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Autore: WhiteSpace    23/06/2013    0 recensioni
[tratto dalla storia]
Era la storia di una piccola principessa sempre un po' malinconica perché costretta a vivere rinchiusa tra le mura del castello di suo padre. Un giorno, quando ella aveva da poco festeggiato il sesto compleanno, arrivò alla reggia un ragazzino di otto anni che fu adottato dal re e dalla regina. La piccola fu felice come una pasqua e ovunque andasse conduceva il suo amico con sé. Lui, all'inizio freddo, distante e impassibile, col tempo imparò a volerle bene, ma nessuno sapeva che custodiva un segreto e che desiderava con tutto se stesso che anche la ragazza ne facesse parte, per quanto brutale e crudele fosse stato il suo destino, dopo averlo scoperto. Fu così che un giorno, all'età di diciannove anni, il giovane prese una decisione.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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La campanella suonò e fu ora per i ragazzi di recarsi al corso di recitazione con i loro saggi. Due settimane prima, il loro professore, aveva assegnato la stesura di un copione. Tra quelli consegnati ne sarebbe stato scelto uno che in seguito sarebbe stato rappresentato sotto forma di spettacolo.

Ed è così che Yuki si accingeva a dirigersi al teatro della scuola con la cartella su una spalla e il compito stretto tra le braccia.

Ma non ve l'ho ancora presentata. Be', lei è una comunissima studentessa che fa del suo meglio per studiare mentre custodisce il suo sogno irrealizzabile. La ragazza è infatti segretamente innamorata di Toshi, un suo compagno di classe che per metà è di origini giapponesi, come lei. Dall'anno precedente sogna di parlargli e confessargli ciò che sente, ma è troppo timida anche solo per stare al suo fianco ed è così che si limita a fissarlo da lontano.

Yuki scese le gradinate che l'avrebbero portata di fronte al palco, ma nel farlo andò a sbattere contro il suo amato e i fogli che stringeva le caddero seguiti tal tonfo del suo corpo contro il pavimento. No, in realtà era solo inciampata mentre osservava il suo timido, impacciato e popolare Toshi.

Raccolse velocemente i fogli da terra prima che qualcuno si accorgesse della sua sbadataggine e si diresse a grandi passi verso una sedia in terza fila centrale.

Dopo poco arrivarono i suoi compagni e con loro l'insegnante che ritirò i saggi e iniziò a spiegare, nel dettaglio, le modalità con cui sarebbe stato scelto il lavoro migliore.

 

Dopo una settimana si ritrovarono tutti nella sala ad aspettare che il professore comunicasse i voti e il vincitore.

«Allora ragazzi! I saggi sono andati bene per la maggioranza di voi. I voti li trovate scritti sull'ultima pagina. Per quanto riguarda quello che verrà rappresentato è stato scelto il saggio di... » lasciò un attimo di suspense durante il quale tutti trattennero il fiato, «Yuki! Complimenti! Facciamole un applauso!».

Yuki si aprì in un largo sorriso. Non tanto per l'applauso dei compagni, ma per il fatto che il suo scritto non era piaciuto solo ed esclusivamente a lei.

«Yuki, tu farai la protagonista, nessuno meglio di te può conoscere gli stati d'animo e le battute della ragazza. Toshi, in quanto il tuo compito era di uguale livello a quello di Yuki, farai il protagonista. Fatti spiegare tutto da Yuki ».

Il suo sorriso si spense, o meglio, si trasformò in un'espressione stupita e sconvolta. Dopo quelle poche frasi per lei non esisteva più nulla se non il fatto che avrebbe recitato davanti a chissà quante persone e con colui che aveva nel cuore. No, non ce l'avrebbe fatta a reggere il peso di tutte quelle emozioni. Per lei era davvero troppo. Non era abituata ad avere gli sguardi puntati su di sé, e nemmeno lo avrebbe voluto. Si sentiva osservata, come se qualcuno cercasse di mettere a nudo tutti i suoi sentimenti, di abbassare le sue barriere, distruggere le sue difese e lasciarla lì, come una creatura piccola, gracile, fragile, che alla prima lieve raffica di vento rischia di spezzarsi e andare in frantumi.

