Brack'n'School . . . [Taste Of Coffee And Cigarettes]
Bene bene, eccomi a presentare la mia prima Fanfiction
su Inuyasha. Oddio, per prima cosa smettete di
guardarmi in quel modo, non sono nè pazzo, nè tanto meno sciroccato nel proporre una roba simile.
Ebbene, direte ... chissenefrega? Lascia perdere le
presentazioni e vieni al sodo cretino.
Arriverò, arriverò. Ci
tenevo a fare una piccola precisazione riguardante la fanfiction
(ovviamente) . Il contenuto è un pò fuori dagli
schemi, diciamo che è un misto tra Terza persona - cinematografico -
introspettiva. Si si che è tutta questa roba per una
semplice fic?
Diciamo che è un
piccolo esperimento per vedere se poteva andare a genio, no no,
non preoccupatevi XD non ho intenzione di farne un film o roba simile.
Diciamo che è come se
fosse ripreso da una piccola telecamera, di cui voi siete gli spettatori.
Non ha nulla a che
fare col grande fratello no. Tsk, sono un
professionista io (sehhhh come nooo)
va bene chiudo prima d'essere ucciso da cause di forza maggiore [Forconi e
quant'altro
out please XD].
Bene, allora, dov'ero
rimasto? Ah si. La fanfiction, bè,
buona lettura semplicemente.
Non addormentatevi e
se reggete sino infondo ... [Vi pago una mazzetta promesso XD] questa si che è
corruzione ... coff... Ok, Buona Lettura e basta.
Max/Inu87 [Come vi
pare insomma].
Primo
capitolo : [L'apparenza non Inganna, talvolta - Lei è L'Eva dell'Inferno - Falling in ... tutto tranne che in love]
Spiazzo Centrale. Ai
bordi delle strade silenzio tombale, le lezioni ormai sono concluse per oggi.
Il gocciolìo dell'acqua della fontana del pranzo, il fruscìo fastidioso delle foglie secche sul marciapiede a
fianco della scalinata d'emergenza.
Fuori dall'enorme
cancellata grigiastra scorazza un cane bianco e nero, con il guaito sommesso in
cerca di cibo.
Sulle pareti ormai ingialite della scuola, la, tra i rampicanti distorti si
erge una brulla finestra, lucida, probabilmente reduce dall'ultima pulizia di
fine scuola.Sfavillante il vetro che sfoggia, dietro
d'esso, la cadenzata luce del tramonto s'affaccia con le calde tonalità di fine
giorno.
L'ombra scura, alta,
s'allunga tra la lavagna e la cattedra.
"Avevi chiesto di
me?" ed un vocìo sommesso, traballante ed
insicuro irrompe nel mutismo della classe. Tra le mura che paiono di
cartapesta, la figura slanciata e magrolina d'uno studente avanza.
Non troppo alto, nè eccessivamente basso. La camicia scura della divisa
appena slacciata sul petto, a mostrare le scapole un poco sporgenti. Abbassa il
capo appena, quasi avesse timore di mettere piede all'interno del luogo.
Gli occhiali, un poco
più grandi del normale ritti sul naso, fungono da vetrinette spesse a mettere a
fuoco la figura dell'altro inquilino della stanza.
Un contrasto in piena
regola tra i due. "Si, ho bisogno che tu mi faccia un favore" d'un
roco profondo l'altro timbro, sicuro e saccente, tipico di chi ha l'abitudine
di ottenere quel che vuole,sempre.
Il volto spigoloso dai
tratti ugualmente gentili si solleva dal palmo, uno strano connubio di chiaro
scuri sul volto, appare quasi schiarito dalla naturale luce del giorno il volto
abbronzato del giovane. Innaturale, completamente in contrasto quel bruno che
s'intravede tra ombra e ombra, di tanto in tanto.
Si sollevano le
palpebre sin ora rimaste a mezz'asta, scoprendo gli occhi ocra che paiono
intagliati tanto formano ai lati una sorta di fessura.
Tra i due rimane un
sottile silenzio, capace quasi di fendere l'aria stessa d'attorno. Finchè il secondo non schiarisce la voce, notando la
titubanza del ragazzetto magrolino.
