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Autore: neko nya    23/06/2013    1 recensioni
Dopo aver ritrovato un corpo in uno stagno a venti minuti da Tokyo, il detective Kagami è stato assegnato al caso. La vittima: un membro della leggendaria Generazione dei Miracoli, scomparso misteriosamente un decennio prima. Richiedendo l’aiuto di un vecchio amico della vittima, i due dovranno navigare attraverso il piccolo ma solido mondo della comunità di basket del Giappone.
KaKuro, AoKi.
Questa è una traduzione della fanfiction "Yellow", di neko-nya.
[Ri-postata per problemi con il regolamento, scusatemi tutti quanti!]
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Yellow Traduzione cap 1 nvu
Disclaimer©: I personaggi trattati in basso appartengono all’opera Kuroko no Basket, di Tadatoshi Fujimaki. I fatti narrati, invece, sono frutto della penna di neko-nya. Se mi appartenessero, avrei fatto accoppiare Kagami con un ventilatore o con un condizionatore ben funzonante.
Io sono solo la traduttrice.


Yellow



Vado fuori per un attimo, sarò subito di ritorno~!
-  Ryouta



Era l’estate più afosa degli ultimi anni – talmente calda che le persone del posto iniziavano ad adunarsi nei dintorni degli specchi d’acqua più vicini, grandi o piccoli che fossero. Ma, pur del tutto ammassati e circondati da una massa di gente che sperava di trovare una scappatoia da quella calura bruciante, non sembravano essere troppo dispiaciuti, sgomitando l’uno contro l’altro giusto per ottenere quel po’ di fresco. Fu così fin quando una giovane coppia, noleggiato un pedalò, diede uno sguardo nell’acqua e notò qualcosa. Aguzzando lo sguardo, entrambi si sporsero per osservare più da vicino. Non era un pesce, o una pianta o nient’altro mai visto prima. Al contrario, era qualcosa di beige e di bianco perlato.

Un momento dopo, la donna cacciò un urlo.

Minuti dopo, si poterono udire le sirene.



Kagami Taiga era seduto alla sua scrivania, sudato ed infelice nonostante avesse l’aria condizionata e il suo ventilatore personale entrambi accesi. Il canale del meteo continuava a sostenere da giorni che sarebbe piovuto ‘presto’, ma ancora non c’era una singola nuvola in cielo. Improvvisamente, il telefono squillò. Accigliato, vide il nome impresso sul display e rispose con un gemito. “Ehi, cosa c’è, Alex?”  Normalmente, sarebbe stato pronto a scattare sull’attenti ad un  qualsiasi momento d’avviso, ma il troppo caldo lo stava rendendo letargico. Interiormente, sperò che il suo superiore non avesse intenzione di spedirlo fuori, contro quell’insostenibile afa.  

Una voce femminile replicò, “Ehi, Taiga, spero che il tuo didietro non si sia sciolto sulla sedia solo per questo caldo. Hanno appena trovato un corpo a Suginami-ku, ti sto mandando laggiù a controllare. Sarebbe anche ora che tu ti renda utile.”

"Uh?"

“Dovrei sentire un ‘sì, mamma!’ da parte tua! Non ti ho trascinato qui dall’America solo per essere depresso e seduto dietro ad un tavolo tutto il giorno!  Sono ancora incerti se questo sia stato un omicidio oppure no – perciò va’ a dare un’occhiata. Aggiornami in seguito. Ti darò l’indirizzo. Usa il tuo GPS per arrivare lì.”

Sospirando rumorosamente, si alzò a malincuore. "Va bene… Dovrei portare-"

"Tatsuya sta lavorando su un altro caso adesso quindi sarai da solo per questa volta, quanto meno per ora."

"Capito. Credo che andrò, ora. Ciao." Riponendo giù il telefono e riagganciandolo, ficcò il distintivo nel taschino, le chiavi della macchina nella tasca dei pantaloni, attaccò manette e fondina alla cintura e incastrò la sua pistola nella custodia. Una volta messe insieme tutte le parti essenziali per la sua uniforme, lasciò il santuario della camera con aria condizionata e si fece strada verso il parcheggio.

Nell’attimo in cui aprì la porta, riuscì a percepire la sua riluttanza salire quando avvertì un getto d’aria rovente colpirlo  proprio in faccia. Probabilmente i sedili si sarebbero fusi ai suoi vestiti e lo sterzo gli averebbe provocato ustioni di terzo grado sui palmi delle mani. Prendendo un respiro profondo, come se stesse facendo un esperimento, prese la bottiglia d’acqua che si era portato dietro e versò un po’ del suo contenuto sul sedile solo per guardarla sfrigolare ed evaporare sul punto.