La parte dell'innamorata le sarebbe uscita bene visto che lo era realmente, ma se solo non fosse stato davvero Toshi a farle da compagno. Non poteva fingersi un'altra e dichiarare ciò che provava, anche perché rischiava di far trapelare i suoi veri sentimenti e di fargli capire che non era solo la protagonista ad amarlo, ma anche lei.

«Ciao, Yuki. Io sono Toshi. È un piacere conoscerti» si presentò lui.

Yuki lo guardò. Non ci poteva credere, le stava parlando. Era lì davanti a lei, con la mano tesa mentre aspettava di stringere la sua. Osservò i suoi occhi, ma subito le sue guance presero un colore purpureo, un nodo le strinse la gola e le farfalle iniziarono a volare nel suo stomaco. Più che farfalle sembrava avesse dei veri e propri rinoceronti che si rincorrevano. Si accorse di aver sentito odore di gatto e per lei che era allergica e soffriva d'asma fu il via per un attacco. Iniziò ad espirare più aria di quanta ne inspirasse e, mentre cercava di calmarsi, cercava il suo inalatore.

«Ehi, Yuki! Che ti succede?» chiese preoccupato il ragazzo vedendola nel panico più totale.

«In-inalatore. Borsa » fu quello che riuscì a comunicare.

«Inalatore. Borsa. Inalatore. Borsa » ripeté Toshi fino a quando non capì.

Prese la borsa della ragazza e dopo aver frugato un paio di secondi al suo interno ne tirò fuori l'inalatore verde e bianco. Glielo porse in fretta e lei lo usò per calmarsi e tornare a respirare normalmente, mentre il suo cuore decelerava i battiti.

«Ti senti meglio?» domandò lui ancora un po' preoccupato.

In quel momento a Yuki vennero in mente le scene di quello che era successo negli ultimi due minuti come se le vedesse dall'esterno e le sue guance si arrossarono ancora di più. Quando provò a parlare la voce non le uscì e rimase a boccheggiare.

«Calmati. Fa un respiro profondo e poi parla » cercò di aiutarla lui.

Tirò un profondo, se non profondissimo respiro. Nonostante tutto, quando parlò non riuscì a non balbettare.

«Do-dovresti to-toglierti l'o-l'odore di ga-gatto. S-scusami, de-devo semb-sembrarti u-una st-stupida » affermò sprofondando nella poltroncina.

Lui si tolse la felpa e la lanciò lontano. Poi le sorrise e le sue guance diventarono rosee.

«Ma no che dici, a tutti capita un attacco d'ansia. Ti sarai agitata per lo spettacolo ».

Sì, per lo spettacolo, certo. Se solo sapessi che sei tu a farmi quest'effetto, pensò lei.

Si sedette meglio e raccolse gli effetti personali che il suo interlocutore aveva sparso in giro per cercare di aiutarla.

«I-io s-sono Y-Yuki, si-significa ne-neve. Pi-Piacere di co-conoscerti To-Toshi ».

Finì di sistemare la borsa e si alzò in piedi, mantenendo costantemente gli occhi fissi sul pavimento. Nonostante non fosse molto bassa lui la superava di dieci centimetri buoni.

«Allora... be', io... » anche lui ora si trovava in imbarazzo, «Ecco... nessuno a parte te e il professore ha letto il saggio quindi... se ti va, potremo passare in copisteria a fare le fotocopie per i nostri compagni e poi, dopo che anche io l'avrò letto... potremo trovarci, sì insomma, per provare, no?».

Un appuntamento? Un appuntamento con Toshi? Non ci credo, questo dev'essere un sogno! Non può essere che me lo stia chiedendo davvero, si eccitò lei al solo pensiero.

«S-sì! A-Assolutamente sì! Però dovrei anche occuparmi dei gruppi per costruire il materiale e procurarci il necessario, ti-ti va di aiutarmi?».

Non ci poteva credere: aveva appena sottinteso la richiesta di un'uscita con il suo sogno. Forse si sarebbe anche potuta abituare alla stretta che le chiudeva lo stomaco. Forse, finalmente, sarebbe riuscita a scacciare la timidezza e l'ansia che l'attanagliavano da quando era bambina. Forse.