"Tieni, vedi di
portarmela entro domattina" ed ora parla biascicando un poco, spiccio,
quasi con la prescia addosso di volersene andare.
Giustamente. L'altro
si limita ad annuire, prendendo tremolante come una foglia il pezzo di carta
tra le dita dell'altro.
Presa visione di ciò,
l'altro si prepara ora ad abbandonare la stanza, sollevandosi col mezzo busto
dal bordo della finestra, lo aggira allontanandosi.
Sulle spalle, la
strana tonalità di grigi si stringe in una coda bassa ed il resto del capo è
nascosto da una sorta di visiera scura, volta dal lato destro della fronte.
"Taisho Senpai" la vocina
stridula dell'occhialuto si fa di nuovo avanti, lasciando fermare l'altro
d'impulso.
"Cosa?"
scocciata stavolta la tonalità del timbro, sibilante e bassa. Higuchi Karenai, detto anche 'S'
per evitare di ripetere la classica presa in giro del 'Secchione' lascia un
altro biglietto sul banco e s'allontana.
Un mezzo sorrisetto
incerto sulla bocca dell'altro, si volge avvertendo il tenue posar della carta
sulla superficie legnosa.
Tipico per uno come
lui essere dotato di sensi assai più sviluppati di quelli umani. Perchè? Semplice. Eppure, segreto.
L'indice ed il medio
vanno ad afferrare il pezzetto di carta gualcito.
"Come
immaginavo" di sottecchi una sottile smorfia va a catturargli le labbra.
Di nuovo quella piccola spina nel fianco a tormentagli l'anima, smetterà mai di
essere così seccante?
Ti
aspetto al solito posto, sai dove trovarmi Cimice.
Piccolo insetto
fastidioso, eppure immancabile nella sua collezione. L'unica creatura per la
quale tutti smaniano tranne lui, l'unica Dea di cui non si potrebbe fare a
meno. Dannatamente bella quanto velenosa.
Una piccola arpia.
Sa già cosa l'aspetta
con lei, sa anche cosa gli chiederà. Oh, si che lo sa ma non se ne preoccupa.
Gli piace giocare a col gatto ed ancora di più se il cane in questione è
proprio lui.
Quante
volte dovrò ancora dirle che non la sopporto? Credo che faccia parte del suo
carattere essere incline al masochismo, o forse no?
Decisamente
insistente, su questo non c'è alcun dubbio.
Sospirando s'avvia
all'uscita dunque, mentre il sole cala sfumando l'orizzonte e pare quasi
volerlo incendiare. Quieto nell'apparenza, troppo per bene e col visetto pulito
per essere un semplice bravo bambino no?
Assolutamente normale
per lui essere scambiato per uno di quei bambolotti di buona famiglia, con
l'animo così puro da far invidia ad un bambino in fasce.
Nè
diavolo nè Angelo, forse solamente indifferente. A
fare il duro, non c'è gusto, il rispetto s'è l'è conquistato in passato anche
se poco gli preme che la parola a cui ci si riferisca quando si parla di lui è
'rispetto forzato'.
Va bè,
c'è forse qualcosa di male nell'autodifesa? Che colpa ne ha lui se da mocciosetto per un motivo o per l'altro si ritrovava sempre
a scazzottare?
Porta entrambe le mani
in tasca, passando con lo sguardo tra le finestre del corridoio deserto che
ormai disegnano le ultime ore di vita del sole.
Cosa dire di lui, un
mistero apparente, celante si e no solamente i fatti suoi alla fine.
Quel che non riguarda
gli altri è quello che loro non osano domandare.
Alza le spalle, tanto
meglio.
La tasca sinistra
comincia a vibrare incessante, seguita da quella fastidiosa suoneria da
imprenditore che non ha voglia mai di modificare con un qualcosa di più adatto
alla sua età.
"Dimmi"
l'interruzione è qualcosa che detesta, lo dimostra la sua galanteria e finezza
nel rispondere agli amici. Un artefatto di perfetto fraintendimento, se
potessero disegnarlo in un fumetto rappresenterebbero uno scaricatore di porto
con le fattezze di un principino snob.
