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Autore: _RockEver_    26/06/2013    2 recensioni
-Sai, ieri ti ho vista con un bambino al parco. Ti ha chiamata mamma. Tu sei..cioè lui è davvero tuo figlio?-
disse Bill cercando di guardare negli occhi Lucy,che repentinamente abbassò lo sguardo.
-Si, Thomas è mio figlio-.
C'era qualcosa di strano nei suoi occhi. Erano limpidi,quasi quelli di una bambina,ma erano impenetrabili,non lasciavano trasparire alcuna emozione se non assoluta diffidenza.
Lucy si avvicinò al tavolino di un bar e lasciò cadere lo zaino per terra.
-Però se non ti dispiace preferirei non parlartene-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                  EPILOGO - parte prima
 
 
 
Il caldo sole del mattino fece il suo trionfale ingresso nella camera, accarezzando tutto ciò che incontrava sul suo cammino e riscaldando con il suo tepore. 
Ma non fu solo questo a destare la giovane donna che si rigirò tra le lenzuola, prima di aprire definitivamente gli occhi. Il suo sguardo si posò sulla persiana abbassata per metà, che lasciava la stanza in una tranquilla penombra. Mise una mano l'altra parte del letto, scoprendola vuota. 
Solo allora si accorse che ciò che l'aveva svegliata era stato un fischiettio proveniente dal bagno e lo sciabordio dell'acqua della doccia.
Sorrise, e si strofinò gli occhi con la mano, soffermandosi per qualche secondo ad osservare l'anello dorato che portava all'anulare della mano sinistra.
Lo accarezzò con il pollice, ripensando inevitabilmente al giorno in cui Bill le aveva chiesto di sposarlo...
 
 
Lei e Bill stavano passeggiando mano nella mano davanti alla fontana di Trevi. Erano andati in vacanza a Roma per il ventesimo compleanno di Lucy. Le luci dietro di lui illuminavano l'acqua e le statue, mentre il sole spariva per lasciare spazio alla luna e alle stelle, rendendo quel posto una specie di piccolo angolo di paradiso.
Bill era particolarmente nervoso quel giorno, e la ragazza non riusciva davvero a spiegarsi il motivo. 
  -  Amore tutto bene? Sembri così... nervoso - chiese con dolcezza per tranquillizzarlo.
  -  Certo! Sì va tutto bene, fa molto caldo però - farfugliò, invitando la ragazza a sedersi sul bordo della fontana, tra la marea di turisti. Bill fece un respiro profondo, prese le mani della ragazza tra le sue e si fece coraggio.
  -  Lucy, io ti amo. Ti ho amata dal primo istante in cui ti ho guardata. È... difficile da dire, non immaginavo fosse così - mormorò il moro arrossendo e portandosi una mano dietro il collo.
  -  Tesoro non ti seguo -
  -  Lo so, lo so. Insomma, per farla breve - disse alzandosi di scatto, mentre tutti i turisti ora li osservavano - Per farla breve, non sono sicuro di come si faccia, o se io lo stia facendo nel modo giusto ma... - si inginocchiò e estrasse dalla tasca della giacca di pelle una scatolina di velluto rosso.
  -  Bill... - 
  -  Lucy Smith, vuoi diventare la signora Kaulitz? - concluse aprendo la scatola, rivelando un meraviglioso anello d'oro con una gemma rossa incastonata sulla sommità.
  -  Sì! Sì certo che voglio sposarti! - urlò con le lacrime agli occhi saltandogli al collo, mentre tutta la gente applaudiva e si congratulava con loro.
 