«Ma sì, certamente. Ti farò da assistente personale. Per qualsiasi cosa, chiedi. Oh! Che smemorato! Ci vediamo alle quindici davanti al cancello? Ti aspetto. Ora scusami, ma sono in ritardo per la lezione di fisica ».

«S-sì! Ciao!» urlò lei nella speranza che la sentisse mentre correva via dopo essersi ripreso la felpa.

A pensarci avrebbe fatto bene a correre anche lei altrimenti il professore di arte le avrebbe assegnato un lavoro extra e con tutto quello che aveva da fare, o meglio, con tutti i pensieri che aveva per la testa sicuramente non sarebbe riuscita a svolgerlo.

 

Quando arrivarono le tre del pomeriggio, Yuki credeva ancora di sognare. Quando vide Toshi appoggiato al muretto, che correva intorno al giardino scolastico, mosse a stento dei passi incerti, frenata dalle forti emozioni che si agitavano in lei.

Come stabilito si recarono in copisteria e fotocopiarono il manoscritto. Dopo circa un'ora di attesa poterono finalmente portarle via infilandole negli zaini. Toshi iniziò a leggerlo mentre camminava e per poco non andò a sbattere contro un palo.

Una volta arrivati a casa di Yuki salirono in camera sua, ancora piuttosto ordinata dal giorno precedente. Appoggiarono il malloppo di fogli sulla scrivania e, per proposta di Toshi, iniziarono a provare le prime scene interpretando da soli tutti i personaggi.

 

Il giorno seguente i due distribuirono i saggi e organizzarono i gruppi di lavoro: gli scenografi, incaricati di costruire e procurare gli oggetti necessari, i costumisti, incaricati di cucire gli abiti, e i tecnici, per badare alle luci e alle musiche. Successivamente stabilirono dei giorni d'incontro in cui si sarebbe provato lo spettacolo al completo, tranne l'ultima scena, ovvio. I ragazzi erano ancora troppo imbarazzati per girarla.

 

Passarono un paio di settimane e finalmente arrivò il giorno della prima. Gli addetti alle luci, prima impacciati, sembravano professionisti, gli sfondi terminati e i costumi erano pronti.

Mentre la sala cominciava a riempirsi degli studenti non partecipanti al progetto, degli insegnanti e delle persone importanti all'interno della scuola la classe è negli spogliatoi.

Sono tutti agitati e fremono all'idea di recitare davanti a così tante persone.

«Buongiorno signori e signore, studenti e studentesse. Benvenuti alla rappresentazione di “Catene color cremisi”!» fece una breve pausa in cui il pubblico applaudì, «Vi spiego un po' come mai noi studenti ci siamo ritrovati qui, a recitare sopra questo palco: il nostro insegnante di teatro, dopo averci fatto scrivere un saggio a testa, ha deciso di sceglierne uno, quello più stravagante. Senza offesa all'autrice » sorrise mentre il pubblico rideva divertito, «Dopo moltissime ed estenuanti ore di prove siamo finalmente riusciti a presentarci. Ed è così che abbiamo - io e soltanto io, per intenderci – l'onore di presentare il fantastico spettacolo “Catene color cremisi”!».

Il pubblico scoppiò in un grande applauso mentre il presentatore si riparava dietro le quinte e il sipario si chiudeva. Entrarono in azione gli sceneggiatori che disposero tutto l'occorrente per la prima scena.

Lo spettacolo ebbe finalmente inizio.

 

Era la storia di una piccola principessa sempre un po' malinconica perché costretta a vivere rinchiusa tra le mura del castello di suo padre. Un giorno, quando ella aveva da poco festeggiato il sesto compleanno, arrivò alla reggia un ragazzino di otto anni che fu adottato dal re e dalla regina. La piccola fu felice come una pasqua e ovunque andasse conduceva il suo amico con sé. Lui, all'inizio freddo, distante e impassibile, col tempo imparò a volerle bene, ma nessuno sapeva che custodiva un segreto e che desiderava con tutto se stesso che anche la ragazza ne facesse parte, per quanto brutale e crudele fosse stato il suo destino, dopo averlo scoperto. Fu così che un giorno, all'età di diciannove anni, il giovane prese una decisione.

