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Autore: Ily18    06/01/2008    1 recensioni
Sara e Michael hanno finalmente l'opportunità di salpare al tramonto come si erano ripromessi tempo fa, ma non sempre le cose vanno come si spera...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michael Scofield, Sara Tancredi | Coppie: Michael/Sara
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Come sempre mi prendo qualche riga prima della storia per ringraziare tutti quelli che usano qualche minuto della loro vita per leggere le mie fic!
E un ringraziamento ancora più grande và a tutti quelli che sprecano qualche secondo per commentarle.Grazie 1000 perchè senza i vostri commenti le mie fic non esisterebbero!GRAZIE!!

Ora vi lascio alla storia!


“Michael, ci vorrà ancora molto?”.

Un’impaziente Sara appoggiata ad una ringhiera, scrutava il mare calmo di fronte a sé.

“Ancora un po’… abbi un po’ di fede”
le rispose Michael rincuorandola e ripetendo la frase che ormai era diventata il suo marchio di fabbrica.

“Abbi un po’ di fede…ormai quella frase la usi per tutto! Inizio a pensare che in realtà il tatuaggio che hai addosso non sia la planimetria di Fox River, ma il risultato di quella frase scritta più e più volte sulla tua pelle…”
gli disse avvicinandosi a lui e dando le spalle al sole.

“Molto divertente dottoressa”
le disse alzandosi leggermente gli occhiali da sole per poter incrociare il suo sguardo con quello di Sara.

“Beh, siamo in questa barca da non so quanto, diretti non so dove…permettimi di sdrammatizzare un po’ Scofield!”
gli disse sorridendo.

“Permesso accordato”
le rispose sorridendo prima di riabbassarsi gli occhiali da sole sul naso.

“Dato che, immagino, ci vorrà ancora un po’ prima di arrivare non so dove…
-disse sottolineando il fatto che solo lui sapesse dove stavano andando- …vado di sotto a prendere qualcosa da bere. Le porto qualcosa comandante?” gli chiese assumendo una buffa posizione di saluto militare.

“Certo marinaio, se è possibile qualcosa di analcolico, non vorrei rischiare di naufragare a pochi minuti dal nostro arrivo…”
le disse.

Vedendo lo sguardo che aveva assunto Sara, Michael capì che la sua frase l’aveva incuriosita ancora di più. Ottimo, proprio quello che voleva.
Adorava stuzzicarla in quel modo, più che altro per scoprire ogni volta le mille espressioni che il volto di Sara assumeva. Ognuna diversa dall’altra, ma con una sola cosa in comune. L’effetto più che positivo che avevano su di lui. Ogni sua espressione lo faceva sentire bene, gli faceva subito correre un sorriso sul viso e strani pensieri per la testa.

“Torno subito!”
disse lei sorridendo, fintamente indispettita dal suo modo di fare, e stampandogli un bacio sulle labbra.

Fece per scendere sotto coperta.

“Sara…”
le disse con un tono di voce basso, quasi sussurrato, e caldo.

Lei si fermò di scatto quasi pietrificata dal modo in cui l’aveva chiamata. Per fortuna aveva fatto in tempo a dargli le spalle, perché non voleva vedesse che effetto le faceva.
Non voleva vedesse che aveva iniziato a giocherellare con la sua maglietta perché era nervosa, non voleva vedesse che le sue mani avevano iniziato a sudare perché era molto più che nervosa e soprattutto non voleva che vedesse quanto rossa era in viso.
Tutto questo era causato dal solo sentirlo pronunciare il suo nome in quel modo, con quel tono di voce.
E ogni volta che lo faceva, la mente di Sara volava tra pensieri che la facevano arrossire ancora di più.

“…se vuoi, poco prima di attraccare, ti faccio tenere un po’ il timone…”
le disse finendo la frase che poco prima l’aveva fatta bruciare dentro.

Lei si girò di scatto verso di lui e dopo aver annuito velocemente riprese a scendere sotto coperta.

