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Autore: Mini GD    24/06/2013    18 recensioni
Erano a pochi metri di distanza l’uno dall’altra, eppure erano lontani chilometri.
I loro occhi si scontravano, celando la tristezza di quel momento, tenendo per sé il dolore di quella partenza.
“Perché non resti?” gli domanda lei, lasciando scorrere la tristezza sul suo volto, senza lacrime.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano a pochi metri di distanza l’uno dall’altra, eppure erano lontani chilometri.
I loro occhi si scontravano, celando la tristezza di quel momento, tenendo per sé il dolore di quella partenza.
“Perché non resti?” gli domanda lei, lasciando scorrere la tristezza sul suo volto, senza lacrime. I suoi occhi verdi,  messi in risalto dalla chioma voluminosa castana e dal cappotto rosso, erano spenti, privi della vitalità che l’ha sempre contraddistinta, che l’ha resa sempre la preferita da lui.
Lui. Lo stesso che per seguire i sogni di suo padre si è lasciato convincere, si è lasciato corrompere da un sogno che non era il suo.
“Non voglio parlarne, lo sai” la liquida, leggermente urtato dai tentativi di lei di farlo restare. Non poteva, doveva partire e diventare un grande medico nello studio di famiglia. Lei era solo una ragazza alla quale si era affezionato e, a detta dei suoi, nel giro di due mesi, di lei non sarebbero rimaste che le foto. Solo scatti di un pezzo di vita diverso da quello che volevano sempre gli altri, con la musica. Il ritmo delle note che scorreva nel suo sangue era lei, lei e la sua voce che accompagnavano le melodie che creava lui dalla chitarra.
Qualcosa era cambiato in lui, dalla chiamata che aveva ricevuto qualche mese prima. Aveva messo da parte la chitarra, per sostituirla con i libri, grossi e spessi, con ancora l’odore di nuovo.
Però il rapporto con lei non era mutato, continuava a stringerla a sé, a proteggerla da tutto e tutti, meno che da lui stesso. Eppure era cosciente che, prima o poi, lui sarebbe stato il primo a trafiggerle il cuore, il primo a dirle addio, sottovoce, come un sussurro disperato.
“Ti prego” per la prima volta una lacrima silenziosa, scendeva dai grandi occhioni color smeraldo, supplicandolo di non andare, di non prendere quel volo senza ritorno. Mai fino a quel momento l’orgoglio di lei, le aveva permesso di mostrarsi così, debole e fragile, come riusciva a vederla lui.
A quella lacrima non era riuscito a resistere, il dovere aveva lasciato posto al bisogno,  il bisogno di vederla sempre sorridente.
L’abbracciò, stingendola contro il suo cappotto lavorato a mano color marrone, racchiudendola tra le sue braccia in modo forte, non curante del dolore che involontariamente potesse procurarle. Neanche lei si preoccupava, la ferita che gli stava lasciando nel cuore era molto più profonda e dolorosa della stretta che le avvolgeva il busto.
“Non posso, tu devi restare qui e continuare la tua vita. Io forse un giorno tornerò e ti darò un futuro più giusto” le disse queste parole, prima di stringerla ancora più forte, facendole capire il vero motivo della sua partenza, il vero motivo della fragilità della sua tenacia.
La lasciò lì, con un lieve bacio sulle labbra, prima di sparire nella folla che correva avanti e indietro, continuando a vivere anche se lei stava morendo.
 
