Per tutti coloro che oggi, 25 giugno 2013,
non possono andare al
concerto di Paul!!
Johnny, my dear
La scena che gli si
parò davanti, quando John fece ritorno dalla cucina, dopo essere stato colto dal
bisogno impellente di bere, fu una delle più inedite che avesse mai visto.
Paul era proprio lì
dove l’aveva lasciato, a letto, non c’era nulla di diverso a riguardo. L’unica
differenza, anzi, l’unica aggiunta era la presenza di un altro essere vivente
insieme a lui. L’ultimo arrivato della famiglia McCartney. Un essere peloso,
bavoso e in continuo movimento che rispondeva al nome di Martha.
John rimase per un
istante sulla porta: non si sarebbe perso quella scena per nulla al mondo. Paul
era tutto intento a coccolare la cucciola con carezze e sorrisini idioti e lei
ricambiava le attenzioni leccandogli il viso, poi le mani, il petto e facendolo
ridere per il solletico. Non l’aveva mai visto così spensierato, così deliziosamente
buffo. Paul non era mai buffo: poteva essere ironico, sì, divertente, ma mai
buffo, buffo in quel modo che faceva solo venire voglia di stritolarlo in un
abbraccio e soffocare le risate nel suo collo. Era davvero qualcosa di unico e
John si chiese come, perché non era mai riuscito lui a far sentire così Paul?
Sapere che fosse stata Martha a scoprire quel nuovo lato di Paul, gli fece
provare una malinconica stretta al cuore, una sensazione che John conosceva
molto bene e che era uno dei suoi dannatissimi difetti. Ma era ridicolo, sì,
totalmente ridicolo!
E proprio a quel
pensiero, John cercò di nascondere una risatina con la mano davanti alla bocca.
Tuttavia il suo tentativo risultò essere vano, in quanto Paul se ne accorse e
lo guardò con un sopracciglio alzato.
“Cosa c’è?”
“Niente.” rispose John
e cercò di assumere una sorta di compostezza mentre tornava a sedersi sul
letto, accanto a lui.
“Avanti, dimmelo.”
Sospirando, John si
stese su un fianco per guardare Paul oltre quella intricata massa di pulci e
Paul lo imitò per fronteggiarlo.
“Cosa non hai capito di
niente?”
“Ti assicuro che ho
capito anche troppo bene, quindi ti conviene confessare il motivo per cui stavi
ridendo come uno sciocco, anche perché ho un cane tra le mie mani e non ho
paura di usarlo contro di te.”
John rise, per nulla
spaventato dalla minaccia e dall’espressione decisamente poco intimidatoria del
giovane viso di Paul.
“Ma Martha ormai mi
conosce e non credo che mi farebbe mai del male.”
“Non ne sarei così
convinto, al posto tuo.”
John sospirò,
rassegnato. La sua espressione divertita si affievolì in qualcosa di più
affettuoso.
“D’accordo. Se proprio
ci tieni a saperlo… È solo che non ti ho mai visto così con qualcuno.”
Paul spalancò gli
occhi, sforzandosi di non scoppiare a ridere. Poi accennò un sorriso e chinò lo
sguardo, facendo scorrere lentamente una mano sul dorso dell’animale, che nel
frattempo si era calmato e accoccolato fra lui e John.
“Così come?”
“Così affettuoso.”
“Beh, ma lei è tutta da
coccolare. Lei mi dà il suo amore, senza pretendere qualcosa in cambio. È una
cosa che possono fare solo gli animali.”
“Mm… solo gli animali…”
mormorò John, voltandosi a pancia in su, con le mani sotto la testa.
Evitò di guardarlo
perché ciò implicava l’inizio di un flusso di pensieri angoscianti, che
avrebbero solo alimentato la spiacevole sensazione nel suo cuore e che John non
era disposto ad affrontare, non ora, non sul letto su cui condividevano quei
momenti che per John erano ciò che gli impediva di crollare nei suoi periodi
più oscuri, in cui non sembrava esserci alcuna via di salvezza.
John aveva ancora la
sua espressione contrita sul volto, quando percepì due dita che, leggere, gli
afferrarono il mento e lo fecero voltare verso Paul. E lui era lì, con il suo
sorriso, il sorriso di chi la sapeva molto lunga.
“Non sarai geloso,
vero, John?”
“Ah! – esclamò,
divertito, John – Geloso a causa di un cane? Hai per caso perso la testa,
McCartney?”
Il sorriso di Paul
divenne ancor più ampio, soprattutto perché John era arrossito ora e questo non
fece che avvalorare, sempre che ce ne fosse ancora bisogno, l’ipotesi di Paul.
“Sei fottutamente
geloso, John. Ammettilo, dai!”
“E tu sei fottutamente
fuori strada.”
“Avanti! – lo stuzzicò,
dandogli con il dito piccoli colpetti sulla spalla- Non c’è niente di male.”
“Ti ho detto che non è
così.” sbottò John e Paul si avvicinò al suo viso.
“Non devi essere
geloso. Lei è la mia cara Martha, è vero, ma tu sei il mio caro Johnny.”
John ridacchiò con un
delizioso rossore che colorava ancora le sue guance. Fottuto McCartney e
fottuta la sua abilità di trovare sempre le parole giuste da rivolgere a John. Ma quando Paul si chinò per baciarlo, lui lo
fermò con una mano sulle labbra.
