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Autore: Melanto    09/01/2008    11 recensioni
"...L’ho visto il modo in cui le labbra assumono quella piega sottile quando i nostri sguardi si incontrano, magari mentre sto parlando con le manager e mi giro, a sistemare proprio quei capelli che lui osserva con tanta insistenza, e per una fatalità catturo i suoi occhi coi miei. Giusto un attimo. Il tempo di veder cancellata l’ingenuità nelle sue iridi e cogliere un’attenzione da predatore in caccia che aspetta solo il momento giusto per veder abbassate le difese della preda. E balzarle alla gola..."
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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WARNING: questa storia è una shonen-ai, ovvero tratta di omosessualità maschile, se il genere non vi aggrada, chiudete la pagina. Ah, dimenticavo, questa storia è seriamente Baka: se ci tenete alla salute dei vostri neuroni… leggete pure! XDD non potrà far loro che bene! XDD

LA SINDROME DI JEKYLL E HYDE

A lui non piacciono i capelli lunghi, ma i ‘miei’ capelli lunghi.
E di questo, ormai, ne sono sicuro al cento per cento.
Non fa una piega con quelli di Wakashimazu o Sano, non li guarda come guarda i miei mentre vi faccio passare distrattamente le dita o quando li accarezzano le altre.
Per le mie amiche sono quasi un portafortuna o un modo che, col tempo, è divenuto quello più chiaro per farmi capire le loro intenzioni sulla serata.
Ma lui… non li ha mai toccati; ride quando Kumi me li tira per farmi un dispetto, li fissa quando li vede ondeggiare mentre corro sul campo, ma allungare una mano verso di loro o anche solo fingere di sfiorarli distrattamente… mai.
Crede forse che non mi sia accorto di nulla?
Che non ‘senta’ i suoi occhi addosso?
Anche quando mi allontano, in compagnia di chissà chi a fare chissà cosa, crede che non percepisca il modo in cui mi scorta fino a che non esco dal suo raggio visivo?
Oh, lo sa.
Lui lo sa.
E la cosa lo diverte.
L’ho visto il modo in cui le labbra assumono quella piega sottile quando i nostri sguardi si incontrano, magari mentre sto parlando con le manager e mi giro, a sistemare proprio quei capelli che lui osserva con tanta insistenza, e per una fatalità catturo i suoi occhi coi miei. Giusto un attimo. Il tempo di veder cancellata l’ingenuità nelle sue iridi e cogliere un’attenzione da predatore in caccia che aspetta solo il momento giusto per veder abbassate le difese della preda. E balzarle alla gola.
E quando avverto quello sguardo.
Quando gli vedo quello sguardo.
Ho paura.
Magari, se lo raccontassi, che so… ad Hajime o Teppei… mi prenderebbero per pazzo! Pazzo suonato, per giunta! Da rinchiudere in manicomio e buttare via la chiave, ma è la verità.
Gli vedo riflesso un desiderio così forte, da rimanerne schiacciato.
E mi spaventa.
Forse perché, non avevo mai creduto possibile che dalle sue iridi potesse trasparire un’emozione così intensa e determinata.
Dominante.
Ed io… ne sono terrorizzato, è vero, sento unghie invisibili graffiarmi la schiena in una maniera lenta e profonda, ma… continuo a sorridere, nel modo che a lui piace, e riprendo a toccarmi i capelli, sapendo che i suoi occhi continueranno a fissarmi con quella voglia animale di balzarmi addosso.
Forse sto giocando col fuoco.
Forse arriverò a bruciarmi.
Ma, forse… è proprio quello che voglio.

*****

«Ci vediamo domani, ragazzi.» esclamò Mamoru, facendo un rapido cenno con la mano e caricandosi, nel suo solito modo da macho, il borsone sulla spalla.