 
“Papà! Papà! Di chi è questa foto, papà?” la voce squillante di quel bambino di 5 anni, lasciò distaccare lo sguardo dalle numerose carte scritte dell’uomo, che un giorno era stato ragazzo, un ragazzo con sogni diversi da quelli che erano divenuti realtà.
Prese tra le mani la foto della ragazza dagli occhi verdi, dai capelli lunghi e cascanti sulla schiena, bella come poche donne al mondo. Nella foto sorrideva, mostrando i suoi denti curati e bianchi, che brillavano dando un ennesimo splendore al suo volto.
Il paesaggio era innevato, accentuando ancora di più la carnagione leggermente ambrata, che le colorava il viso, unica parte scoperta dal grande cappottone blu e la sciarpa gialla a righe rosse.
“Ce ne sono altre, papà! Nella scatola rossa” il bambino, ancora con fare innocente, indicava la scatola rossa, semi aperta, dalla quale aveva pescato quella foto. Erano quasi 10 anni che quella scatola non veniva privata del suo coperchio, 10 anni in cui le profezie dei genitori si erano avverate: nel giro di due mesi, di lei non resteranno che le foto. Foto che rappresentavano un’altra vita, un altro destino che stava costruendo con lei.
“Tesoro” fu l’unica cosa che riuscì a dire in quel momento, prendendo tra le braccia l’esile corpicino del bimbo, stringendolo “Vedi, questa è la mamma” gli mentì, indicando la donna sorridente della foto.
“La mamma? Cos’è una mamma?” domandò il bambino, che era cresciuto con solo il papà, tra i libri che raccontavano di tanti dolori che pativa il corpo umano, dolori che il dottore stesso avrebbe voluto eliminare, per non farli sentire al suo bimbo.
“La mamma è una bellissima donna che ti ama da impazzire. La mamma è l’essenza della dolcezza e dell’amore, cose che adesso possono sembrarti sciocche, ma in futuro saprai che, come ti ama la mamma, non ti ama nessuno” tenta di spiegargli, non era mai stato bravo con i discorsi, soprattutto quelli che implicavano la sfera emotiva.
“Anche più di te?” domanda il bambino, fissandolo negli occhi, in attesa di risposta.
“Si, tesoro, anche più di me. La mamma è la persona più bella e buona che esiste al mondo” gli rispose, in tono dolce, accarezzandogli il viso.
“Allora perché non è qui la mamma?” continua a porgli quesiti, mettendo il broncio “Se è davvero la persona che mi ama di più, perché non è qui?” incrocia le braccia, mettendosi di spalle al genitore.
“Vuoi andare da lei?” domanda il dottore, accarezzandogli la testolina.
“Sì!” esulta, cominciando a saltellare allegramente per casa, prendendo con se il suo fedele robot giocattolo.
Il dottore, mise da parte la scatola, come aveva fatto anni prima, pronto, stavolta, a mantenere la promessa fatta alla giovane donna che amava.
 
 
“Papà, ma per quanto tempo dobbiamo stare in questo posto? Mi fanno paura!” il bambino era leggermente intimorito dalla grandezza dell’aeroporto e dalla moltitudine di persone che vi era al suo interno. Guardava in giro, spaesato, stringendo la sua mano piccolina intorno a quella del padre.
“Ora andremo dalla mamma, non sei felice?” domanda, per scuoterlo a non avere timore.
“Sì! Andiamo!” ritorna a sorridere come aveva fatto durante il volo, facendosi raccontare tutto sulla sua presunta mamma.
Il dottore, prese le valige, si recò alla biglietteria per chiedere un telefono con la quale chiamare un taxi.
“Scusi, potrei gentilmente chiamare un taxi?” chiese alla figura femminile che gli mostrava le spalle, avvolta da un vestito blu che fungeva da divisa. I capelli castani erano racchiusi in una treccia molto lunga, e le mani curate e femminili, posarono le ultime scartoffie, per girarsi della direzione della voce che aveva richiamato la sua attenzione.
“Tu” la donna rispose, portando una di quelle mani innanzi la bocca, per la sorpresa e la gioia di quel momento. Gli occhi le divennero lucidi, pronti a piangere come tanti anni prima, quando era rimasta sola in quello stesso aeroporto.
“Si, io… e lui. Ti presento mio figlio, anzi, nostro figlio. Si chiama Andrea, come volevi sempre tu” anche lui aveva le lacrime agli occhi, sotto lo sguardo del figlio che non capiva il motivo di tanta emozione.
La donna l’abbracciò, avvertendo finalmente un senso di completezza, che era venuto meno in quegli anni.
Rivolse poi le sue attenzioni al bambino, che la fissava ammirato, abbagliato dalla bellezza immutata della donna, uguale alle foto che aveva visto.
“Mamma, davvero mi ami più di papà?” domandò il piccolo con una vocetta tenera, che le sciolse il cuore.
“Certo che ti amo” prese tra le braccia il bimbo, che sentiva già suo, che amava già quanto amava il padre. Amore che non era mai cessato nel corso degli anni, amore che poteva solo continuare a crescere da parte di entrambi.

 
 
-Questa è una storia che è nata per caso, per il bisogno di doverla scrivere.
Non ha un tema principale, in realtà sono più temi che ho lasciato in sospeso e non so se in realtà potrà mai piacere.
Spero di non aver annoiato nessuno, grazie mille per aver letto
  
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