Dear
penfriend…
Cara
Selena,
Ho provato a scrivere qualsiasi tipo di fic per questo giorno speciale.
Ho steso raccolte, ho provato sonf-fic, ho tracciato long e ideato
drabble… Ma
niente di tutto questo mi andava bene.
C’era sempre qualcosa che non mi convinceva.
Alla fine, ho deciso di scriverti questo.
In fondo la realtà, è sempre
l’espediente migliore <3
Buon compleanno Selly-chan!
Abbiamo avuto modo di
parlare e discutere spesso, in classe e in famiglia, sugli apparecchi
elettronici, in particolare i computer e la navigazione su Internet,
sul tempo
che gli adolescenti dedicano a quelle attività e soprattutto
al modo in cui i
ragazzi vi si applicano. E’ risaputo infatti che è
molto facile trovare un
ragazzo incollato allo schermo di un pc per giocare o per
“parlare” con amici
sui social network.
Ebbene, a
questo proposito, vorrei raccontare la mia esperienza personale, al
fine di esporre la mia opinione a riguardo.
In una calda notte
estiva dell’anno scorso, ho conosciuto una ragazza della mia
età, appunto massaggiando
su un sito Internet; il primo approccio è stato facile e
molto simpatico. Si
scherzava e si rideva su libri e programmi tivù conosciuti e
seguiti. Con il
passare del tempo abbiamo instaurato fra noi un ottimo legame,
nonché una
stupenda amicizia; a casa o in spiaggia, al fresco o sotto il sole,
sera o
mattina che fosse trovavamo sempre il tempo e il modo per sentirci,
raccontarci
le nostre giornate, e, perché no, anche scherzare e ridere
serenamente.
La fine delle
vacanze estive non ha comportato difficoltà o cambiamenti di
rilevante importanza; fra lezioni, compiti e uscite con gli amici, non
si può
negare che trovare il tempo per il computer fosse più
difficile, ma noi non ci
siamo benché minimamente scoraggiate. In qualche modo, siamo
riuscite a
mantenere i contatti e la nostra amicizia si è consolidata
se possibile ancora
di più. Gli argomenti di discussione sono cambiati, certo,
ma noi siamo rimaste
quelle ragazze semplici e un po’ buffe che si erano
conosciute l’estate ormai
passata; c’è stato poi un periodo in cui sono
stata davvero in difficoltà.
Mi sentivo
terribilmente triste ed amareggiata, e difficilmente traevo
serenità
dalle persone che cercavano di consolarmi.
Con lei no.
Con lei è stato tutto diverso.
Inizialmente,
avevo persino deciso di fingere che non fosse successo nulla, di
nascondere il mio senso di oppressione dietro quello schermo del pc che
ci
separava. Ma ormai ci conoscevamo troppo bene, e non riuscii a
mantenere a
lungo il silenzio e l’indifferenza.
Parlando con
lei di quello che era successo, solo lo scrivere a quella ragazza,
mi fece sentire subito meglio.
Da quel
momento la mia amica, ogni giorno voleva avere mie notizie, esigeva
sapere come mi sentivo e cosa mi era successo… Senza mai
perdere occasione per
confortarmi, per assicurarmi che lei c’era, sempre, e che mi
voleva bene. “Il
mio angioletto custode”, così la definivo; e avevo
ragione ad essere convinta
che fosse così.
In quelle
settimane, mi resi conto di come la sua presenza, i suoi messaggi, le
sue battute fossero ormai importantissimi per me; mi commossi pensando
che
c’era una ragazza che, anche se fisicamente lontana,
rivolgeva ogni tanto un
pensiero a me… A come ormai mi fossi affezionata a
quest’amica di cui non avevo
mai visto il volto né sentito la voce.
Quando questo
periodo faticosamente per me, finì, mi resi conto di avere
una
voglia matta di incontrare questa ragazza, di abbracciarla e di dirle
“Grazie”.
Da qui,
è nata l’idea del nostro incontro “di
persona”.
Fosse stato
per noi, ci saremmo date appuntamento anche l’indomani, in un
posto
qualunque dell’Italia, ma non avevamo fatto i conti con la
questione
“genitori”; spinte dal desiderio comune di
incontrarci, parlammo loro il prima
possibile. Stupendamente, da entrambe le parti non ebbero niente in
contrario,
l’unica pecca del discorso fu la data: era Gennaio quando
affrontammo il
discorso in famiglia, e la data dell’incontro venne fissata
per Aprile, più precisamente
il venticinque.