Si sentiva ancora il volto bruciare. Bevve un sorso di succo e si sciacquò il viso con dell’acqua gelida. Non risolse del tutto il problema, dato che era ancora un po’ scossa, ma la aiutò a riprendere il controllo.
Ancora non riusciva a credere che Michael fosse capace di farla sentire così solo pronunciando il suo nome.
Era la prima volta che una persona le faceva quest’effetto, che le faceva perdere il controllo di sé stessa, lei, che essendo dottore, doveva riuscire a controllare le sue emozioni più di ogni altra cosa, era appena arrossita come una ragazzina.
E doveva ammetterlo, perdere il controllo la spaventava più di ogni altra cosa. Voleva dire che era vulnerabile.

Si prese ancora qualche minuto per riprendersi del tutto e, dopo aver riempito due bicchieri con del buonissimo succo d’ananas, tornò da Michael.

“Eccomi di ritorno Capitano!” gli disse sorridendo e porgendogli uno dei due bicchieri.

“Grazie marinaio! Hey, come mai hai la maglietta umida? Lotta all’ultimo sangue col brick del succo?”
le chiese divertito.

Ancora una volta Sara arrossì, ma questa volta fu il terrore che lui capisse quello che le era appena successo, dopotutto era un genio, da lui ci si poteva aspettare di tutto!
E la possibilità che lui potesse capire che, nonostante la loro storia d’amore fosse iniziata da poco, lei era già così vulnerabile nei suoi confronti, a Sara non piaceva.
O forse le dava semplicemente fastidio il fatto che, dopo così poco tempo, lei aveva già capito che lui era l’uomo con cui avrebbe voluto passare il resto della sua vita. Già, forse a Sara questo dava fastidio perché voleva dire fare spazio a nuove possibili ferite sul suo cuore che ci avrebbero messo tanto, troppo tempo per rimarginarsi o che forse sarebbero rimaste aperte per sempre. E dopo le tante presenti nel suo corpo, voleva evitarlo.

“Già, non ci sono più i cartoni resistenti di una volta” disse scuotendo la testa cercando di sembrare il meno imbarazzata possibile.

“Beh, dopo questo scambio di battute degno di due laureati con lode come noi…
-entrambi risero- …direi che è ora di vedere le tue abilità di guida” disse prendendo un sorso di succo.

“Non scherzare Scofield, non so nemmeno da dove si inizia! Penso mi limiterò a guidare solo macchine”
disse sorridendo e bevendo a sua volta.

“Beh dottoressa, visto che con le macchine se la cava abbastanza bene immagino farà lo stesso con le barche”
disse facendo un passo indietro creando dello spazio tra lui e il timone.

“Sul serio Michael, lasciami cinque secondi da sola al timone e non arriveremo mai dove stiamo andando”
disse passandosi una mano tra i capelli.

“Non ho mai detto che lo farai da sola.
–le disse togliendosi gli occhiali da sole e guardandola fisso negli occhi- Dai, vieni qui” disse invitandola a raggiungere lo spazio che aveva lasciato tra lui e il timone.

“Beh, non dire che non ti avevo avvertito…”
disse divertita raggiungendolo.

“D’accordo, lo terrò a mente”
le rispose annuendo divertito.

“Bene… da dove s’incomincia?”
chiese un po’ nervosa.

“Direi che mettere le mani sul timone è un buon inizio”
disse lui divertito.

Sara non se lo fece ripetere due volte e lo fece subito.
Sapeva che le mani andavano sul timone e le avrebbe messe anche prima se solo non fosse stato che le tremavano da morire. E di certo non era dovuto alla paura di guidare una barca.
Era colpa di Michael, del suo profumo che copriva quello del mare, del suo petto appoggiato alla sua schiena e delle sue grandi mani sopra quelle di Sara.

“Bene, direi che stai andando alla grande! Non è così difficile in fondo no?”
le chiese.

“No…”
gli rispose poco convinta “guidare no, ma starti così vicino si…” pensò.

“Ma per essere un vero capitano, hai bisogno di questi”
disse Michael stando sempre dietro Sara e mettendole i suoi occhiali da sole.

“Decisamente meglio senza il sole in faccia”
disse sorridendo quasi nervosamente.

“Beh, così se coliamo a picco non puoi dare la colpa al sole”
le disse Michael divertito.

“Non ti ricordavo così divertente Scofield!”
gli fece notare Sara girandosi, per un fatale secondo, verso di lui a guardarlo.

I suoi occhi azzurri fissavano le lenti scure degli occhiali che indossava Sara.

“Già, scappare per tutto il Paese rischiando la vita…non è un momento adatto per fare battute”
disse Michael serio.