Quasi non attese risposta dai suoi compagni, lasciando spogliatoio e campo alla velocità della luce. Temeva di sentirsi dire: “Ehi, torniamo a casa insieme?” dall’unica persona con la quale non voleva restare da solo.
E probabilmente stava sbagliando a comportarsi così, ma la situazione negli ultimi due giorni era divenuta insostenibile. Quegli occhi e quello sguardo erano sempre su di lui e gli mettevano un’ansia terribile sotto la pelle.
Ormai erano mesi che aspettava che dalle occhiate passasse ai fatti – perché non era possibile che si fosse sognato tutto e avesse frainteso! – ed invece, Yuzo non aveva detto ‘A’.
Prima lo inchiodava sul posto con sguardi che sembravano dire: “Sesso. Ora.” E poi, con una non-chalance terrificante, lo vedeva parlare con Takasugi con il suo entusiasmo di sempre ed il sorriso gioviale. Lo sguardo da predatore: scomparso. Come se non fosse mai esistito. E la cosa stava diventando stressante.
Era arrivato addirittura ad aver paura di restare solo con lui. Terrorizzato dall’idea di non saper come affrontare la situazione, nel caso il portiere fosse venuto allo scoperto.
Oddio, era tutto… assurdo!
Fino a qualche mese prima nemmeno ci avrebbe mai pensato ad una cosa simile! Proprio lui, poi, etero fin nei calzini.
Però… l’idea di far colpo anche sugli uomini e soprattutto su Yuzo, che conosceva da anni, lo aveva divertito. I suoi occhi puntati addosso gli avevano indotto delle sconosciute, quanto piacevoli emozioni sotto la pelle. E alla fine ci aveva preso gusto a stuzzicarlo e provocarlo, a ricercare quello sguardo che era micidialmente magnetico. Per non parlare della sorpresa nello scoprire di quali particolari sfumature fossero fatti gli occhi del portiere e di come gli piacesse averle solo per sé.
Così, il gioco era andato avanti, insinuando tra loro una tensione sessuale crescente, senza però trovare uno sbocco. E, dalla sottile eccitazione, si era passati ad uno snervante controllo, che aveva finito col metterlo in ansia.
Come in quel momento, che era quasi ‘fuggito’ dagli spogliatoi.
Forse stavolta aveva tirato troppo la corda. In fondo, a lui piacevano le donne, perché si era intestardito a provocarlo in quel modo e a perpetrare quello stupido gioco?
Cosa voleva dimostrare?
Che poteva avere chiunque? Maschio o femmina che sia?
Ed invece, si era ritrovato improvvisamente a non essere lui quello che dettava le regole.
E forse, non era così vero che gli piacessero solo le donne…
Perché il modo in cui Yuzo lo guardava… gli piaceva eccome.
Ogni volta che incontravano i loro sguardi, l’eccitazione gli attraversava corpo come una scarica elettrica. Solo dopo, il timore prendeva il sopravvento e gli faceva ricercare una via di fuga.
Con uno sbuffo, smosse i capelli scuri, dando poi un rapido sguardo all’orologio; a breve sarebbe giunta l’ora di cena e si era già fatto buio, mentre le nuvole ricreavano un effetto opalescente nel cielo grigio di quell’Aprile ancora piuttosto freddo.
Decise di aumentare il passo, sperando che lui non cercasse di raggiungerlo per fargli compagnia, ma era già piuttosto lontano dal campo; ormai non correva più alcun pericolo.
Pericolo, poi. Forse stava esagerando. In fondo, erano di corporatura simile: se Yuzo avesse provato a… beh… a… insomma! A… fare qualcosa che non avrebbe dovuto, Mamoru era certo che sarebbe riuscito a fermarlo.
Ma… era quello che voleva? Fermarlo?
Forse, più della paura di essere sbattuto contro un muro, era il terrore che l’avrebbe lasciato fare?
«Ebbasta!» si rimproverò, spettinando ancora di più i capelli. Adesso doveva solo aumentare di nuovo il passo ed arrivare a casa prima che avesse cominciato a piovere, e lui era senza l’ombrello, ovviamente.