I mesi
d’attesa furono lunghi, lunghissimi, ma noi fiduciose
aspettammo con
trepidazione l’arrivo della primavera. Primavera che
finalmente si manifestò
con le sue giornate soleggiate e lo sbocciare dei fiori nei campi.
Da tempo ormai
facevamo il “conto alla rovescia”, ma il mese
d’Aprile fu in
assoluto il più lungo e difficile da sopportare. Modi per
riconoscerci ne
avevamo tirati fuori di tutti i tipi, ma alla fine furono i nostri
genitori a
decidere per noi; tramite i nostri messaggi sul sito, si scambiarono i
numeri
di telefono, e così tutti gli esilaranti e fantasmagorici
espedienti che
avevamo immaginato non presero forma. La sera prima, non riuscendo ad
addormentarmi, lanciavo in continuo occhiate all’orologio,
sperando forse di
mandare avanti quelle lancette e far sorgere finalmente il sole.
L’indomani,
partimmo molto presto poiché avevamo scelto come luogo
d’incontro
la città di Bologna; il viaggio fu pressoché
breve… O almeno per me. Mi pareva
di volare, in autostrada, e appena salita in macchina avrei
già voluto essere
arrivata.
E poi, come si
dice… Non ci sono state parole.
Appena
arrivate sotto le Due Torri bolognesi, ci siamo riconosciute subito.
Senza esserci
mai descritte o viste in fotografia, è stato qualcosa di
forte,
un’emozione intensa e bellissima, che mi ha fatto dirigere
proprio verso quella
ragazza e non chiunque altro in quella piazza.
Appena ci
siamo viste, siamo rimaste abbracciate per un tempo interminabile e
dolcissimo; entrambe avevamo le lacrime agli occhi, e sorridevamo
entusiaste.
Dopodiché,
abbiamo visitato la città, piazze, musei, il parco dove
abbiamo
pranzato insieme, le due torri simbolo della
città… Ma, sinceramente, mi
sarebbe molto difficile raccontare precisamente quello che abbiamo
visto.
Io e lei.
C’eravamo solo noi in quella città, o almeno
così ci è sembrato.
I nostri
genitori erano sempre con noi, ma ci lasciarono libere di
chiacchierare e ridere serenamente, senza fare troppe storie. Ci siamo
anche
comprate una collana di cui abbiamo diviso i ciondoli; è
stata un’esperienza
bellissima, che non scorderò mai.
La giornata
è volata, o almeno così è parso;
quelle lancette che fino al giorno
prima sembravano girare appositamente sempre più lente, in
quel frangente
schizzavano come impazzite, e noi non potevamo far altro che cogliere
l’attimo,
gustandone insieme la semplicità e dolcezza.
Se
l’incontro è stato tanto istintivo e pieno di
meraviglia, la separazione
infine è stata sofferta a lungo.
E come
biasimarci infondo?
Dopo tutto
quel tempo di attesa, un giorno è passato davvero troppo in
fretta.
Lei non
più di tanto, ma io avevo molta strada da fare prima di
tornare a casa,
e così alla fin fine non c’è stato
niente da obbiettare.
Devo ammettere
che ci siamo salutate in maniera molto, molto frivola; un
abbraccio e un “Ci sentiamo presto!”, un
po’ come si salutano i compagni a fine
mattinata scolastica.
Ma noi ragazzi
siamo così, e la lontananza personalmente non mi ha mai
spaventato. Quest’estate ci rivedremo, ne sono sicura;
è un’amica davvero speciale,
e io ci voglio un mondo di bene.
Tutto questo racconto
per dire cosa, in sostanza?
Che io sono
contentissima di passare parte del mio tempo davanti allo schermo
di un pc; perché proprio grazie a questa comunicazione a
distanza ho incontrato
una ragazza con i miei stessi interessi, sensibile e dolce, che mi
capisce e
che ha saputo starmi accanto proprio e soprattutto nel momento del
bisogno,
un’amica che altrimenti non avrei mai incontrato,
forse… Chissà.
Ma non
è stata l’unica; ormai sono un gruppo di ragazze,
tutte conosciute su
questo sito e che abitano in diverse città
d’Italia, che mi hanno aiutata a
crescere e a cui sono molto affezionata.
Ci accomuna la
passione per la scrittura e la lettura… E io le
incontrerò
tutte!
Basta avere un
po’ di pazienza, tanta forza di volontà, una buona
dose di
ottimismo e… un pizzico d’immaginazione.