Qualche nota per iniziare: Le date sono tratte da una mia
ricostruzione temporale, basata sulle informazioni fornitici dl telefilm (ma
ripeto, rimane soggettiva). Tutti i luoghi citati nella storia sono stati
accuratamente ricercati. Gli eventi riferiti all’infanzia di House sono tratti
dall’episodio “One Day, One Room”.
Grammaticalmente parlando la storia è in fase di revisione
(in particolar modo il loro primo scambio di parole). Se avete critiche
(possibilmente costruttive) o voleste indicarmi alcuni errori grammaticali
(possono essermi sfuggiti ad un mio primo controllo), siete i benvenuti. [In
caso preferiate contattarmi direttamente il mio indirizzo email è
aKifereturn@hotmail.com
La sequenza di lettere iniziali, ed una in particolare, è
un tributo allo "Shoebox Project" ed a tutti i fan che attendono da un
(dannato) anno e mezzo la pubblicazione del successivo capitolo.
Ps: Il titolo TwentyFour-Seven significa ventiquattro ore su
ventiquattro, sette giorni alla settimana.
Maggio 2005, Jersey
Princeton-Plainsboro Teaching Hospital.
Se qualcuno le avesse chiesto perché proprio oggi
aveva aperto Quel cassetto,
Lisa Cuddy non avrebbe saputo rispondere.
Da quando anni fa lo aveva chiuso, l’idea di riaprirlo e farne
scivolare fuori il contenuto era un tabù auto imposto. Aveva imparato a fermare
la mano quando involontariamente si dirigeva verso il pomo, chiudere gli occhi
e aspettare in silenzio. Mordersi le labbra fino a quando l’arto si lasciava
cadere sul suo fianco e lei poteva sentirsi abbastanza forte per pretendere
che, in fondo, il contenuto del cassetto non aveva importanza.
Col tempo la mano aveva smesso di tendersi, ma
involontariamente lo sguardo cadeva puntualmente dove si era imposta di non
guardare. Infine il suo corpo aveva assimilato quel suo disperato bisogno di
poter evitare –di poter dimenticare- l’esistenza di quelle lettere,
contenute nella scrivania. E non prestare attenzione era diventato naturale,
nella sua vita di tutti i giorni, come respirare l’aria (e della stessa vitale
importanza).
Quindi, quando nella ricerca di alcune pratiche
amministrative, aveva fatto scivolare il cassetto fuori dalla scrivania e
quando le sue mani si erano posate sulle lettere e i suoi occhi sulla scrittura disordinata delle
buste, Lisa Cuddy aveva sentito la stretta dell’angoscia forte, intensa, viva, come nel momento in cui aveva
cercato di rinchiudere quella immensa, dolorosa, bellissima parte della sua
vita in un misero cassetto di una scrivania.
Da Lisa Cuddy a Gregory House (signore delle cause
perse).
Diciasette Settembre, Estate del 1987.
Non posso credere che tu sia Talmente idiota.
Stiamo parlando del "Massachusetts General
Hospital", Greg.
Massachusetts.
Uno dei migliori ospedali dello STATO.
Per non citare la posizione privilegiata che ti avevano
offerto. Appena laureato e già sotto uno dei migliori assistentati della
nazione.
Dio, non posso davvero credere che tu sia
Talmente idiota. Ad un livello patologico.
Non voglio sapere perché sei stato licenziato. Non
dirmelo. Sono sicura che sarebbe una risposta priva di senso logico (sempre che
tu conosca il significato del termine. E francamente, ne dubito).
Licenziato.
Dopo sole due settimane.
IDIOTA.
-Lisa ,
Particolarmente arrabbiata con te.
PS: cavallo in A5.
Da Gregory House a Lisa Cuddy ( violentatore delle
maiuscole).
Diciannove Settembre, Estate del 1987.
Sì, sto bene. Grazie per averlo chiesto.
Ammettilo, sei impressionata. Quando credevi che non
potessi fare di meglio, Gregory House colpisce ancora.
Oh, sono così pieno di me.
Visto che continui a chiedermelo, vedrò di
accontentarti (solo perché la tua insistenza sta diventando patetica): ho
diagnosticato una paziente, salvandole la vita.
