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Autore: Lizette    24/06/2013    1 recensioni
Capitol City è sconfitta, ma i Giochi non sono ancora finiti: cosa succederà nell'edizione in cui sono i distretti, gli spettatori???
***
-Hai visto? Cosa ne pensi dei Tributi di Capitol City?- chiedo a Katniss, seduta di fronte a me.
-Meritano di essere dove sono- è l'unica risposta che ricevo.
***
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Distretto 13
Ci mettiamo circa 5 ore per arrivare fino al Distretto 13.  Alla fine del viaggio, passato senza l'opportunità di sedersi neppure un momento, siamo tutti stremati; ma sappiamo che il peggio deve ancora arrivare.
I soldati dei ribelli ci hanno ufficialmente confermato la nostra destinazione circa a metà viaggio e da lì la nostra ansia è aumentata smisuratamente: non sappiamo come ci tratteranno.

Ci fanno scendere velocemente dall'hovercraft e ci ordinano di metterci in fila: ubbidiamo più velocemente possibile, anche se abbiamo difficoltà a muovere le gambe, rigide e dolorati per il lungo viaggio.
Proprio allora ci accorgiamo di essere già sottoterra, di essere già all'interno del 13.

Notiamo che le telecamere della troupe televisiva ci stanno inquadrando da quando siamo arrivati e, anche quando i soldati ci dicono di camminare, loro diligentemente ci seguono, senza permettersi di perdere nessuna nostra mossa.

Ci guidano in un corridoio che conduce ad un'ampia scala. Procediamo e, rampa dopo rampa, ci accorgiamo di essere, ormai, ad una profondità spaventosa.
Veniamo divisi in due gruppi di circa cinquanta elementi ciascuno ed ogni gruppo viene condotto in una delle imponenti porte ai lati della scala.
All'entrata ci dicono di passare il pollice davanti ad uno  scanner e dire il nostro nome davanti al  microfono lì vicino; dopo averlo fatto ci dicono di avvicinare l'avambraccio ad uno strano macchinario che stampa sul nostro braccio un numero o una lettera. Dopo circa mezz'ora siamo tutti registrati e le porte si aprono: ci troviamo davanti una specie di enorme caverna.
Entriamo tutti e le porte si richiudono dietro di noi.

Alcune parti della caverna sono di pietra, con letti a castello scavati direttamente nelle pareti; altre, invece, sono di calcestruzzo, forse per rinforzare quelle di roccia.
Cartelli bianchi che riportano lettere o numeri sono collocati ad intervalli regolari tutto intorno alla caverna, e ci dicono di basarci sul codice impresso sul nostro braccio per trovare la nostra sistemazione; io trovo la mia in fretta e, girandomi intorno noto i bagni, la postazione del pronto soccorso e per giunta una cucina: è sicuramente l'accoglienza migliore che potevamo aspettarci.

Poco dopo, nella sistemazione assegnatami, arriva un uomo sulla settantina che, stancamente, mi annuncia di dover condividere l'alloggio con me: non lo conosco neppure di vista.
Solo allora ci accorgiamo del foglio di carta plastificata, poggiato sul letto di sotto, con la scritta REGOLE DEL RIFUGIO: lo leggo per entrambi.

ANDATE ALLA POSTAZIONE
APPROVVIGIONAMENTO
E PROCURATEVI UNO ZAINO
PER CIASCUN MEMBRO
DELLA VOSTRA UNITA'.
PREPARATE L'ALLOGGIO.
RESTITUITE GLI ZAINI.

ATTENDETE ULTERIORI ISTRUZIONI.

Cerco la Postazione Approvvigionamento e mi dirigo verso il bancone. C'è già un po' di fila, ma non aspetto molto prima di trovarmi di fronte all'uomo a cui fornisco la lettera della nostra unità e chiedo due zaini. Lui controlla qualcosa su un foglio poi estrae i nostri zaini dagli scaffali e me li porge.
Torno indietro, apro lo zaino e vedo che dentro ci sono delle coperte, un materasso sottile, due cambi di abiti completamente grigi, uno spazzolino ed una torcia elettrica.

Per un po' mi siedo e resto immobile; questi giorni si stanno dimostrando un incubo per tutti gli abitanti della Capitale: abituati ai comfort più inutili ed agli sprechi non riusciamo più a resistere a pane ed acqua, ad interminabili ore passate in piedi, ammassati l'uno sugli altri.
Alcuni già pensano al suicidio, ma non ne trovano l'occasione, altri sono terrorizzati all'idea dei giochi, altri ancora hanno perso tutti i loro cari: l'intera popolazione è nella disperazione più totale.

