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Autore: pandamito    25/06/2013    5 recensioni
Cato Brimstone, Distretto 2.
Sapevo che mi avrebbero etichettato ancor prima di salire su quel palco. In fondo, l'avevano sempre fatto.
Ero semplicemente quello di bell'aspetto che si era allenato per tutta la vita. Tutti volevano che fossi così, i miei mentori per primi, visto che non facevano altro che costruirmi quella maschera addosso. E quando mi accorsi di cosa stavo diventando, era già troppo tardi.
Ecco perché mi è piaciuta subito.

Semplicemente Glato, perché nessuno sa apprezzarla, per far vedere i personaggi sotto altri aspetti e perché io sono quella bella, figa ed intelligente che scrive meglio di tutti voi messi assieme. #umiltà
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Lux
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cato Brimstone, Distretto 2.
Sapevo che mi avrebbero etichettato ancor prima di salire su quel palco. In fondo, l'avevano sempre fatto.
Ero semplicemente quello di bell'aspetto che si era allenato per tutta la vita. Tutti volevano che fossi così, i miei mentori per primi, visto che non facevano altro che costruirmi quella maschera addosso. E quando mi accorsi di cosa stavo diventando, era già troppo tardi.
Ecco perché mi è  piaciuta subito.
La prima volta che le parlai mi liquidò subito, aggiustandosi le piume colorate del vestito ed ammirando il suo riflesso nello specchio, neanche dedicandomi di uno sguardo. Subito mi chiesi come il suo compagno di distretto potesse sopportarla, perché credevo di aver già individuato il tipo: l'ochetta bionda che era stata incoronata ape regina. Solo dopo avevo imparato a conoscere quello strano rapporto, perché frecciatine del genere Marvel se le beccava sempre, ma lui o sbuffava e si mettevano a litigare, o sogghignava divertito, ma poi tutto sembrava volgere al meglio ed andavano d'amore e d'accordo, guardando tutti dall'alto verso il basso e ridendo fra loro. Così quella volta m'infastidì e non poco, ma per qualche strana ragione non le presi la testa e gliela spaccai, bensì alzai un sopracciglio, divertito, e la presi come una sfida che mi spronò a non demordere. Solo quando alzò lo sguardo - piuttosto annoiata dal fatto che non me ne fossi andato e che avrei potuto fargli ombra - e mi squadrò da capo a piedi con una smorfia maliziosa, allora le cose cambiarono; le sue labbra sembravano quelle di un gatto, il viso leggermente inclinato che parlava al posto suo. 
Lei era veramente una fottuta puttana.
Volevo dire qualcosa, ma non trovavo le parole giuste, così mi si avvicinò a mi sussurrò qualcosa all'orecchio:
« Il mio cuore è più selvaggio del tuo, Due. »
Sentii il suo respiro fresco sulla mia pelle, la sua risata cristallina ed io non potei far a meno che sorridere, ma non per finta, quella scena mi aveva divertito realmente.
Glimmer Adams, Distretto 1.
Sapevo di essere l'unico ad averla compresa realmente solo perché io ero esattamente come lei: il bel faccino che tutti si aspettavano.
« Sarete un'accoppiata vincente » dicevano, evitando di ricordarmi che tanto avrei dovuto uccidere anche lei. 
Mi ero sempre chiesto perché si era offerta, visto che ogni volta che la guardavo vedevo solamente la paura di vincere nei suoi occhi, di cosa sarebbe successo in seguito. Avrei portato orgoglio al mio distretto, di questo ne ero certo. Ma cosa ne sarebbe stato di me? Cosa ne sarebbe stato di Glimmer? La consapevolezza di un prezzo sul suo corpo mi faceva sentire totalmente vuoto quanto pieno di ira. Stringevo i pugni così forte che avrei potuto farmi uscire il sangue, eppure non sentivo nulla nel mio corpo.
Poteva dare di più, Glimmer, ma nessuno pretendeva nulla da lei, se non l'essere bella. Ma non doveva sforzarsi per farlo, lo era già.