Non è in linea con la politica ospedaliera, da queste
parti. Sai, tutte quelle storie sul bla bla bla -meglio lasciarli morire, se
devono farci causa- bla bla bla. Molto, molto cinico.
IO mi preoccupo per la gente. "Sono L'Uomo Del
Popolo".
Pedone in D7.
-Greg "Oh mio salvatore" House.
Da Lisa Cuddy a Gregory House (Disoccupato Abrasivo
lunatico).
Ventitré Settembre, Autunno del 1987.
Immagino che per “meglio lasciarli morire, se devono farci
causa” intendi “meglio salvargli la vita, senza che ci facciano causa”. Cinico,
cinico ospedale.
...
Perché non applichi al "Northwestern Memorial
Hospital"?
Chicago non è una bruttissima città.
Alfiere in E6. (Dì addio al tuo cavallo).
-Lisa-Trovati-Un-Nuovo-Lavoro-Cuddy.
Da Gregory House a Lisa Cuddy.
Ventinove Settembre, Autunno del 1987.
Chicago non è male.
Ed è molto, Molto vicina a Ann Arbour. Piccola
manipolatrice. Dillo che ti manco e mi vuoi tutto per te. "Oh, Greg, Greg,
Ti amo con tutta l'altezza, larghezza e profondità che la mia anima può
raggiungere."
Mi spiace Lisa, ma io sono Eterosessuale.
Sono aperto a nuove esperienze, solo non dal retro.
Ho preso una nuova macchina.
Dovrei specificare: ho perso la vecchia Matilda a poker.
Le carte mi hanno tradito e la possibilità di vedere Robert in mutande era
troppo allettante per rinunciare alla mano.
Il punto è che brilla di luce propria.
Un prezzo d'occasione. Manca una portiera, ma è come
avere l’aria condizionata gratis.
Cavallo in D5 (Oh-ooh, sembra che qualcuno abbia appena
perso la sua Regina.)
-Greg.
Da Lisa Cuddy a Gregory House.
Sette Ottobre, Autunno del 1987.
Non mi manchi per niente.
Ci stiamo divertendo tantissimo, qui in Michigan, SENZA
DI TE.
Stranamente sembra che la gente si senta più rilassata
senza il tuo purulento fiato sul collo. Saltelliamo in giro,
cantando canti pastorali ed elogiando l'arrivo dell'autunno. E' tutto molto
pittoresco. Vorrei allegare una
foto, ma non ho trovato il tempo per scattarla. Sai, troppo impegnata con tutto
questo divertirsi.
Browing sembra aver scoperto il lato allegro della
vita.
Non so se era la tua presenza a deprimerlo o è la tua
assenza ad emozionarlo. Probabilmente entrambe.
Pedone in H7 (la mia regina è un nobile sacrificio che
ero disposta a compiere, in vista del tuo re).
-Lisa,
Appagata e sfinita dal troppo divertimento.
House abbassa la lettera, poggiando la carta sulla
scrivania, il suo tipico ghigno sulle labbra. Solleva le braccia sopra la
testa, stirando i muscoli con soddisfazione.
Lisa è proprio una pessima bugiarda.
***
1986 . Università del Michigan.
Ann Bour.
Lisa Cuddy aveva sempre sentito parlare di lui.
Gregory House, una delle menti più brillanti della loro
generazione.
Espulso dalla John Hopkins per aver falsificato una prova
d'esame e miracolosamente ammesso al "Università del Michigan" ad Ann
Bour. Il "Caustico Arrogante Nuovo Arrivato" particolarmente famoso
per "l'epidemia del '89" (Trentaquattro universitari traumatizzati e
altrettante famiglie scandalizzate, urlanti, nell'ufficio del Preside. Contemporaneamente). Qualcuno
doveva averlo trovato divertente, perché House era diventato una leggenda.
Lo incontra per la prima volta davanti allo Sport
Coliseum.
House poggia la schiena ad un muro dell'edificio, le
braccia incrociate e lo sguardo fisso sul seno di un’ universitaria bionda e
dalla ventura perfetta. Lisa non credeva che le sopracciglia potessero
inarcarsi in quel modo anatomicamente improbabile. Ne che una persona potesse
pensare "Sono certo che siano rifatte" e dirlo attualmente ad alta
voce.