Decido di evitare di starci ancora a pensare, perciò preparo in fretta il mio letto e quello del mio compagno (troppo stanco ed appesantito dall'età per poter fare da solo); poi mi stendo sul letto più alto e resto ad osservare tutto l'ambiente: le telecamere ci inquadrano ancora, ma la cosa non mi sorprende: qualcosa mi dice che quelle immagini andranno in onda la sera stessa in tutta Panem.
 

Distretto 13

-In quanto miglior cameraman a nostra disposizione nel Distretto 13, sei incaricato di seguire l'arrivo degli abitanti della Capitale con gli uomini che ti forniremo- la voce della Paylor, dall'altro lato dello schermo della sala Comando del 13, non ammette repliche; perciò neppure provo a lamentarmi -dovrai seguire tutte le loro azioni e voglio un servizio pronto per stasera: capito, Cressida? Ora ho altre faccende di cui occuparmi, ma voglio vedere il servizio prima che lo inviate a Beetee-
La comunicazione con la Presidentessa si interrompe ed a me non resta altro che mormorare:
-Ok... Sarà fatto...-
Appena posso esco dal comando.
 Tutta la mia mente urla il mio disprezzo per l'incarico: non riesco a pensare di dover vedere la mia gente soffrire così! Ribelle o non, sono ancora un abitante di Capitol City; sarei potuto essere anch'io in quella stessa situazione, o ancora peggio...
La paura di chi potrei incontrare mi attanaglia, ma so che non posso cedere; mi faccio coraggio ed inizio a pensare alle inquadrature migliori per l'evento: tutta Panem vedrà quello che succederà.
Mi hanno affidano la troupe poco prima del loro atterraggio: a parte Pollux, mia carissima conoscenza, non conosco nessuno di loro.
Accendo la telecamera ed ordino agli altri di fare lo stesso; li dispongo  in varie postazioni, in modo da poter avere differenti inquadrature della scena dell'arrivo, ed aspetto.

Arrivano poco dopo.

Per me è un colpo: alcuni sono completi sconosciuti; altri li ho visti in TV qualche volta; altri sono conoscenti; ma ne vedo anche un paio che, un tempo, definivo cari amici.
Non so perchè ma cerco di nascondermi il più possibile; sulla mia faccia c'è la vergogna di un traditore.
"Hai visto cosa ha fatto Capitol City ai tuoi amici!" dico a me stesso "Tu sei andato dalla parte giusta! Non puoi vergognarti della scelta migliore!"
Per un attimo riesco ad autoconvincermi, ma poi un'altra parte di me ha il sopravvento: "Dovresti essere anche tu fra loro, ma hai deciso di cambiare fronte, quando le cose si mettevano male per la Capitale, eh?"
Sono in un caos di sensazioni.

-Basta!- dico alla mia mente in subbuglio, quasi urlando, e tutta la mia troupe si gira a guardarmi con aria interrogativa: -Ehm...dicevo...basta con queste inquadrature: stanno per andare negli alloggi, dobbiamo seguirli attentamente anche allora- cerco di aggiustare l'imbarazzante situazione in cui mi sono messo e, da quanto vedo sulle facce dei miei aiutanti, ci riesco.
-Tu- dico indicando uno di loro -precedili e filmali da davanti; Pollux, tu ed il ragazzo accanto a te, invece, starete al centro della fila: voglio che siano filmate le loro espressioni; io e lei, invece, inquadreremo il retro della fila- dico, senza più titubanze.
In realtà, in qualità di capo, toccherebbe a me filmare il centro della fila, ma non potrei farcela, sapendo che qualcuno potrebbe riconoscermi e perciò la affido al mio caro Pollux ed a quel ragazzo che mi ispira molta fiducia.

Scendiamo nelle profondità del 13, fino alle caverne dove spesso siamo andati nelle occasioni di allarme; so che saranno trattati bene, ma continuo ad aver paura per loro: "Vi auguro tutta la fortuna di questo mondo" penso, e quasi vorrei urlare loro di non aver paura, che tutto finirà bene, ma non posso, così mi limito a sospirare.

-Buona fortuna, amici- sussurro, prima di risalire, ed è proprio in quel momento che mi accorgo di essere più attaccato che mai al mio popolo...
  
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