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Autore: Kia85    25/06/2013    5 recensioni
"Se proprio ci tieni a saperlo… È solo che non ti ho mai visto così con qualcuno.”
Paul spalancò gli occhi, sforzandosi di non scoppiare a ridere. Poi accennò un sorriso e chinò lo sguardo, facendo scorrere lentamente una mano sul dorso dell’animale, che nel frattempo si era calmato e accoccolato fra lui e John.
“Così come?”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per tutti coloro che oggi, 25 giugno 2013,

 non possono andare al concerto di Paul!!

 

Johnny, my dear

 

La scena che gli si parò davanti, quando John fece ritorno dalla cucina, dopo essere stato colto dal bisogno impellente di bere, fu una delle più inedite che avesse mai visto.

Paul era proprio lì dove l’aveva lasciato, a letto, non c’era nulla di diverso a riguardo. L’unica differenza, anzi, l’unica aggiunta era la presenza di un altro essere vivente insieme a lui. L’ultimo arrivato della famiglia McCartney. Un essere peloso, bavoso e in continuo movimento che rispondeva al nome di Martha.

John rimase per un istante sulla porta: non si sarebbe perso quella scena per nulla al mondo. Paul era tutto intento a coccolare la cucciola con carezze e sorrisini idioti e lei ricambiava le attenzioni leccandogli il viso, poi le mani, il petto e facendolo ridere per il solletico. Non l’aveva mai visto così spensierato, così deliziosamente buffo. Paul non era mai buffo: poteva essere ironico, sì, divertente, ma mai buffo, buffo in quel modo che faceva solo venire voglia di stritolarlo in un abbraccio e soffocare le risate nel suo collo. Era davvero qualcosa di unico e John si chiese come, perché non era mai riuscito lui a far sentire così Paul? Sapere che fosse stata Martha a scoprire quel nuovo lato di Paul, gli fece provare una malinconica stretta al cuore, una sensazione che John conosceva molto bene e che era uno dei suoi dannatissimi difetti. Ma era ridicolo, sì, totalmente ridicolo!

E proprio a quel pensiero, John cercò di nascondere una risatina con la mano davanti alla bocca. Tuttavia il suo tentativo risultò essere vano, in quanto Paul se ne accorse e lo guardò con un sopracciglio alzato.

“Cosa c’è?”

“Niente.” rispose John e cercò di assumere una sorta di compostezza mentre tornava a sedersi sul letto, accanto a lui.

“Avanti, dimmelo.”     

Sospirando, John si stese su un fianco per guardare Paul oltre quella intricata massa di pulci e Paul lo imitò per fronteggiarlo.

“Cosa non hai capito di niente?”

“Ti assicuro che ho capito anche troppo bene, quindi ti conviene confessare il motivo per cui stavi ridendo come uno sciocco, anche perché ho un cane tra le mie mani e non ho paura di usarlo contro di te.”

John rise, per nulla spaventato dalla minaccia e dall’espressione decisamente poco intimidatoria del giovane viso di Paul.

“Ma Martha ormai mi conosce e non credo che mi farebbe mai del male.”

“Non ne sarei così convinto, al posto tuo.”

John sospirò, rassegnato. La sua espressione divertita si affievolì in qualcosa di più affettuoso.

“D’accordo. Se proprio ci tieni a saperlo… È solo che non ti ho mai visto così con qualcuno.”

Paul spalancò gli occhi, sforzandosi di non scoppiare a ridere. Poi accennò un sorriso e chinò lo sguardo, facendo scorrere lentamente una mano sul dorso dell’animale, che nel frattempo si era calmato e accoccolato fra lui e John.

“Così come?”

“Così affettuoso.”

“Beh, ma lei è tutta da coccolare. Lei mi dà il suo amore, senza pretendere qualcosa in cambio. È una cosa che possono fare solo gli animali.”

“Mm… solo gli animali…” mormorò John, voltandosi a pancia in su, con le mani sotto la testa.

Evitò di guardarlo perché ciò implicava l’inizio di un flusso di pensieri angoscianti, che avrebbero solo alimentato la spiacevole sensazione nel suo cuore e che John non era disposto ad affrontare, non ora, non sul letto su cui condividevano quei momenti che per John erano ciò che gli impediva di crollare nei suoi periodi più oscuri, in cui non sembrava esserci alcuna via di salvezza.

John aveva ancora la sua espressione contrita sul volto, quando percepì due dita che, leggere, gli afferrarono il mento e lo fecero voltare verso Paul. E lui era lì, con il suo sorriso, il sorriso di chi la sapeva molto lunga.

“Non sarai geloso, vero, John?”

“Ah! – esclamò, divertito, John – Geloso a causa di un cane? Hai per caso perso la testa, McCartney?”

Il sorriso di Paul divenne ancor più ampio, soprattutto perché John era arrossito ora e questo non fece che avvalorare, sempre che ce ne fosse ancora bisogno, l’ipotesi di Paul.

“Sei fottutamente geloso, John. Ammettilo, dai!”

“E tu sei fottutamente fuori strada.”

“Avanti! – lo stuzzicò, dandogli con il dito piccoli colpetti sulla spalla- Non c’è niente di male.”

“Ti ho detto che non è così.” sbottò John e Paul si avvicinò al suo viso.

“Non devi essere geloso. Lei è la mia cara Martha, è vero, ma tu sei il mio caro Johnny.”

John ridacchiò con un delizioso rossore che colorava ancora le sue guance. Fottuto McCartney e fottuta la sua abilità di trovare sempre le parole giuste da rivolgere a John.  Ma quando Paul si chinò per baciarlo, lui lo fermò con una mano sulle labbra.