Quello non era di certo qualcosa di sicuro.

“È ridicolo… ” Con occhi ancora spalancati dallo stupore,  con molta cautela s’infilò nell’auto, avviò il motore e accese l’aria condizionata senza accomodarsi sulla seduta. Rimase così fin quando non reputò di poter entrare in macchina tranquillamente e, finalmente, si sedette, digitò l’indirizzo nel GPS e partì.



Ci volle un po’ di tempo in più rispetto a quanto il GPS aveva preannunciato, a causa dell’intenso traffico e a tutte le deviazioni che aveva deciso di prendere. Perché non avevano costruito strade più chiare e meno confusionarie? Finalmente giunto sul luogo, scese dall’auto e fu condotto nel punto in cui una folla si era ammassata dietro ad una zona circondata da un nastro giallo. Sventolandosi debolmente con la propria mano, desiderò che l’agente incaricato fosse almeno vicino all’ombra o all’acqua.

“La vittima non è stata ancora identificata. Finora, tutto ciò che abbiamo è che era un maschio, probabilmente nel pieno della sua adolescenza. Alto, più di centottanta centimetri, era un ragazzo atletico. Giudicando dalle ossa, il mio primo pensiero è che potesse essere stato un giocatore di basket. In questo momento disponiamo di persone che stanno lavorando per estrarre le ossa rimanenti. Sarà dura stabilire il momento esatto della morte fino a che non porteremo le spoglie al laboratorio. È stato legato, o più propriamente, infagottato con una corda attaccata ad un masso – probabilmente per evitare che il corpo potesse tornare in superficie. Ma la buona notizia è, appunto per questo motivo, che abbiamo la maggior parte delle sue ossa e brandelli e frammenti dei vestiti che stava indossando. Comunque non riporrei le mie speranze nel test del DNA, ogni campione sarà probabilmente molto compromesso.

Scrutando il telo sull’erba con le ossa disposte su loro stesse, ancora legate dalla fune, il detective si corrucciò, dimenticando completamente il caldo. “Puoi dirmi se era vivo quando è entrato in acqua?”

“Spero di no ma al momento non potrei dirtelo: è tutt’ossa ora, ricordi? Anche se posso assicurare che questo è stato un omicidio, dato che abbiamo potuto tirare fuori dall’acqua i suoi resti e dare un’occhiata più attenta. Nel modo in cui la corda è stata avvolta attorno al corpo, non c’è verso che la vittima si possa essere legata da solo.”

“E chi ha trovato i resti?”

Il suo accompagnatore indicò le persone sedute sotto un albero lì vicino “Quella coppia laggiù nell’ombra. Erano su un pedalò quando l’hanno visto. Questo è tutto quello che ho afferrato da loro.  Quella povera ragazza è svenuta dopo aver visto cos’era.”

“Dal caldo o dal colpo… ” borbottò a sé stesso e s’inginocchiò per esaminare meglio le spoglie. Nei meandri del suo cervello, stette ben attento a non sudare e sgocciolare su queste. Il corpo di quel ragazzo era già stato gettato in uno stagno; non c’era bisogno che venisse mancato ulteriormente di rispetto. Alzandosi per tergersi il sudore dalla sua fronte, guardò in basso e notò un qualcosa di lucido nella fune. “Oi, vieni un attimo, metti questa cosa in un sacchetto, no?”

L’investigatore prese cautamente il frammento scintillante dalla corda. “Oh. Buon occhio, detective.” Squadrandolo, alzò curiosamente un sopracciglio. “Sembra un orecchino…" Inserendolo in un sacchetto, il lavoratore glielo riconsegnò dal basso.

Aguzzando lo sguardo verso la busta, Kagami mormorò pensieroso. “Un adolescente cestista con un orecchino, hm? Concludi qui e porta il corpo al laboratorio e poi mandami un rapporto, intesi?”

“Sì, signore.”

“Bene. Vediamo se possiamo almeno identificare questo ragazzo…”



Un paio di giorni dopo, sedeva nel suo ufficio aspettando quel resoconto. Perché le cose non potevano svolgersi velocemente come in TV? Almeno era finalmente piovuto e il mondo sembrava essere tornato ad una temperatura più vivibile.  Sospirando, batté la penna contro la sua guancia, chiedendosi quanto tempo ci sarebbe voluto ad una squadra per analizzare un mucchio di ossa. E, non appena lo pensò, ci fu un busso alla porta e una persona con un plico entrò. “Detective Kagami?”

