservando quelle tombe ricche eppure cosė impersonali che ospitavano non solo i corpi delle persone a loro care, ma anche tutto il dolore ed i rimpianti.

 

 

Spam
Outside a Saint, Inside a Devil

E visto che ci sono vi spammo anche la mia prima storia originale! :3

 

   
 
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