Due
palle. Solita storia, ciarla ciarla dall'altra parte
per la solita birretta al pub. So già cosa mi dirà
'Alle 21.30 al Tokidoki ti passo a prendere io o
prendi la macchina tu? Ed io, come al solito risponderò...
"Credo di essere
senza benzina Miroku, fa una cosa prendi la tua"
e lui, prontamente ci casca da buon amico che si rispetti, seppur forse sappia
che l'altro sia solamente un tirchietto a livelli
osceni. Non verserebbe uno yen nemmeno per pagarsi l'assicurazione sulla vita.
Mentre la vocetta squillante al telefono spacca i timpani, un sottile
particolare giunge all'occhio di un osservatore piuttosto attento, come una
telecamera che si solleva piano piano dalla mano
destra del protagonista, reggente il cappello scuro, piano piano
si focalizza in alto sempre più in alto, mettendo in rilievo la strana
posizione del cellulare.
Un pò
troppo in alto per i padiglioni auricolari? Affatto, si tratta solo di una
stranezza dovuta a quella che si chiama razza evoluta, o come la si voglia
intendere al giorno d'oggi. Esistevano un tempo, creature chiamate demoni,
fantasie da raccontare ai bambini per metter loro paura? Niente di tutto ciò.
La ricerca
scientifica, scoprì un bacillo di queste creature riportato alla luce dal Giappone
feudale, risalente al Sengoku Jidai.
Una scoperta sensazionale, della quale si clonarono geni su geni per fare in
modo che la razza tornasse a vivere esattamente come un tempo.
Purtroppo, questo
genere di creature erano assai inclini alla malignità, ed in poco tempo
riuscirono ad impradronirsi dei progressi scientifici
dei loro 'Padri'.
La Resurgo
effettuata, però, causò nel Dna di alcuni di questi 'spiriti maligni' una sorta
di sopimento della bramosia di conquista e della fame che si trasformò invece
in 'Desiderio Carnale'.
Il genere demoniaco,
era composto, da soli maschi in modo che i pochi bacilli riportati in vita non
potessero procreare e moltiplicarsi, essendo solamente un progetto in fase di
sperimentazione.
Il genere umano, era
l'unica possibilità di generare nuovi eredi, eppure l'unione di tali esseri
generò solamente altre disgrazie, chiamati Mezzi Demoni.
I demoni potevano
discendere da forme svariatissime di esseri viventi, come animali, Oni, creature fantastiche o repellenti.
Furono quelli dalle
fattezze umane gli unici che riuscirono a riprodursi, generando dunque questi
strani discendenti che tutt'ora vagabondano nel globo.
Inuyasha, lui
è discendente d'uno di questi rami e, essere un essere semi demoniaco ha come
vantaggio il fatto di poter sfruttare forza ed agilità, sensi e velocità ben al
di sopra di quelle umane. Solamente in pochi, oramai sono i mezzi demoni
rimasti. Per questo forse considerati alla stregua di 'semidei', posizione
negativa o positiva.
Dipende dall'uso che
si vuol fare della fortuna/sfortuna regalata dal passato. Le buffe orecchie al
di sopra del capo, ne sono una prova tangibile e concreta.
Pressapoco due
cosette bianche simili a quelle dei cani, poco più grandi per adattarsi alla
conformazione del corpo. Presenza d'artigli e colorazione svariata delle iridi
e dei capelli. Nulla di più, in realtà.
Non si è mai lamentato
del suo stato attuale infondo, lo considera una specie di 'Tocco Fashion', che
ti importa di ciò che sei quando hai quello che vuoi?
O forse, non proprio
tutto infondo. C'è sempre qualcosa di storto, altrimenti si vivrebbe in una
favola meravigliosa come i principi delle favole. Solamente che, è difficile
trovare un difetto che ti danna e che non riesci a vedere.
Questo si chiama,
Vanità. O semplicemente non vedere il riflesso di sè,
quando si è abituati ad una vita di Giostre colorate, dove uno schiocco di dita
è alla merceè, cosa manca?
L'unico neo della sua
vita, al momento è solamente uno.
Lei.