Poi, un fruscio alle sue spalle lo fece fermare.
Si volse.
Niente.
Doveva esserselo immaginato. In quei giorni, era divenuto piuttosto paranoico e restava sempre sull’attenti anche per un nonnulla.
Riprese a camminare, assumendo un piglio nervoso sul viso e tenendo le orecchie ben tese ad ogni possibile ru-…
Di nuovo?!
Sembravano passi. Affrettati, quasi in corsa.
Oddio! E se fosse stato Yuzo che cercava di raggiungerlo? Magari per chiedergli spiegazioni sul suo comportamento. E… parlando, parlando… sarebbero rimasti da soli… e… oddio! Sarebbe stata l’occasione giusta per… e lui non era psicologicamente preparato… e…
E senza nemmeno rendersene conto stava correndo come un pazzo in direzione del centro, senza voltarsi indietro nemmeno per un millesimo di secondo. Ma, per quanto andasse veloce, continuava a sentire quegli strani rumori dietro di sé, ed il cuore gli arrivò in gola, mentre l’aria sferzava il viso ed i capelli.
Nel momento in cui svoltava l’angolo di un’abitazione, si volse di un millimetro per vedere se lo avesse distanziato abbastanza, ed andò a sbattere contro qualcosa, perdendo l’equilibrio. Nello sbilanciarsi all’indietro, cercò di aggrapparsi a qualsiasi appiglio per non cadere e trovò solo quelle che sembrarono essere due braccia, che si artigliarono alle sue, evitando alle sue chiappe un incontro ravvicinato con il marciapiede.
Salvo per miracolo.
«Che diavolo stai facendo?»
Quella voce, che riconobbe all’istante, gli fece alzare lo sguardo verso colui che aveva appena parlato e al quale restava ancora attaccato in una esilarante posizione plastica da tangueiro in casché. L’affanno per la corsa, i capelli più spettinati del solito e gli occhi spalancati.
«Ciao… Yuzo!»
L’altro sorrise divertito «Ciao anche a te. Mi spieghi perché correvi senza guardare?!» aiutandolo ad acquisire nuovamente una postura eretta e stabile.
Il difensore si riavviò la folta capigliatura, osservando alle sue spalle «Ah… ecco, io…» poco dopo, una coppietta su un tandem sbucò dalla strada, continuando dritto, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
- Che imbecille! – si disse, alzando gli occhi al cielo.
«Ti seguiva qualcuno?» domandò ancora il portiere e lui si affrettò a scuotere il capo ed agitare animatamente le mani davanti a sé, mostrando un sorriso beota.
«Ma no! Ma no! Che dici!» cercando di non guardarlo negli occhi e cambiando argomento «E tu? Che ci fai da queste parti?!» - Soprattutto: come diamine hai fatto ad arrivare qui prima di me?! -.
«Devo comprare un regalo per mia sorella, domani è il suo compleanno.»
«Ah… tua sorella…»
Yuzo inarcò un sopracciglio «Sì, mia sorella. Quella che è in classe con Kumi, con i capelli lunghi e alla quale non ti devi avvicinare, te la ricordi?»
Mamoru arrossì, incrociando le braccia al petto «Certo che me la ricordo! Sono due anni che mi dici di starle alla larga!» ed il portiere rise, dandogli una pacca sulla spalla.
«Eddai! Non essere permaloso! Sono pur sempre suo fratello maggiore: devo preservarla dai ‘malintenzionati’!»
«Mh.»
«Senti, perché non mi fai compagnia? Tanto il negozio è qui vicino, ti va?»
Eccolo! Accidenti! Proprio quello che stava cercando di evitare in quei giorni!
Invece di scappare, era caduto dalla padella nella brace.
