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Autore: ChibiMisa    26/06/2013    3 recensioni
“Se solo fossi più forte... forse qualcosa avrei detto, forse gli avrei tenuto testa, forse avrei migliorato il mio paese.. forse avrei salvato mio fratello…”
Ludwig e Gilbert in un mondo a loro così famiglia, ma anche così lontano...
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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«West!!!» gridò in lontananza l’albino con la sua divisa da soldato tedesco verso il fratello. Ludwig si girò verso di lui, per poi rivolgergli un tenero sorriso ed accarezzargli la testa con affetto, scompigliandogli i capelli bianchi come la neve.

Erano fratelli, ma erano anche amanti.

Alle volte il tedesco voleva tanto ringraziare la madre per essere stato messo al mondo e così aver conosciuto suo fratello. Entrambi non conoscevano i loro rispettivi padri.
Gilbert era figlio di un prussiano alcolizzato che la madre conobbe in uno di quei pub serali. Ludwig era figlio di un militare berlinese, di cui la madre strappò le foto dal rancore per essere stata abbandonata. Tutto il vicinato lo ripeteva: era una poco di buono, una donna da facili costumi.
Poi guardarono i fratellini e replicavano: poveri ragazzi, chissà quanto avranno sofferto con una madre così.

Ludwig però, a differenza del fratello maggiore, era maggiormente ben visto. Sia per il suo portamento che per la sua attitudine eccellente nello studio e nello sport. Gilbert aveva un carattere più vivace e incuteva timore alle persone che erano più accerchiate sulle dicerie antiche. Gilbert era affetto dall'albinismo totale, piuttosto raro rispetto agli altri tipi, ed era caratterizzato da una pelle bianchissima, capelli quasi bianchi o giallo paglierino e dagli occhi bluastri o rosei. Si, incuteva timore, ma per Ludwig era invece una figura forte ed invincibile, che riuscì a non farsi abbattere dai pregiudizi della gente. Non si faceva mettere i piedi in testa su nessuno; lo ammirava tantissimo. Stessa cosa era ricambiata dall’altro, che si sarebbe sacrificato per migliorare la vita di suo fratello.

Gli anni passarono ed entrambi ebbero grande fortuna sul futuro. Entrambi decisero di entrar a far parte delle forze armate tedesche. In pochissimo tempo, Ludwig e Gilbert entrarono nell’esercito (parlheer). Più gli anni passarono e più uno dei due salì al successo. Il biondo divenne general, mentre l’albino rimase uno schütze, un semplice soldato. Quest’ultimo ha preferito darsi alla pazza gioia con gli amici, mentre l’altro si era dedicato allo studio e al futuro.

La cosa però non gli ha impedito di avere rapporti con qualcuno, ma quel qualcuno non poteva dirlo, non poteva dire il suo nome a gran voce.. «Gilbert….»sussurrò il tedesco sdraiato sul letto, mentre l’altro gli cadde accanto stremato, lasciandosi accarezzare il volto pallido con un lieve rossore sulle guance dolcemente. «N-non mi lasciare, West…»disse con affanno mentre gli prese la mano che prima lo stava coccolando, lasciandolo poggiato sul suo viso. Ludwig annuì mostrando quel lieve sorriso che solo al fratello rivolgeva, avvolgendolo poi tra le sue braccia e chiudere gli occhi, perdendosi in un sogno.
Solo lì loro trovarono la pace: erano in guerra con il mondo, con loro stessi. Non potevano andare in un pub con gli amici e vantarsi delle proprie donne: non ne avevano. Avevano solo loro due, soltanto loro.
Era incesto, era omosessualità… era proibito, era amore.