Si apre davanti agli
occhi l'aia, abbellita qua e la da qualche alberello brullo ed ormai spento a
causa dell'inverno andante.
Quest'anno, il gelo
notturno pare aver già soffocato i piccoli stami delle piante che ancora con il
breve alito di vita rimasto chiedevano riparo sotto grandi sempreverdi.
Il lastricato grigio
al centro, si macchia di piccole coppe nere che di sera, per illuminare la
scuola s'accendono, creando una specie di gioco spettrale.
Il cigolìo
delle suole delle americanissime All Stars, pare volerlo quasi annunciare, con quel passo
smorzato tanto per camminare insomma.
Quale strano contrasto
tra quel vivido colorito giallastro negli occhi che pare quasi quello dei
randagi notturni, troppo infiammabile all'interno di quelle feritoie da essere
veramente suo.
Si ferma, davanti ad
una panca un pò sgangherata ora.
Alza gli occhi al
cielo rimettendo il cappello sulla testa, schiacciandoselo bene sopra per
coprire parte degli occhi con la frangia chiara.
"Ho poco tempo,
non ho voglia di giocare a nascondino ed ho fame. Sbrigati Onnako"
come la chiama lui, suffisso per burlarsi di lei, letteralmente bambinetta o
giù di li, un nomignolo utilizzato da tempo immemore.
Un anno forse?
La mano sottile,
scivola sul tronco quasi come la danza d'un serpente e tutto il corpo sinuoso
ne segue le movenze, nemmeno stesse eseguendo un passo Classico per chissà
quale Re.
Il suo modo
d'apparire, Troppo Bella e troppo Seducente. Troppo tutto.
L'altra manina, minuta
ed esile in confronto a quella di lui, stringe una di quei bicchieri salva
calore per il caffè.
Lui sbuffa di nuovo.
Al centro della fronte gli si formano le solite rughette
che compaiono quando diviene nervoso, non di rado con lei.
"Potresti mai
mancare una volta Cimice?" odia quel soprannome lui e lo sottolinea con
una smorfia seguita dall'aggrottarsi avvicinente
della fronte.
Lei lo aggira, con un
sorrisino tra l'ingenuo e il canzonatorio. Come quelle bambine che hanno appena
ottenuto un nuovo vestito dai genitori.
Muove qualche passo di
danza prima di fermarglisi davanti, solleva il
bicchiere poggiando il palmo aperto della mano sul petto di lui.
"Lo so che il non
avermi ti brucia" sbotta lui, stavolta distendendo la fronte e portando
entrambe le mani ai fianchi spostando un pò in avanti
il volto, un pochino troppo sicuro di sè.
Lei lo guarda sorridente,
gli prende il volto tra le mani avvicinando il suo.
"Vediamo, hai dei
begli occhi, sicuramente delle labbra che inviterebbero qualsiasi donna che non
fosse pazza e... sei spocchioso, hai decisamente un cattivo odore d'alito, ti
consiglio delle mentine e poi, io odio le relazioni serie e lo sai meglio di
me"
Quel sorrisino
angelico sulla faccia di lei lo annichilisce, come sempre da una vita ormai.
Solo lei è capace di tenergli testa e ciò non può far altro che lasciar
fomentare la sua voglia di ammazzarla, amichevolmente si intende.
Lui si mette
dirimpetto, incrociando entrambe le gambe e poggiando la schiena all'albero.
"Sai che rimarrai
zitella vero?" incrocia le braccia al petto, intenzionato a schernirla
maggiormente per l'affronto subito.
Arpia
disgraziata, io non ho l'alito pesante, anzi. Questa te la metto in conto.
Forse forse...
E mette gli occhi su
due studentesse del primo semestre che passeggiando di li, probabilmente
tornano a casa dopo la scuola. Con le cartelline strette alle mani, quasi
dovessero borseggiarle da un momento all'altro.
Loro due, e per
sott'intendere DUE si fa ovviamente riferimento ai litiganti, potrebbero essere
considerati alla stregua delle comari. Non c'è nessuno che ne sappia di più
riguardo ad ogni singolo studente, pare quasi se ne studino i curriculum.