 
A quel ricordo Lucy si morse un labbro sorridendo.
Decise di alzarsi, si tolse il pigiama ed entrò silenziosamente nel bagno, scorgendo dietro il vetro della doccia la figura di suo marito di schiena.
Ne aveva cambiate di pettinature, Bill. Dai rasta alla cresta, e dai capelli grigi a quelli biondi. Ora portava i capelli biondi lunghi fino alle spalle. 
Aveva ricoperto il suo corpo con tatuaggi e piercing. Non che a lei dispiacessero, anzi. Li trovava decisamente sexy.
Aprì piano l'anta della doccia ed entrò. Trattenne una risatina e con una mano scosse la spalla del biondo, accompagnando il gesto con un sonoro "Bu!".
Bill si girò per lo spavento e per poco non urlò, mentre Lucy accanto a lui si piegava dalle risate.
  -  Ma dico, vuoi che io abbia un infarto?! - disse Bill mantenendosi alla parete.
  -  Dovevi vedere la tua faccia! È stato divertente! - continuò lei tra le risate.
  -  Sì, molto spiritosa. E se fosse stato un maniaco omicida tipo quello di "Psycho"? - 
  -  Beh, potrei essere io quel maniaco omicida - rispose imitando una risata diabolica.
  Bill le si avvicinò e la abbracciò, dandole un bacio all'angolo della bocca. 
  -  Buongiorno, tesoro - disse ora Lucy con una voce più dolce, stringendosi di più al ragazzo, mentre il getto di acqua bollente le bagnava i capelli e il corpo. Abbassò lo sguardo sul bacino del ragazzo e accarezzò con le dita la cicatrice rosea che spiccava al di sopra della stella tatuata. A lui non piaceva che si soffermasse troppo a fissarla, perchè sapeva che in un certo senso si riteneva responsabile. 
  -  Me ne farei altre mille per te - le sussurrò in un orecchio. Lucy gli sorrise e lo abbracciò nuovamente. Bill dovette chinarsi per poterle rispondere con un bacio più intenso.
  -  Alla fine avrò problemi alla schiena. E questo per colpa della tua statura! -
  -  Guarda che sei tu che sei troppo alto! - lo rimproverò la ragazza.
  -  Forse hai ragione. Ma dopotutto non si dice che nella botte piccola c'è il vino buono? - 
  -  Stai dicendo che sono grassa come una botte? - insinuò lei, incrociando le braccia al petto e inarcando un sopracciglio.
  -  N - no! - balbettò Bill arrossendo e cercando si scusarsi - Voglio dire che... Cioè, è un modo di dire, non so nemmeno che senso abbia il fatto... il fatto... -
  Lucy si era limitata a sorridere, e, alzandosi in punta di piedi, gli stava baciando il collo in un modo che a Bill fece venire i brividi. La sollevò da terra e lei incrociò le gambe dietro il suo bacino. Inarcò la schiena quando sentì il contatto freddo della parete contro la sua pelle calda.
  -  Ho freddo - mormorò, akkoalandosi al biondo. 
 Bill le diede un bacio sulla tempia e chiuse il getto d'acqua, portandola poi in camera. La mise delicatamente sul letto, stendendosi poi sopra di lei.
Le sue mani scivolavano abilmente lungo il corpo della ragazza, che a sua volta emetteva dei gemiti mentre lui la baciava.
  -  Bill... Bill è tardi... Devo andare a lavoro - mugolò gettando la testa all'indietro, anche se le sarebbe piaciuto restare un po' lì a farsi coccolare dal biondo.
 Bill alzò lo sguardo su di lei e la guardò accigliato: - Antipatica - disse, dopodiché si alzò e andò in bagno per asciugarsi.
Ne uscì dopo una decina di minuti, si avvicinò all'armadio e ne tirò fuori dei jeans e un maglione nero. Aveva deciso di legarsi in capelli quel giorno, totalmente privo della voglia di stirarli.
Mentre la ragazza prendeva il suo posto in bagno, Bill uscì e si diresse alla porta con delle lettere colorate che formavano la parola "Sophia". 
La aprì lentamente e si avvicinò alla ragazzina che dormiva, si sedette sul letto e avvicinò il viso ai capelli biondi della figlia.
  -  Sophia, svegliati è mattina - sussurrò dolcemente, avendo di tutta risposta una smorfia e un gemito scocciato.
  -  No... Ho sonno - rispose la bionda.
  -  Sei proprio come tua madre. E va bene, dormi pure. Vorrà dire che mangeremo io e Thomas i deliziosi pancakes che sta preparando mamma... - disse alzandosi, enfatizzando sulle parole "deliziosi" e "pancakes". A quelle parole Sophia si alzò di scatto dal letto, con gli occhi nocciola che luccicavano per la felicità. 
  -  Tu e Tommy non mangiate un bel niente senza di me! - detto questo si alzò, andando ad abbracciare suo padre. Bill le diede un bacio sui capelli e le chiese di andare a svegliare suo fratello. 
 Non se lo fece ripetere due volte e, dopo essersi sistemata la maglietta del pigiama, corse nella camera del fratello. 
Sophia trovava la camera di Thomas poco elegante, come del resto erano tutte le camere dei ragazzi adolescenti, pensava. Fece slalom tra i vestiti sul pavimento, lanciò un'occhiata ai poster dei Megadeth e degli Slipknot e si buttò a peso morto sul corpo del fratello, svegliandolo di colpo.
  - Ma sei impazzita?! - le urlò il ragazzo, ignorando le grasse risate della sorella.
  -  Dai, era uno scherzo! - 
  - Avrei potuto rimetterci una costola, invece! - ribattè il moro incrociando le braccia al petto e fissandola truce.
  -  Esagerato! Hai diciassette anni e giochi a basket, non ti fratturerai una costola così - rispose accorta Sophia.
  -  E invece tu hai dodici anni e sei morta! - fece Thomas abbracciando la sorella e solleticandole i fianchi e le ascelle. 
  -  N- no! B- basta! - implorò tra le risate, fin quando riuscì a liberarsi dalla morsa del moro e corse al piano di sotto, inseguita dal ragazzo.
 
