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Autore: Hypnotic Poison    24/06/2013    5 recensioni
Perchè non posso rischiare di perderti del tutto.
Perchè non posso compiere nessun passo importante, e rovinare tutto.
Anche quello che ancora non c'è.
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Neanche una parola

A giustificare il male che mi fai


“Potresti aiutarmi un momento, Ryo?”

Zakuro mi si avvicina, un pacchetto tra le mani, la solita aria distaccata in volto.

Rimango in silenzio, nel mio angolo al bancone da cui posso osservare tutto, così lei continua: “Dovresti portare questo ad Ichigo, da parte di Kei, dice che le farà bene. Io devo servire i cienti.”

La guardo come se fosse matta, e lei sostiene il mio sguardo, poi fa qualcosa che le ho visto fare poche volte.

Prende un respiro profondo, si passa una mano sulla fronte, appoggia con forza le mani sul legno chiaro: “Ascoltami bene,” sibila, in un modo che fa quasi paura anche a me “Non ho la minima idea di che cosa stia succedendo tra te e Ichigo, ma è chiaro che è dal giorno del tuo compleanno che qualcosa non va. Sono dieci minuti che è rinchiusa nello spogliatoio, e questo soltanto oggi. Per non parlare del tuo solito caratteraccio, che è ancora più insopportabile, e mi costa davvero tanto non prenderti a ceffoni.”

Fa scivolare il pacchetto più vicino a me, fissandomi con sguardo omicida: “Non mi interessa sapere cosa sia successo, né di chi sia la colpa. Just get your ass up and fix it. Mi state facendo venire un esaurimento!”

La fisso, sbattendo le palpebre un paio di volte, e poi, lentamente, inizio a ridere. Oh, Zakuro, che farei senza di te?
“D'accordo, ma solo perché me lo hai chiesto così
gentilmente.”

Sospiro, e prendo il pacchetto, avvolto in panno di cotone bianco chiuso da un fiocchetto. È pesante. Scommetto che è una piccola torta panna e fragole, la sua preferita.

Scendo dal mio sgabello, avviandomi verso lo spogliatoio delle ragazze, con la faccia di uno che è condannato al patibolo.

Sono tre giorni che non ti degni di parlarmi. Tre settimane che non mi concedi neanche un minuto.

Non chiedo che tu mi spieghi il perché del tuo gesto; piuttosto, vorrei sapere il perché del tuo comportamento.

“Ichigo,” chiamo, bussando due volte alla porta “Vieni qua.”

Mi apri con aria scocciata a causa del tono della mia voce, ma anche con una punta di apprensione nei tuoi begli occhioni: “Cosa c'è?” mi abbai contro. È questo il gioco che vuoi giocare, allora?

Raddrizzo le spalle, la pazienza ormai andata a quel paese: “Ascoltami bene, ragazzina. Prima di tutto, non parlarmi con questo tono, io sono il tuo capo e tu ti stai prendendo pause che nessuno ti ha concesso. Seconda cosa, neanche a me va da farti da postino, quindi prenditi il tuo pacchetto e torna a lavorare!”

Mi guardi con astio, e prendi in mano la confezione bianca: “Che cos’è?”

Alzo le spalle: “Non lo so. Me l’ha dato Kei, a quanto pare è preoccupato per te e dice che ti farà bene.”

Poi comunque non capisco perché si debba preoccupare sempre per te e mai per me.

“Digli che lo ringrazio.” accenni ad un inchino, per poi ritornare dentro lo spogliatoio ed infilare il pacchetto nel tuo armadietto.

Io rimango sulla porta; all'apparenza, è per controllare che tu torni al lavoro.

“Guarda che non c'è bisogno che rimani a farmi il cane da guardia, sai.” sbatti l'armadietto con forza.

“Sei ancora qui a perdere tempo.”

Fai per superarmi ed uscire dalla stanza, ma ti afferro il braccio: “Mi vuoi spiegare che ti prende?”

Tieni la testa bassa, così che il tuo viso sia coperto dai tuoi capelli rossi: “In che senso?” sussurri.

Sbuffo: “Perché sei arrabbiata con me?”


Come vorrei unire i nostri battiti

Colmare le distanze come nei miracoli

E trovarti più vicino a me


Mi guardi, gli occhi grandi come quelli di un cerbiatto. Sei così vicina che posso sentire il tuo respiro sulla mia pelle. È da quel giorno che non siamo così stretti.

Io...io...” boccheggi, poi all'improvviso le tue guance s'infiammano e strattoni il braccio “Oh, Shirogane, non capisci proprio niente!” strilli.

Rimango interdetto lì, sulla porta. Da lontano, Zakuro mi guarda e io alzo le spalle.

Ci ho provato, ma come al solito Ichigo è ingestibile.

Sospiro, mi ravvivo i capelli, e salgo lentamente le scale per andare in camera mia. Non ho voglia di interagire con la gente, meno del solito.

Ormai le ho provate tutte, con lei. Sinceramente, sono stanco di essere sempre il cattivo della situazione.

Mi stendo sul letto. Davvero, non ho mai voluto tante cose nella vita. Non capisco perché debba sempre essere così difficile.

Senza accorgermene, mi addormento per qualche ora.

Al mio risveglio, il Caffè è già in orario di chiusura, sento le voci delle ragazze che salutano Kei.

Mi alzo, e decido che almeno lui, la verità dovrebbe conoscerla. Giusto perché così smetterà di prendere le sue difese.

Quando apro la porta, ai miei piedi giace un pacchetto di biscotti.






Ora basta”, Giorgia




Penultimo capitolo! Oh mamma, sono quasi emozionata, sono anni che non termino una long! Anche se questa non è propriamente una long, ma vabbè, mi avete capita ;)

Questa fic era originariamente una delle vecchie, che però non ero riuscita a finire – ho deciso quindi di rimetterla a posto perché mi sembrava adatta. L'accenno ai biscotti sarà (credo) meglio comprensibile se vi rileggete velocemente la storia #12 :)

Un bacione e al prossimo, ultimo capitolo :)

Hypnotic Poison

   
 
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