Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: sakura_hikaru    23/06/2013    3 recensioni
Fic scritta per il compleanno di Seiji.
Seiji ha proibito Touma di osservarlo, Touma cerca di aggirare il divieto. A vuoto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rowen Hashiba, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi piace osservare.
Mi dà modo di stare con qualcuno anche quando gli sembro assente e, in virtù di questa posizione, posso essere libero di perpetrare la mia osservazione con acume e pazienza.
Non avrei mai pensato quanto le persone, alcuni particolari soggetti, potessero stimolare in me l'attenzione, eppure sono qui, pancia all'aria disteso sul prato e, se tra le mani ho un libro, i miei occhi lo stanno studiando.
Se non avessi questo metodo, una scappatoia, lui mi avrebbe fulminato da tempo - in senso letterale e non - intimandomi una resa incondizionata... e la cacciata dal giardino.
Oh, badate bene, non lo fa certo con cattiveria: è solo che - è evidente - io lo metto in difficoltà. E' convinto che il mio sguardo sia un elemento disturbante e fuorviante per i suoi allenamenti.
Lui e il suo kendo necessitano, a dir suo, di una concentrazione totalizzante, estraniante. Insomma, il minimo scompiglio e il suo equilibrio si frantuma in mille pezzi.
E io sono il disturbatore, i miei occhi in particolare: così faccio finta di osservare con aria persa - in quello che lui reputa il mio bizzarro ed esclusivo mondo fantastico - mentre fingo di leggere il mio ultimo poliziesco.
Però io non mi sono mai reputato un disturbatore, davvero: forse un'insignificante spina nel fianco, o il classico ago nel pagliaio che compare quando meno te l'aspetti - e vorresti. Ma spina o ago che sia, essere passato di grado a disturbatore ha un che di... irreale.
In fondo non apro bocca, non uso ironia punzecchiante e nemmeno la mia lingua troppo lunga - Shin mi dà della faccia da schiaffi, a volte, ma esagera perchè lui è un obiettivo molto sensibile e molto provocato. Che ci posso fare se mi stuzzica stuzzicarlo?
Eppure Seiji, lui, mi ha etichettato come disturbatore. E, giuro, su di lui la mia lingua - ormai - non la uso più. Cioè, beh... tranne in altri contesti che ora non sto qui ad elencare.
Disturbatore.
Avanti, una mosca disturba. Certi suoni scomposti e acuti. Le giornate troppo afose o quelle con troppa pioggia. I clacson delle macchine, i rumori molesti quando cerchi di dormire.
Insomma, quelli sì che son disturbatori.
Ma i miei occhi?
Siamo seri.


***
Il kendoka abbassò lo shinai, mosse il capo con fare sicuro, severo, quasi spavaldo in direzione del suo osservatore: che andasse a prendere in giro qualcun altro... era davvero pietoso quel tentativo di nascondersi!
"Mi pareva di essere stato chiaro".
E l'altro, pur nella sua presunta - falsa - innocenza, alzò il viso dal libro all'improvviso, stupito, incerto sul tono a lui rivolto.
"Ma stavo leggendo!".
Lo sguardo del kendoka si fece più sottile, tagliente: le parole non servivano con lui.
"Davvero! E non guardarmi così...".
Eppure quell'occhio visibile e quello invisibile erano su di lui, imperterriti e caparbi: non poteva sfuggire da quelli, non poteva mai sfuggire a Seiji.
"Oh, davvero. Ti vedevo così... preso".
Quel tono, che irriverente!
"Io sono sempre preso dai miei libri!".
"Come se non lo sapessi".
"E se lo sai perchè non mi credi?".
Silenzio. Quello insopportabilmente insinuante.
"Non mi credi!".
"Ti sento Touma...".
"Ma non ho nemmeno parlato!".
"Non parlavo di quello...".
"E cosa, allora, di grazia?!".
Seiji sospirò, passandosi una mano sulla fronte: duellare con Touma... perchè gettarsi in quell'impresa? Era una battaglia lunga, piena di ostacoli. E poi, generalmente, era Seiji a vincere. Aveva sempre l'ultima parola, quella più importante.
