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Autore: Atemlos    24/06/2013    3 recensioni
Stiles ha bisogno di evadere e decide di andare in spiaggia, in una cittadella poco distante da Beacon Hills.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Wolf & I'
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Autore: Atemlos.
Titolo: Stalemate.
Fandom/Coppia: Teen Wolf; Stiles/Derek.
Genere: Verde; drammatico, maliconico, sentimentale, romantico.
Avvertimenti: post 3x03; Hillsborn!location (inventata)
Desclaimer: i personaggi appertengono agli aventi diritto.
N.d.A: Titolo ispirato dall'omonima canzone degli IO Echo, che consiglio (anzi, pretendo) voi ascoltiate mentre leggete. È stata scritta con essa in riproduzione, ho perfino messo frasi del testo nella bocca di Stiles, sarebbe come "se non ti ascolti Stalemate godi solo a metà" or something like this. Bene, parlando dello scritto. Per chi mi seguisse, sa che sono un tipo che ama e adora scrivere angst e far morire i personaggi, e metterci delle bare e del sangue e tutte cose molto inquietanti. In questa, per niente. Un po' di vena drammatica, ma per il resto è piuttosto romantico. Ah, la cittadina è inventata perché la canzone richiede una spiaggia, ed essendo Beacon Hills tutt'altro che qualcosa di esotico, mi sono inventato qualcosa. Ora, spero rallegri i vostri animi, dato che in questa stagione Jeff sembra star uccidendo questa possibilile coppia. Buona lettura, fatemi sapere i vostri pareri.




Hillsborn è una cittadina a pochi chilometri da Beacon Hills. Pochi, davvero pochi, ma la differenza è immensa. La seconda è quella tutta boschi e case una vicino all'altra, persone e negozi in un unico luogo, come piccole formiche; la prima invece si affaccia sull'oceano, gli abitanti sono quasi assenti, tutti nelle loro case o nei loro uffici. È un salto di ambiente che mai penseresti di fare, o d'aver bisogno di fare. Stiles ne è cosciente, ma è quasi un sollievo per lui abbandonare quell'aria satura ed oppressiva, aprendo le sue narici al vento marino e alla sabbia soffice sotto i piedi. Almeno per una notte, in seguito potrà tornare a respirare il pericolo.

Regge tra le dita una bottiglia di vino, la quale potrebbe scivolargli via in caso dovesse inciampare. Camminare sulla sabbia non è facile, rischi sempre di perdere l'equilibrio se poggi il piede in modo errato, tra tutte quelle piccolissime dune. Insomma, è come nel percorso di vita. È sufficiente una macchina mentre attraversi la strada per spazzare via una serie di azioni in un arco di venti, trenta, sessant'anni. Così, in un secondo.

Sa anche di essere un incosciente, ad avventurarsi da solo in una spiaggia deserta con un branco di Alpha assetati di sangue in circolazione. Ma d'altronde è una sua caratteristica, non cambierà di certo per un possibilità di essere ucciso. E se proprio dovrà accadere, vuole godersi un'ultima nottata senza troppe preoccupazioni. Tanto, la morte dovrà pur prenderlo, prima o poi.

Si siede, con un sospiro, guardandosi per un'ultima volta intorno. È stanco, deve ammetterlo; fisicamente, psicologicamente, nell'anima. Non avrebbe mai pensato di doversi guardare le spalle ogni cinque secondi, avendo paura di ogni ombra che si avvicina. Ma è la sua vita, ora, ed ha imparato ad accettarlo. Anche se accettare è un conto, mandare giù un altro.

Il rumore delle onde lo rilassa, lo fa sorridere in minima parte. È uno spettacolo, decisamente, senza parlare della luna che splende in cielo e si specchia vanitosa in acqua. Allunga una mano, sembra che la tocchi, ma sa di non poterlo fare veramente.
Stappa la bottiglia di vino, una di quelle poco costose, e se la porta alle labbra. Il liquido agrodolce si svuota nelle sue vene, e lui distende le gambe. Poggia a terra la bottiglia, prende della sabbia tra le mani e si sdraia. Socchiude gli occhi ed ascolta la natura, improvvisamente colpito dal sonno.

«Stiles.»

E sembra la voce di Scott, pronto a rimproverarlo. Non gliene dà conto, restando immobile ed un poco infastidito dall'armonia creatasi ormai svanita.

«Non preoccuparti, sto bene.»

Risponde flebile, già conoscendo la domanda che il migliore amico gli avrebbe posto da un momento all'altro. Gli piace prevenire questi quiesiti tanto stupidi quanto insensati.

«Non dovresti essere qui da solo.»

E questa volta sembra molto meno la voce di Scott, ma più quella di «Derek?» dice semplicemente, con quel dubbio sulla lingua. Inarca il collo all'indietro e vede il lupo guardarlo con aria severa, come suo solito, solamente capovolto.
Sospira, tirandosi su con la schiena e dandogli un'altra occhiata da sopra la spalla. Si porta una mano a lisciarsi il volto, rilassandosi da quell'attimo di tachicardia nel vedere l'altro.

«Nemmeno tu dovresti essere qui. Che fai, mi segui?»

Stiles sa, ne è sicuro, che Derek ha appena sollevato un sopracciglio e sta fissandogli le spalle come a volerlo trucidare. Sorride un attimo, prima di afferrare la glassa di vetro e girarsi per mostrarla al lupo.

«Vuoi?»