In cucina, intanto, Lucy era indaffarata a preparare la colazione. 
Fischiettando, aprì la credenza e si sollevò in punta di piedi per prendere lo sciroppo d'acero. Mentre sistemava i pancakes sui piatti, qualcuno la abbracciò da dietro e le posò un bacio sulla tempia.
  -  Che buon profumino - disse Bill cercando di addentare una frittella con scarsi risultati.
  -  Ehi con calma! Dove sono i ragazzi? - chiese Lucy poggiando la testa sulla spalla del marito. Pochi secondi dopo udirono dei passi sulle scale e Bill andò a sedersi a tavola. 
  " Eccoli"
Appena arrivati si sedettero di corsa ai loro posti, continuando a darsi leggeri calci sotto il tavolo.
  -  Ragazzi, che vi ho detto dei calci? - disse Bill rivolgendosi severo ai figli.
  -  Scusa papà - risposero in coro i due.
 Lucy si legò i lunghi capelli castani in una treccia e mise la colazione in tavola, prendendo posto anche lei.
  -  E per la cronaca ha cominciato lei, e mi ha quasi rotto una costola! -
  -  Non è vero! -
  -  Sì, invece! - 
 Sophia rispose con una linguaccia, suscitando le risate di tutti quanti. A quel punto divenne immediatamente rossa in viso.
  -  Guarda come sei arrossita, tesoro! - osservò Lucy facendole un carezza sulla guancia.
  -  Fa così perchè è innamorata di Timothy... - disse con nonchalance Thomas, rendendosi immediatamente conto dell'errore che aveva appena commesso - Ops... - 
 Infatti la ragazza gli lanciò uno sguardo omicida, mentre Bill e Lucy si guardarono meravigliati per alcuni secondi. 
  -  Oh tesoro, ti piace un ragazzino della tua classe? E com'è? È simpatico? - chiese Lucy sorridendole amorevolmente.
  -  Sì, com'è? Che intenzioni ha? E che lavoro fanno i suoi g...- non fece in tempo a finire la frase perché Lucy gli aveva sganciato un calcio nello stinco. Dopo averlo fulminato con gli occhi si rivolse nuovamente alla bionda.
  -  Ciò che tuo padre intendeva dire è che siamo contenti per te, piccola - 
 
Dopo che ebbero finito di mangiare, i ragazzi andarono a vestirsi, mentre Bill e Lucy rimasero in cucina a sparecchiare. 
  -  E se ha cattive intenzioni? - chiese preoccupato.
  -  Bill per l'amor di Dio! È un ragazzino di dodici anni! -
  -  Sì ma sai come sono i ragazzi di oggi! Vogliono solo una cosa. E poi Sophia è un capolavoro, quindi è normale che c'è chi si fa cattive idee! -
  -  Ma è una ragazza responsabile, rilassati. E poi vorrei ricordati che anche io e te ci siamo conosciuti tra i banchi di scuola... - disse lei facendogli l'occhiolino.
  -  Avevamo diciotto anni, ed era una cosa diversa! -
 Lucy roteò gli occhi e scosse la testa, lasciandosi sfuggire una risatina. Bill geloso era davvero adorabile.
 