Lei si girò nuovamente a fissare il mare di fronte a lei. Per fortuna aveva indosso quegli occhiali scuri che avevano impedito agli occhi di Michael di incrociare i suoi.


“Ma ora che è tutto finito potrai conoscere anche quel mio lato…”
disse spostando la mano da quella di Sara fino al suo braccio.
Sara sentì la mano di Michael sul suo braccio e non poté far altro che trattenere il respiro per qualche secondo. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma dalla sua bocca non usciva nessun suono.


“Sara…”
le sussurrò Michael portando la sua bocca vicino al suo orecchio.

Ne era sicura, sapeva che ora lui poteva sentire che il suo viso era letteralmente in fiamme. Era dannatamente sicura che ora lui aveva capito che era lui che la faceva sentire così, che la sconvolgeva facendo anche le cose più banali.

“Si?”
riuscì finalmente a chiedergli quasi impaurita dalla sua risposta.

Sapeva che da un momento all’altro Michael l’avrebbe presa per quel braccio dove ancora lui aveva la sua mano, l’avrebbe fatta girare di fronte a lui di modo che si potessero guardare in faccia e avrebbe finalmente incollato le labbra alle sue. E poco gliene importava se avrebbe dovuto lasciare per qualche secondo il timone per rispondere al suo bacio, aveva aspettato anche troppo. Si era negata per troppo tempo questo piacere per cui valeva assolutamente la pena rischiare di sbattere contro uno scoglio.
La paura che, ora che la loro fuga dalla compagnia era finita, il loro rapporto cambiasse, l’aveva frenata, le aveva impedito di lasciarsi andare. Ma finalmente l’aveva capito.
Aveva capito che la loro storia non era un semplice capriccio dettato dal fatto che il loro rapporto era proibito. Aveva capito che con lui era giusto lasciarsi andare perché il loro Amore era destinato a nascere. Era il loro Destino.

“Sara…”
ripeté ancora una volta Michael.

Il cuore le batteva sempre più forte in gola, le mani le sudavano e non c’era più traccia di salivazione nella sua bocca.

“Sara…siamo arrivati!” le disse Michael indicando un grande cartello all’entrata del molo.

“Eh?”
chiese Sara confusa mentre il suo treno di pensieri s’interrompeva.

Vide il cartello indicatole da Michael.

“Bievenidos en Mexico”
disse Sara con un tono di voce deluso mentre leggeva il cartello.

“Già, ci è voluto un po’ di tempo, ma alla fine ce l’abbiamo fatta!
–disse Michael quasi raggiante- Ora però attracco io ok?” le disse mettendo le mani sul timone.

Sara, ancora delusa perché i suoi romantici pensieri non erano condivisi da Michael, si fece da parte tornando ad appoggiarsi alla ringhiera e lasciandogli il timone.
Si era auto-convinta a lasciarsi andare e ancora una volta era rimasta delusa.


“Che fai, scendi o resti sulla barca?”
le chiese Michael una volta che attraccò la barca al molo.

“Tu vai pure, io resto ancora un po’ qui…”
gli rispose rendendogli gli occhiali da sole e guardando ovunque pur di evitare di guardarlo negli occhi.

“Mhm, per tua sfortuna la mia era una domanda retorica…” l
e disse porgendole una mano.

Sara controvoglia, ma quasi contenta di quel suo dolce gesto, mise la sua mano in quella di Michael e lo seguì.

“Non sei mai stata qui vero?” l
e chiese mentre camminavano, sempre mano nella mano, per le strade di quella cittadina messicana.

“No”
gli rispose cercando di sembrare il più distaccata possibile.

“E’ un vero peccato, la gente qui è molto simpatica, tutti sono amici di tutti…”.

“O tutti fanno finta di esserlo…”
disse Sara con un tono di pessimismo che non passò inosservato da Michael.

“Pensavo che il pessimismo non facesse più parte della tua vita…vorrà dire che dovrò passare alla parte B del piano prima di quanto mi aspettassi…”
disse Michael sbuffando e passandosi una mano sulla testa fintamente scocciato.

“Parte B? Piano? Di che parli Michael?”
chiese Sara sempre più confusa.

“Beh dottoressa, a lei la scelta…mi seguirà con le buone o con le cattive?”
disse Michael sorridendo e alzandosi gli occhiali da sole sulla testa, di modo che potesse bloccare i suoi occhi in quelli di Sara.