Si guardò un po’ intorno, titubante e lanciando poi una rapida occhiata a Yuzo, che sorrideva tranquillo; nei suoi occhi nessuna traccia del “Ti impalo al primo angolo buio!” ed evitarlo in eterno non sarebbe servito a molto, tranne a creare ulteriori complicazioni. E poi… erano in centro, in un negozio pieno di gente… non gli sarebbe mai balzato addosso.
«Va bene, ti accompagno.» si decise a capitolare «Fammi strada.» e cominciarono ad incamminarsi, l’uno di fianco all’altro, per le vie cittadine piene di traffico, a quell’ora, e di gente che si intrufolava in qualche negozio dopo l’orario di ufficio per comprare questo o quell’oggetto. Supermercati inavvicinabili e tante ragazzine in divisa scolastica che passeggiavano in comitive ultra-rumorose.
Durante il tragitto, parlarono per lo più di calcio, o meglio, parlava Yuzo e lui si limitava a rispondere con un ‘sì’, un ‘no’ o un ‘mh’. A dire il vero, era troppo impegnato a lanciargli rapide occhiate in tralice, per vedere se non passasse da Dott. Jekyll a Mr. Hide, per stare a sentire i suoi discorsi ed anche il portiere se ne accorse.
«Sei sicuro di sentirti bene? Oggi non mi sembri particolarmente in forma. Anche in campo.»
Lui agitò una mano «Ma va! Sto benissimo!» - Bella scoperta, Predator! Mi spieghi come facevo a restare concentrato se avevo i tuoi occhi tatuati sulle mie chiappe?! Non credere che non me ne sia accorto! -.
Yuzo valutò la sua risposta, stringendosi poi nelle spalle, non molto convinto «Come vuoi, se lo dici tu.» poi gli toccò il braccio, facendolo quasi sussultare per il solo contatto, indicandogli un negozio dalla vistosa insegna colorata di rosa e cuoricini «Ecco, siamo arrivati!»
Mamoru osservò l’entrata dove un graziosa signorina, con indosso una divisa dalla tinta evidenziatore che era un flash per gli occhi, sorrideva in attesa di vederli varcare la soglia.
«Ma… che cos’è?!» domandò in un misto tra lo schifato e l’incredulo.
«Un negozio, forse?» fece eco l’altro, incrociando le braccia al petto.
«E tu… vorresti comprarle un regalo… qui dentro?! Da Barbielandia?!»
Yuzo cominciò a ridere, scuotendo il capo «Prima di tutto, non è Barbielandia. Seconda cosa: mia sorella sta per compiere sedici anni, dove sarei dovuto andare, secondo te?! In un sexy-shop?!»
L’altro non si scompose «Beh, sai come sono le ragazze di oggi…» per poi inquadrare il suo sguardo da fratello-maggiore-che-sta-per-tagliarti-il-prepuzio e si sforzò di sorridere «Ma dai! Stavo scherzando!»
Ed il portiere mise a cuccia il mastino che c’era in lui, per assumere nuovamente la sua aria allegra «Allora? Entriamo?»
A Mamoru non rimase altro che annuire e varcare la soglia rosa shocking di quel negozio.
«Benvenuti da Girls!, e buoni acquisti.» salutò la signorina con un inchino ed il difensore dovette guardare altrove per non rimanere abbagliato dal colore terribilmente sgargiante del suo vestito.
«Oddio, quando uscirò di qui, vedrò tutto rosa!» strappando una risata anche al portiere che cominciò a gironzolare per i reparti alla ricerca di qualcosa di carino per la sorella, quando gli mostrò una borsa a tracolla. «Che ne dici?»
E l’altro assunse un’espressione di puro orrore «No! Hello Kazza, no!»
«Sappi che mia sorella stravede per Hello Kitty.»
Mamoru si portò una mano al petto in maniera teatrale «Cielo, uno scompenso.» con Yuzo che continuava a ridere.