“Cosa c’è stavolta?” domandò Paul, perplesso.

“Se stai pensando di baciarmi dopo che la tua cara Martha ha baciato te, beh… ti sbagli davvero stavolta, mio caro.”

“Oh, andiamo.- esclamò Paul, facendo sporgere le sue labbra - Solo un bacino piccolo piccolo.”

John scosse il capo energicamente, allontanandolo con due mani sul petto.

“Fatti una doccia, Paulie, poi ne riparliamo.”

Sconfitto, Paul sospirò e gli rivolse un broncio. Poi si alzò in piedi con fare stizzito.

“Comunque non hai fatto tutte queste storie… prima.”

“Prima era prima. Ora, fila a lavarti!”

Paul sbuffò e scomparve dalla porta.

John rise divertito e cominciò ad accarezzare Martha che ronfava tranquillamente e profondamente. I gesti lenti delle carezze erano così rilassanti per entrambi che ben presto John si ritrovò a imitare Martha, chiudendo gli occhi.

Stava scivolando lentamente in un dolce sogno di prati verdi, fragole rosse, uccelli neri che cantavano contro l’azzurro del cielo, quando sentì un braccio avvolgerlo teneramente da dietro, due labbra sfiorargli la guancia e un profumo di sapone solleticargli piacevolmente le narici. E altrettanto lentamente fu riportato alla realtà.

“Lasciami dormire, Paul.” bofonchiò, stringendosi a Martha.

“Oh, andiamo John. Sono tutto bello pulito. Ho lavato anche i denti!” esclamò, appoggiando il mento sulla sua spalla.

“E questo in che modo dovrebbe interessarmi?”

“Perché vorrei il mio bacio. Possibilmente ora.”

“E io vorrei una mega coppa di gelato con tripla porzione di panna montata e gocce di cioccolato ora, ma non mi sembra di fare tutte queste storie.”

Ma Paul non si arrese e cominciò a stuzzicarlo, tirandogli una ciocca di capelli, poi l’orecchio, il tutto accompagnato da: “John. Joooohn! Johnnyyyyy!!!”

John si lasciò scappare una lieve imprecazione sottovoce e poi voltò lentamente il viso verso di lui.

“Paul, sai essere terribilmente irritante certe volte, lo sai, vero?”

L’uomo sorrise, quasi lusingato da quell’appunto.

“Sì, soprattutto quando sei in debito con me. Sai, John, non si illude un uomo con queste promesse e poi si viene meno alla parola data. Non è giusto!”

“Io non ti ho promesso un bel niente, hai fatto tutto tu!” protestò John con un cipiglio.

“Ma quando chiedo le coccole a Martha, lei le fa senza fare la preziosa, sai. Se non vuoi avere motivi per essere geloso, dovresti cominciare a imparare da lei, Johnny, mio caro.”

“Come lei, dici?” ribadì lui, pensieroso.

“Sì, hai presente quello che dicevamo prima, lasciarsi andare senza troppi pensieri nel farsi le coccole?”

“Ho presente, Paul. – sospirò John e subito dopo un’idea folle gli passò per la testa - E sia, lasciamoci andare. Ma prima chiudi gli occhi!”

Oooohhh, d’accordo.”

Paul obbedì, eccitato, e chiuse gli occhi, diventando quindi ignaro del sorriso malizioso sulle labbra di John. Questi si avvicinò al suo viso, lo contemplò per pochi istanti, accarezzandogli una guancia delicatamente e provocando la nascita di un sorriso sulle labbra piene di Paul.

Poi, più rapido di un fulmine, lo leccò.

Sì, lo leccò, un’unica leccata a partire dal mento, passando per le labbra e arrivando alla punta del naso. Paul si allontanò subito di scatto e aprì gli occhi, rivolgendogli uno sguardo indignato.

“Ma che cos-”

John scoppiò a ridere e tornò ad abbracciare Martha.

“John, non c’è nulla da ridere!” esclamò asciugandosi la faccia con il dorso della mano.

“Beh, volevi che facessi come Martha e lei prima ti leccava.”

“Sì, ma tu dovresti cercare di interpretare ciò che ti viene richiesto.”

John sorrise e cercò la mano di Paul e quando la trovò la portò sulle sue labbra per un lieve bacio.

“Ecco fatto. Dai, Paul, mio caro. Dormiamo adesso.”

Paul sorrise, si accoccolò di più contro la sua schiena, ricoprì entrambi con la coperta e diede un’ultima carezza al folto pelo di Martha, che era già profondamente addormentata.

“Buonanotte.”

“Buonanotte, Johnny, mio caro.”

 

 

 

 

Innanzitutto ringrazio kiki per la correzione della storia.

Questa è la mia piccola vendetta nei confronti di Paul, beccati ‘sta leccata, Paul, e la prossima volta che vieni in Italia, fai almeno due maledettissime date. L’Italia è grande, sai, è più grande della Gran Bretagna! L Inutile dire che la storia è ispirata dall’aneddoto su Martha secondo cui John disse a Paul di non averlo mai visto così affettuoso con un animale! ^^

Bene, spero vi sia piaciuta questa storia, è ispirata alla fanart di fiona. La potete vedere qui:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=391123887653615&set=a.377616575671013.77802.332778433488161&type=3&theater

 

La prossima storia probabilmente arriverà in una data speciale… per John e Paul… :D

Kia85

 

 

 

 

   
 
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