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Autore: Aniel_    26/06/2013    3 recensioni
Raccolta sulla nuova vita umana di Castiel.
Perché essere umani a volte può creare dei problemi... a tutti.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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 Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel, Sam
Rating: SAFE
PromptDean encourages Cas to date women, then gets jealous of a potentially serious relationship. And has to confront his own unresolved feelings toward Cas.
Genere: introspettivo, sentimentale
Warning: preslash, OOC
Words: 1896 (fiumidiparole)
Note: questa raccolta nasce dopo un giretto su tumblr e dopo aver beccato alcuni prompt singolari che vedevano come protagonista Castiel umano. Mi sono piaciuti subito quindi ho trovato qualcosa con cui tenermi impegnata quest'estate *come se non ci fosse già lo studio a tenermi compagnia, sigh*
Disclaimer: nessun personaggio mi appartiene ecc ecc.

Make a date
 

Dean sorrise di incoraggiamento, mandando giù un sorso di birra. Il locale che avevano scelto era abbastanza tranquillo quella domenica sera e il cacciatore pensò che non avrebbe potuto scegliere giorno e posto migliore di quello per far compiere a Castiel il grande passo.
Era stato difficile convincerlo ma non quanto trovare qualcosa tra i suoi vestiti che potesse andargli bene. Alla fine di tutta quella storia lo avrebbe sicuramente portato a fare shopping.
Un virile e controllato shopping, ovviamente.
«Perché vuoi che lo faccia?» domandò Cas all'improvviso, sospirando dinnanzi all'ennesima occhiata d'intesa che il cacciatore gli aveva riservato.
«Perché sei umano e direi che è arrivato il momento di... uhm... sperimentare tutte le gioie della vita.» spiegò, convincente. «So che gli strip club non sono il tuo ambiente tipo, ma qui è perfetto. Guardati intorno, scegli una ragazza e buttati.» aggiunse, incoraggiandolo, e sondando con lo sguardo ogni angolo alla ricerca della ragazza adatta per lui.
Una biondina tutta curve, con un seno prosperoso, giocava a biliardo in fondo al locale. Piegata a novanta e con una minigonna che lasciava ben poco spazio all'immaginazione era decisamente il tipo di Dean.
Pensandoci però non aveva la minima idea di quale potesse essere il tipo di Castiel. Non ne avevano mai parlato e la cosa lo mise un po' a disagio.
Castiel fece per guardarsi intorno, indugiando troppo poco su ogni singola ragazza da permettere a Dean di cogliere qualche segnale. «Sono tutte meravigliose.» sentenziò poco dopo.
«Sì, ma deve esserci una donna in particolare. Una che ti scateni una reazione.»
Castiel si accigliò. «Che tipo di reazione?»
Fisica, magari pensò sbuffando.
«Andiamo Cas, sei un adulto. Comportati come tale, porca miseria!» sbottò, alzandosi dal tavolo e sistemandosi la camicia. «La vedi quella al biliardo? Ecco, lei suscita in me diverse reazioni, quindi credo proprio che sarà il mio premio stanotte. Il tuo quale sarà?»
Castiel lanciò una veloce occhiata al bancone prima di abbassare il capo e stringere le labbra in una linea sottile. Dean seguì la traiettoria e non poteva sbagliarsi, l'amico aveva adocchiato una rossa minuta e bassina, con un vestito nero, circondata da alcune amiche.
«Sul serio?» domandò, stupito.
Non era decisamente il suo tipo ma poteva andare. Dopotutto era di Castiel che doveva occuparsi.
«Sembra piacevole.» azzardò Cas, torturandosi i bottoni dei polsini. «Il suo sorriso è piacevole.»
Beʼ, Dean non era di certo il tipo che nota un sorriso - non prima di tutto il resto, almeno- ma per la serata poteva anche andare.
«È perfetta allora. Va', buttati! Ma aspetta prima che le sue amiche si allontanino, potrebbero ostacolare l'abbordaggio.» consigliò Dean.
«Ma voglio solo parlarle, non voglio farle del male.» osservò l'altro, sinceramente preoccupato, e Dean non riuscì a non trovare quell'imbranataggine pericolosamente tenera.
Sarebbe diventato una calamita per le donne con un atteggiamento del genere!
«Non preoccuparti, non sarà difficile» cercò di tranquillizzarlo «limitati alle cose standard, ok? Niente acrobazie né stronzate su padri che abbandonano le famiglie e uffici postali, va bene?»
Le guance di Castiel si tinsero di rosso. «Okay.» replicò flebile, seguendo con lo sguardo le amiche della ragazza che si stavano lentamente allontanando.
«Cosa dovrei dirle?»
Dean lo afferrò per le spalle, costringendolo ad alzarsi. «Hai presente quando un genitore butta il figlio in piscina all'improvviso per insegnargli a nuotare?»
Castiel aggrottò la fronte. «No, a dire il vero, no.»
«È più o meno la stessa cosa. Buttati e parlale, vedrai che andrà bene!» lo spronò, massaggiandogli le spalle.
Un bell'uomo tutto occhi blu e innocenza genuina non poteva non far colpo.
«Ma Dean... io non so nuotare!» obiettò, prima che il cacciatore lo spingesse letteralmente contro la ragazza che sussultò sorpresa, riservando però a Castiel un sorriso sincero.
Cas arrossì ma non si tirò indietro.
Dean sospirò soddisfatto, adocchiando la biondina con un bicchiere desolatamente vuoto in fondo al locale. «Io adoro nuotare» mormorò tra sé e sé, prima di raggiungerla.
 