Popolarità o semplice
curiosità?
Le due galline in
concorso, niente popò di meno di Megume Kamakici e Sagara Tenami. Se dici loro di tenere un segreto, sta pur certo
che il giorno dopo a scuola, sarà in prima pagina sul corriere.
Quel passo corto,
tanto per farsi un pò gli affari degli altri e quegli
occhietti stralunati, entrambe, parrebbero uscite dalla stessa Santa madre se
non fosse per la differenza palese del volto : Una racchia, l'altra a dir poco
una bomba.
Ed ogni santo giorno
la stessa storia, Inuyasha guarda Kagome.
Lei guarda il mezzo
demone, un'occhiataccia ed entrambi trovano la scusante perfetta per trovarsi
allo stesso tempo nel medesimo posto.
Cos'è che rende il
quadro di quella scuola perfetta?
Lui si piega di poco
sulle ginocchia, tentando di sorridere e volgendosi dalla parte opposta
dell'albero.
Lei prende il suo
posto, immediata, con le spalle poggiate ad esso, solleva un poco il visetto in
corrispondenza di lui.
L'hanyou,
porta il palmo a poggiare sulla corteccia a pochi centimetri dal capo di lei.
E sorridono. Sorridono
più larghi che possono quando passano le due cornacchie.
"Megume hai visto?" parla la mora, dando una gomitata
alla Bella Bionda.
L'altra ridacchia,
pronta ovviamente a riferire l'ennesimo scoop.
Gli occhi d'entrambi
seguono con non chalance le due che scompaiono dietro
la scia di 'ora lo dico a mezzo mondo' e si
distaccano nemmeno avessero urtato un'ortica.
Lui abbassa lo sguardo
portando le mani in tasca.
"Per quanto dovrà
durare questa storia? Mi sto stancando di fingermi il fidanzatino
perfetto" lei ridacchia tra sè, mantenendo
ancora quel bicchierino in mano.
"Hai fatto tu la
cazzata quel giorno, hai voluto fare il super uomo alla festa? Hai voluto
metterti in mostra? Ora ne paghi le conseguenze, infondo stare con me ti porta
solo guadagno nella commediola no?"
A lei infondo, va bene
così. Tutto per essere 'popolari' anche fingere di stare assieme per uno
stupido bacio commediato e purtroppo visto da
'troppi'.
Doveva
essere una scusa per tagliar corto con quell'altra, purtroppo non avevo
considerato la possibilità che potessero esserci altre persone con lei.
"Per ora mi sta
bene, presto però dovremo inscenare questo dannatissimo litigio" lei lo
osserva sollevando la manina per salutarlo, stretta in quella divisa accorciata
di molto sulle gambe.
"Ho capito me ne
vado, ma, presto" sottolinea lui, scocciato dalla situazione. Da bravi
attori si allontanano l'uno dall'altra, come ogni giorno.
Contaci,
non starei con te nemmeno se avessi la peste. Puzzone.
Lo guarda un poco di sbiego, frecciandogli quel nero
pungente addosso. Abbassa un poco le palpebre mostrandogli la lingua.
Si volge anche lui
appena, imitandole il gesto.
Nemmeno fossero
mocciosi.
Bisbetica,
snob e pergiunta falsa.
La tela del buio ormai
cala silenziosa, ad ogni passo, quei lumini sul selciato s'accendono come ogni
sera.
Un Neo Fastidioso,
quella piccola falena che lo tormenta di giorno in giorno, alla stessa ora.
Nemmeno se volesse
potrebbe mancare. Lo irrita, non c'è dubbio.
Ma, i
nei sono davvero tutti maligni?
Dunque, spero che il
primo capitolo sia piaciuto almeno un pochino, è solamente una piccola
introduzione alla storia. Si sono tutto scemo a proporvi questa roba [ Della
serie...Tu fai schifo e ti tirano le pietre XD].
Comunque, un piccolo
commentino per vedere se almeno è - gradita- poco poco
poco non mi farebbe schifo eh?
Piccino picciò? Piccino piccino piccino? [ La mazzetta è ancora qui]
Ok, me ne vado prima
di morire lapidato XD
Adieu.
Max