Effettivamente era la più bella ragazza che avessi mai visto - e ne avevo viste di oche gironzolarmi attorno,  nel Distretto 2, alcune ignorate, alcune... giocate - eppure mi stupiva sempre perché quando pensavo di aver imparato a conoscerla, lei, come per farmi indispettire, mostrava un altro suo aspetto. Come quando eravamo nella foresta, evitava sempre di parlare con Clove, perché o lei la prendeva in giro sull'altezza o sull'aspetto, o l'altra le dava dell'oca, specialmente quando il suo mentore le aveva spedito un piccolo specchio con un paracadute; poi, però, talvolta le sorprendevo a chiacchierare tranquillamente e Clove la seguiva senza batter ciglio. Dicevo che erano cosa da ragazze, quelle, invece mi resi conto che era proprio una caratteristica di Glimmer. Lo dimostrava anche con Marvel, quando le prestava attenzioni e lei non le degnava, così il ragazzo si rifugiava da Clove  con un sorriso, ma poi Glimmer gli prendeva la mano e scherzava con lui come se niente fosse, ma ciò che mi sorprendeva di più era che Marvel non le faceva mai notare questo suo strano comportamento.
Voleva attenzioni. Da tutti.
Persino dal Ragazzo Innamorato, quello del 12 che avevamo reclutato per uccidere la Ragazza in Fiamme. Glimmer era strana con lui - più di quanto lo fosse con gli altri  - e gli prendeva la mano, lo attirava a sé, ghignava divertendosi ad avvicinar la lama di un coltello al suo viso, rideva in modo cristallino e trotterellava nei boschi, tempestandolo di domande o battutine sia pungenti che invadenti. E, stranamente, non mi piaceva, perché mi puzzava che mostrasse così tanto interessi nei suoi confronti. All'inizio non ci badavo, ma poi mi accorsi che ogni volta che li vedevo, le mie unghie si conficcavano nei miei palmi fino a farmi male. Poi, una notte, lei venne da me e mi chiese - sorridendo - quando l'avremmo ucciso e le estremità delle mie labbra si aprirono come non mai.
Il punto non era capire le stramberie che le passavano per la mente, ma assecondarla in ciò che faceva, perché Glimmer era insicura, voleva che tutti le ricordassero che era importante e così facevo anch'io, perché sapevo quanto potesse schiarirle la mente ed abbandonare le sue frustrazioni. Indossare la maschera era l'unica soluzione per rilassarsi e non mostrar allo scoperto se stessi, perché sarebbe stato il nostro punto più vulnerabile. Così mi prendeva la mano quando ne aveva bisogno ed io non opponevo resistenza, bensì la stringevo di più e le rivolgevo un sorriso corrisposto per rassicurarla dalle sue paure.
La notte la stringevo fra le braccia prima di addormentarmi ed in me spuntava la consapevolezza che quello era il mio posto, perché sentirsi fra esseri simili a te è la cosa più vicina ad una casa che ci possa essere. Mi resi conto di averne bisogno; le avrei preso il cuore e non l'avrei lasciata andare.
Le accarezzavo i capelli e lei non mi respingeva mai, neanche quando le mie labbra toccavano la sua pelle; solo che non potevo andare oltre, non potevo permetterlo, con le telecamere puntate contro e due alleati sospettosi e diffidenti nei tuoi confronti. 
Non che mi fossi innamorato di Glimmer, ciò che c'era fra noi non si poteva chiamare amore, ma io la volevo più di chiunque altro e non potevo esprimere il mio desiderio, anche se sarei potuto morire nella manciata di qualche secondo. Mi resi conto di aver conosciuto la persona più simile e comprensiva nei miei confronti in un gioco mortale, allora sospirai, persi le speranze e la strinsi ancor più a me, chiudendo gli occhi e sperando di farmi cullare dalla notte.
Non sapevo quanto tempo era passato quando mi svegliai, ma era ancora buio, le stelle artificiali brillavano nel cielo ed io voltai il viso verso la bionda che riposava accanto a me, fra le mie braccia. Sbatté le palpebre poco dopo, mentre io fissavo ancora il suo profilo; sorrise come suo solito, si fece più vicina e sfiorò le mie labbra con le sue. Un brivido mi percosse per tutta la schiena, svuotò la mia pancia e si condensò nella gola, come spronato da una sorta di forza invisibile che mi faceva ardere all'interno. La baciai senza pensare alle conseguenze, ma lei non sembrò esserne infastidita. 
Lei per prima si staccò un poco, perché fosse per me non l'avrei mai fatto.