Quella storia iniziava a farsi davvero singolare.
Insomma, Dean non aveva nulla da ridire sul fatto che Castiel uscisse ogni sera e tornasse nel bar in cui lo aveva portato qualche settimana prima, ma quando un pomeriggio lo sentì parlare al telefono - Castiel. Telefono.- ridacchiando divertito non poté fare a meno di insospettirsi.
«Con chi stavi parlando?» domandò quando l'altro lo raggiunse in cucina.
Castiel si rigirò il cellulare tra le mani e sorrise, colpevole. «Ho parlato a voce alta?»
«Un po'.» replicò il cacciatore, scocciato per qualche ragione. Fece per parlare ma notò qualcosa nell'altro di nuovo che lo portò a strizzare le palpebre, confuso. «Quelli non sono i miei vestiti.» osservò.
Erano decisamente troppo su misura ex angelo del Signore per essere i suoi, figurarsi di Sam.
Castiel si portò le mani sulla t-shirt grigia. «No. Sam mi ha accompagnato a comprare qualcosa... pensavo ti infastidisse dovermi sempre prestare i tuoi vestiti.»
«Infatti è così!» sbottò, più brusco di quanto intendesse. «Ma questo non è abbigliamento da cacciatore. Non ho intenzione di sapere quanto Sam abbia pagato per una cosa simile sapendo che stanotte abbiamo un lavoro da fare ma farai meglio a cambiarti, partiamo tra poco.»
Castiel inclinò il capo. «Intendi il covo di vampiri?»
«Tu che dici?»
«Ma Dean... abbiamo finito quel lavoro due giorni fa.» obiettò e Dean si sentì un idiota perché avrebbe voluto trovare una scusa per infastidirsi, una qualsiasi, ma non faceva che fare la figura del cretino.
«Beʼ allora... non è comunque abbigliamento per una serata film!»
Sam fece capolino in cucina, vagamente divertito. «Che succede qui?»
Castiel aprì le braccia per poi farle ricadere lungo i fianchi. «Non ne ho idea.»
Dean voltò loro le spalle, trafficando con una scatoletta di tonno. «Niente di importante» replicò atono, desiderando solo distruggere quella scatoletta nel modo più violento possibile.
Calò il silenzio per alcuni secondi, fin quando Dean non sentì chiaramente il suono della lingua di Castiel schioccare contro il palato - lo faceva spesso negli ultimi tempi!- e un sospiro di Sam che non riuscì a capire.
«Beʼ io devo andare. Ci-» tentò di dire Castiel, ma Dean lo interruppe facendo cadere la scatoletta sul pavimento.
«E dove dovresti andare, di grazia? Non credi di stare un po' esagerando con questa storia del rimorchiare ogni sera?»
Castiel si accigliò, scocciato. «Non esiste alcuna storia del "rimorchiare ogni sera", Dean. Devo cenare con Karen.»
«Karen? Chi diavolo è Karen?» domandò Dean, prima di arrivare alla risposta da sé. «Aspetta un minuto... è la ragazza del locale, vero? Quella di due settimane fa!»
«Sì, è lei. La cosa ti crea qualche problema?»
«Dovevi scopartela, Cas. Doveva durare solo una notte, non di più!» ringhiò «che diavolo ti è saltato in mente?»
Castiel rise, aspro. «Scusami se non sono superficiale come te, Dean. Sul serio, non capisco quale sia il tuo problema. Volevo chiederti l'Impala per stasera, ma credo che non abbia senso discutere oltre. Andrò a piedi.» concluse, voltando loro le spalle e raggiungendo l'uscita.
Dean rimase impalato sul posto, indeciso se sentirsi più incazzato o imbarazzato da quella stramba conversazione. Sentì lo sguardo di Sam bruciargli la pelle e prima ancora di rendersene conto, fece spallucce e gli diede le spalle.
«Lui va a cena con Karen» borbottò, sputando il nome "Karen" come se fosse il peggiore mai sentito.
«Qual è il tuo problema, Dean?» domandò Sam, perplesso.
«Problema? Perché siete così convinti che sia io ad avere un problema? Non ho nessun problema. Dico solo che io e te siamo cacciatori, e che gli piaccia o no, anche Castiel lo è adesso. In questa situazione, con gli angeli che lavorano ai fastfood e tutto l'inferno pronto alla ribalta, credi sia un buon momento per trovarsi una ragazza?»
Sam chinò lo sguardo e scosse il capo. «Lo so, non ti posso dare tutti i torti.»
«Grazie tante.»
«Ed è solo questo il problema?»
«Certo che è solo questo. Credi che mi importi con chi va a letto quello lì? Può fare quello che vuole, non sono affari miei.» ribatté, e poté giurare di sentire Sam borbottare qualcosa come "continua a ripetertelo ad alta voce che magari ti convinci" prima di lasciarlo da solo in cucina.
Questo sì che era assurdo. Perché mai dovevano tutti pensare che ci fosse qualcosa dietro quell'insofferenza? Qualcosa di personale, tra l'altro?
Castiel aveva una ragazza e la cosa non lo infastidiva, per niente.
Era libero di fare quello che desiderava.
Non lo riguardava affatto.
E sicuramente non si sarebbe fatto rovinare la sua unica serata di relax da quel pensiero.
Sam aveva ragione, ripeterselo non lo stava aiutando a convincersi.
Dean sospirò e gettò la cena nella pattumiera.
 
