Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Ricorda la storia  |      
Autore: xlittlerevenge    26/06/2013    3 recensioni
"-Kevin- sentii Danielle chiamarmi dalla nostra stanza. Mi precipitai da lei pregando qualsiasi divinità che non avesse altre strane voglie.
L’ultima volta ci era toccato litigare per della Sambuca. Lei solitamente non beve nemmeno della birra e voleva un liquore.
”Ti prego, Kevin, voglio della Sambuca, è tanto dolce.” mi aveva ripetuto per l’ennesima volta con il suo fare persuasivo.
”Ma non puoi bere della Sambuca, sei impazzita?”
”Voglio qualcosa di dolce da bere.”
”Del cioccolato fuso, più dolce di quello muori.”
Avevamo continuato così a lungo, fino a quando si era convinta e le avevo portato del cioccolato, come promesso."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Frankie Jonas, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Kevin, torna a casa, è importante.» Un messaggio strano, ben coinciso, che non lasciava intuire niente, ma che mi riempiva di preoccupazioni.
Danielle era sola a casa ed io ero con i miei fratelli in studio di registrazione, presi dal lavoro.
-Ragazzi, perdonatemi, devo andare.- dissi prendendo i fogli con gli ultimi appunti e riponendoli nella cartellina azzurra. Joe e Nick mi guardarono straniti.
-Kevin, non puoi andar via così. Abbiamo appena iniziato, ci manca un sacco di lavoro, non possiamo prendere le decisioni in due, non funziona così e abbiamo delle scadenze.- Disse Joe, con aria di rimprovero.
Anche se nessuno ci scommetterebbe su, Joe è sempre stato il più serio durante il lavoro, principalmente il più puntuale nel rispettare i vari appuntamenti.
-Lo so, Joe, ma questa volta vi lascio campo libero nelle decisioni. Fate quello che vi pare, giuro, a me sta bene tutto, ma devo andare.- dissi insistente, mettendomi in piedi e guardando fissi i miei fratelli, aspettando che mi facessero, in qualche modo, segno di andare via. Speravo che mi avrebbero lasciato andare senza troppe ramanzine.
-Ma si può sapere perché hai tutta questa fretta, Kevin?- continuò a protestare Joe.
-Danielle mi ha scritto, ha bisogno di me e sono preoccupato.- continuai. Lei non mi scrive o disturba mai mentre sto lavorando con i miei fratelli, sa che a loro dà fastidio.
Joe guardò Nick, aspettando che dicesse qualcosa, mentre il riccio era intento a leggere un documento riguardante la nostra prossima apparizione in tv.
-Ma vuoi dirgli qualcosa, Nick? Perché devo fare sempre il guastafeste della situazione?- questa frase fu preceduta da una gomitata sul braccio del fratello minore, che si degnò di alzare la testa e di prestare attenzione.
Nick, con la sua solita serietà, guardò Joe in attesa di altre domande o affermazioni e fu subito accontentato:
-Allora, Nick?-
-Sai cosa mi chiedo Joe? Perché ti illudi di passare solo per il pignolo? Tu lo sei. Lascialo andare, possiamo benissimo vedercela io e te, da soli. Danielle è discreta, non gli avrebbe scritto se non fosse importante.- poi rivolse i suoi occhi scuri verso di me, mentre Joe era incredulo per le sue parole.
-Kevin, va da Danielle e facci sapere il prima possibile cosa succede, non voglio preoccuparmi.- Mi rivolse un sorriso, fece lo stesso con Joe, seduto accanto a lui e tornò a lavoro.
-Io l’ho sempre detto che sei il mio fratellino preferito.- Guardai Joe e lui mi congedò con un falso sorriso: aveva perso la partita e lui odiava perdere.
-Vi faccio sapere, voi lavorate e non litigate troppo. Nick, se Joe prova a picchiarti, sai dove cercarmi.- dissi serio, indicando Joe, che mi guardava accigliato.
-Devi rimanere ancora per molto? Vuoi andare? Da' un bacio a Danielle da parte mia.- disse ed io colsi l’occasione e misi piede fuori dallo studio pronto per andare a casa.
 
