Al porto si sentivano cantare i marinai, i gabbiani volavano sugli scogli illuminati dal sole e il vento faceva ondeggiare l'insegna di legno della pescheria e le vele bianche e candide delle barche. Pervinca stava giocherellando con una vecchia corda quando una voce a lei famigliare attirò la sua attenzione:

- Pervinca! Pervincaa!

- Grisam?

Il ragazzo corse verso di lei. Pervinca sentì il cuore riprendere a divorargli il petto proprio come ieri notte, quando Grisam Burdock, il suo migliore amico, tentò di baciarla.

- Ti ho trovata, finalmente! Sono passato anche da casa tua... che ci fai qui a quest'ora?

- Guardo l'alba e i marinai andare a pesca... E' la stessa domanda che potrei fare a te, comunque.

Grisam si sedette vicino a lei e, imitandola, iniziò ad intrecciare vari nodi. Prese fiato e riprese a parlare, ma con timidezza, addirittura balbettava.

- Senti... riguardo ieri sera...

Le dita di Pervinca si intrecciarono con quel pezzetto di corda come un serpente stritola la preda, il cuore sembrava dover scoppiare da un momento all'altro. Non voleva parlarne, argomenti di questo tipo le erano sempre difficili da affrontare a differenza della sorella gemella, Vaniglia. Non riusciva a guardare Grisam negli occhi, riusciva solo a concentrare i suoi pensieri su quel misero pezzo di corda. 
- Io... v-volevo dirti che m-mi...dispiace.. 
Non poteva fare come ieri. Non doveva essere vigliacca e scappare. Doveva far capire a Grisam che anche lei provava gli stessi sentimenti, così si girò verso di lui: aveva le guance rosse e gli occhi lucidi. Grisam la guardò con fare interrogativo, ma lasciò che Pervinca mettesse le mani sulle sue guance.
- Grisam, scusa il ritardo.