Intanto, Sophia si sistemò la maglia dei Guns' N' Roses e si infilò le scarpe. Legò i suoi capelli biondo cenere in una coda di cavallo e, dopo aver preso lo zaino, andò nella camera del fratello. 
Come al solito lo trovò indaffarato a riempire di gel i capelli neri, per tenerli sollevati come una specie di piccola cresta. La sua intenzione era quella di raggiungere la lunghezza della cresta che suo padre portava un po' di anni prima. 
Quando vide il riflesso della sorella nello specchio si girò, chiedendole di passargli la giacca di pelle nera sulla sedia della scrivania. 
La ragazza si sedette sul letto e si mise a giocherellare con la chitarra elettrica del fratello, naturalmente senza amplificatore.
  -  Tommy, perché non ti sei più fidanzato dopo Barbara? - chiese curiosa. 
 Il moro le rispose senza distogliere lo sguardo dallo specchio: - Perché lei è stata troppo importante per me, e mi ci vuole del tempo per dimenticarla del tutto... E poi ora non ho tempo per le ragazze - 
  -  Ah, giusto, le internazionali di basket... - disse, ripensando a come Barbara avesse spezzato il cuore del suo fratellone.
 Non appena Thomas finì diede un'ultima occhiata al suo look: maglia degli Slipknot, jeans neri attillati e converse anch'esse nere. Era abbastanza soddisfatto. Così si mise la giacca, prese lo zaino e uscì con sua sorella.
In salotto videro Bill seduto sul divano, intento a scrivere qualcosa al computer, e Lucy che stava sistemando le ultime cose nella borsa, pronta ad uscire. 
Salutarono i genitori con un bacio e uscirono per andare a scuola. 
Thomas adorava il lavoro dei suoi genitori: suo padre era un fashion designer molto famoso in Germania, e sua madre era un'insegnante di arte presso un liceo. Era da loro che aveva preso la vena artistica e musicale, per quella sportiva non ne aveva la più pallida idea.
Camminarono silenziosamente, e quando arrivarono all'entrata della scuola media, Sophia si bloccò di colpo. Thomas rimase perplesso, seguendo con gli occhi la direzione in cui guardava. Vide Timothy seduto da solo sugli scalini della scuola, occupato ad ascoltare la musica. 
  -  Vai a parlargli - le  consiglió.
  -  Cosa?! E che dovrei dirgli? - chiese la bionda in evidente disagio.
  -  Qualsiasi cosa, ti verrà tutto sul momento - disse ammettendo poche obiezioni. Sophia lo fissò per un po', fece un bel respiro e cominciò a camminare, quando il fratello la bloccò.
  -  Aspetta - disse sciogliendole la coda di cavallo, in modo che il suo dolce viso fosse incorniciato dai capelli - Ora va meglio - aggiunse sorridendo.
 Quando la vide sedersi accanto a lui e attaccare bottone decise di procedere verso il liceo.  La strada alberata gli fece tornare in mente il giorno in cui nacque sua sorella...

     
Thomas stava aspettando in sala d'attesa, seduto sulle gambe di Bill. Si accorse che suo padre era agitato, così, perplesso, azzardò una domanda.
  - Papà, pecché tei agitato? Mamma ttà tolo prendendo la mia sorellina dalla signora cicogna, non c'è bitogno di preoccuparsi! - 
 Bill lo fissò divertito e gli accarezzò la testolina.
  - Hai ragione, piccolo. Anche se non funziona proprio così.. Quando sarai più grande ti dirò tutto -
  - No! Vojo saperlo adetto! - disse accigliato sbattendo i pugni chiusi sulle gambe. 
  - Ehm... Ecco...- arrancò il moro, deglutendo rumorosamente. 
 Fortunatamente un'infermiera uscì di corsa dalla stanza, annunciando che il bambino era nato. 
Bill prese Thomas in braccio e corse, seguito da Warren, Tom e dai suoi genitori, nella stanza. 
Lucy era stesa su un letto completamente sudata, coperta da un lenzuolo bianco. Bill mise giù il bambino e si avvicinò alla ragazza, chinandosi per darle un bacio sulla fronte. 
  - Sei stata bravissima amore - le sussurrò, e lei sorrise.
  - Dottore come sta? - chiese Lucy stancamente. 
  - Sta bene, è una bellissima e sana bambina - rispose il medico, porgendo ai genitori la bambina avvolta in una coperta. 
 Non appena Bill la prese in braccio scoppiò a piangere, mentre la piccola gli sorrideva allungando le braccia verso di lui. 
  - Ciao tesoro, benvenuta in famiglia - disse con le lacrime agli occhi. La avvicinò a Lucy, la quale la prese in braccio, non riuscendo a non piangere. 
  - Come la chiamiamo? - chiese Bill.
  - A me piace Sophia - 
  - Sophia sarà allora... -
 Thomas si sollevò sul letto della madre, osservando curioso il piccolo esserino rosa che si era trovato davanti.
  - Che carina! È lei la mia sorellina? - chiese facendole delle smorfie per farla ridere.
  - Sì, piccolo - risposero i genitori. Bill prese la mano del bambino e la avvicinò a quella della bambina, che curiosa la afferrò per esaminarla. 
 Thomas sorrise, trovando buffi i suoi comportamenti. A un certo punto si ricordò della domanda di prima, così si rivolse ai presenti e chiese: - Allora? Come nascono i bambini? -
     
 
Ora, a distanza di quattordici anni, Thomas rideva ripensando a quell'episodio. Da quando aveva avuto una sorella le sue giornate erano diventate molto più divertenti.
" Eh sì," pensò " la verità su come nascono i bambini è molto meglio...".
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tao :3 Allooora, manca solo un capitolo, che tristezza T.T Ma vabbeh, continuerò a scrivere lo stesso :-) Dunque, volevo dirvi che per due settimane non posterò nè "Iris" nè "Freedom Power & Love" dato che non sarò a casa.
Inoltre Clazieh milleh a chi recensisce, inserisce tra preferite/ seguite/ da ricordare o anche solo chi legge e basta :-). Però visto che siamo quasi alla fine mi piacerebbe molto avere una vostra opinione :D
Arrivederci!
  
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