«Ad ogni modo, sarebbe troppo ‘pucciosa’ anche per lei. Vieni con me.» e gli fece segno di seguirlo, passando tra ragazzette urlanti davanti ai svariati ninnoli orrendi e che lanciavano loro delle occhiatine incuriosite. Era piuttosto raro vedere dei ragazzi, soprattutto se carini e sportivi come loro due, aggirarsi in quel genere di negozi.
Mamoru cercò di non rabbrividire a quella Fiera del Kawaii e seguì il portiere senza fiatare fino a che non gli vide superare una tenda di raso nero, che separava le due sezioni del locale.
Il difensore la guardò, inarcando un sopracciglio con sospetto: che razza di mostri ci sarebbero stati dall’altra parte?! Enormi pupazzoni di peluche?!
Roteò gli occhi, decidendosi ad entrare e rimase inchiodato oltre la tenda. La bocca spalancata e gli occhi sbarrati.
«Oh. Mio. Dio.» disse con una lentezza estrema, sezionando l’intera immagine davanti a lui.
«Che c’è?» domandò Yuzo con perplessità.
«Non dirmelo.»
«Che cosa?»
«Oh, no.»
« “Oh, no” che?»
«Tua… sorella è… una… g… g… g…» gli venivano i brividi solo a pronunciarlo e fu il portiere a concludere per lui, con un sospiro rassegnato.
«Sì, è una Gothic Lolita
«Ahhhh! L’hai detto!»
«Mamoru! La vuoi finire di fare l’idiota?! Ci stanno guardando tutti! Se non stai attento a quello che dici, finisce che ci linciano!»
Ed il giovane si tappò subito la bocca, trovandosi inquadrato da decine di occhi minacciosi. Poi seguì il portiere tra i vari reparti sovrabbondanti di pizzi e merlettini, abbassando il tono «Ma… non le dici niente del modo in cui si confeziona?!»
Yuzo si strinse nelle spalle, per la seconda volta «Crisi adolescenziale, le passerà.»
«Contento tu… siete sicuri di essere fratelli?!» e l’altro rise, pescando qualcosa che sembrò rispondere a quello che stava cercando.
«Questo direi che va benissimo!» mostrandogli un set composto da: cerchietto, collarino e polsini tutti in merlettino candido e fibbiette in raso nero, con dei pendagli in argento. «Mi aveva accennato al fatto che volesse comprarsi dei nuovi accessori. Che ne pensi?»
«Oddio. Sto per vomitare.» fu il commento di Mamoru
E l’altro scherzò «Direi che ti piacciono!» prendendolo in giro ed andando a pagare al banco dove delle commesse, in tema col negozio, lo servirono rapidamente.
Per tutto il tempo, Izawa lo aveva osservato in ogni suo atteggiamento o movimento, per cercare di cogliere anche la minima variazione di espressione, il repentino comparire di quella sfumatura perversa nei suoi occhi, ma nulla. Di Mr. Hyde nemmeno l’ombra. Meglio così, sarebbe rimasto in compagnia del più mite Dott. Jekyll.
«Ok, possiamo andare.» Yuzo lo raggiunse, stringendo la busta con il regalo.
«Grazie a Dio.» sospirò il difensore, lasciando a passo spedito quell’antro kitsch e ritornando nella sezione rosa fashion, prima di riuscire a raggiungere l’uscita da quel luogo osceno in cui non avrebbe mai più messo piede! Poco, ma sicuro!
«Tornate a trovarci!» salutò la signorina alla porta.
«Non in questa vita!» masticò Mamoru, guadagnando finalmente l’esterno. Ma non fece nemmeno in tempo a gioirne, che venne accolto da uno scrosciare di pioggia. «Ma che diavolo?!» esclamò, sentendo le gocce che in centinaia lo colpirono all’unisono.
«Oh, si è messo a piovere.» notò Yuzo, alzando un braccio nel modesto tentativo di ripararsi, ma la pioggia era così intensa, che il suo gesto si rivelò totalmente inutile.