Mentre la bionda si allontana -la guancia destra di House
energicamente più rossa della sinistra, ma un ghigno che si accentua sulle sue
labbra- Lisa lo trova insopportabile.
***
House la riconosce subito.
La studentessa del secondo anno con un’impagabile terza di
seno. Due profondi occhi vitrei costantemente puntati verso di lui in un espressione
di ovvio astio. Ha memorizzato i suoi lineamenti quando, ogni volta che la
incontra casualmente per il campus, lei gli lancia quello sguardo. Lo sguardo
del
"Se-Potessi-Uccidere-Col-Pensiero-A-Quest'-Ora-Saresti-Morto-Ops". E’
strano non avere idea di chi lei veramente sia, e sentire contemporaneamente di
conoscerla da tempo.
Ora sembra rilassata, l'alcol reclama il merito.
House aspetta
che Lisa si separi dalle amiche, un cenno della mano, alcune parole -coglie
"aria", "cortile", ma "vomito" suona quasi
sottinteso. E quando lei varca la soglia della porta e, discendendo alcuni
gradini, lascia temporaneamente la festa, lui la segue.
"E’ così che mi immaginavo il nostro primo
appuntamento. Tu. Io. Le stelle. Il vomito...”
La voce di House la raggiunge limpida nella notte e Lisa
maledice Dio per aver creato gli uomini.
Lei è piegata su te stessa, fronte contro un muro e le
mani avvolte intorno allo stomaco, l’impellente bisogno di vomitare. Divora
l'aria a boccate, cercando di raccogliere e ricongiungere parti della tua
lucidità, scomparsa insieme al trucco. Non vuole che lui la veda così. Di
fronte alla sua innata arroganza, deve dimostrare, nonostante sia una donna -
soprattutto perché è una donna- che lei non è inferiore a nessuno, come lui non
è superiore a tutti.
House si siede accanto a lei sul marciapiede, abbastanza
lontano per evitare il rancido odore di alcol che Lisa emana, abbastanza vicino
per sentire l'irregolarità del suo respiro. La perfetta distanza per chi è
interessato, ma non vuole essere coinvolto. Lisa trova quel suo dosare i
centimetri irritante fin sotto la pelle.
Serra gli occhi e tace. E per un attimo spera, che
riaprendoli l'orco scompaia.
"Gregory House" sente, invece. Lui non tende la
mano e picchietta la nuca contro il muro. Lisa è quasi in attesa che lui si
slanci in piedi e con voce euforica e galvanizzata esclami "Ehi! Vuoi
passare a casa mia per Un Caffé E Una Zolletta Di Sesso?".
"Lo so" risponde, la voce un po' roca ed una
punta di accidia che la rende fiera. House sembra sorridere –ma non è un
sorriso quello, pensa lei, solo autocompiacimento. Non ricorda, di averlo mai
visto sorridere in maniera genuina.
“Ovviamente lo sai” replica, come se conoscerlo fosse
quasi scontato. “L’avevo intuito dai continui sguardi torvi e molto, molto
sexy, che continui a lanciarmi al Campus.” Lisa sbuffa sarcastica e vorrebbe
non averlo fatto, perché sente la nausea salirle nuovamente fino in gola.
“Scusa se ti ho dato l’impressione sbagliata. Non è come
sembra.” Dice, ricacciando il malessere indietro. Ruota la testa verso di lui,
la fronte che ancora preme e cerca supporto contro il muro. “Potresti pensare
che sono timida, ma in realtà ti trovo insopportabile”.
“Vedi? Siamo fatti l’uno per l’altra. Eccetto per tutta
quella ‘ti voglio uccidere’ parte.” House sottolinea l’ultima frase con una
smorfia e un gesticolare delle mani. Si passa la lingua sul labbro inferiore,
stuzzicandolo coi denti. “Quindi…” riprende lentamente “O ho fatto qualcosa di
estremamente rude -il che sarebbe terribilmente da me se non fosse che,
correggimi se sbaglio, e non sbaglio, non ci siamo mai parlati” lui si
interrompe, una frazione di secondo, per cogliere la reazione di Lisa. “O…provi
una segreta, incontrollabile, animalesca attrazione verso di me e mascheri i
tuoi istinti dietro ad un ipotetico astio”.