« Il mio cuore è più selvaggio del tuo, Cato Brimstone » mi sussurrò col suo solito ghigno.
Lei si sistemò nuovamente fra le mie braccia, cingendomi con le sue, ma io rimasi con le palpebre spalancate ed una serie di brividi che mi attraversavano il corpo, perché quella frase mi ricordava che poteva uccidermi quando voleva. Dovetti accarezzare i suoi capelli per un bel po' prima di ritrovare il sonno.
Poco dopo, però, dovetti svegliarmi di nuovo, stavolta con un fastidioso ronzio nelle orecchie, le braccia vuote e delle grida familiari che mi fecero spalancare gli occhi. Mi alzai di scatto ed iniziai ad agitare le braccia senza rendermi conto di cosa stessi combattendo sul serio. Vedevo Clove e Marvel che iniziavano a correre nella foresta; mi voltai indietro e le sue urla mi perforarono il cervello. Cercai di stringere la mano di Glimmer, ma ogni volta che provavo a trascinarla, sentivo gli aghi conficcarsi nella mia carne ed il veleno che iniziava a scorrere mischiato al mio sangue. I suoi occhi spalancati, come i miei, la bocca in grida di dolore, lacrime terribilmente chiare ed io feci l'unica cosa che non mi sarei mai perdonato in tutta la mia vita.
Scappai. 
L'abbandonai. 
Come mi ero ripromesso di non fare. 
Avevo infranto l'unica ed ultima promessa che avevo fatto a me stesso come Cato Brimstone e non come tributo volontario e Favorito del Distretto 2.
Corsi il più velocemente possibile, riuscendo ad intravedere la figura di Clove che fuggiva fra gli alberi, mentre immagini confuse si sovrapponevano alla realtà davanti ai miei occhi. mi buttai istintivamente dentro al lago e quando ne uscii sentii lo sparo del cannone, ma non riuscivo a distinguere se quelle che scorrevano sul mio viso erano rivoli d'acqua dolce o terribili lacrime salate e piene di dolore e rimpianto.
L'avevo tradita.
Ora avevo perso tutto. Anche l'unica cosa di cui avevo bisogno e che mi era rimasta.
Non c'era più. La mia maschera era tutto ciò che rimaneva, più nessuno con cui condividere quello che vi era sotto. 
Non ero riuscito neanche a salvare Clove, anche se avevo corso il più velocemente possibile. Proteggere Clove era un modo per illudermi di poter riscattare il mio tradimento.
Eppure avevo fallito, di nuovo.
Pensavo che non avrei rivisto mai più i suoi occhi, ma mi sbagliavo anche questa volta: li ritrovai in quell'ibrido a forma di mastino dal pelo dannatamente chiaro, che mi fissava con rabbia e mi ringhiava contro, desideroso di farmi a pezzi. 
Era lei. Era venuta a riprendersi ciò che in fondo gli apparteneva. 
Ma prima che potesse strapparmi il cuore, vidi la sua figura trasformata cadere a terra per la seconda volta. Se solo avesse potuto parlare mi avrebbe ripetuto che con quella forma aveva davvero un cuore più selvaggio del mio ed io le avrei creduto.
Ma piangevo, ero sporco di sangue ed ora anche io avevo paura come lei, avevo buttato la mia maschera ed ora venivo masticato faticosamente da ibridi, lacerato dal dolore.
Ero morto e mi dissi che era giusto così.







pandabitch.
Fra i tanti impegni, ritorno con una delle mie Glato.
Forse ho idee per delle drabble, non so ancora.
Chiaramente ispirata alla canzone Stray Heart dei Green Day.
Ho preso tutto ciò che il testo mi suggeriva e l'ho buttato qui dentro, rispecchiandolo nei termini di Hunger Games.
Penso che la mia missione, un giorno, sia di farmi apprezzare Glimmer come tributo.
Dovreste valutarla sotto altri aspetti, non come "l'oca del Distretto 1", perché la verità è che voi la odiate solo nel film.
Siate realisti e non discolpatevi, perché è impossibile odiare Glimmer nel libro, visto che non fa nulla se non morire ed essere stata l'unica sfigata a cui hanno cambiato il nome.
Quindi, bao.
Ricordatevi che sono @pandamito su twitter e Come una bestemmia. su facebook.
Ah, amo Roma.
Baci e panda, Mito.

   
 
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