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Autore: KikyoOsama    23/06/2013    0 recensioni
[Prima classificata al contest "Nagagutsu de kanpai da! Hetalia~" indetto da Phantom Lady sull'Axis Powers Hetalia Fan Forum]
Ispirata ad una frase apposta all'inizio di un video (per l'appunto "Warning! Our homes are in danger!"), è una raccolta che ho scritto molto tempo fa. Vi figurano personaggi e situazioni storiche diverse, basati sulle sensazioni dei personaggi sconfitti.Il mio punto di vista non coincide necessariamente con quello dei personaggi, OOC di alcune caratteristiche di Himaruya.
 
“Io credo che tu sia una vittima.”
Gli occhi cerulei di Germania divennero vitrei, in essi era visibile l’emozione di un grido trattenuto. L’altro cercò di incoraggiarlo con un sorriso e procedette.
“Come me, come Polonia, come Russia, come tutti gli altri. Tutto questo ti sembrerà incredibile: sì, ti odiavo profondamente durante la guerra e ci sono ancora molte cose che non potrò mai perdonarti, tuttavia… la guerra è finita."
[Accenni di: Russia\Prussia; America\Germania]
Genere: Dark, Guerra, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 2p!Hetalia, Allied Forces/Forze Alleate, Altri, Nuovo personaggio
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Spagna soffriva terribilmente.
Stringeva i denti, strizzava gli occhi, barcollava stringendosi una mano sul petto: era così stanco, ma non poteva permettersi di riposare un solo secondo. Il suo era un male che lo stava lentamente distruggendo da dentro: lo chiamavano guerra civile e, benché non fosse una nuova sensazione, Spagna non ricordava di aver provato un dolore così straziante prima d’ora. Era malato, sì, molto malato, e a nulla sarebbero serviti i suoi tentativi di tenere nascosta agli altri la sua debolezza: Portogallo ovviamente se n’era accorto e subito gli aveva domandato  se stesse bene;  Spagna, orgogliosamente, si era ritratto e aveva mentito.
Sto benissimo.
Ma la verità era un’altra. Quanto ancora sarebbe riuscito a resistere prima di crollare?
 
Portogallo si dondolava sulla sedia dello studio del suo omonimo presidente del consiglio, ancorando i piedi scalzi sulla scrivania di cristallo e le mani intrecciate dietro la nuca. Pensava a Spagna e alla sua stupida ostinazione: stava forse aspettando che le sue febbri si incendiassero tanto da portarlo alla morte? Beh lui, Portogallo, non avrebbe di certo aspettato così tanto: quella guerra poteva ucciderlo e Spagna era solo uno stupido se la prendeva sottogamba come se fosse stato solo un piccolo conflitto.
Quando entrò il dittatore, Portogallo non si scompose: c’era nella nazione chi lo odiava e chi lo amava, ma Portogallo pensava semplicemente che gli servisse un uomo di quello stampo per dirigere unilateralmente e velocemente le sue azioni; ben lungi dalla natura mite e placida di tutti i portoghesi, c’era in lui quella punta di ferocia guerresca che da troppo tempo aveva creduto sopita nel suo spirito centenario. Dopo secoli di relativa immobilità, finalmente aveva cominciato a sgranchirsi gli arti intorpiditi e, una volta completamente scatenato, nessuno sarebbe più stato in grado di fermarlo.
Volse uno sguardo sagace al suo omonimo e , scivolando giù dalla sedia, gli annunciò: “Ho deciso di intervenire.”
Portogallo non si soffermò neppure ad osservare l’espressione dell’altro, immaginando che vi avesse preso una forte soddisfazione. Di Spagna era meno sicuro, ma, se fosse stato necessario, Portogallo avrebbe agito persino contro di lui per il suo bene. E –perché no?- anche per i suoi interessi: dopotutto anche lui aveva sempre qualcosa di buono da cavar fuori dalle situazioni disperate.
“Voglio fare qualcosa per Spagna”
Il dittatore lasciò la stanza. Portogallo, intanto, si infilava a callo vivo gli anfibi pensando a che soddisfazione avrebbe provato quando Spagna finalmente sarebbe stato bene: bene come lui, con una dittatura e qualcosa in più in comune…e niente scherzi, perché lui faceva sul serio.
Oh, sì! Spagna lo avrebbe ringraziato di cuore.
 