“O…mai sentito parlare di odio incondizionato?”.
La verità è che per odiarlo di condizioni ce ne sono
eccome. House è un arrogante, lavativo, sessista. Così dannatamente
intelligente da risultare insopportabile. Una persona che spreca le proprie
capacità dialogando di reggiseni e
falsificando semplici esami di matematica. Lisa, invece, sa di non essere eccezionale.
Brava, ma non brillante. Sa di doversi applicare tre, quattro volte più di
chiunque altro per poter eccellere. E ha dovuto porre il successo prima di
tutto, ma i sacrifici che compie sono ferite che non si rimarginano.
House è il sale.
Perché nonostante tutto Lui è più bravo di Lei. E questo
mette in crisi la sua visione del mondo. Mescola le carte in gioco: a cosa
servono le rinunce se esiste la selezione naturale?
“Un simile
odio, se incondizionato, è psichiatrico” House replica flemmaticamente. Lisa
può sentire il suo interesse. Non verso lei come persona, ma come anomalia.
Come fonte di una reazione apparentemente inspiegabile. Un puzzle che lui trova
attraente risolvere.
Aveva sempre pensato che l’espressione “sentirsi come un
topo da laboratorio” fosse grottesca e alquanto in plausibile. In qualche modo,
House riesce a darle un senso.
“Vedi di
andartene” replica infine, lapidaria.
***
34 gradi.
Greg può sentire il ghiaccio fin sotto la pelle.
Infinite effimere lame che gli penetrano la carne. Come
un piccolo taglio tra le dita, mentre sfogli un giornale, solo peggio, solo
ovunque. Ormai ha smesso di gridare, le parole gli si congelano in gola. Trema,
con rabbia. Tremare, la sua piccola protesta silenziosa. Il suo battito si fa
lento, ma puntuale e lui può quasi sentire il tempo dilatarsi. Un secondo che
vale un eternità.
"Smettila di uscire di nascosto. Cresci, diventa
adulto."
33 gradi.
Lentamente i tremiti si arrestano. Respirare
-profondamente, maestoso per i polmoni di un dodicenne- è l’unico residuo
movimento, il petto che riluttante
si alza e si abbassa. John House, suo padre, continua a trattenerlo
nella vasca, mani serrate sulle spalle del figlio, che lo ancorano alla diafana
ceramica.
“Sii uomo.”
32 gradi.
Quando John lascia la stanza, Greg non saprebbe dirlo.
Gli occhi socchiusi, la testa reclina. Scivola lentamente ,più a fondo, nel
ghiaccio, una beata sonnolenza che lo avvolge. Il dolore che si fa fisicamente
più forte, ma al contempo lontano. Più tardi Blythe, quando è sicura che il
marito non possa vederla, lo avvolgerà in una coperta e guidando tra la pioggia
e le lacrime lo porterà al "Kyushu University Hospital".
***
E Lisa Cuddy vince l'appalto per riaccompagnare Mr.
Arroganza al suo dormitorio.
Perché “L’idiota” è caduto nella piscina del Campus ed è
ubriaco in una maniera così lampante e chiara da rendere l’ipotesi di lasciarlo
guidare quasi immorale. Ma ciò che realmente la irrita è che il compito sia suo
-non di Matt, non di Robert- perché gli amici che hanno ironicamente finito per
condividere sembrano essersi convinti che dietro ai loro puntuali litigi vi sia
un enorme mal celato amore.
Grosso, grosso sbaglio.
No, se lei lo intima sempre di "Smettere di sbattere
quel dannato cucchiaino contro quel dannato tavolo" è perchè quel
ripetitivo picchiettare -metallo contro il legno- risulta terribilmente
irritante. E quando, fradicia, gli ha gridato “scommettere sul colore del MIO
reggiseno non è una buona giustificazione per lanciare gavettoni in pieno
Inverno" non lo ha fatto per adolescenziale interesse.