"Il tuo sguardo... impudente".
Ah, quella poi...
"Io non ho uno sguardo impudente! E' ironico, ma innocente!".
Touma si era messo in ginocchio sul prato, capo decisamente in basso rispetto alla figura imponente e un po’ altera di Seiji, ancora in piedi: la shinai battè una volta la punta al suolo, in maniera decisa, tanto da far sobbalzare il ragazzo a terra. Il rumore del bambù era risuonato muto sul terreno, ma il solo gesto era stato più che eloquente.
"Seiji..." cominciò lui con tono dimesso.
"Riesci, almeno una volta, a fare quello che ti chiedo?".
Come un bambino pronto alla lavata di capo del genitore, Touma chiuse gli occhi, incassando leggermente il capo tra le spalle: l'ira di Seiji poteva essere piuttosto funesta, soprattutto quando c'era la netta certezza di essere in torto. E Tenku era in torto marcio.
Si morse le labbra, in attesa della tempesta.
"Non ti faccio niente, Touma..." la voce di Korin parve stanca, pesante alle orecchie di Tenku. Dimessa? "Ti chiedo solo di non fissarmi".
Era una richiesta semplice, una sola. Ma...
"Perchè non posso farlo?". Touma era un tipetto testardo. "Al dojo avrai un sacco di bambini che ti guardano tutto il tempo e io, IO, il tuo nakama, non posso farlo?!".
Occhi blu in occhi ametista, testardaggine contro stanchezza, riservatezza, irritazione.
La loro era una battaglia continua. Non c'era giorno che non riuscissero a beccarsi, anche innocentemente. Anche se erano più che nakama, ormai.
Seiji lo sapeva bene ed era proprio quel 'più' a fare la differenza: voltò le spalle al compagno, con fare militare e, assieme, elegante.
Touma lo osservò muoversi, la stizza lo assalì, assieme alla fascinazione per quella figura così perfetta, anche quando era... insopportabile.
Ma la testardaggine del ragazzo del Kansai ebbe la meglio sul fascino, su quel 'più' che ancora, forse, non aveva fatto suo del tutto - non consciamente, perlomeno... inconsciamente quel 'più' era dentro di lui da molto tempo: partì in quarta, alzandosi in fretta e furia e inciampando quasi nei propri passi, fece quattro passi, lunghi, affrettati, privi di attenzione.
La sua mano raggiunse la spalla del kendoka, la tirò verso di sè e tale fu l'energia che mise in tutti questi movimenti convulsi che, assieme alla shinai, fece cadere anche il suo possessore.
Così, schiena a terra, indignazione dipinta ovunque sul viso, fu Seiji stavolta a dover alzare il capo verso Touma. Ruoli scambiati. Anche se Seiji rimaneva l'arrabbiato e Touma il bambino colpevole.
"Sc-scusa... n-non volevo... io volevo...".
Un balbettio, le guance che persero colore, la voce che se ne andò. Questo faceva Seiji al povero Touma, nei momenti peggiori. A volte lo stesso Seiji rimarcava questo aspetto che tirava fuori solo con lui.
'Solo con me la tua lingua si zittisce. Con tutti sei irriverente... con me non lo fai mai...'.
Come se fosse una sua colpa.
Ma Touma non poteva trattare Seiji come tutti gli altri. Tutti i suoi nakama erano importanti, tutti erano speciali. Ma Seiji... era Seiji. E da questa regola non si poteva sfuggire.
"A volte sei più imbranato di Ryo e Shu...".
Un borbottio, la voce di Seiji.
Di nuovo la testa di Touma si incassò tra le spalle, sembrava sempre più una tartaruga.
"Dovresti saperlo...".
"Lo so..." un sospiro e Seiji si mise a sedere in ginocchio, con grazia - quella non mancava mai nei suoi gesti - le mani in grembo, e guardò il ragazzo con espressione neutra, illeggibile. "Siediti".
Era un invito, non un ordine. Ma Touma si sedette, come se fosse stato il secondo.
"Scusa...".
"L'hai già detto".