 

Toccava l'ultima, fatidica scena. Il sipario si aprì per l'ennesima volta rivelando una stanza provvista solo di due sedie e un tavolo, su cui erano stati appoggiati due bicchieri contenenti del vino. Toshi aspettava qualcuno fissando una boccetta di vetro, simile a quelle dei profumi, contenente un liquido scuro. Dopo averne versato una goccia nel bicchiere che stava davanti al suo attese. In quel momento entrò in scena Yuki vestita di un abito nero con decorazioni dorate, magnifico.

Quando furono entrambi seduti cominciarono a parlare e cinque minuti prima dell'arrivo del nuovo giorno, come indicava l'orologio sullo sfondo, la ragazza bevve un sorso dal proprio bicchiere accasciandosi a terra. Lui la prese al volo e il sipario si chiuse.

 

Quando fu riaperto lei era stesa su un letto mentre lui la fissava. Toshi recitò la parte in cui il suo personaggio si pentiva di ciò che aveva fatto: toglierle la naturalezza che aveva in tutti i suoi gesti “avvelenandola”.

Ma proprio mentre lui stava per impazzire, a mezzanotte precisa, lei si svegliò.

«Catturami » disse soltanto.

Yuki si alzò di scatto e spinse il ragazzo a terra sedendosi vicino a lui.

Le gote le diventarono color cremisi proprio come le catene che legavano la ragazza che interpretava il suo destino di vampira e come quelle che legavano il suo cuore a quello di Toshi.

Mise una mano sul petto di lui e con l'altra gli accarezzò il viso facendogli capire le emozioni della protagonista: amore e consapevolezza. Anche lui mise una mano sulla guancia di lei mentre con l'altra si rimetteva a sedere.

Per un secondo i due si fissarono come se non stessero recitando e ad entrambi parve di scorgere dei veri sentimenti negli occhi dell'altro.

Poi tornarono a rivestire i loro ruoli e, come prevedeva il copione, lui la baciò mentre il sipario si chiudeva. Appena non si intravide più il pubblico i due si staccarono imbarazzati, mentre i loro compagni liberavano la scena per gli inchini finali.

«Emh... sei stata bravissima a recitare » le disse lui per rompere l'imbarazzo che si era creato tra i due.

Andava tutto bene fino ad adesso, perché abbiamo dovuto girare questa scena? Forse... forse potrei provare a dirglielo, si chiese Yuki.

«G-grazie, a-anche tu » fece una pausa in cui tirò un respiro profondo e prese coraggio, «Toshi, i-io... devo dirti una cosa importante ».

«Cosa succede? Hai un attacco?» rispose pronto a scattare per recuperare l'inalatore di lei.

«No, no, assolutamente, solo... vedi io...» inspirò quanta più aria poté, trattenne il respiro e chiuse gli occhi, «Io ti amo!».

Lo aveva detto. Ce l'aveva fatta. Aveva sconfitto una volta per tutte la sua debolezza. Aveva impedito alla sua timidezza di rovinarle ancora la vita. Aveva fatto un passo avanti, e per nulla al mondo ora sarebbe tornata indietro.

Toshi rimase di stucco. Non riusciva più a muoversi. Yuki, la dolce e timida Yuki, la sua Yuki aveva fatto quello che lui non era mai riuscito a fare, gli aveva detto quello che lui non era mai riuscito a dire. Solo tre semplici parole, e nemmeno un balbettio. Ma ora, cosa doveva risponderle? Voleva dirle la verità. Voleva dirle ciò che si aggirava nei meandri della sua mente, ciò che aveva sognato per settimane.

«Yuki... io...».

Stava esitando. Non voleva farlo, ma le parole non gli uscivano di bocca.

«Toshi, se non ricambi me ne farò una ragione » si intromise lei distogliendo lo sguardo dai suoi dolcissimi e stupendi occhi nocciola.

«No... cioè...».

Proprio non riusciva a parlare.

Dannazione, sono un disastro come ragazzo, si insultò da solo.

Toshi mise svelto una mano dietro il suo collo e una sulla sua guancia e si avvicinò pericolosamente a lei facendo toccare la sua fronte a quella della ragazza.

«Scusami » sussurrò.

E la baciò.

  
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