Il suo sospetto era veritiero, perché lui non ha ancora cambiato espressione. Stiles agita la bottiglia, insistendo, come a voler dire se non ne vuoi, me la finisco tutta io.
Sente dei passi e Derek si sta avvicinando con il suo solito sguardo omicida, Stiles per un attimo ha paura, ma lui gli si siede accanto con lo sguardo rivolto alle onde che si scagliano inferocite contro la sabbia a pochi metri da loro.

Stiles osa, e sbatte con poca gentilezza la bottiglia contro il petto dell'altro, coperto dalla solita giacca di pelle.

«So che preferiresti del buon sangue caldo e fresco, ma dovrai accontentarti di qualcosa che, seppur vagamente, gli somiglia.»

Derek lo scruta malamente, provocando un sorriso tirato nelle labbra di Stiles, ma accetta di reggere il vino. Ne beve qualche sorso, momenti in cui fra loro cade il silenzio, entrambi impegnati a non guardarsi ed esplorare ciò che a loro sta intorno.

«Avevo bisogno di cambiare aria.»

Spiega l'umano, giocherellando con un gruzzoletto di sabbia tra le mani.

«E per questo hai avuto bisogno di venire qui, dove sei un bersaglio talmente facile che spezzarti il collo mentre nemmeno te ne accorgi sarebbe il minimo per Deucalion?»

Stiles schiude leggermente la bocca, ma la richiude in un nanosecondo.

«Non mi interessa, davvero. Beacon Hills sa di paura... questo posto invece è calmo, mi rilassa. Puoi biasimarmi se cerco un po' di pace?»

«In una spiaggia. Con del vino.» 

Asserisce il lupo. Stiles si volta a guardarlo, questa volta.

«Ah, la prossima volta vedrò bene di andare in mezzo al bosco ad appiccare un falò. Magari porterò anche qualche amico e ce la spasseremo a suon di musica.»

Derek ruota gli occhi e prende un altro sorso di vino, per poi passarlo a Stiles. Nello stesso modo in cui prima glielo aveva offerto lui. Solo con un poco di forza in più. Questo cade all'indietro, con un suono sorpreso ad evadere dalla sua gola. L'altro sembra quasi ridere. O forse se le lo sta solo immaginando.

«Tu invece?»

Domanda Stiles, una volta tiratosi su. Si sofferma quando le sue labbra toccano l'orlo della bottiglia, trovandola umida. Non può che notare quanto sia ambiguo, quasi intimo. Come un bacio indiretto.

«Ti ho seguito.»

Risponde con facilità il lupo, incrociando gli occhi ai suoi. Questo quasi arrosisce, distogliendo nell'immediato lo sguardo e posandolo sulla grande distesa d'acqua di fronte. Seguono altri minuti silenti.

«Mi dispiace per tua sorella.»

Scott glielo aveva riferito, poche ore prima. Quasi stentava a crederci, e gli dispiace davvero. Insomma, una sorella che pensavi fosse morta in un incendio dove la tua intera famiglia è bruciata che riappare all'improvviso e tenta di ucciderti.
Capisce di aver toccato il tasto sbagliato quando l'altro lo guarda soltanto, di sfuggita, poi posando gli occhi sulla sabbia. Prende un altro sorso di vino rosso.

Si scambiano fugaci occhiate, senza parlare, svuotando la bottiglia. Stiles si sdraia nuovamente, quasi allucinato, mentre Derek rimane immobile e sembra non respiri nemmeno, ma sa che è rilassato tanto quanto lui.

«White, light...»

Stiles borbotta, lo sguardo in alto. Una canzone che ronza nella sua testa.

«... spins through the fog and shine upon the beach...»

Continua lui, mentre Derek lento si volta a guardare il suo volto steso sulla sabbia, la maglietta stretta, l'espressione estasiata ma malinconica. Stiles solleva una mano in aria.

«I touch the moon... but it's so far to reach...»

Quella mano sembra indicare proprio la luna, poi lenta si appresta ad indicare proprio lui. Si accorge solo ora di quanto siano vicini.

«Just like you... I see you...»

Stiles sillaba, in una melodia strana, i suoi occhi intensi e pieni dell'indecifrabile contro i propri.

«But I can't touch you now...»

Si solleva, fino ad avvicinarsi con agonia al volto di Derek, ma senza sfiorare. Abbassa la mano sulla sabbia.

«Oh, play me... the next move is you...»

Continua, senza sfida, ma pace nelle pupille. Solleva l'altra mano, che va a posarsi sulla guancia di Derek.

«Oh, play me... in my game you lose.»

Le sue dita si muovono piano, accarezzano la pelle calda e morbida.

«Stalemate, the next move is you...»

Derek si contrae quando le dita di Stiles tracciano i contorni delle sue labbra, lui sempre più vicino tanto che il suo petto sfiora una propria spalla.

«So play me, I lay here...»

Derek si rilassa quando le labbra dell'altro si posano sulle sue, chiude gli occhi quando iniziano a schiudersi e a dar vita ad un bacio non più indiretto, ma più fisico che sa di vino unito ai loro propri sapori naturali.

Stiles porta la mano sulla nuca del lupo e se lo trae contro, tornando a toccare la sabbia con la schiena. Le loro labbra sono incollate, gli occhi socchiusi. Derek si lascia trascinare.

Cercava un luogo in cui dimenticare della paura e dell'oppressione. Lo ha trovato nel respiro di Derek- sdraito accanto a lui- che rilascia aria calda contro il suo collo, sotto una luna irraggiungibile, il vento a farlo rabbrividire e le onde marine a risuonargli nella mente. 
   
 
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