Dean?
Dean mugugnò e affondò la testa sul cuscino, voltandosi dall'altra parte.
Dean?
Schiuse le palpebre lentamente, sbadigliando.
«Dean!» sbottò Castiel, e Dean scattò a sedere, schiaffandosi una mano sul viso.
«Maledizione Cas, sono le-» osservò l'orologio sul comodino e sospirò «le quattro del mattino. Che diavolo vuoi?»
Castiel era seduto sul materasso, un po' distante da lui, e per un momento Dean pensò di aver visto un trench su quelle spalle abbattute, come accadeva le prime volte che si ritrovava un angelo del Signore al proprio capezzale.
«Non riesco a dormire» confessò l'altro, e Dean rise, acido.
«Perché non chiami Karen, eh? Magari ti racconta la favola della buonanotte.» ironizzò, stringendo le lenzuola tra le dita.
Il viso di Castiel si corrucciò per pochi istanti e i suoi occhi si chiusero, stanchi. «Perché ti comporti così? Non riesco a capire. Sembra quasi che ti abbia fatto arrabbiare in qualche modo...»
«Non sono arrabbiato. Ma davvero Cas? Fino a qualche mese fa non riuscivi nemmeno ad allacciarti le scarpe e adesso fai coppia fissa con una rimorchiata al bar? Seriamente?»
Castiel si incupì e Dean si sentì un tale stronzo perché non avrebbe dovuto aggredirlo in quel modo per una cosa del genere, non aveva alcun senso, e magari se avesse ammesso di essere solo schifosamente geloso forse le cose si sarebbero sistemate, forse avrebbero potuto chiarire qualcosa che non era neanche un problema di entrambi, ma solo di Dean.
«Non è come pensi» confessò l'altro all'improvviso, guardando altrove «non stiamo insieme nel senso che pensi tu. Lei mi aiuta ad essere normale, tutto qui.»
Dean aggrottò la fronte, confuso. «E questo cosa significa?»
«Sto cercando di imparare come comportarmi, Dean. Vorrei sembrare una persona normale perché...» fece una pausa, troppo imbarazzato per dire quello che aveva in mente tutto d'un fiato. «... perché ho come l'impressione di turbarti a volte, come se non sapessi come gestirmi, come se ti infastidissi e volevo solo rimediare.»
«Quindi tutta questa messa in scena era per me? Per far colpo su di me?» domandò Dean, stupito, perché poteva immaginarsi di tutto ma non questo!
Castiel annuì. «Non sono il tuo lavoro, Dean. Posso farcela da solo, posso imparare da me come comportarmi, non sono uno stupido.» aggiunse, piccato, e Dean non poté fare a meno di sorridere, vuoi per la scoperta, vuoi per l'orgoglio che quel moccioso ostentava come un trofeo.
«Non sei un lavoro, Cas. Per qualsiasi cosa puoi parlarne con me o con Sam, ma ti capisco se preferisci prendere lezioni di normalità dalla tua nuova amica... in quel campo non sono il massimo. Ma se avessi qualche dubbio o qualcosa di cui ti andrebbe di parlare, puoi farlo con me, d'accordo?»
Castiel sorrise e fece per alzarsi, ma Dean lo fermò prontamente afferrandolo per un polso. «Ora sdraiati qui e dormi.» ordinò.
«Ma è il tuo letto.» osservò preoccupato l'altro.
Dean sbuffò. «Hai detto che non riesci a dormire. E poi vuoi che sia più imbarazzante di quello che mi hai appena detto?»
Castiel esitò ma non fece storie, sdraiandosi al suo fianco mantenendo però una certa distanza. Dean ridacchiò sul cuscino, chiudendo gli occhi.
«Vedi solo di non scambiarmi per Karen.» mormorò sollevato.
Si addormentarono entrambi dopo pochi minuti.
 

 

 

   
 
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