"Non volevo buttarti a terra".
"Beh, lo spero".
"E... non ti volevo... ecco... fissare...".
"Davvero?".
Seiji e l'Ironia. Tanta e malcelata.
"Però non posso... insomma...".
"Insomma cosa?".
Seiji sapeva incalzarlo, era un maestro... e lui non aveva ancora imparato ad evitare quel meccanismo.
"Insomma, non posso andare contro l'istinto!".
Le guance di Touma tornarono rosse, negli occhi blu una fiammata bianca.
Seiji lo guardò con aria fin troppo interessata.
"E che ti dice... l'istinto?".
"Che volevo guardarti! In fondo non è un peccato capitale! E poi non capisco perchè dei bambini ti possano guardare e io no... insomma, ti possono guardare anche Ryo e Shu e non fai una piega, ma io no!".
Ecco cos'era... discriminazione!
Era imbarazzante e divertente al contempo quella situazione. Seiji dovette trattenersi dal sorridere e mascherò il divertimento con una smorfia dietro una mano.
E Touma sembrava sempre più sul piede di guerra: non poteva tollerare da lui, proprio da Seiji, un comportamento simile! Gli aveva promesso che niente sarebbe stato come prima ed ecco che erano lì a discutere su una semplice seduta d'osservazione.
Insomma, le discussioni di Shu e Shin, per quanto frivole, riuscivano ad essere più serie di quella!
"Dovresti chiederti il perchè..." una mano di Seiji si allungò, tentativamente, verso il naso di Touma e, subito dopo, due dita si chiusero leggermente sulla sua punta.
Tenku strinse per un attimo gli occhi, Korin si fece sfuggire il sorriso trattenuto.
"Perchè... volevo guardarti...?".
La chioma bionda del kendoka si scosse, un sospiro, uno sbuffo, un sorriso.
"Ma dove li metti, a volte, quei 250 di Q.I.?".
Il naso di Touma si arricciò, le gote si fecero ancora più rosse.
"Saltano fuori quando vogliono, ok?".
Già, era proprio così.
La mano di Seiji dal naso scivolò su una guancia e il colore si fece ancora più acceso.
"Perchè non volevo... che tu mi guardassi...".
Per quanto controllato, serio e pieno di grazia, Seiji non poteva esimersi da un po’ di rossore.
Touma finì per guardarlo sottecchi, inclinò il capo, arricciando ancora il naso.
"Perchè...?".
Un sospiro, lungo e profondo. Seiji si morse le labbra prima di rispondere.
"Perchè ho uno sguardo... impudente..." lo incalzò stavolta Touma, con aria dispettosa e assieme seria. In fondo, glielo aveva detto lui.
"Perchè sei tu, Touma".
Non capiva mai, mai al primo colpo. Doveva sempre spiegare, scoprire, facilitargli tutto... anche quando per Seiji era difficile usare parole simili.
"Allora io non posso?!".
Davvero, il Q.I. di Touma aveva vita propria. Su un altro pianeta.
"Baka!".
Un sibilo e Seiji si rialzò di scatto, gli diede le spalle e riafferrò lo shinai con una forza tale che il legno schioccò nella sua mano.
"Non è una questione di potere o meno" la voce del ragazzo tremava, quanto le sue spalle. "E' solo che...". Si morse le labbra e, con un gesto improvviso della mano, la spada di bambù fendette l'aria davanti a sè. "... il tuo sguardo è diverso... per me".
"Ma io non...".
E Touma non capiva. Come non ci riuscisse era un mistero che nemmeno il suo geniale Q.I. poteva risolvere.
"E' speciale... per me...".
Come doveva ancora dirglielo?! Doveva spiegarglielo passo a passo, inculcarglielo a suon di lotte intestine e selvagge di lingue?!
Non avevano varcato quel maledetto insormontabile stadio?!
Touma rimase assorto, perso in se stesso, pensieroso e confuso, dubbioso.
Non era questione di Q.I., questo l'aveva capito. Dove arrivava quello, Seiji era sempre chiaro.