Passarono dei giorni da quella ultima notte. Erano al loro solito posto, nello stesso bar, con gli stessi compagni d’armi. Certe volte se ne approfittarono per una bevuta, dopotutto quello che stava accadendo...
I due fratelli erano rilassati: nessuno sapeva delle loro relazioni, non potevano neanche fidarsi degli amici per paura che facessero la spia su loro due. Tutti guardarono il loro rapporto come un amore fraterno, ma in realtà era ben altro: loro lo sapevano.
Era un pomeriggio freddo, di quelli che solo l’inverno berlinese sapeva dare. Tutti quanti avevano ordinato della birra su un boccale quasi gigante, ma per loro era una cosa normale, no? Ridevano e scherzavano sui vari compagni e delle loro gag in guerra, quando si aprì la porta di entrata all’improvviso.
Erano tutti generali di primo ordine, persino più potenti del tedesco biondo. Dietro loro c’erano soldati di poca importanza, che magari servivano per difendere i primi. Tutti quelli che erano lì per divertirsi si alzarono in piedi, salutando col braccio rigido rivolto verso l’alto i compagni di squadra appena entrati. I loro sguardi erano severi, rivolti verso i soldati con molta rigidità. Entrarono guardando attorno la gentaglia che c’era: tutti alcolizzati che preferivano passar tempo a bere invece che ad aiutare il loro paese.
«Eccolo! È lui!» gridò un soldato verso l’albino, che in risposta li guardò come se non sapesse cosa aveva fatto, dopotutto era stato buono in quei giorni, non aveva dato problemi a nessuno.
Il più anziano annuì severamente lasciando che due soldati si avvicinassero a Gilbert, prendendolo per le braccia, così da immobilizzare ogni sua mossa e trascinarlo via.
«Ehi!! Ma che fate??!» obiettò lui dimenandosi. Anche Ludwig intervenne, non capendo il motivo di tanta ostinazione nei loro confronti. «Cosa ha fatto mio fratello, si può sapere?» cercò di trattenersi dalla rabbia.
Il superiore guardò con disprezzo l’albino, senza dare una risposta all’altro. Gilbert venne poco a poco, dovuto alla sua resistenza, portato fuori senza poter più dire altro.
«Esci fuori, omosessuale!» gli gridò un soldato ridacchiando malignamente.

Ludwig sgranò gli occhi e stessa cosa fece anche il fratello maggiore. Come lo avevano scoperto?!
Cercò il biondo di impedire a quegli sconosciuti di portargli via il fratello, ma era tutto inutile. Lo ignoravano, gli impedivano di raggiungere l’altro, insomma rimasero rigidi persino contro di lui. Provò ad implorare quasi il superiore, ma egli gli rispose che qualunque suo gesto non avrebbe riportato indietro l’albino.

Gilbert Beilschmidt venne arrestato e condannato, in applicazione del paragrafo 175, un articolo del codice penale tedesco  fino  al 10 marzo 1994. Esso considerava un crimine i rapporti sessuali di tipo omosessuale tra uomini, e nelle prime versioni criminalizzava anche la bestialità.
Chi poteva essere stato? Chi ha fatto la spia sull'albino, suo fratello, suo unico amico?!
Gli occhi suoi si misero ad osservare ogni persona presente, ogni loro azione, ogni loro espressione.
La vista ricadde su un russo dal sorriso sadico e con aria quasi onnipotente rispetto alla sua, al quale il suo sguardo gli raggelò il cuore e la mente. Guardò il biondo con quel sorriso, lasciando che il prussiano venne portato via con molto divertimento: era lui. Era lui a fare la spia. Ma perché? Perchè non aveva detto niente sul tedesco?! Forse perché temeva Ludwig? Aveva paura di lui, dato che egli era un militare di primo ordine?! O magari non lo sapeva per niente! Gilbert avrà parlato troppo quando era ubriaco oppure gli aveva fatto un torto in passato! Ludwig non sapeva… non sapeva niente.

Non si sa dove venne portato Gilbert: hanno preferito non dirlo al povero fratello.  Ciò nonostante, pensò subito che egli venne portato nel campo di Sachsenausen, una località di Oranienburg a 35 chilometri a nord da Berlino, dove si erano concentrati i primi omosessuale. Insieme a quello, c'erano anche i campi di Fuhlsbuttel ed di Dachau. Cercò in tutti i modi di trovare il fratello, ma nessun generale era disposto a dargli appoggio; non capivano il perché di tanto accanimento verso un malato. Non era un semplice malato: era suo fratello! Suo compagno di vita! Come poteva abbandonarlo?! Per notti la sua mente non gli permetteva di dormire, a causa di vari incubi sul fratello che veniva violentato, o castrato, o usato per esperimenti  per una cura che non esisteva perché quella non era una malattia. Ludwig l’aveva capito. Fin da quando il suo cuore iniziò a battere per suo fratello.. da lì egli capì che quella che non era una patologia.