Mentre Lisa espone le sue ragioni per non voler avere
niente a che fare con House -soprattutto se bagnato- Matt ammicca velocemente e
le sferza una vivace gomitata nelle costole.
Un giorno, pensa Lisa, guardandolo allontanarsi per il
viale (un passo in avanti, due a destra, uno a sinistra, due in avanti, uno in
dietro) diventerò primario. Siederò dietro a una scintillante scrivania color
ebano e quando mi chiederanno pareri professionali su di te risponderò: ‘Mat
Wooster? Un idiota di monolitiche dimensioni. Amen’.
Lisa sospira e lancia un occhiata esasperata verso House.
Dorme, i suoi vestiti bagnati che impregnano di cloro i
sedili della auto. E' irritata. Irritata e stanca, l'una che sembra alimentare
l'altra. Scivola al posto di guida, accendendo il motore numerose volte, prima
che il rombo si faccia regolare e stabile. Mentre Lisa è china sulla radio
-perché la musica è la sua ultima speranza contro il sonno- il respiro di House si fa contratto.
Lo specchietto retrovisore riflette la sua immagine: i suoi muscoli sembrano
irrigidirsi e il suo corpo è scosso da tremiti.
Il medico che c'è in lei combatte la sua parte
egregiamente immorale -ti prego, ti prego, crepa. Sbuffa per protesta, mentre scende
dall’auto e aprendo la portiera posteriore si accosta ad House, abbastanza
vicina per sentirlo mormorare flebilmente:
"Basta."
"Lasciami uscire."
"Fa freddo."
Un incubo.
"House" dice, con voce decisa e lo grida nelle sue
orecchie con tanta forza che il suo sobbalzo spaesato non la stupisce.
"Stavi sognando."
Lui sbatte le palpebre, gli occhi faticano a restare
aperti. Incapace di distinguere il sogno dalla realtà, House fruga con lo
sguardo la macchina, alla ricerca del padre. Le mani ancora tremano, e forse,
pensa Lisa, non è colpa del freddo. Infine, sembra rassicurarsi, consapevole che il gelo non
deriva da una vasca di ghiaccio, ma dalla spietata combinazione dell’inverno e
dell’acqua che si cristallizza sui suoi vestiti. I suoi muscoli si rilassano e
il suo respiro discende lentamente di ritmo. House serra le palpebre, grato che
la realtà che lo circonda sia per una volta migliore della fantasia. L’alcol,
che corre ancora nelle sue vene, lo lascia scivolare nuovamente nel sonno.
Lisa si ritrae, accostando la portiera con una nuova
delicata premura. Riprende il posto di guida, mano sul volante e piede sulla
frizione.
Forse non è tutto così semplice, pensa.
Forse dietro alla sua arroganza e la sua spregiudicata irriverenza
c’è una spiegazione meno ovvia, più contorta e umana.
Perché in
quel lasso di tempo -un infinitesima porzione di secondo- in cui i loro occhi
si sono incontrati, Lisa è sprofondata nel baratro della sua paura.
E House è diventato quasi umano.
***
Da Gregory House a Lisa Cuddy.
Tredici Ottobre, Autunno del 1987.
Povero piccolo Browing e il suo lato allegro della
vita, piatto quanto il cardiogramma di un morto.
Canti pastorali? Da quando
Lisa-Non-aprire-questa-porta-sto-studiando-Cuddy è diventa Julie Andrews?
Anche noi festeggiamo l’autunno, sacrificando vergini
sull’altare degli Dei e roba simile. Sai, cose da maschi.
Ho trovato lavoro al “New York Presbyterian University
Hospital”.
Si sono sprecati nel ripetere “reciproco rispetto” e
“importanza del codice morale medico”, marcando particolarmente la parola
morale (banale, io avrei marcato “del”). Se supero il mese di prova ho un
contratto di due anni e i soldi sufficienti per comprare la portiera.
(Il mio re è abilmente protetto dalla torre. Che,
GUARDA CASO, mangia il tuo alfiere in D7.)
Dimenticavo.
Sto venendo al campus per mostrarti la macchina.
Arriverò tra qualche giorno.
Preparati.
-Greg
Sulla strada verso il Michigan.