Era ciò dove lui arrivava sempre per ultimo, Seiji invece non scendeva mai dal gradino del primo posto. Ci arrivava per primo, certo, anche se lo ammetteva con un po’ di ritardo... ma pur sempre prima di Touma.
Il suo sguardo era speciale per Seiji. Non era come quello dei ragazzi o dei suoi alunni.
Però, per quanto speciale, non era legittimato a guardarlo a piacimento.
"Se per te è speciale... non capisco perchè tu non lo voglia però..." un borbottio pieno di capriccio e noia. "Io lo voglio... voglio guardarti... mi piace farlo..." un sospiro, una certa aria saccente che si dipingeva sulle sue labbra. "E poi... mi sembra di conoscerti un po’ di più... e tu mi dici sempre che bisogna conoscere bene le persone a noi vicine... e tu mi sei vicino... e se io voglio conoscerti e devo osservarti... come faccio a non farlo?!".
La mente di Touma: questo mistero intricato.
Avrebbe fatto impazzire Seiji se già pazzo di lui non fosse stato. Perchè di uno come lui si poteva diventare solo pazzi, altro modo per amarlo non lo trovava.
"Alzati..." disse Seiji con voce roca e perentoria.
Di nuovo, Touma non seppe resistere a quella richiesta, di nuovo sentì un malcelato ordine.
In piedi, vedeva solo la figura di schiena di Seiji e non azzardava avvicinarsi, temendo ancora qualche scatto, forse un'altra sua mossa imbranata.
Vide le spalle rigide del ragazzo rilassarsi, lo shinai cadde con un tonfo sordo sull'erba, il capo biondo si alzò, un poco, verso il cielo, per poi volgersi verso di lui.
Il sorriso era ancora lì.
Qualcosa di sconosciuto si chiuse nello stomaco di Touma e il suo sguardo si abbassò a terra, incapace di muoversi altrove.
Una risatina scosse Seiji, stavolta, e la sua voce si alzò, ancora più morbida, sicura.
"Vedi che è difficile?". Fece un passo, poi un altro e Korin si ritrovò a un soffio da Tenku: lo sguardo sicuro, vittorioso, sincero, in viso nessun rossore. "Per te, come per me. Gli occhi sono armi facili da usare, ma terribili se devi difenderti da essi...".
Lo sguardo di Touma si incollò ancora di più a terra: si sentiva spogliato, nudo... di fronte a lui. Non c'erano barriere a tenere, bugie, sotterfugi.
Era solo lui, davanti a Seiji.
Era indifeso e indifendibile.
Ora capiva...
"S-scusa...".
Davvero, perchè il suo Q.I. arrivava sempre troppo tardi? Con i ragazzi spesso... con Seiji era una costante.
Un solo movimento e le mani di Seiji riportarono il suo sguardo in alto, verso il cielo, verso i suoi occhi.
"Non devi difenderti da me..." bisbigliò lui. "Non ci dobbiamo più combattere... la guerra è... finita".
Era finita, sì. Non c'era più la guerra tra loro. C'era la pace, la bella pace.
Ma i loro sguardi non erano in guerra... lo sguardo di Seiji non era un'arma.
Anche se il suo cuore la pensava diversamente.
"L-lo s-so...".
E balbettava. E in guerra non si balbetta.
"Bene...".
Seiji era bravo a sorridere senza paura. Bravo a non arrossire e a farlo trasformare in un essere arroventato.
Era sempre bravo, più di lui.
Anche se il suo sguardo speciale lo destabilizzava un poco.

***
Rettifica.
Amo osservare.
E non è solo perchè posso conoscere meglio o studiare indisturbato qualcuno - Seiji.
In realtà amo l'osservazione perchè è un'arma.
Non di quelle che si usano in guerra, anche se, a volte, questa la chiamano 'guerra dell'amore'.
Ma non è guerra. La nostra è stata una guerra per arrivare all'amore.
Ora è pace, quindi... mah, si può chiamare un'arma di pace l'osservazione?
Piccolo ultimo appunto: devo imparare a tenere la mia 'arma di pace' dalla parte del manico... mi si rivolta troppo spesso contro.
  
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