Alzò la mano “Quaggiù.”

L’uomo si rallegrò e s’incamminò velocemente verso di lui. “Ah, scusi. Ecco il rapporto sul corpo dello Stagno Superiore Zenpukuji. La vittima non è ancora stata identificata, stiamo controllando la dentatura e stiamo aspettando un riscontro. C’è anche una rappresentazione dell’aspetto che la vittima probabilmente aveva quando era in vita. È solo uno schizzo, ma dovrebbe essere abbastanza accurato.”

“Va bene, grazie.” Afferrando la busta e osservando l’uomo andarsene, Kagami la inclinò e tirò fuori ciò che era all’interno, curioso di guardare il viso della vittima. Benché fosse solo uno schizzo, la vittima doveva essere un bel ragazzo, un familiare bel ragazzo. In ogni caso, non poteva dire per certo dove l’avesse già visto. Lanciando uno sguardo all’orologio, realizzò che era l’ora di pranzo. Velocemente afferrò la busta e il portafogli e si fece strada verso il suo solito fast-food. I loro panini economici erano i migliori.



Occupato un posto all’interno di un casotto, il rosso aveva sistemato le carte - incluso il disegno - di fronte a sé intanto che si riempiva la bocca di panini imbottiti, bevendo sorsetti di milkshake tra i morsi. All’improvviso, udì una voce da dietro. “Mi scusi…”  

Fuori di sé dallo spavento, il suo corpo non sapeva decidersi se deglutire o sputare tutto il cibo che aveva in bocca, quindi si strozzò con i panino.

Con le lacrime agli occhi, Kagami ingollò una grossa sorsata di milkshake prima di guardarsi attorno. Gli ci volle un lungo momento prima di notare un piccolo uomo lì davanti, che centellinava in modo distaccato la sua bevanda. “Whoa! Non mi comparire così all’improvviso! Quando sei arrivato qui?”

Il giovane uomo dai capelli  e gli occhi di un azzurro chiaro strizzò gli occhi e asserì con calma, “Veramente sono qui da un po’. Mi dispiace, non volevo che si soffocasse con il suo panino… Solo che…  Quel disegno che ha lì…”

Sbattendo gli occhi, rivolse la sua attenzione verso l’identikit sul tavolo. “Huh? Ti sembra familiare?”

“Sì, lo è.”

Beh, quello fu inaspettato, ma attirò comunque il suo interesse “Oh? Ecco, prendi una sedia. Dimmi di più. Era un atleta, giusto?”

La sua domanda fece alzare un sopracciglio all’estraneo. “Esatto. Se è la stessa persona a cui sto pensando, è un giocatore di basket.”

“Credo proprio che sia la stessa persona. E aveva un orecchino, vero?”

Il più piccolo prese il disegno fra le mani mentre lo studiava. Annuì. “All’orecchio sinistro, sì. E l’ultima volta che l’ho visto, i suoi capelli erano leggermente più lunghi rispetto a quelli del tuo schizzo. Ma sembra proprio lui – eccetto per la monocromia.”

Gli apparve proprio che quella persona conosceva la vittima. “Hm? Di che colore aveva i capelli?”

“È biondo con gli occhi color ambra...” L’estraneo si fermò quasi a prendersi una pausa dall’elaborare quella gran massa di pensieri. “Non sa il colore dei suoi capelli? Ho pensato che l’avesse fatto lei questo disegno…”

“Affatto, non posso disegnare qualcosa del genere per guadagnarmi da vivere,” replicò bruscamente.

“Oh. Posso chiederle allora perché ha un suo schizzo?”

“Ancora una domanda. Quand’è stata l’ultima volta che l’hai visto… Scusa, non ho capito il tuo nome?”

“Kuroko Tetsuya.”

“Detective Kagami Taiga, omicidi.” Nessuno dei due provò a stringere la mano dell’altro, dato che le loro mani erano piene in quel momento.