I suoi pensieri, in ogni modo, però si ritrovarono sempre verso il fratello maggiore: di sicuro veniva valutato come omosessuale "abituale" , che era considerata una malattia degenerativa della razza ariana e perciò, su di loro venivano condotti esperimenti quasi sempre mortali. Da lì i suoi timori peggiorarono, sapendo come erano violente le ostilità delle SS contro gli omosessuali.

Se solo fossi più forte... forse qualcosa avrei detto, forse gli avrei tenuto testa, forse avrei migliorato il mio paese.. forse avrei salvato mio fratello…

Passarono mesi, molti mesi, diciamo pure anni. Il generale ormai era in pensiero, tantissimo. Non piangeva: aveva consumato tutte le lacrime in quei tantissimi giorni passati, credeva di averli finiti. Infatti, evitò in qualche modo di rattristirsi per il fratello: ormai era sicuro al 100% che fosse morto. Lo avranno così tanto ammorbato, come tanti altri, venne ucciso attraverso il duro lavoro imposto.
La guerra era terminata e per fortuna non aveva subito forti danni, solo qualche perdita, ma niente era a confronto con la scomparsa di Gilbert.

Era una mattina quando bussò alla porta del tedesco un soldato che aveva tenuto d’occhio molti lager.
Diede a Ludwig una lettera e un pacco senza dire niente, per poi andarsene con fare rigido ed afflitto anche se non lo dava tanto a vedere.
Il biondo chiuse la porta domandandosi di chi fosse quella roba. Ma certo… come poteva essere così stupido? Non aveva tanti amici, specie che gli spedivano roba. Era di sicuro suo fratello!
Finalmente avrebbe saputo la verità, finalmente avrebbe saputo che fine aveva fatto!!
Non sapeva se vedere prima quello che c’era dentro il pacco oppure aprire la lettera, aveva paura di ricevere qualche brutta sorpresa, anche se era consapevole di quello che dovevano dirgli. Forse il pacco era meno doloroso da vedere, quindi decise di aprirlo. Erano degli stracci, quei semplici stracci bianchi e neri che indossavano i prigionieri. Accanto c’era un triangolo rosa che stava a significare che quella persona che era venuta  a mancare era un omosessuale.
Deglutì il tedesco dando conferma a ciò che pensava: era di suo fratello; quelle vesti logore, quel simbolo… era tutta roba di Gilbert. 
Lasciò sul tavolo gli indumenti e prese la lettera in mano, aprendola con un leggero tremolio… era pronto per sapere la verità? Era abbastanza forte nel sapere che fine aveva fatto?

“Gilbert Beilschmidt, morto il 25 febbraio del 1943.Cause: opposizione ad controllo medico. Fucilato.”

Una lacrima bagnò la lettera.
Poi un’altra… e un’altra ancora.

Non se lo aspettava, non di piangere nuovamente dopo anni e anni. Cosa avevano fatto a suo fratello?! Dove lo avevano portato?! Perché continuava a non avere risposte?!? Aveva solo saputo che era morto protestando per quegli stupidi esperimenti, ma poi?!? Perché?!

Si lasciò cadere a terra con la lettera ancora tra le mani, avvicinandola al viso come per nascondere il volto bagnato dalle lacrime. No, non doveva finire così… fratello…

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Ah si, lo so. È una cagata, però ci tenevo a scrivere una cosa “straziante” su Germana e Prussia. La difficoltà è stata trovare qualcosa inerente ai lager e sugli omosessuali. Non ce la facevo ad andare avanti senza sentire un po’ di malinconia mentre leggevo i vari testi, mi sentivo così … depressa.
  
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