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Autore: rose_    24/06/2013    1 recensioni
La paura la stava torturando: cosa avrebbe dovuto fare? (ATTENZIONE! Spoiler seconda stagione)
Settima Classificata al contest 'Per Capirci' indetto da Kirame27 sul forum di EFP
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jalander Fazer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WHEN ALL IS NONE


Autore: rose_
Fandom: Skins
Fobia: Lockiofobia – Paura del Parto
Rating: Giallo
NDA: Piccola one-shot su Jalander e i suoi pensieri prima di quella fatidica e pesante scelta
Credits: il titolo è preso in prestito da una canzone dei Septic Flesh

Partecipa al contest "Per capirci" di Kirame27
 

 

 

Se lo avesse chiesto a Chris, lui le avrebbe risposto con un'alzata di spalle ed un buon sorriso sulle labbra, dicendole che, in fondo, nella vita poteva capitare di peggio.

Eppure Jalander ci pensava in continuazione, era arrivata addirittura a non chiudere occhio per delle intere notti pur di continuare a cercare una soluzione.

Certo, volendola vedere nel modo più roseo possibile, non se ne sarebbe dovuta occupare per forza lei; si sarebbe tenuta il suo ruolo di 'contenitore' per tutta la durata dei nove pesanti mesi e poi avrebbe cercato qualche anima pia che volesse prendere con sé quel piccolo mostriciattolo.

No, non aveva senso questa soluzione. Quale madre darebbe via il proprio bambino consapevolmente? Non aveva malattie terminali che le impedissero di seguire e crescere un bambino, e di sicuro i servizi sociali non avrebbero trovato nulla da ridire ad una ragazza di famiglia abbiente rimasta accidentalmente incinta.

No, l'adozione non era assolutamente da considerarsi una scelta possibile.

L'ansia la stava inghiottendo piano piano. Con chi avrebbe potuto parlarne? Michelle, anche se, presa com'era a spostarsi di fiore in fiore, non avrebbe di certo capito. Cassie, anche se parlare con una come lei di un problema così grande le sembrava inutile, considerato che l'anoressia le portava via gran parte dell'attenzione ai problemi mondiali.

Chris. Avrebbe dovuto parlarne con lui.

Eppure, ogni volta che si convinceva a comporre il suo numero sul cellulare, un groppo in gola ed un altro allo stomaco la fermavano violentemente, facendola cedere sotto ad un'irrefrenabile crisi di pianto.

A ben pensarci, lei quel bambino lo voleva, altroché.

Solo che qualcosa dentro di lei non voleva proprio saperne di accettare questa sua condizione gravida.

Non aveva mai pensato seriamente al momento in cui sarebbe rimasta incinta. Fino a quel momento, fino a quando aveva scoperto che gli spermatozoi di Chris erano sani e vispi nonostante la mole di pasticche che ingeriva giornalmente, era stato come se una cosa del genere non potesse capitare anche a lei. Certo, succedeva a milioni di ragazze in tutto il mondo ma a lei, alla vecchia e saggia Jal, non sarebbe potuto – e non avrebbe dovuto – succedere.

Scosse la testa e asciugò una lacrima che stava lentamente solcandole il viso.

Il pensiero dell'immunità da qualsiasi cosa, bella o brutta che fosse, era tipico di ogni teen ager, eppure lei aveva ormai la sensazione di non esserlo più da un bel pezzo. Per la prima vera volta si era trovata catapultata in un universo molto più grande di lei, nel quale non aveva idea di come muoversi.

Forse se sua madre fosse stata ancora con loro sarebbe stato tutto diverso: si sarebbe confidata con lei, avrebbe ascoltato i suoi consigli e, probabilmente, si sarebbe lasciata rassicurare dalle sue parole, conscia che la donna che l'aveva portata in grembo volesse soltanto il bene di sua figlia.

Un singhiozzo le uscì spontaneo, accompagnato da uno spasmo. Ormai il pianto era cessato, lasciando spazio alle paure e alle riflessioni. Doveva prendere una decisione e – se possibile – doveva farlo ora.

