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Autore: Nikj_Ginger    26/06/2013    0 recensioni
"Forse perché non c’erano parole giuste per spiegare come ci si sente a perdere qualcuno che si ama." Chi non ci ha mai pensato? E quindi, come riuscire ad andare avanti?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Halle Lidner, Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sdraiata sul letto guardavo incessantemente il soffitto bianco della stanza di quello stramaledetto hotel giapponese. Sentii ambulanze andare avanti e indietro, polizia che guidava all’impazzata.
Sul tavolo di fronte al letto c’era la mia cena che ormai era diventata fredda. Halle mi aveva quasi obbligato a mangiare ma io mi ero rifiutata, voltando il mio viso verso il balcone.
Erano passate due settimane dalle morte di Mello ma l’appetito andava e veniva, e qualche volta vomitavo dopo aver mangiato. Ed erano passate due settimane da quando eravamo stati a letto insieme, quell’ultima notte. Mi accorsi troppo tardi dei sentimenti che provavo nei suoi confronti, pur sapendo benissimo che per lui non ero una specie di sorella minore a cui badare.
Dopo aver lasciato la Wammy’s ed esserci trasferiti negli Stati Uniti ne avevamo passate tante io e lui. Vagammo per strade e alloggiammo in motel scadenti con pareti di carta pesta. Non trovammo mai un posto fisso dove alloggiare, ma rimanemmo sempre nei paraggi di Los Angeles. Chissà poi il perché. Forse perché lì fu concluso il caso di BB, un pazzo psicopatico che assomigliava in modo allucinante a L.
Comunque, per guadagnarci da vivere quando lui aveva diciotto anni e io diciassette lavorammo in un bar. Date le mie doti canore dovetti intrattenere il pubblico alla sera, facendo concerti. Ovviamente, una misera parte del ricavato venne dato a noi.
Poi, poco prima che Mello compisse i suoi vent’anni entrammo a far parte della banda mafiosa più potente degli Stati Uniti. Mi disse che era solo per catturare Kira e superare Near e infatti non uccise mai nessuno personalmente. Ma vivere in quel magazzino con un tanfo di muffa mi faceva impazzire.
Insomma, il caso Kira portò un sacco di scombussolamenti nelle nostre giovani vite. Portò Mello e Matt alla morte mentre io rimarrò nella solitudine e con un rimorso inimmaginabile.
Mi alzai lentamente da letto con il cappotto rosso di Mello addosso. Andai dritta verso il balcone. Il vento freddo e gelido mi colpii e automaticamente mi riparai con le braccia. Avanzai verso la barriera e vi appoggiai sopra le mani. Il cielo era limpido e non sembrava dare notizie di un’imminente nevicata.
In fondo, ho passato molto tempo con lui ma non l’ho sfruttato al meglio, mi ritrovai a pensare. Stupida che non ero altro. E se mi fossi buttata? Avrei rivisto Mello? E anche Matt? Che bella la sensazione di pronunciare i loro nomi, sapere che ci saremmo rivisti molto presto. Loro, i miei amici, il mio amore.
Senza guardare in basso, scavalcai la barriera e in poco tempo mi ritrovai dall’altra parte, con le macchine che passavano sotto di me.
Alloggiavamo al decimo piano, per cui sarei morta sul colpo. Molto bene. Non volevo soffrire ulteriormente.
-Mello, ci rincontreremo presto. E tu Matt, mi lascerai i tuoi videogiochi dall’altra parte?- dissi, più al cielo che a loro.
Sentii una porta che si apriva, dei passi che si avvicinavano ma non mi interessava. L’unico mio obiettivo era quello di gettarmi dal decimo piano dell’hotel e raggiungere Mello.
-Non farlo!!- gridò Halle dalla stanza. La sentii correre verso di me.
Stavo per lasciarmi cadere quando lei mi afferrò le braccia con tutta la forza che aveva. La mia schiena era premuta contro la ringhiera del balcone e cominciava a farmi male.
-Lasciami Halle. Ti prego.- la implorai -Loro mi vogliono di là.-
-Non dire stronzate, Zoey. Lo sai anche tu che non è vero.- ribatté furiosa e in panico.
Feci resistenza, volevo buttarmi. Ma solo in ultimo mi resi conto della stupidaggine che stavo facendo. E mi ricordai anche di lui, colui che stava per arrivare. Mi ricordai del test di gravidanza appoggiato sul tavolo e quel dannato segno che stava a significare che ero incinta.
Qualcosa di caldo mi bagnò le guancie. Ma che cosa stavo facendo?
-Oh mio Dio. Oh mio Dio.- mormorai, in lacrime.
-Forza, ti aiuto io.- disse Halle.
Mi affidai a lei e lentamente mi riportò sul balcone, al sicuro dal mio tentato suicidio. Le mie gambe erano molli e tremanti dal freddo. Il mio respiro era affannoso e sentii come se tutto il mondo mi fosse crollato addosso.
-Ma che ti salta in mente, stupida?- mi domandò lei, alzando la voce -Cosa credevi di fare?-
-Non lo so.- e poi scoppiai in lacrime -Rivoglio Mello.-
Le mie lacrime erano di dolore, un dolore che non riuscivo mai ad esprimere a parole. Forse perché non c’erano parole giuste per spiegare come ci si sente a perdere qualcuno che si ama.
Halle mi abbracciò. Un abbraccio forte e confortante, il suo profumo di vaniglia mi avvolse e io mi lasciai trascinare dalle lacrime e dai singhiozzi.
A volte ripenso che forse, lasciare la Wammy’s House non sia stata una buona idea.
   
 
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