Kuroko si stava torcendo le mani, ora “L’ultima volta che ho visto Kise-kun è stato all’incirca dieci anni fa, quando lui… Sei un detective? Omicidi? Questo vuol dire che…”

Terminando l’ultimo dei suoi sandwich, si rabbuiò, sentendosi stupido. Non si aspettava di dover annunciare quella notizia a qualcuno in tale modo, mentre faceva qualcosa di tanto fastidioso come riempirsi la bocca. Aveva permesso a quelle parole di uscire dalla sua bocca senza nemmeno pensare. “Ah, merda. Mi spiace che l’hai dovuto scoprire in questo modo. Se non ti dispiace, potresti venire con me in centrale per parlarmi di questo ‘Kise’? Se sei impegnato ora, puoi sempre posticiparlo a dopo. Sarò lì tutto il giorno. Tieni, ti do il mio biglietto da visita. Possiamo parlare di più nell’ufficio. Penso che entrambi vogliamo più informazioni riguardo tutto questo. E penso che saresti molto d’aiuto in questo caso, perciò…”

Ancora composto ma chiaramente scosso, il ragazzo dai capelli azzurri annuì e parlò piano, trattenendo la propria agitazione interna. “Sì, certo che aiuterò il più possibile. Ora devo tornare a lavoro ma arriverò in seguito, Detective Kagami. Per favore, mi scusi.”

“Solo Kagami va bene-“ ma l’altro già non c’era più. “Cosa? Com’è scomparso così…?”





Nya~
Scusate l’introduzione di cacca come sempre! Sto espandendo ancora i miei fandom. Stavo riguardando Cold Case e ascoltando Yellow dei Coldplay e la mia mente ha iniziato a vagare e questo è il risultato! Volevo provare a scrivere di un misterio su un omicidio o qualcosa del genere da un po’ di tempo, comunque. La domanda era sempre ‘chi uccido?’, ma penso che il problema si sia risolto da quando sono diventata totalmente un’AoKi shipper. Non mi metterò a perdere tempo dietro alle questioni forensi in quanto, probabilmente, sbaglierei tutto. Guardatevi Bones se vi piacciono questi tipi di cose, è un bel programma! Oltretutto non conosco bene il dipartimento omicidi del Giappone quindi sì, sarà super - americanizzato. In ogni caso, godetevela!







Note della traduttrice: PERDONATEMI! DICO SUL SERIO, PERDONATEMI!
Mi hanno appena avvisata del fatto che ho violato il regolamento e ho immediatamente cancellato e ri-pubblicato questa fic su questo account. Chiedo umilmente perdono a tutti. Non ci sono giustificazioni, l’unica cosa che posso dire è “Arianna, idiota, la prossima volta rileggiti il regolamento.”
Comunque, passiamo alle note vere e proprie… Vi va?

Sono onorata, ma che dico “onorata”?, onoratissima della possibilità che mi è stata concessa: tradurre Yellow in italiano (se volete leggerla, cercatela su Google, non riesco a mettere il collegamento qui D:)
A dire il vero ho anche un po’ paura.    

Vi spiegherò per filo e per segno come è andata questa storia: ho contattato neko-nya (l’autrice) a fine Febbraio, supplicandola di poter tradurre la sua fan fiction in italiano perché era “davvero troppo bella per non essere condivisa con il mondo”. E lei mi ha dato il permesso con entusiasmo (che carina, si è fidata di me… EHEHEHEH)
Poi, ho avuto da fare con la scuola, la famiglia... Le solite cose.
Per mesi e mesi quelle duecento parole tradotte sono rimaste ad ammuffire dentro Word. Alla fine qualcuno (… KamDG *coffCOFF*) è passato alle minacce più o meno esplicite, con me.

E, posso dire con orgoglio, che ieri ho ricominciato a tradurre e che oggi sono qui a pubblicare questa storia. Sono fiera del mio lavoro (e grata a Kam che mi ha gentilmente costretta)

Un ringraziamento speciale - oltre a Kam - va a Tetsucchi, che mi ha betato la traduzione. Grazie, tesoro <3
E ringrazio tutte quelle persone che mi hanno sostenuto fino ad ora e creduto nelle mie capacità: grazie.

Che dire? Spero vivamente di aver fatto un buon lavoro, perché neko se lo merita davvero (guardatela quant’è sadica nelle note dell’autrice, GUARDATELA!).
Nel caso trovaste errori, orrori, schifezze, eccetera non fatevi problemi a dirmelo! Questa è comunque la mia prima traduzione!
Ah, dimenticavo: proverò a tradurre anche tutte le vostre recensioni e a mandarle a neko (sempre se vi piacerà la traduzione, eh).
Gli aggiornamenti saranno… Ehm, non lo so: non vi dico niente perché non sono una persona che tiene fede alle proprie promesse, purtroppo.

Un bacione a tutti quanti!

Gary Hawkeye
  
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