La notizia della malattia di Spagna aveva raggiunto anche l’Italia.
Due fratelli, divisi sulle modalità di intervento, stavano l’uno di fronte all’altro. Il primo, il maggiore, era seduto e si teneva la testa tra le mani: era preoccupato per Spagna e ancor di più dal fatto che la sua malattia potesse attirare eventuali sciacalli in cerca di ricchezza e gloria dilaniando quello che sarebbe rimasto di lui. “Cosa facciamo?”
L’altro, il minore, sollevò lo sguardo con fare vago.
“Ho parlato con Portogallo. Ha detto di voler guarire Spagna a tutti i costi, se necessario arrivando a marciare al suo capezzale e costringerlo a ingoiare il cucchiaino con la medicina.” Gli rivelò, suscitando subito uno sguardo adirato del fratello: aveva preso accordi con Portogallo e non gli aveva detto niente? Ma non c’era nulla da temere, la loro era stata una semplice conversazione, uno scambio di informazioni nulla di più. “Secondo me ha ragione.”
Questo non sollevò affatto la preoccupazione del maggiore, al punto che il minore dovette rincarare la dose. La questione non era cosa faceva Portogallo, ma cosa avrebbero fatto loro due.
“Tu cosa hai intenzione di fare?”
“Vorrei aiutare Spagna” confessò infine, con un po’ di vergogna.  Era una decisione che covava da tempo ma, per qualche ragione, non era riuscito ad esprimersi prima di Portogallo: questo non significava però che lui alla salute e al bene di Spagna tenesse meno del suo amato-odiato fratello. L’Italia, prima di agire, voleva assicurarsi che quello comportasse davvero il bene di Spagna. “Ma lui non lo accetterà mai. Dirà che mi sono intromesso nei suoi affari senza averne il diritto, che può benissimo cavarsela da solo senza bisogno di aiuto, che…”
“Si, ho capito. Ma tu gli dirai che non sopportavi di vederlo soffrire in quel modo, cioè la verità.”
“E’ davvero la verità, Feliciano?” Il sorriso beato del fratello sembrò incrinarsi. Non c’erano santi in quella guerra e anche loro, come Portogallo, avevano degli interessi precisi nell’intervento in Spagna. Magari non lo facevano per il suo bene, ma per il loro sì. “Credo che Portogallo voglia arricchirsi sulle spalle di Spagna, ora che è indifeso e debilitato…”
“E se anche fosse, Romano? Noi avremo comunque Spagna vivo, in salute e pronto a rialzarsi di nuovo. Forse, se tu lo aiuterai adesso che è malato, si ricorderà del tuo incondizionato gesto e ti vorrà ancora più bene…”  
Quegli prese un bel respiro. L’idea era davvero allettante per lui che era sempre così profondamente toccato dalle azioni di Spagna, ma restava sempre il problema del suo orgoglio. La sua metà settentrionale, a questo proposito, aveva un’idea: “E se lo aiutassimo senza farci vedere?”
“Che intendi?”
“Intendo dire…agiamo dalle retrovie, senza essere direttamente coinvolti. Spagna non si accorgerà di nulla, faremo tutto di nascosto.”
Nulla di ufficiale, dunque. Quell’ultima comoda proposta vinse le ultime resistenze del Meridione il quale, alzatosi finalmente in piedi, andò a stringere la mano all’altra sua metà stando a significare che avrebbero agito di comune accordo. Se al Nord interessava quella guerra, allora anche il Sud sarebbe sceso in campo: loro avevano superato la stessa sofferenza che ora pativa Spagna e, così pensava, ne erano usciti più forti ed uniti di prima.
“D’accordo allora. Partiremo domani stesso per la Spagna.”
Poco dopo si divisero:  il maggiore intascò la bussola e si imbarcò a comando della sua ingente flotta, il minore si allacciò il casco e mise in moto le eliche dei suoi bombardieri alla volta della penisola Iberica.
 