 
-Amore, sono a casa, scusa il ritardo, ma Joe ha fatto troppi problemi, sai com’è fatto. Comunque ti salutano entrambi.- Dissi tutto questo ad alta voce, aspettando una sua risposta mentre mettevo nel mio studio la cartellina. Non ricevetti risposta e mi recai nella nostra camera per vedere se fosse lì.
-Danielle?- chiesi, ma non ricevetti risposta.
Doveva necessariamente essere in casa, la porta non era chiusa a chiave e l’allarme non era inserito.
La cucina. Pensai, era sicuramente in cucina.
Infatti la trovai lì, seduta, che rigirava fra le mani una penna bianca e il suo sguardo non mi piaceva.
-Va tutto bene?- dissi. Sicuramente era persa nei suoi pensieri, perché appena sentì la mia voce scrollò il capo e mi guardò, lasciando quella stana penna sul nostro tavolo in vetro.
Mi sorrise, si alzò e con un gran sorriso corse ad abbracciarmi.
-Devo dirti una cosa, Kevin, e in situazioni del genere dovrebbero essere tutti felici, mentre io, invece, sono preoccupata.- disse mettendosi seduta sul divano.
Io la imitai. -Giuro che mi stai spaventando, puoi parlare senza troppi giri di parole?- Sapeva che odiavo preoccuparmi e che tendevo ad innervosirmi in quei casi.
-Sono incinta, Kevin.- disse fredda, senza lasciar trasparire il minimo delle emozioni.
-Ne sei sicura?- dissi prendendole la mano.
Lei indicò l’affare bianco sul tavolo con la mano libera. - Ho fatto il test tre volte, risultavano ogni volta positivi e quei cosi non sbagliano mai. So che avevamo intenzione di aspettare ancora un po’ per costruire una famiglia, ma è capitato e ora non so cosa fare.- disse quelle frasi guardandomi intensamente. Dio, quanto amavo il suo sguardo.
Accennai un sorriso. -È la miglior cosa che ci potesse capitare. Io credo di sapere cosa fare: si aspettano nove mesi, no? Mentre tu ingrassi come una balena e mangi come se non ci fosse un domani. Avrai un sacco di voglie, io diventerò pazzo perché mi chiederai delle fragole in pieno inverno e io non saprò dove andarle a cercare. Ora dobbiamo decidere il nome, o meglio, dobbiamo scoprire il sesso e dobbiamo iniziare a comprare il necessario e dobbiamo prenotare le varie visite.- mi fermai quando la sentii ridere di gusto -Che fai? Ridi? Abbiamo un sacco di roba da fare!-
Lei mise le sue mani sulle mie guance e mi avvicinò a se per baciarmi.
-Stai farneticando, Kevin, troppo. Credo sia ancora presto per tutte queste decisioni e ho colto il segno. Lo teniamo.- disse poggiando la sua testa sulle mie gambe.
-Avevi qualche dubbio? Ovvio che lo avremmo tenuto. Posso correre a dirlo ai ragazzi?- Chiamavo così i miei fratelli.
-Certo. Corri a chiamarli, su, ne saranno felici.-
Presi il cellulare dalla mia tasca e chiamai Joe; aveva sicuramente il cellulare a portata di mano. L’apparecchio squillò per qualche istante e poi lo sentii. -Kevin, allora? Cosa succede?-
Aspettai qualche istante prima di rispondere. Dovevo trovare la parole giuste, ma riuscii semplicemente a dire sorridendo:
-Joe, Nick, io e Danielle siamo lieti di annunciarvi che siamo incinti.-

 
 
 
-Kevin- sentii Danielle chiamarmi dalla nostra stanza. Mi precipitai da lei pregando qualsiasi divinità che non avesse altre strane voglie.
L’ultima volta ci era toccato litigare per della Sambuca. Lei solitamente non beve nemmeno della birra e voleva un liquore.
”Ti prego, Kevin, voglio della Sambuca, è tanto dolce.”  mi aveva ripetuto per l’ennesima volta con il suo fare persuasivo.
”Ma non puoi bere della Sambuca, sei impazzita?”
”Voglio qualcosa di dolce da bere.”
”Del cioccolato fuso, più dolce di quello muori.”