Era così difficile, però!

Il suo cuore aveva già deciso, senza ripensamento alcuno: valeva la pena mettere al mondo quel bambino, a tutti i costi, e non solo perché c'era in ballo una piccola nuova vita umana, ma anche e soprattutto perché quel piccoletto rappresentava tutto ciò che era il suo amore con Chris: passione, follia, complicità, condivisione. Ecco, se lei avesse seguito il cuore avrebbero 'condiviso' un'altra splendida cosa come quella di diventare genitori insieme, di crescere e far crescere una piccola creatura del tutto dipendente da loro due.

Di contro, però, la sua testa non voleva sentire obiezioni, era categorica: il parto era l'ultima cosa al mondo, proprio la più lontana, che lei avrebbe voluto affrontare, e forse questo non valeva solo in quel preciso momento della sua vita.

Non poteva esserne sicura ma, con tutta probabilità, l'idea di un travaglio lunghissimo e doloroso e il pensiero di dover diventare totalmente vulnerabile per un tempo che sicuramente le sarebbe parso infinito, avrebbe finito per distruggerla psicologicamente (oltre che, ne era certa, fisicamente).

No, ripensandoci era una situazione così assurda da apparirle quasi surreale.

Per quale motivo si trovava di fronte a quel bivio? Proprio lei che era sempre stata una persona sicura delle proprie scelte e dei propri limiti.

Forse il parto era uno dei suoi limiti e doveva soltanto riuscire a far accettare questo dato di fatto al proprio cuore, per poi finalmente mettersi l'anima in pace.

Tormento, era ciò che imperversava nella sua testa. Un gran casino, per intenderci, un qualcosa di spaventoso e spaventosamente reale.

Lo avrebbe tenuto, decise in un momento di lucidità. Certo, lo avrebbe tenuto e, volendosi proprio sbilanciare, sarebbe stata anche una brava madre.

Un altro singhiozzo e un crampo all'altezza dell'addome.

Non poteva farlo. Non ce l'avrebbe fatta, non avrebbe retto. E poi lei e Chris non avevano soldi, come lo avrebbero cresciuto un figlio? Cercava scuse per giustificare un pensiero che, allo stesso tempo in cui veniva da lei formulato, le continuava ad apparire assurdo e orribile.

Si mise a sedere sul letto, incrociando le gambe. Afferrò il telefono e compose il numero di Chris.

Lo sentì suonare libero una, due volte.

Pronto?”, la voce lontana e calda del suo uomo si palesò dall'altro capo del telefono.

Jal socchiuse gli occhi. Cosa gli avrebbe potuto dire? Che per una sua stupida fobia rischiava di mandare all'aria il frutto del loro amore?

Pronto, Jal, che succede?”, il tono era preoccupato.

Fragile, ecco come si sentiva. Fragile e anche un po' carnefice, eppure non sapeva cos'altro fare.

Lo avrebbe tenuto? Ce l'avrebbe fatta? Sapeva di gente morta di stenti e complicazioni durante il parto. Era pronta ad affrontare un rischio del genere? Si, forse lo era.

Jal, cazzo, rispondimi! Cosa succede?”, sempre più disperato.

Jalander fissò il telefono con occhi sbarrati. D'impulso si sollevò dal letto e afferrò la giacca: sarebbe andata al consultorio, almeno lì le avrebbero suggerito cosa fare.

Sto venendo lì”, Chris sembrava completamente fuori controllo.

Jal abbandonò il telefono sul letto ed uscì dalla stanza, diretta all'ospedale di Bristol.

La sua mente aveva definitivamente vinto sul suo cuore.

-

n.A.: Buonasera a tutti! Questa one-shot è stata scritta per partecipare al contest 'Per Capirci' indetto da Kirame27; ho scelto questa fobia perché in un certo qual senso è un pò la mia fobia... anche se Jal mi sembrava il personaggio più adatto a cui 'cucirla' addosso!
Spero vi piaccia, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
rose_

  
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