Mentre restava ancora immobile a guardarsi intorno, Mamoru si sentì afferrare per un braccio, volgendosi al portiere «La pensilina dell’autobus è l’unico riparo disponibile, a meno che tu non voglia rientrare da Barbielandia!» ma l’altro stava già correndo verso la fermata del bus.
«Manco morto!» gridò, attraversando la strada senza nemmeno guardare, seguito a ruota dal suo compagno di squadra che se la rideva alle sue spalle.
Rapidamente, si infilarono sotto la pensilina, mollando i borsoni al suolo e dandosi una decisa scrollata per far cadere le gocce d’acqua dagli abiti. «Accidenti! Si è messo a diluviare in meno di un secondo!» Borbottò Mamoru, sedendosi sulla panchina ed appoggiandosi con le spalle alla struttura del gabbiotto. Si passò le dita tra i capelli per valutare quanto fossero bagnati ed ammiccò «Non sono fradici, ma ci sarebbe voluto poco.» smuovendoli poi alle sue spalle e tornando a guardare la strada e la pioggia che veniva giù.
«A proposito…»
Ed avvertì delle dita, non sue, insinuarsi tra i crini in maniera suadente.
Ed il tono che aveva usato aveva una sfumatura… diversa dal solito. Più bassa.
Sbarrò gli occhi, girandosi di scatto verso Yuzo: lo sguardo del predatore nelle iridi scure, ed averle ad una distanza così ravvicinata gli gelò il sangue nelle vene per un millesimo di secondo, prima che si liquefacesse e prendesse fuoco con violenza.
Era con Mr. Hyde, ora.
«Sì?…» si sforzò a dire, appiattendosi di più contro la struttura e ritrovandosi in una posizione di netto svantaggio; in trappola. Il respiro improvvisamente pesante. – Oddio! Qui?! Ora?! – pensò in preda al panico e sezionando l’intorno con la coda dell’occhio. Con spavento si accorse che nessuno avrebbe potuto vederli: il vetro del gabbiotto era oscurato dai cartelloni pubblicitari attaccati su di esso e davanti c’erano solo le macchine che passavano rapidamente, ma non avrebbero mai fatto caso a loro due.
Lentamente, osservò il suo viso farsi più vicino, mentre continuava a stringere, tra le dita, una ciocca di capelli ed aveva un modo talmente sensuale di toccarli, che l’eccitazione gli mandò dei chiari, quanto inequivocabili segnali.
«…credo di non averti mai detto che hai davvero dei bei capelli.»
«Gra… grazie…»
Un altro centimetro in più e l’avrebbe allontanato.
Sì, certo!
Perché a lui piacevano le donne.
«Posso farti una domanda?»
Solo…
Le…
Donne…
I centimetri divennero due, poi tre… e Yuzo si portò quei capelli al viso, inspirandone il profumo misto alla pioggia. Il fiato a solleticare la guancia del difensore.
Mamoru socchiuse lentamente gli occhi, desiderando che quella bestia affamata, che c’era nel portiere, lo divorasse all’istante, proprio lì, sotto quella fermata del bus.
«Sì… dimmi…» sussurrò.
Forse, le donne non gli piacevano così tanto come credeva, mentre un leggero sorriso gli tese il labbro.
Ancora un secondo di silenzio… di sicuro gli avrebbe chiesto qualcosa di terribilmente osceno, di puramente perverso e lui gli avrebbe risposto che avrebbe potuto fargli questo e altro!
Che era una sua proprietà, che… che…
«Che shampoo usi?!»
Sì! Che shampoo usava!
E che-…
«Che?!» sbottò incredulo, riaprendo gli occhi di scatto e trovandolo sorridente: di Mr. Hyde nemmeno l’ombra più misera. Solo il candido ed innocente sguardo da Dott. Jekyll. Mentre il suo doveva essere quello di un vero deficiente.