Avevamo continuato così a lungo, fino a quando si era convinta e le avevo portato del cioccolato, come promesso.
Tranne quella volta, non ero impazzito troppo durante quei pochi mesi di gravidanza. Magari il peggio non era ancora arrivato, ma io non me la passavo certamente male.
-Allora, dolcezza? Voglia di qualcosa? Devo ripeterti il discorsetto sulla Sambuca? Non è questo il momento, Danielle, e puoi aspettare.-
Ridacchiò, poggiò il libro che stava leggendo sul comodino in legno e si tirò su, poggiando la schiena alla spalliera del letto.
-Stai lavorando?- chiese; non facevo altro da quando avevo avuto la felice notizia. Ero riuscito a convincere i miei fratelli a lavorare più del dovuto in questo periodo di “attesa” ed ero riuscito a convincerli. Avrei voluto un po’ di tregua almeno i primi mesi, ci sarei voluto essere e avrei fatto felice Danielle. Nick e Joe mi accontentarono, lavorando sodo e a volte anche più di me. Quando avevo detto loro della gravidanza, erano quasi più emozionati di me. Avevo sentito Nick in lontananza urlare un “Oddio, davvero? Sono zio? Il nome lo decido io, vi avverto. Oh, porca miseria, sono zio.” Sono sicuro che appena chiusa la chiamata si fossero messi a fare un trenino nella sala di registrazione e che si fossero catapultati dai nostri genitori per dar loro la felice notizia. Esattamente: non siamo stati io e Danielle ad avvisare i miei, ma Joe.
Per quello che raccontava mamma, avevano litigato lungo il vialetto adiacente a casa per decidere chi dovesse parlare; pare che Joe avesse ricattato Nick e che così fosse riuscito ad ottenere parola.
Chiamati i miei, i festeggiamenti erano già iniziati.
Un maschietto in casa Jonas, l’ennesimo, che dire? La nostra maledizione, ma eravamo felici, troppo.
Frankie? Da quel giorno si era recato a casa tutti i giorni, appena usciva da scuola. Chiedeva di Danielle, spesso usava i suoi risparmi per portarle qualcosa e restava a pranzo con noi.
-Sì, sono nello studio che lavoro, ma stacco tranquillamente, amore.- mi fece cenno di sedersi accanto a lei, sulla coperta bianca ricamata.
-Devo parlarti di una cosa seria, Kevin.- Sapeva che odiavo aspettare e preoccuparmi ed io sapevo che avrebbe sputato subito il rospo. Io mi limitai ad annuire.
-Devo dirti una cosa importante, non odiarmi dopo, però, ti prego.- In quel momento definirmi preoccupato non aveva senso, ero più che preoccupato.
-Tu sai perfettamente che non ho un bel rapporto con mio padre. Non c’è mai stato modo, in realtà, non che io ne fossi contenta, lo sai. Mi sono sentita sola e sentivo la mancanza del suo affetto. Ogni giorno, ogni sera avrei voluto poter raccontare a qualcuno di quanto sarebbe stato bello andare da qualche parte con lui e condividere qualche passione con lui. Non potevo, sarebbero state bugie. Non gli dò colpe, doveva mantenere la nostra famiglia, ma avrei preferito fosse più presente. Questo non vorrei accadesse, anche ora. Vorrei seriamente che abbia un punto di riferimento, e devi essere tu. Amo il tuo lavoro più di qualsiasi altra cosa al mondo, ne sei fiero e io sono fiera di te. Con i tuoi fratelli, quando sali su quel palco, sembri più affiatato che con me. La vostra passione è splendida e conosco perfettamente l’amore per le tue fan, ma non so se questo vada bene. Passano anche mesi e mesi quando sei in tour.- La ascoltavo, ma già sapevo dove sarebbe andata a finire questa conversazione.
-Dove vorresti arrivare Danielle?-
-Vorrei…- La fermai. Non avrei mai voluto ascoltare quelle parole.
-Abbiamo appena ricominciato a fare musica.-
-Kevin, vorrei che il bambino fosse felice. Voglio che tu sia presente e sai anche tu che è la cosa migliore da fare. Kevin, abbandona i tuoi progetti lavorativi, ti prego. Magari non per sempre, non te lo chiederei mai, altri quattro anni senza il tuo più grande amore? Ce la faresti?-
Sapevo distinguere cosa era giusto da fare, da ciò che volevo fare. La risposta la conoscevamo entrambi: Io non avrei resistito.



Salve gente,
sono mancata? Sì, lo so, sono mancata a tutti :3
Non ho mai scritto una os su Kevin, perché non l’ho mai fatto? Io amo quel dannatissimo uomo.
Danielle in questo momento mi starà odiando: le chiederei scusa ,potessi, lei non farebbe mai una cosa del genere.
Comunque spero vi piaccia e vi prego di recensire, vi prego cc
Ora vado a prepararmi, altrimenti arrivo in ritardo.
Un abbraccio,
Marti 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: xlittlerevenge