“Cosa c’è stavolta?”
domandò Paul, perplesso.
“Se stai pensando di
baciarmi dopo che la tua cara Martha ha baciato te, beh… ti sbagli davvero
stavolta, mio caro.”
“Oh, andiamo.- esclamò
Paul, facendo sporgere le sue labbra - Solo un bacino piccolo piccolo.”
John scosse il capo
energicamente, allontanandolo con due mani sul petto.
“Fatti una doccia, Paulie, poi ne riparliamo.”
Sconfitto, Paul sospirò
e gli rivolse un broncio. Poi si alzò in piedi con fare stizzito.
“Comunque non hai fatto
tutte queste storie… prima.”
“Prima era prima. Ora,
fila a lavarti!”
Paul sbuffò e scomparve
dalla porta.
John rise divertito e
cominciò ad accarezzare Martha che ronfava tranquillamente e profondamente. I
gesti lenti delle carezze erano così rilassanti per entrambi che ben presto
John si ritrovò a imitare Martha, chiudendo gli occhi.
Stava scivolando
lentamente in un dolce sogno di prati verdi, fragole rosse, uccelli neri che
cantavano contro l’azzurro del cielo, quando sentì un braccio avvolgerlo
teneramente da dietro, due labbra sfiorargli la guancia e un profumo di sapone
solleticargli piacevolmente le narici. E altrettanto lentamente fu riportato
alla realtà.
“Lasciami dormire,
Paul.” bofonchiò, stringendosi a Martha.
“Oh, andiamo John. Sono
tutto bello pulito. Ho lavato anche i denti!” esclamò, appoggiando il mento
sulla sua spalla.
“E questo in che modo
dovrebbe interessarmi?”
“Perché vorrei il mio
bacio. Possibilmente ora.”
“E io vorrei una mega
coppa di gelato con tripla porzione di panna montata e gocce di cioccolato ora,
ma non mi sembra di fare tutte queste storie.”
Ma Paul non si arrese e
cominciò a stuzzicarlo, tirandogli una ciocca di capelli, poi l’orecchio, il
tutto accompagnato da: “John. Joooohn! Johnnyyyyy!!!”
John si lasciò scappare
una lieve imprecazione sottovoce e poi voltò lentamente il viso verso di lui.
“Paul, sai essere
terribilmente irritante certe volte, lo sai, vero?”
L’uomo sorrise, quasi
lusingato da quell’appunto.
“Sì, soprattutto quando
sei in debito con me. Sai, John, non si illude un uomo con queste promesse e
poi si viene meno alla parola data. Non è giusto!”
“Io non ti ho promesso
un bel niente, hai fatto tutto tu!” protestò John con un cipiglio.
“Ma quando chiedo le
coccole a Martha, lei le fa senza fare la preziosa, sai. Se non vuoi avere
motivi per essere geloso, dovresti cominciare a imparare da lei, Johnny, mio
caro.”
“Come lei, dici?”
ribadì lui, pensieroso.
“Sì, hai presente
quello che dicevamo prima, lasciarsi andare senza troppi pensieri nel farsi le
coccole?”
“Ho presente, Paul. –
sospirò John e subito dopo un’idea folle gli passò per la testa - E sia, lasciamoci
andare. Ma prima chiudi gli occhi!”
“Oooohhh,
d’accordo.”
Paul obbedì, eccitato, e
chiuse gli occhi, diventando quindi ignaro del sorriso malizioso sulle labbra
di John. Questi si avvicinò al suo viso, lo contemplò per pochi istanti, accarezzandogli
una guancia delicatamente e provocando la nascita di un sorriso sulle labbra
piene di Paul.
Poi, più rapido di un
fulmine, lo leccò.
Sì, lo leccò, un’unica
leccata a partire dal mento, passando per le labbra e arrivando alla punta del
naso. Paul si allontanò subito di scatto e aprì gli occhi, rivolgendogli uno
sguardo indignato.
“Ma che cos-”
John scoppiò a ridere e
tornò ad abbracciare Martha.
“John,
non c’è nulla da ridere!” esclamò asciugandosi la faccia con il dorso della
mano.
“Beh,
volevi che facessi come Martha e lei prima ti leccava.”
“Sì,
ma tu dovresti cercare di interpretare
ciò che ti viene richiesto.”
John
sorrise e cercò la mano di Paul e quando la trovò la portò sulle sue labbra per
un lieve bacio.
“Ecco
fatto. Dai, Paul, mio caro. Dormiamo adesso.”
Paul
sorrise, si accoccolò di più contro la sua schiena, ricoprì entrambi con la
coperta e diede un’ultima carezza al folto pelo di Martha, che era già
profondamente addormentata.
“Buonanotte.”
“Buonanotte,
Johnny, mio caro.”
Innanzitutto ringrazio kiki per la
correzione della storia.
Questa è la mia piccola vendetta nei confronti di Paul, beccati ‘sta
leccata, Paul, e la prossima volta che vieni in Italia, fai almeno due
maledettissime date. L’Italia è grande, sai, è più grande della Gran Bretagna! L Inutile dire che la
storia è ispirata dall’aneddoto su Martha secondo cui John disse a Paul di non
averlo mai visto così affettuoso con un animale! ^^
Bene, spero vi sia piaciuta questa storia, è ispirata alla fanart di fiona. La potete vedere
qui:
La prossima storia probabilmente arriverà in una data speciale…
per John e Paul… :D
Kia85