“Io torno alla barca”
disse quasi stizzita dando le spalle a Michael e incamminandosi verso il molo.

Sfortunatamente per lei Michael, che la teneva ancora per mano, fu più veloce e la tirò a sé. Sara non fece in tempo nemmeno a realizzare cosa stesse succedendo che si ritrovò caricata in spalla da Michael.

“Immagino abbia scelto la seconda opzione quindi…”
disse Michael divertito mentre si rimetteva gli occhiali da sole davanti agli occhi.

Michael riprese a camminare tranquillamente per quella strada, mentre tutti i passanti ridevano divertiti e Sara cercava di divincolarsi dalla salda presa che lui aveva su di lei. Presto capì che chiedere aiuto e fare di tutto per liberarsi non serviva a niente e si rassegnò a quel giro turistico sulla spalla di Michael.


“Eccoci”
disse Michael qualche minuto più tardi fermandosi, appoggiando Sara in terra e togliendosi ancora una volta gli occhiali da sole.

“Dove siamo?”
chiese suonando più curiosa di quanto non volesse fargli capire.

“Con calma dottoressa, quanta curiosità per una che voleva tornare alla barca!”
disse divertito mentre apriva la porta della casa che si trovavano davanti.

Sara si limitò a guardarlo un po’ storto e a camminare subito dietro di lui.


“Mi hai portata in spalla fino a qui per farmi vedere la tua nuova casa?”
le chiese quasi divertita.

“Abbi fede…
-le fece uno sguardo che le fece dimenticare perché ce l’aveva tanto con lui- …vieni” disse porgendole una mano.

Sara non ci pensò due volte e, mettendo la mano sulla sua, lo seguì.
Arrivarono di fronte ad una porta posteriore coperta da una tenda.
Sara guardò Michael confusa e curiosa di sapere cosa quella tenda nascondesse. Vedendo la sua espressione, lui sorrise e senza perdere tempo, con una mano, spostò la tenda. Entrambi uscirono fuori.
Quello che si trovò davanti fece subito tornare in mente a Sara la rivolta nel braccio A, Michael che veniva a salvarla e quello che lui le disse per calmarla mentre sgattaiolavano per il soffitto.

“…Un’amaca nel giardino posteriore, birra a 50 cents…”.

“Michael, ti sei ricordato…”
disse Sara sorpresa guardandolo con aria quasi sognante, mentre un sorriso imbarazzato si faceva spazio sulla sua bocca.

“E’ reale Sara…
-si mise di fronte a lei senza toglierle gli occhi di dosso- te l’avevo detto e te lo ripeterò sempre…Io e te…è reale” le disse serio mentre le accarezzava dolcemente una guancia.

Ancora una volta Sara si ritrovò a trattenere il respiro, senza sapere cosa dire e soprattutto se dire qualcosa. Voleva evitare di pensarci troppo perché l’ultima volta non era andata come avrebbe voluto.

“Anche tu sai che ho ragione Sara.
–disse Michael facendo distogliere Sara dai suoi pensieri- Ho visto come arrossisci quando ti guardo, come tremi quando ti sfioro, come il tuo corpo aderisce perfettamente al mio quando ti stringo forte…” le disse prendendole dolcemente il viso tra le mani e sorridendole.

Sara sorrise a sua volta. Aveva ragione, aveva dannatamente ragione.

“So che è reale. So che sei il primo che mi fa sentire così. So che ti amo e…forse è questo che mi fa cosi tanta paura”
gli disse Sara.

“Anche io sono spaventato Sara, sei la prima persona che mi fa sentire così…vulnerabile
–Sara sorrise nel sentire che anche Michael si sentiva in quel modo quando era vicino a lei- ma ora siamo solo io e te, niente più compagnia che ci vuole morti, niente più bugie, niente più fughe…solo Sara e Michael…” le disse sorridendo e spostandole dolcemente una ciocca di capelli dietro le orecchie.

“…l’amaca e le nostre birre” disse Sara seria.

Entrambi scoppiarono a ridere e si lasciarono finalmente andare a tutti quei baci che in passato si erano negati per la troppa paura di ammettere che entrambi avevano un disperato bisogno l’uno dell’altra.
   
 
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