«Shampoo?!» fece eco ancora una volta e Yuzo annuì con convinzione, incrociando le braccia al petto ed assumendo un piglio pensieroso.
«Sai, mi ero sempre dimenticato di chiedertelo! Mia sorella è una fissata per la cura dei capelli che devono essere morbidi, senza doppie punte e blabla. Poi ha visto i tuoi ed erano mesi che mi assillava per chiederti che prodotti usassi!» sorrise, stringendosi nelle spalle «Ma mi sono ricordato solo adesso!»
«Shampoo…» Mamoru era incredulo.
Non era possibile che… che avesse frainteso esattamente… TUTTO! Che Yuzo non lo aveva mai guardato come se avesse voluto farci sesso per 24h consecutive, che non esisteva quella sua versione da ‘Mr. Hyde’ ma era sempre stato lo stesso.
Che… il vero perverso con la voglia di essere saltato addosso era solo LUI!
Con piglio offeso, incrociò rapidamente le braccia al petto, girando lo sguardo altrove ed assumendo una postura più composta. – Sono un maledetto imbecille! -.
«Non lo so che shampoo uso! Uno normale.»
L’altro parve crucciarsi per la risposta «Oh, capisco.» e fece spallucce «Va beh, pazienza. Sappi solo che mia sorella invidierà a morte i tuoi capelli!»
«Mh.» si limitò a grugnire.
Il portiere si alzò in piedi, sgranchendosi le gambe «Ehi! Ha anche smesso di piovere! Ti conviene correre fino a casa prima che ricominci…» per poi indicare il fondo della strada «…io prenderò l’autobus, sta arrivando ora.»
Mamoru non se lo fece ripetere, alzandosi immediatamente ed afferrando il borsone, senza nascondere un certo fastidio «Ok, ci vediamo domani.» lo salutò sbrigativo, quando l’altro aggiunse.
«Che farai di bello stasera?»
E, a quella domanda, il difensore si ricordò di avere un impegno. Beh, meglio così, avrebbe scaricato in un’altra maniera le sue dannate pulsioni!
«Ora che mi ci fai pensare, ho un appuntamento.»
«Ah, sì? E con chi?»
Mamoru si strinse nelle spalle «Non la conosci.»
«Capisco…»
Ed il difensore fece per superarlo, quando avvertì delle dita farsi spazio nei suoi capelli, per afferrare rapidamente una ciocca, e sentirsi tirare all’indietro. Un respiro caldo all’orecchio e delle labbra a sfiorarne il lobo.
«Fai il bravo.»
Con quello stesso tono basso che aveva usato prima. Un misto tra un comando ed un consiglio.
Mamoru sussultò per un momento, mente fuoco liquido scivolava nuovamente attraverso le sue vene.
«S-sì…» disse solo, quasi senza accorgersene e l’altro lasciò la presa un attimo prima che il bus si fermasse davanti a loro.
«A domani.» salutò Yuzo, salendo sul mezzo, mentre lui rimase lì, come inchiodato al marciapiede. Mosse rapidamente lo sguardo incredulo alla vettura, trovando i suoi occhi da predatore a tenerlo sotto controllo, ed un sorriso divertito.
Sorrise anche Mamoru, dopo l’attimo di sorpresa iniziale.
No, non aveva avuto un’allucinazione. Non aveva frainteso: Yuzo aveva solo voluto rendergli tutte le provocazioni di cui era stato oggetto, aiutandolo, implicitamente, a fargli fare un po’ di chiarezza su quello che desiderava davvero.
Ed ora, infatti, era tutto chiaro: voleva farsi sbattere al muro dal suo Mr. Hyde.

- FINE -

NOTA 1: si ringrazia il padre delle mia coinquilina che ha coniato il termine “Hello Kazza”! XDDD

NOTA 2: spero che le Gothic Lolita che leggeranno questa fic non se la prenderanno a male! XDD Suvvia, si scherza!

   
 
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