Francia non sapeva mantenere i segreti.
Sorridendo misteriosamente, aveva scoccato a Germania un’equivocabile sfida vantandosi di come si era accorto della malattia di Spagna, dei segni che la rivelavano per quanto lui tendesse a nasconderli, di come aveva deciso di intervenire con il suo prezioso aiuto per salvare la vita al suo amico: di queste cose, ufficialmente, non era a conoscenza nessuno ma dai suoi vanti era trasparita l’informazione.
Germania allora decise di prestare attenzione alla situazione e cominciò a tirare le sue somme. L’Italia unita era intervenuta tempestivamente: con un tale dispiegamento di forze, il suo intervento sarebbe stato superfluo ma lui era comunque deciso a lasciare in piccolo anche la sua firma. Misurò le sue forze, pianificò l’attacco e si schierò anche lui nella diabolica formazione di Italia e Portogallo, quella che secondo le sue previsioni avrebbe avuto la meglio ed avrebbe rispecchiato più fedelmente lo spirito della sua stessa nazione. L’idea di convertire Spagna  sul letto di morte ai principi spiccatamente nazionalisti che condivideva con le altre due nazioni e quindi guarirlo lo affascinava molto. Spagna, rinato e rimodellato come lo desideravano loro, sarebbe stato un formidabile alleato…
Sollevò la cornetta del telefono: “Spagna, sto arrivando. Italia, Portogallo, sono al vostro fianco.”
Poi, senza nemmeno attaccarlo, lo sbatté contro il muro lasciandolo penzolare come un impiccato mentre lui lasciava il suo paese.
 
Così Spagna si vide accerchiato ovunque.
La ferita di Guernica infertagli da Germania sanguinava ancora a fiotti, nonostante avesse cercato di fermare maldestramente l’emorragia. I Viriatos erano liberi di mettere a ferro e fuoco il paese e , quando aveva chiesto spiegazioni a Portogallo, quello gli aveva risposto che non ne sapeva nulla - “Provalo!”-  e che lui agiva solo per il suo bene. Aveva finito per soccombere sotto i bombardamenti dei caccia e di quell’inavvertita flotta - dietro cui aveva scoperto nascondersi le due metà d’Italia - , ma solo perché non era abbastanza in forze da poter reagire.
“Pensiero, almeno tu che puoi, fuggi per me”
Avrebbe voluto fuggire in Francia, in cui aveva riversato una parte di sé per poterla proteggere, ma era fatalmente inchiodato al suolo della penisola iberica. Non riusciva a rialzarsi perché Portogallo, Italia e Germania lo stavano continuamente schiacciando e calpestando. Non riusciva a guarire perché la sua malattia aveva più potere sulle sue nuove ferite più di quanto non ne avesse lui. Arrancò e tese le mani in avanti, nella folle speranza che qualcuno le stringesse e lo sorreggesse.
Portogallo, Italia e Germania lo stavano ammazzando.
Che Dio mi aiuti.

+++

Note: Grazie innanzitutto per chi ha letto, seguito o recensito la storia ><
Questo è stato il secondo capitolo che scrissi della raccolta ed è molto datato rispetto agli altri; quando l'ho scritto il personaggio di Portogallo di Himaruya non esisteva ancora e così ho adoperato il mio vecchio OC, Salazar (l'omonimia era chiarissima, credo) - avrei dovuto riadattare il capitolo sul personaggio di Portogallo ora esistente ma non me la sono sentita, anche perchè non lo conosco bene caratterialmente e così ho preferito lasciarlo com'era >< per cui se volete potete considerarlo un 2P!Portogallo assieme alle altre nazioni 2P che compaiono in questo capitolo: a proposito, ho sentito dire che hanno dei nomi riconosciuti nel fandom, ma siccome i fandom sono divisi alla fine ho lasciato quelli classici. Spero che la storia vi sia piaciuta!
  
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